mercoledì 10 febbraio 2016

"Il mare nasconde le stelle" di Francesca Barra

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Il mare nasconde le stelle" di Francesca Barra, edito da Garzanti (rilegato a 14,90€):
Il sogno di Remon è cercare la libertà. Ma è solo un ragazzo di quattordici anni e da giorni è su una barca, infreddolito e affamato. Il mare è una distesa infinita davanti a lui. Il rumore della paura è assordante in quel silenzio. Eppure Remon non si sente solo. Guarda il cielo e affida i suoi sogni alle stelle. Non sa dove è diretto. Sa bene da cosa sta fuggendo. Dal suo paese, l'Egitto. Dall'odio e dalla intolleranza che hanno cambiato la sua vita all'improvviso. Perché Remon è cristiano e non è più libero di giocare per le strade, di andare a scuola, di pregare Dio. È stato costretto a scappare senza dire addio alla sua famiglia. Nei suoi occhi, troppo giovani per aver visto già tanto dolore, rivede i momenti felici con loro: gli abbracci di sua madre, le chiacchiere con suo padre, le risate con suo fratello. Tutto ora appare così lontano. Ora che il suo viaggio è finito e una terra sconosciuta lo accoglie: l'Italia. Remon non si aspetta più nulla dal futuro. Eppure i miracoli possono accadere. Perché basta poco per sentirsi di nuovo a casa. Basta l'affetto di amici inaspettati. Basta l'appoggio di insegnanti che credono in te. Basta l'impegno e la passione per lo studio. Remon giorno dopo giorno ritrova la speranza e il coraggio di sorridere ancora. Senza dimenticare il passato. Senza dimenticare da dove viene. Ma forte di una nuova scoperta: a volte anche dal mare si può volare.

Ho letto la storia di Remon tutta d'un fiato, perchè fin dalle prime righe le parole di Francesca Barra mi hanno emozionata.
L'autrice è stata in grado di dar voce al ragazzino venuto dal mare mettendo al servizio della sua vicenda la sua splendida prosa, in modo che sì, a raccontarci la storia è Remon, ma la penna è quella di Francesca Barra. Una delle autrici italiane contemporanee di maggior talento, sia come romanziera sia come giornalista, della quale probabilmente leggerei anche la lista della spesa.

Remon è un cristiano copto, perseguitato per il suo credo in quello che è il suo paese, la sua casa.
Al punto da smettere di credere nella possibilità di un futuro nella sua terra d'origine, e da decidere d'imbarcarsi su un barcone, diretto in Italia.
Dell'Italia sa pochissimo, praticamente nulla, ma una cosa la sa: in Italia non verrebbe ucciso la notte di Capodanno, nella sua chiesa, com'è successo al cugino.
Sa che in Italia potrebbe praticare la sua religione senza paura, e soprattutto ha il grandissimo sogno di diventare ingegnere informatico.
A spingerlo avanti, sempre e comunque, è la voglia di studiare, di conoscere e di diventare qualcuno, e questo traspare dalle sue parole per tutto il libro.
Grazie a Garzanti per la copia cartacea del romanzo <3
Uno dei passi più "forti" della sua testimonianza è sicuramente quella del suo infernale viaggio in mare, di cui non voglio dire molto perchè voglio che vi arrivi dalle sue parole, ma che vi assicuro vi farà guardare il telegiornale con occhi ben diversi.
Ma anche la descrizione del centro di accoglienza, del suo essere ridotto a un numero su un foglietto di carta, della totale indifferenza che lo circonda fin dall'inizio...
Tutto questo mi ha fatta riflettere a lungo, soprattutto su quanto diamo per scontato nella vita di ogni giorno. Diamo per scontata la libertà di uscire, la possibilità di vivere con la nostra famiglia, la speranza, i sogni: diamo TROPPO per scontato, e sono persone come Remon a darci una bella svegliata.

