mercoledì 21 settembre 2016

Chiacchierata con Charlotte Roth su "Quando eravamo immortali", Berlino e la scrittura

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è una vera e propria chiacchiera.
Sperling & Kupfer mi ha permesso di intervistare Charlotte Roth, autrice di "Quando eravamo immortali" (rilegato a 18,90€):
9 novembre 1989. «Non puoi perderti la notte più folle della tua vita»: è con queste parole che Alexandra si lascia trascinare fuori di casa dall'amica del cuore.
Fosse stato per lei, se ne sarebbe rimasta tra quelle quattro mura anguste, insieme alla nonna che l'ha cresciuta, Momi, in mezzo alle poche cianfrusaglie che non bastano a svelare un lontano passato di cui la nonna è molto gelosa. 
Invece, in quella notte che sta per cambiare la Storia, Alex si ritrova catapultata nel cuore della vita, quella vita di cui, nei suoi ventitré anni, ha sempre avuto paura, senza sapersi spiegare il perché. 
Travolta dal mare di folla che si sta riversando da Berlino Est alla parte opposta della città, fino ad allora inaccessibile, Alex viene letteralmente spinta tra le braccia di un ragazzo dell'Ovest: Oliver. 
Con lui, scoprirà non solo un mondo dai confini più vasti, colorato da cibi sconosciuti, profumi stranieri, nomi dal suono irresistibile, ma scoprirà soprattutto per la prima volta l'amore, quello capace di infrangere ogni paura.
Berlino, inizio Novecento. Giovanissima e coraggiosa, Paula si batte per i diritti delle donne e dei lavoratori. 
Condivide il sogno di un mondo nuovo e più giusto con Clemens, impegnato in politica.
Credono di poter fare la Storia, ma il corso impetuoso della Storia non si lascerà fermare dall'amore e dagli ideali che li fanno sentire invincibili e immortali.
In Paula e Clemens rivive l'entusiasmo di un'intera generazione dimenticata, che ha creduto nella libertà con tutta la forza incosciente dei vent'anni. 
A distanza di decenni, toccherà ad Alex e Oliver raccoglierne il testimone, ricucendo un antico legame spezzato e continuando il sogno di un mondo migliore.

Amo Berlino, è una città che ho avuto modo di visitare due volte e in cui ho passato una delle estati più belle: adoro leggere romanzi ambientati nelle sue strade, e questo è stato uno dei libri che mi hanno fatto compagnia ad Agosto.
L'autrice è stata davvero gentile nel rispondere alle mie domande, e non vedevo l'ora di farvela conoscere un po' di più attraverso le sue parole.

1) Il tuo romanzo si presenta con due storie (tra loro legate, ma non diciamo come!) che si svolgono, rispettivamente, una nel periodo che va dal 1912 al 1933 e l'altra più tardi, nel 1989. Sono stati entrambi periodi di forte sconvolgimento per la Germania, e mi chiedevo: com'è nata l'idea per un romanzo così costruito?
Prima di tutto: tante grazie! Per me è un onore immenso che il mio libro sia pubblicato in Italia, sono entusiasta e non vedo l’ora di vederlo fisicamente in una libreria di Roma o Napoli. La storia, l’ho ricevuta come in regalo da un’amica meravigliosa della nostra famiglia: Margarethe, che era già amica di mia nonna e nonna di miei amici. Abbiamo passato tanti giorni nella sua cucina, mentre lei faceva il caffe più buono del mondo. Un giorno ho visto come lo preparava: mischiando sale e cardamomo con la polvere di caffè. Le ho chiesto chi le avesse insegnato a farlo cosi, e lei all’improvviso si è messa a piangere. Le ho chiesto cos’era successo, ma quel giorno non fu in grado di rispondere. Qualche settimana dopo, però, mi invitò e disse: «Te la racconterò, la storia del mio caffè e della mia vita, se tu la scriverai». Mi ci sono voluti più di dieci anni per fare ricerche e per raccogliere il coraggio, prima di cominciare una volta per tutte. La storia di Paula è la storia della nostra amica Margarethe.
Ho aggiunto io gli eventi della caduta del muro di Berlino, come cornice. Sono convinta che tutta la brutta, straziante tragedia del Novecento affondi le radici negli anni successivi alla Prima guerra mondiale, quando c’era questa grande speranza di pace, di amicizia tra i popoli, ma abbiamo fallito, non siamo riusciti a fermare fascismo, razzismo, odio e guerra. Per me la caduta del Muro è un altro momento storico con le stesse grandissime possibilità e gli stessi grandissimi pericoli, un momento di speranza e paura. Abbiamo fatto meglio la seconda volta? A mio parere, un romanzo non è tenuto a dare risposte, ma a porre domande.

2) Paula non riesce a sottostare a un ideale che la vorrebbe felice tra le mura domestiche, a destreggiarsi tra cucina e bambini. Desidera di più, ed è disposta a lottare per averlo. È stata tua intenzione fin da subito, parlare del movimento di emancipazione femminile?
A dire la verità, no. Paula è una donna moderna degli anni Venti: un periodo con enormi progressi per il movimento delle donne. Guadagnavano il suffragio, il permesso di studiare e tante opportunità che nessuna donna aveva mai avuto prima. Era un tempo bellissimo ed entusiasmante per una donna, almeno per quelle che non erano povere. Paula è una ragazza pragmatica, socialista, lei vuole condurre la sua vita come decide da sé e combatte per i suoi sogni. Ma il movimento delle donne per lei e ancora un’idea distante: quello che lei ha in mente e più un movimento di tutta l’umanità.

3) Come hai vissuto la caduta del Muro? Hai un ricordo particolare di quella sera?
Sì, ce l’ho. Non me lo scorderò mai. Quella notte la nostra casa era piena di gente, amici e parenti che guardavano gli eventi alla tv con noi (noi non potevamo uscire di casa perché il nostro primo figlio aveva soltanto due anni). Eravamo cosi sopraffatti che mio marito e io, all’improvviso, abbiamo deciso di fare un altro bambino come segno di speranza. I nostri amici insistevano che dovevamo chiamarlo “Egon”, come Egon Krenz. Devo ammettere che non era il mio nome preferito… Ma fortunatamente, nove mesi dopo, è nata invece Lilly…
4) Molto scrittori sono anche forti lettori. Cosa preferisci leggere? Hai un autore preferito, o un libro che ti porti nel cuore? 
Tantissimi! Non c’è parete di casa nostra senza scaffali di libri – bagni compresi! Potrei stare a elencare scrittori e titoli tutta la giornata, ma se dovessi consigliarne soltanto uno sarebbe I quaranta giorni di Mussa Dagh di Franz Werfel. È un grande, triste, bellissimo monumento per il popolo Armeno, raccontato da un vero maestro, con talento, spirito e amore.

5) C'è qualcosa che ti piacerebbe dire ai tuoi lettori italiani?
Ma certo! Tante grazie per il vostro benvenuto al mio romanzo! È il mio primo libro tradotto in italiano e non ho parole per dire quanto ne sono fiera e felice. I miei amici italiani mi chiedevano da tanti anni: «Ma quando potremo leggere una tua storia?» Quando andrò a Roma in ottobre finalmente avrò una sorpresa per loro! Se la storia di Paula piacerà a qualche lettore del vostro meraviglioso paese, sarà un grande piacere anche per me!

Io ringrazio tantissimo l'autrice e la casa editrice per la disponibilità, e vi consiglio fortemente il romanzo perchè mi ha emozionata molto: è stato bello godermelo in vacanza senza disrazioni e senza fretta, e spero piaccia anche a voi.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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