mercoledì 31 maggio 2017

"Nerve": e tu, per che cosa giochi?

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Uno dei film più attesi sin dallo scorso anno è finalmente arrivato. "Nerve" sarà nelle sale il 15 Giugno, e la pellicola diretta da Henry Joost e Ariel Schulman su scenenggiatura di Jessica Sharzer è pronta a conquistare i giovani e i giovanissimi:
Vee Delmonico (Emma Roberts) è una studentessa modello dell'ultimo anno delle superiori, che è stanca di rimanere sempre in disparte. Quando i suoi amici la incoraggiano a partecipare a un popolare social game online chiamato Nerve, Vee decide di iscriersi, anche solo per provare quello che in apparenza le sembra un gioco innocuo e divertente.
E così, Vee viene risucchiata nel vortice adrenalinico della competizione, della fama e dei follower, assieme a un misterioso ragazzo (Dave Franco), ma a un certo punto il gioco diventa sempre più inquietante, con sfide via via più rischiose, in un crescendo ansiogeno che porterà alla prova finale dove la posta in gioco sarà altissima.

Ho letto e apprezzato moltissimo il romanzo di Jeanne Ryan che ha ispirato la pellicola, ed ero curiosissima di scoprire come se la sarebbero cavata Emma Roberts e Dave Franco alle prese con due personaggi per nulla semplici da rendere sul grande schermo.
E partiamo proprio da loro, perchè Dave Franco mi ha convinta appieno: ha dato vita a Ian in ogni sua sfumatura, riuscendo a convincere lo spettatore non solo con la sua sfrontatezza e il suo fare un po' arrogante ma molto divertente, ma anche a emozionarlo nelle scene più impegnative.
Regge senza sforzo primi piani e scene d'azione, diverte al punto giusto, ed è impossibile uscire dal cinema senza sperare di incontrare un ragazzo così, prima o poi.
Meno convincente Emma Roberts, che non rende a dovere la trasformazione di Vee da timida a battagliera, forse anche a causa di una sceneggiatura che implica un'evoluzione accelerata del personaggio. Se consideriamo che "Nerve" dura solo 96', però, ha fatto un buon lavoro e si conferma una giovane promessa del cinema con nulla da invidiare alla celebre zia.
Ambientazione strepitosa, con una New York che non dorme mai e che non spegne mai il cellulare: un montaggio ineccepibile rende appieno l'idea di costante trasmissione di contenuti sul web, contenuti che tutti sembrano voler vedere e dei quali il pubblico sembra non avere mai abbastanza.
"Nerve" si fonda sul bisogno inconscio (ma non troppo) di essere considerati sempre i migliori, i più divertenti, i più interessanti, i più accattivanti, e anche se a mente fredda sembra ridicolo pensare di potersi sospendere da una gru con una mano sola sfidando la morte solo per vincere una sfida lanciata da sconosciuti, il film riesce a trasmettere il senso di crescente adrenalina e senso del dovere che permea a mano a mano i concorrenti: si arriva a pensare di doverlo al proprio pubblico, di prestarsi a sfide sempre più pericolose, e il premio in palio è talmente alto da rendere il rifiuto impossibile.
Dire di no a 50$ è facile... ma se te ne offro 1500, o 25000, o addirittura 15000?
Inizi a pensarci.

Il rischio di un film del genere oggi? L'emulazione.
Per quanto il messaggio insito in "Nerve" sia di condanna nei confronti dell'abuso dei social media come filtro alterato della realtà - emblematica la frase di Vee a Ian "Basta cellulare. Preferisco parlarti di persona." - è facile immaginare il successo che potrebbe avere un gioco del genere.
La triste verità è che sarebbe l'app più scaricata, e che il web sarebbe letteralmente invaso da filmati di sfide sempre più pericolose, e non voglio nemmeno pensare a quante vite si spezzerebbero così senza un senso a causa di sfide andate male: non potremmo nemmeno definirle vittime, o forse solo della loro brama di visibilità in un mondo in cui sei considerato di successo solo se sei visibile.
È il film giusto per questo periodo e per i post-millennials, per questa Generazione Z che sembra affamata più di cuori virtuali che di vero sentimento, e che per una manciata di followers è sin troppo spesso pronta a rinunciare alla propria privacy o alla propria dignità.
Una generazione in cui tutti ambiscono a essere giocatori, dimenticandosi che sono gli spettatori ad avere il coltello dalla parte del manico: è a loro che basta smettere di guardarli, per renderli insignificanti.

Consigliato ai fan di Hunger Games (questo ne è una versione web, con tanto di scontro finale nell'arena della coppia innamorata che ricorda proprio TANTO la chiusura del primo capitolo della serie di Suzanne Collins) e a chi si fosse innamorato per la prima volta dei film sulla rete guardando quello che è orami un film di culto, Hackers. Era il 1995, ma guardatelo e ditemi che non vi ci ritrovate almeno un po'.
Consigliato soprattutto dopo la lettura del romanzo, edito in Italia da Newton Compton Editori, perchè Jeanne Ryan ha creato un personaggio femminile efficace e multisfaccettato che nel film risulta un po' piatto, e che invece merita di essere scoperto.
E poi si sa che si legge prima il libro, suvvia ;)

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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