Aprile non è stato solo il mese di Tempo di Libri, ma è stato anche in mese in cui, a sorpresa, ho potuto incontrare Lisa Hilton, già autrice di "Maestra" e ora in libreria con "Domina", edito Longanesi (rilegato a 16,90€):
Intelligente, colta, ambiziosa e soprattutto estremamente disinibita, Judith Rashleigh ha finalmente realizzato il suo sogno: aprire una galleria d’arte a Venezia. In fuga dai crimini commessi in passato, vive e lavora sotto falso nome nella speranza di aver messo ordine nella propria vita. Ma un omicidio, al quale Judith non sembra collegata, la trascina di nuovo nel mondo spietato che credeva di essersi lasciata alle spalle. Tutto quello che pensavamo di sapere su Maestra sta per cambiare. Dalla collezione d’arte segreta di un oligarca alla temibile malavita in Serbia, dalla campagna inglese alla Calabria, tra fughe rocambolesche e notti di sesso estremo, sembra davvero vicina al successo tanto desiderato... ma quale sarà il prezzo da pagare? Con i suoi toni intriganti e una narrazione serrata e tagliente, Domina metterà alla prova Judith come mai prima d’ora.
Ero incredibilmente curiosa di incontrare l'autrice di "Maestra", perchè Lisa Hilton ha una biografia affascinante e perchè i suoi libri lasciano la sensazione di un qualcosa in più da scoprire, nascosto tra le righe.
Ecco cosa ci siamo raccontate davanti a un cappuccino!
Parto da una mia curiosità personale: se con "Maestra" ci avevi portati a Venezia, che è una città-gioiello amata in tutto il mondo, con "Domina" ci porti in Calabria.
Come mai questa scelta, e quanto di personale c'è dietro?
Non posso dire di conoscere benissimo la Calabria, ma per me era il modo migliore di dare l'idea al lettori di un'altra italia, meno conosciuta.
Gli stranieri hanno un'idea dell'Italia che prevede bellissime donne, ottima cucina - e ottimo caffè -, tantissima arte: io volevo mostrare anche l'altra faccia di questo paese, più nera e forse anche più moderna.
Volevo creare un contrasto tra queste due immagini dell'Italia.
Anche perchè con Judith ci avevi già trasportati in un mondo che, oltre ad essere glamour, è anche terribilmente decadente: quello dell'arte.
Esatto!
Ci racconti qualcosa del tuo personale perscorso nel mondo dell'arte, e quanto dei tuoi gusti personali in fatto di arte ritroviamo nel romanzo?
Ho studiato Storia dell'Arte a Parigi, per poi spostarmi a Firenze per studiare l'arte italiana come tutti gli inglesi.
L'arte ha sempre occupato un posto molto importante nella mia vita lavorativa: ho pubblicato articoli e saggi, ma non solo.
Anche a livello personale, l'arte è sempre stata qualcosa capace di darmi ispirazione e gioia.
Volevo raccontare l'arte che amo, e spero di essere riuscita a farlo in modo non troppo didattico.
C'è però un altro aspetto molto affascinante di questo mondo, decisamente più decadente: è un mondo pieno di soldi, talento, desiderio. Quando tutti questi elementi si trovano a coesistere, nasce anche la corruzione. È un mondo pieno di chiaroscuri.
Ci porti anche in Serbia, con "Domina": è un paese dalla storia molto difficile, e forse non troppo conosciuta.
Che ricerche hai fatto per poterla inserire nel romanzo?
Ci sono andata di persona! Ho scelto la Serbia per un motivo: uno dei temi di "Domina" è il traffico illegale di arte ed arti, e quello della Serbia è un mercato forte, anche per la sua vicinanza all'Europa.
Inoltre, nei Balcani c'è una scena artistica molto interessante e vivace.
Considerato che hai anche viaggiato per prepararti, quanto tempo ha richiesto la stesura di "Domina"?
La prima idea per ciò che sarebbe accaduto in questo libro mi è venuta scrivendo il precedente, ma sapevo di dover approfondire qualche argomento.
L'ho scritto in due parti, e per ognuna ho avuto bisogno di tre mesi, più o meno.
Siamo al secondo volume della trilogia: sai già come finirà la storia di Judith?
Certo che sì, l'ho anche già scritta!
