La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "La strada delle ombre" di Mikel Santiago, edito da Nord (rilegato a 16,90€):
Le fronde degli alberi sono così fitte da coprire il chiarore della luna, rendendo la strada più buia della notte. Chucks sta rientrando a casa quando, all’improvviso, qualcosa sbuca dal bosco. È troppo tardi per frenare, l’impatto è inevitabile. Chucks scende dall’auto: sull’asfalto giace un uomo gravemente ferito, che mormora un’unica, enigmatica parola prima di morire. Terrorizzato, Chucks risale in macchina e scappa, ma poco dopo, in preda ai sensi di colpa, torna sul luogo dell’incidente. Il cadavere è svanito nel nulla.
Bert e Chucks non sono più i due ragazzi che suonavano insieme nei pub di Londra. Chucks è stato un idolo rock, per poi smarrirsi in un gorgo di alcol e disperazione. Bert invece ha scalato le classifiche col suo thriller d’esordio, rischiando però di rimanere schiacciato dalla responsabilità di scrivere altri bestseller. Invecchiati e in crisi, hanno deciso di unire le forze e di ricominciare nel Sud della Francia, lontano da ogni tentazione. Quindi Bert stenta a credere alla strana storia dell’incidente che gli racconta Chucks. Ma tutto cambia quando l’amico viene trovato morto nella sua villa. Per le autorità e i giornalisti, si tratta di un suicidio, la conclusione naturale di un’esistenza al limite. Per Bert invece i conti non tornano: Chucks non si sarebbe mai tolto la vita, ora che aveva finalmente inciso un nuovo disco. No, la verità è un’altra, e Bert è determinato a scoprirla, senza sapere di aver fatto il primo passo lungo una strada costellata di ombre, segreti e morte…
Ve lo avevo presentato in anteprima, e avevo detto quanto mi incuriosisse, quindi eccomi qui a parlarvene (con un giorno di ritardo causa pausa imprevista sul blog).
Il romanzo di Mikel Santiago propone un protagonista singolare, un romanziere in crisi che deve vedersela con un trafserimento in Francia voluto dalla moglie del quale non riesce ad essere soddisfatto fino in fondo, una figlia adolescente che sembra crescere troppo in fretta e sfuggirgli come acqua tra le dita, un amico musicista che pare ogni giorno più vicino a perdere il lume della ragione.
In tutto questo dovrebbe anche riuscire a scrivere un romanzo per rispettare una data di consegna.
Le cose non sono affatto facili, per Bert Amandale, e quando Chucks, il musicista in declino (ma sul punto di tornare alla ribalta) di cui sopra, gli racconta una delle sue sotire assurde, che lo vedrebbero addirittura protagonista di un delitto, stenta a credergli.
Chucks è convinto di aver investito un uomo in piena notte, di averlo abbandonato senza soccorrerlo, e di non aver trovato alcuna traccia del corpo una volta tornato indietro in preda ai sensi di colpa.
Nessun cadavere è arrivato all'obitorio, nessuna segnalazione di incidente è stata fatta alla polizia: e se fosse tutto nella testa di Chucks?
Se fosse un altro dei suoi episodi di semi-follia, dovuto all'alcol o a chissà quale altra sostanza?
Bert è pronto a credere a questa seconda ipotesi, fino a quando Chucks non viene trovato morto a casa sua.
Troppe cose non tornano, e il thrillerista si trova sempre più deciso a voler indagare per conto suo, e scoprire cosa si nasconde dietro alla morte dell'amico: cosa significa la parola "Ermitage" sussurrata a ripetizione all'amico da parte dell'uomo investito prima di morirgli davanti?
Da cosa scappava quell'uomo? O da chi?
C'entra qualcosa con il fatto che anche Chuck sia morto?
Grazie a Nord per la copia cartacea del romanzo <3 |
Matrimoni insoddisfacenti, figli che hanno molto da nascondere e spesso troppo poco da dire. poliziotti meno trasparenti di quanto vorrebbero far credere: a Bert sembra di non potersi fidare fino in fondo di nessuno, e forse è proprio così.
A sua moglie Miriam Chucks ha smesso di stare simpatico molto tempo prima, per i giornalisti la sua morte è solo l'ennesimo suicidio di chi vive al limite e si sente finito, ma Bert sa che non è così.
Solo che stavolta il prezzo da pagare per sapere la verità potrebbe essere davvero troppo alto.
Il personaggio di Bert mi era piaciuto fin dall'inizio, con le sue contraddizioni e le sue insicurezze: quanti autori abbiamo visto raggiungere le vette delle classifiche con il primo romanzo e poi sparire, incapaci di replicare un simile successo?
Lui vive esattamente questo tipo di pressione, costretto a scrivere un romanzo di successo all'anno anche in un momento in cui sta palesemente esaurendo le cose da raccontare, e il suo lavoro fondamentalmente non gli piace più.
O almeno potrebbe piacergli, se non fosse così denso d'ansia e di pressione.
L'ho seguito con entusiasmo per tutto il romanzo, sperando che l'autore non decidesse di farlo morire a metà libro: del resto, Bert stesso si descrive come l'autore noto per uccidere "i suoi protagonisti, i loro amici e i loro familiari", quindi riconoscevo che ci sarebbe stata della profonda ironia in un suo decesso a metà indagine.
Mikel Santiago mi ha tenuta sulle spine fino all'ultimo!
A parte l'immediato desiderio di trasferirmi nella campagna francese, e l'altrettanto "anzi, meglio di no" che la lettura ha suscitato in me, la prosa di Mikel Santiago mi ha conquistata.
Descrizioni azzeccate, dialoghi ben costruiti, una struttura che funziona e rende il romanzo davvero scorrevole e, soprattutto, gradevole.
Conquisterà i thrilleristi perchè si faranno subito prendere dalla smania di indagare insieme a Bert sulla morte di Chucks e sul significato di "ermitage", e catturerà gli amanti del romanzo oscuro e misterioso oltre ad avvicinarli eventualmente al genere thriller.
Consigliatissimo, davvero: quasi mi spiace averlo letto ora, perchè sarebbe stato perfetto sotto l'ombrellone ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
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