Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Niente è mai acqua passata" di Alessandro Bongiorni, edito da Frassinelli (rilegato a 18,50€):
Il vice commissario Carrera è fatto a modo suo.
Avrebbe potuto fare molta strada, dentro la questura di Milano, se solo fosse stato capace ogni tanto di tacere, di accettare qualche compromesso, di scegliere le indagini "giuste".
Ma non sarebbe stato Rudi Carrera.
E non è certo un'indagine "giusta" quella in cui si è lasciato coinvolgere dopo aver salvato una giovane prostituta da uno stupro.
«A chi vuoi che gliene freghi di qualche puttana», gli ripetono un po' tutti.
A Carrera gliene frega.
E gliene frega anche a Beppe Modica, da quando sua figlia è scomparsa nel nulla, da quando ha capito che la fine più probabile è che sia stata rapita dal racket della prostituzione, da quando ha iniziato a cercarla, tutti i giorni, tutte le notti, per anni.
Ma il racket della prostituzione, a Milano, è una brutta cosa: la criminalità albanese, legata da regole antiche e cattive, "tiene" il territorio metro a metro, e lo fa con violenza, con ferocia, con moltissimi soldi, e con il massimo disprezzo della vita: quella delle ragazze che umiliano, violentano e vendono, e quella di chi – come Carrera, come Beppe Modica – cerca di ostacolarli.
E infatti il prezzo che Carrera dovrà pagare, per essersi infilato in questa storia, sarà davvero altissimo.
Alessandro Bongiorni conferma con questo nuovo romanzo tutto il suo talento.
"Niente è mai acqua passata" è nello stesso tempo una storia che non molla mai il lettore, resa davvero viva da personaggi memorabili, e uno sguardo tagliente che scruta le nostre notti, quello che succede nelle nostre città quando noi andiamo a dormire.
Dopo il discreto successo ottenuto due anni fa con “La sentenza della polvere” (Piemme, 2014), il primo noir in cui ci aveva presentato il vicecommissario Rudi Carrera, Alessandro Bongiorni torna a condurci per le strade di Milano, al seguito delle complesse indagini affidate al suo personaggio.
Se nel romanzo precedente al centro di tutto c’era lo spaccio di cocaina, e le guerre malavitose per averne il controllo, questa volta si parla di un traffico ancora più ripugnante: quello delle ragazze che, reclutate per pochi soldi nelle zone più povere dell’Est europeo, a volte addirittura vendute dalle famiglie o illuse dal miraggio di un lavoro ben retribuito, finiscono per esercitare la prostituzione nelle zone peggiori delle grandi città.
C’è un padre disperato che cerca una figlia scomparsa, che se non è stata uccisa è probabilmente finita sul marciapiede, ci sono bande di albanesi che spaziano dalla piccola criminalità ad affari molto più grossi, di quelli che coinvolgono i piani alti, le società fantasma e le protezioni politiche, e c’è Carrera che, costretto a occuparsi controvoglia di un’indagine che non riesce a decollare, finisce per ritrovarsi coinvolto anche a livello personale.
Di più non si può dire: non solo per non fare spoiler, ma anche perché le quasi quattrocento pagine del romanzo sono talmente fitte di personaggi e di colpi di scena che sarebbe impossibile farne un riassunto.
Di Bongiorni mi era già piaciuto il romanzo precedente, e ho apprezzato anche questo per gli stessi motivi. Il suo stile è incalzante, la storia scorre veloce grazie a capitoli brevi, che determinano continui cambi di personaggi e di prospettiva, così che la tensione non si allenta fino alle pagine finali, il che è sempre la cosa migliore che si possa dire di un romanzo di questo genere.
Rudi Carrera è un investigatore un po’ anomalo: fa il poliziotto per passione,perché è ricco di famiglia e potrebbe svolgere qualunque attività meno rischiosa e più redditizia, ma noi lo vediamo muoversi per Milano a ogni ora del giorno e della notte, come un qualsiasi agente costretto a sgobbare per portare a casa lo stipendio, anche se si può permettere di farlo indossando un cappotto di cashmere.
Questo non gl’impedisce di subire più di un attentato alla sua integrità psicofisica, e di lui ho apprezzato che non faccia parte di quel genere d’investigatori infallibili e invulnerabili a cui non capita mai nulla di preoccupante. Mi è piaciuto di meno, invece, quando Bongiorni cade in uno dei peggiori cliché dei romanzi noir facendo consumare al suo protagonista una quantità spropositata di sigarette e bevande alcoliche. Whisky come se piovesse, insomma...
Molto credibili e umani sono tutti i personaggi che lo attorniano, a partire dai poliziotti che lavorano con lui, e di cui ci vengono spesso raccontate le difficoltà di conciliare la vita personale e familiare con un lavoro ad alto rischio.
Sullo sfondo, una Milano ritratta con estremo realismo nel bene e nel male, dai quartieri segreti del centro storico, corrispondenti all’antica città romana, attorno al commissariato di piazza San Sepolcro dove lavora Carrera, fino alle peggiori periferie: Bongiorni la conosce bene, ne è un po’ innamorato e lo lascia capire da come la descrive nei suoi libri.
In conclusione, “Niente è mai acqua passata” è un noir in piena regola, che piacerà sicuramente a tutti gli amanti del genere.
Consigliato per un'estate piena di casi da risolvere e indagini che tengono con il fiato sospeso ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
mercoledì 27 luglio 2016
"Niente è mai acqua passata" di Alessandro Bongiorni
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