Anche se, così come è successo con i due romanzi precedenti, so che in corso di revisione potrebbero cambiare molte cose.
Diciamo che so cosa voglio che succeda...
Il tempo non era il massimo, ma lei era splendida lo stesso :) |
Nei tuoi romanzi alla moda spetta un ruolo importante.
La mia impressione è stata - ma corregimi se sbaglio - è che il modo in cui ci presenti la tua protagonista, anche per quanto riguarda l'abbigliamento, serva a rappresentare il suo stato d'animo e la sua posizione nella storia.
Esatto! Sono davvero felice che tu l'abbia colto!
Sono arrivate molte critiche, in cui Judith veniva definita "superficiale", o troppo fissata con la moda.
Invece credo che per le donne la moda sia un modo di esprimere dove sono, sia fisicamente che psicologicamnte.
All'inizio, per esempio, Judith crede di avere buongusto, ma è in realtà un po' volgare, e cambiare il suo look è un'espressione del cambiamento di Judith nel corso della storia.
Volevo anche raccontare il piacere della moda, e il fatto che come tutti i piaceri è sì una cosa seria ma anche una forma di gioco.
Noi donne possiamo giocare a "Chi sono oggi?" ogni volta che apriamo l'armadio.
Quando ero un'adolescente ho conosciuto il mondo della moda attraverso "Vogue": ne arrivava una copia sola al mese dal tabaccaio, e leggendone le pagine dall'inizio alla fine avevo modo di essere trasportata altrove, di sapere che esistevano perona dalla vita così affascinante e vestiti così belli.
Vedremo questa evoluzione del look di Judith anche in "Domina"?
Certo! Se "Maestra" aveva avuto un finale, a suo modo, positivo per Judith - l'avevamo lasciata ricca, ben vestita e con una sua galleria d'arte - con Domina" ho voluto toglierle tutto: i soldi, la fiducia in se stessa, il desiderio, anche.
E le ho tolto i vestiti: Judith si trova a muoversi con solo ciò che entra in una piccola valigia, abiti che si rovinano e la stancano sempre più.
Deve improvvisare e chiedere in prestito: volevo portarla via dal suo armadio, e vedere cosa sarebbe successo.
Judith desiderava ricominciare e lasciarsi alle spalle il passato.
L'avevamo lasciata vestita di blu, il colore della tranquillità, e ora viene risucchiata di nuovo in un vortice di oscurità.
Purtroppo il nero torna. Judith ha provato a reinventarsi, ma non le riesce del tutto.
Riesci a descriverci con qualche aggettivo la Judith di "Maestra" e quella di "Domina"?
In "Maestra" Judith era ambiziosa, senza scrupoli e avida. In "Domina" è smarrita, spaventata e, in fondo, anche buffa.
Per fortuna hai aggiunto quel terzo aggettivo: iniziava a sembrare l'inizio di un film dell'orrore.
In effetti "Domina" è un libro curioso, perchè è molto più nero ma anche molto più divertente.
Troveremo anche del black humour?
Tantissimo!
Quando è uscito "Maestra" hai raccontato di essere immersa nello studio della figura e delle opere di Caravaggio. A un anno di distanza, di chi ti stai occupando?
Paul Gauguin.
Opera preferita?
Difficile da dire! Ai quadri esotici, credo di amare molto il suo periodo francese.
Lì, per me, si trova l'autenticità.
Paul Gauguin è l'artista al centro del terzo romanzo, inoltre.
Credit: Luca Del Pia Courtesy of Bauer Venezia Outfit: Maria Grachvogel |
Grazie a Longanesi e a Lisa Hilton per questa incredibile opportunità, e per i piccoli indizi su ciò che ci aspetta nel terzo volume della trilogia! Sono molto curiosa di vedere come andrà a finire ;)
Infine, vi segnalo un appuntamento tutto italiano con l'autrice: Lisa Hilton presenterà il libro Domenica 18 Giugno alle 20 in Piazza Pola a Ragusa Ibla. Non mancate!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Mamma mia, che fascino la Hilton. Bellissima e capace, lo avevo intuito anche con Maestra (quel trash divertente, secondo me, fatto con cognizione di causa). Sicuramente, in cerca di letture soft ma non troppo, leggerò anche questo. ;)
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