Io non sono credente, ma rispetto moltissimo chi ha una fede forte e incrollabile come quella di Remon: una fede che ti accompagna nella tua crescita e attraverso le difficoltà, che ti stimola e ti dà coraggio. Una fede per cui non bisognerebbe MAI doversi sentire in difetto, e soprattutto che non dovrebbe MAI essere causa di persecuzione.
Leggere le sue parole mi ha fatto desiderare di avere una fede come la sua, e spero davvero di trovarla, prima o poi.

E' un libro molto intenso, a tratti crudo e a tratti commovente, e soprattutto è il libro che serve leggere adesso. Adesso che molti bambini e ragazzini come Remon hanno bisogno di essere aiutati, perchè le guerre le fanno gli adulti ma a pagare il prezzo più alto sono loro in quanto vengono privati del futuro oltre che del presente.
Dite che non possiamo permetterci di aiutarli tutti?
Forse è vero, ma è vero anche che strapaghiamo centinaia di persone di cui solo poche effettivamente produttive e utili alla comunità, quindi andiamo a sforbiciare un po' di superfluo e vedi che qualche pasto in più e qualche posto letto in più li troviamo.

Ma abbandoniamo subito la polemica perchè, come piccolo bonus, riporto per voi alcune domande poste a Remon alla presentazione milanese del libro, e le sue risposte, per dare modo anche a voi di sentire la sua voce:

1) Alla luce di quella che è stata la tua esperienza, e che è la tua storia raccontata in questo libro, se qualcuno ti chiedesse di migliorare la situazione dei centri di accoglienza, cosa faresti?
Soprattutto agirei sulla sicurezza, perchè in quei centri non ce n'è.
E questo anche se ci sono polizia, carabinieri e forze dell'ordine in generale.
Gli scontri interni non sono evitati, e anzi a nessuno sembrava importare nulla.
Il mio consiglio è sicuramente quello di dare garantire più sicurezza in questi centri di accoglienza, di mettere più controlli, ma controlli veri.

2) Spesso sentiamo in tv o leggiamo sui giornali l'espressione "bisogna accoglierli solo se in fuga da una guerra", ma forse tu, con il tuo racconto, ci stai dimostrando che esistono tanti tipi di guerra da cui si fugge.
Esiste una persecuzione religiosa, portata avanti con armi e violenza, al pari di una guerra.
Allo stesso modo, sentire frasi come "Ma cosa vengono a fare?", o "Rimandiamoli indietro", come ti fa sentire?
La guerra in Egitto c'è. Magari non esplodono palazzi, ma anche uccidere una persona a Capodanno solo perchè di una religione differente dalla tua è fare una guerra.
Quella che ho vissuto io da ragazzino e nemmeno sapevo cosa volesse dire "guerra civile", di fatto lo era.
Forse, dire che non lo è, è un modo per liberarsi dalle responsabilità, e sicuramente questo discorso non vale per chi viene dalla Siria perchè lì la guerra c'è, ed è anche peggiore di quella da cui sono scappato io. Questo lo so.

3) Raccontando la tua storia attraverso questo libro, sei diventato un testimone di una particolare realtà storica e politica. E' per dare una testimonianza di questo tipo che hai deciso di raccontare la tua storia, o è stata anche un'esigenza personale di condivisione a determinare la tua decisione?
Intanto volevo dare una testimonianza vera per tutti coloro che non sanno cosa voglia dire attraversare il mare su una di quelle barche. Di sicuro non è una crociera: nella mia ingenuità non potevo immaginare che avremmo dormito per terra, accatastati l'uno sull'altro, senza mangiare e bevendo acqua mista a benzina.
Prima di parlare bisognerebbe informarsi.

Non posso far altro che consigliarvi il libro di Francesca Barra, perchè è impossibile che la storia di Remon non vi scuota nel profondo, facendovi stringere un po' di più i vostri bambini o guardare con occhi diversi i vostri genitori.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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