giovedì 2 marzo 2017

Chiacchierata con Paula Treick DeBoard su "I giorni del silenzio", la scrittura creativa e...

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A inizio mese vi avevo parlato di "I giorni del silenzio" di Paula Treick DeBoard, e da quando ho finito il romanzo non ho fatto altro che consigliarlo a tutti: potete ancora leggere qui la mia recensione, e soprattutto oggi potete conoscerne meglio l'autrice!
Dopo la misteriosa scomparsa di un'adolescente che ha scosso la cittadina in cui viveva, Kristen Hammarstrom non è più tornata in quello sperduto angolo del Wisconsin. Aveva solo nove anni all'epoca, ma i dettagli di quei drammatici giorni si sono impressi in modo indelebile nella sua memoria. Perché l'ultimo a vedere Stacy Lemke viva è stato il fidanzato, Johnny, astro nascente della squadra di wrestling della scuola e fratello maggiore di Kristen. Nessuno aveva saputo spiegarsi l'accaduto, nemmeno le persone più vicine a Johnny, ma la disgrazia aveva scardinato la comunità e la famiglia di Kirsten aveva finito per soccombere sotto lo schiacciante peso del sospetto.
Ora, molti anni dopo, un'altra tragedia costringe Kristen e i suoi fratelli a tornare a casa e ad affrontare gli eventi devastanti che hanno cambiato il corso delle loro vite...
Incalzante e commovente, I giorni del silenzio è una storia che parla di lealtà e di perdono, e di una famiglia che lotta per non essere schiacciata da una rete di menzogne e tradimenti.

Il libro mi è piaciuto da matti, e ve ne avevo proposto la recensione qui.
Ho avuto la possibilità di intervistarla, e se prima ero una sua fan ora credo di esserlo ancora di più.
Ecco cosa mi ha raccontato sul romanzo, sulla scrittura e... molto altro!

Grazie di aver trovato il tempo per rispondere alle mi domande: il tuo romanzo mi è piaciuto moltissimo!
Ma grazie a te di avermi invitata sul tuo blog. È fantastico conoscere meglio i miei lettori italiani!

Cominciamo subito da una curiosità: è stato un reale fatto di cronaca a ispirare la storia di Stacey e Johnny?
In effetti sì, nella stessa città descritta nel mio romanzo è successo quello che è poi diventato un fatto di cronaca molto conosciuto, che ha visto un uomo venire accusato ingiustamente di omicidio: ne è sttao tratto un documentario trasmesso su Netflix, “Making a Murderer”. Non mi sono del tutto ispirata a quel fatto, ma ero affascinata dall'idea di ciò che può accadere a una persona accusata ingiustamente di aver commesso un crimine, soprattutto se vive in una piccola città: come si sopravvive alle accuse e ai sospetti?

Ciò che ho apprezzato particolarmente di Stacy come personaggio è stata la possibilità di conoscerla nella sua iniziale versione "timida e dolce", e poi in quella "fidanzata da incubo".
È stato difficile sviluppare il suo personaggio in modo da non farlo risultare forzato, o è venuta naturalmente alla luce mentre scrivevi?
Volevo che Stacy sembrasse la versione estrema di una teenager stracotta - innamorata in modo genuino, sì, ma che poi precipita in una spirale di ossessione per il suo fidanzato.
Ho insegnato in una scuola superiore per otto anni, quindi ho trascorso parecchio tempo circondata da adolescenti: a volte l'amore giovane è davvero così intenso - intenso quanto quello di Stacy.
Non l'ho sperimentato di persona, ma quando ero una teenager passavo il tempo con il naso immerso nei libri!
Kirsten è una voce narrante molto interessante, perchè la vediamo crescere attraverso i flashback e allo stesso tempo la conosciamo in veste di giovane donna che sta facendo i conti con il passato. Come hai organizzato il tuo lavoro per evitare che ci fossero incongruenze tra le due narrazioni?
Quando ho iniziato a scrivere la storia di Kirsten mi sono concentrata sulla sua infanzia, perchè quella era la parte più chiara e definita nella mia mente. Ti svelo una curiosità, però: all'inizio la vicenda si sarebbe dovuta svolgere negli anni Settante, e questo rendeva Kirsten decisamente più vecchia di quanto non sia nella versione definitiva. Nelle ultime versioni, ho deciso di spostarla negli anni Novanta e ho dovuto quindi ripensare molti dettagli riguardanti la sua vita. Ho finito per affezionarmi davvero a lei: scrivere dalla sua prospettiva è stato come rivivere la mia infanzia.

