domenica 31 gennaio 2016

"Una mattina di Ottobre" di Virginia Baily

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Una mattina di Ottobre di Virginia Baily, edito da Nord (rilegato a 16,90€):
L'alba color acciaio è fredda come la pioggia sottile che si deposita silenziosa tra i suoi capelli e le scivola lungo il collo. Chiara Ravello però ha smesso di farci caso nell'istante in cui si è inoltrata nel quartiere ebraico. Ha come la sensazione che quei vicoli siano stati svuotati di vita e non rimanga che l'eco di una sofferenza muta. Quando sbuca in una piazza, Chiara vede un camion sul quale sono ammassate diverse persone. Tra di esse, nota una madre seduta accanto al figlio. Le due donne si fissano per alcuni secondi. Non si scambiano nemmeno una parola, basta quello sguardo. Chiara capisce e, all'improvviso, incurante del pericolo, inizia a gridare che quel bambino è suo nipote. Con sua grande sorpresa, i soldati fanno scendere il piccolo e mettono in moto il camion, lasciandoli soli, mano nella mano. Sono passati trent'anni dal rastrellamento del ghetto di Roma e, all'apparenza, Chiara conduce un'esistenza felice. Abita in un bell'appartamento in centro, ha un lavoro che ama, è circondata da amici sinceri. Tuttavia su di lei grava il peso del rimpianto per quanto accaduto con Daniele, il bambino che ha cresciuto come se fosse suo e che poi, una volta adulto, è svanito nel nulla, spezzandole il cuore. E, quando si presenta alla sua porta una ragazza che sostiene di essere la figlia di Daniele, per Chiara arriva il momento di fare i conti con gli errori commessi, con le scelte sbagliate, con i segreti taciuti troppo a lungo.

Se dovessi dire in due parole di cosa parla il libro di Virginia Baily, forse non direi che parla di guerra, nè che parla di famiglia, o di amore.
Direi che parla di "seconde occasioni".

Il romanzo si apre con Chiara che passeggia da sola per Roma, illuminata dal primo sole della giornata ma presto oscurata dallo spettro della deportazione: il suo sguardo incrocia quello di una madre, e nel giro di un istante si trova a salvarne il figlio, additandolo come suo nipote.
Il bambino non assomiglia al resto della sua famiglia, e Chiara, sebbene si trovi nel ghetto, non è ebrea: per questo le forze dell'ordine le permetto di portare via il bambino, il piccolo Daniele Levi.
Questa decisione cambierà radicalmente la sua vita, per poi stravolgerla nuovamente decine di anni dopo, quando una ragazza di nome Maria si presenta alla sua porta dichiarando di essere figlia di Daniele e di essere sulle sue tracce.
Solo che Chiara non può esserle d'aiuto, perchè Daniele è sparito senza lasciare traccia.

Potremmo dire che quella di Virginia Baily è una saga famigliare, a modo suo: abbiamo tre generazioni di una stessa famiglia, per quanto i legami di sangue e affettivi non siano quelli tradizionali. E questo è il primo aspetto del romanzo ad avermi fatta riflettere, perchè alal fine cosa vuol dire "famiglia"?
E' una famiglia solo se i suoi membri condividono lo stesso sangue, o l'amore conta di più?
Io propendo da sempre per la seconda possibilità, e quindi per me Chiara e daniele sono madre e figlio, anche se la biologia la penserebbe diversamente.
Viceversa, Maria cerca disperatamente un padre che non conosce per poi realizzare che lei, un padre, lo ha sempre avuto nell'uomo che la cresciuta e al quale vuole bene.
Tutti loro, nel corso degli anni, imparano a rimediare ai loro errori, a perdonare e a perdonarsi, fino a un epilogo che, sono sicura, soddisferà voi quanto ha soddisfatto me. 
La bravura di Virginia Baily è anche quella di un'autrice che riesce a farci conoscere un personaggio fino in fondo sebbene la sua essenza rimanga esclusa dall'intero romanzo.
Daniele è in assoluto il mio preferito dell'intero libro, ed è anche il personaggio che lotta di più: contro la tristezza, le difficoltà, la droga nella quale ricade fino al giorno in cui riesce a dire "Adesso basta". Il suo rapporto con Chiara è pieno di conflitti, perchè è la donna che lo ha portato via dalla sua famiglia ma è anche la donna che lo ha cresciuto con amore: la odia senza poterla odiare, e questo lo porta molto vicino all'autodistruzione.
Il suo è un percorso in salita, e mi ha appassionata dall'inizio alla fine.

Questo è un romanzo speciale, che mi ha coinvolta ad emozionata, che mi ha portata a spasso per Roma fin dalle prime pagine e che si è lasciato chiudere con il sorriso a lettura finita.
Lo consiglio a tutti, ma soprattutto a chi ama le storie sulla famiglia.

E se vi ho incuriositi almeno un po', perchè non dare un'occhiata all'intervista che ho potuto fare all'autrice durante il suo passaggio a Milano?
Ci troverete qualcosa di più sui personaggi e il rapporto che ha Virginia Baily con alcuni di loro, qualcosa sulla sua vita da scrittrice e le sue considerazioni su libri, famiglia e amore.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

1 commento :

  1. Anche per me la famiglia è quella dove c'è amore e mi piace che questo libro sia uscito proprio in questi giorni, non solo in concomitanza con la Giornata della Memoria.
    Ottima lettura, finisce in WL
    Un abbraccio

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