Quella che racconti nel tuo romanzo è una storia di sospetti e pregiudizi, e su come possano distruggere una famiglia: dopo la scomparsa di Stacy la vita di Johnny va in mille pezzi, insieme ai suoi sogni di una borsa di studio perl'università e di una carriera da lottatore. È come se essere sospettati di omicidio fosse peggio di essere il colpevole senza ombra di dubbio, perhè nel secondo caso ci sarebbe un processo, una sentenza e la faccenda in un certo senso si chiuderebbe lì. Cosa può dare a una persona la forza di andare avanti nonostante tutto quando si trova a vivere un incubo simile?
Sebbene ci siano un numero discreto di "vittime" nel mio romanzo, Johnny è sicuramente la persona che soffre di più. Mi sentivo veramente in colpa nei suoi confronti - la sua vita di sicuro non era quella che avrebbe immaginato e desiderato! Credo che, alla fine, Johnny sia un adolescente che, come tanti altri, commette degli errori e si trova costretto a crescere in fretta: senza Stacy al suo fianco, deve necessariamente andare avanti con la sua vita, ed è quello che fa. Crescere significa anche affrontare il proprio passato...

Ogni anno migliaia di persone svanisono senza lasciare traccia, e riusciamoa  scoprire cosa ne sia stato solo di una minima parte di loro. Questo è un problema che senti molto vicino a te, magari per ragioni personali? E ancora, cosa credi potrebbe essere fatto che provare almeno a ridurre il numero di persone delle quali perdiamo completamente le tracce e magari far sentire le donne più giovani (come Stacy) più al sicuro?
Bella domanda! Ammetto di leggere e guardare moltissimi documentari su reali fatti di cronaca, incluse storie di donne e ragazze scomparse. Succede fin troppo spesso, ed è davvero fin troppo facile per le persone più vulnerabili della società svanire senza lasciare traccia. Non è il caso di Stacy, non del tutto, ma è una triste realtà per molti altri. Sfortunatamente siamo ancora condizionati da queste antidiluviane visioni dell'uomo come essere dominante e della donna come essere inferiore, e quando una di esse viene aggredita o ferita, spesso si fa un processo alla vittima più che all'aggressore. Se l'è andata a cercare? Era vestita in modo provocante? Possiamo provare a proteggere le nostre ragazze con consigli pratici e rendendnole capaci di difendersi, ma ciò che deve cambiare è il modo in cui cresciamo i nostri ragazzi, e come insegnamo loro a comportarsi nei confronti delle ragazze.
"I giorni del silenzio" è un romanzo speciale, e questo perchè in esso ritroviamo diversi elementi tipici del thriller - una sparizione, un assassinio, un mistero da risolvere - accanto a quella che è una drammatica storia famigliare, con relazioni complicate, segreti... 
Qual è la difficioltà maggiore che si affronta nello scrivere un romanzo "ibrido"?
Quando ho iniziato a scrivere questo libro non pensavo di stare effettivamente scrivendo un giallo o un thriller. Ero concentrata sulla storia della famiglia Hammarstroms. È stato solo dopo aver terminato la prima stesura che ho iniziato a pensare al mio romanzo come ad un giallo, e durante la fase di editing mi sono impegnata a terminare ogni capitolo con un piccolo cliffhanger o una rivelazione, in modo che il lettore volesse assolutamente continuare la lettura.
La sfida più grande è stata sicuramente quella di bilanciare nel modo giusto ambientazione e descrizioni con la narrazione degli eventi, e di modificare diverse parti del libro in cui il ritmo della narrazione rallentava pericolosamente, pur mantenendo ogni dettaglio che amavo di più della storia di questa famiglia. È bello sentire che, secondo te, ci sono riuscita!

Ti sei laureata in scrittura creativa e ora insegni composizione: quali sono i consigli che ti trovi a dare più spesso agli aspiranti scrittori?
Questo è vero - praticamente passo il mio tempo a parlare di scrittura! Consiglio sempre ai miei studenti di leggere tutto ciò che gli capita a tiro, e di affrontare quanti più generi letterari possibili. Poi ovviamente li incoraggio ad essere costanti e persistenti, a non mollare mai il colpo. Per un arco di tempo fin troppo lungo non ho provato davvero a diventare una scrittrice perchè non mi sembrava un lavoro pratico o sicuro, ma quando sono tornata sui banchi per frequentare un master in scrittura creativa ho dovuto necessariamente dedicarmici anima e corpo: non volevo che scrivere diventasse un altro hobby costoso! Ammetto che non è piacevole ricevere rifiuti o aspettare anni prima che un libro venga pubblicato, ed è sicuramente facile scoraggiarsi e pensare che non succederà mai. La verità però è che non puoi sapere come andrà a finire la partita se lasci il campo prima del tempo.

C'è qualcosa che ti piacerebbe dire ai tuoi lettori italiani?
È una tale emozione vedere tweet e post sui blog scritti dai miei lettori italiani! Quando ho iniziato a scrivere questo romanzo nel 2009, non credevo che qualcuno che non fosse un amico o un parente lo avrebbe letto. Per me è incredibile pensare che ora ce ne siano copie sugli scaffali delle librerie italiane e di altri paesi del mondo. Sono senza parole, ma soprattutto ne sono molto, molto grata. Grazie, amici!

Grazie a Paula Treick DeBoard per avermi dedicato il suo tempo, e io spero davvero che vi abbia incuriositi riguardo al suo romanzo, che a oggi è nella mia top 3 del 2017.
Trovate la mia chiacchiera sul libro qui, e non dimenticate di farmi sapere post lettura cosa ne avete pensato!

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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