La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Miss Jerusalem" di Sarit Yishai-Levi, edito da Sonzogno (brossurato a 19€):
Chioma rossa, incarnato candido e delicato, Miss Jerusalem, la ragazza più bella di Gerusalemme, è nata in una notte tersa, illuminata da una splendida luna, di cui ha preso il nome. Figlia di Gabriel Hermosa e di Rosa, si è sempre sentita diversa da tutte le altre: fin da ragazzina voleva vivere dentro un film e, come una diva di Hollywood, essere circondata da ammiratori, frequentare i locali dove si balla il tango e si sorseggia caffè dentro tazzine di porcellana. Agli inizi del Novecento, durante il mandato britannico, Luna cresce allegra, viziata e vezzeggiata dalle sorelle e da tutta la famiglia, discendente di un’antica stirpe di ebrei sefarditi. Papà Gabriel ha ereditato un delicatessen e, nonostante le bizze di Luna - che di stare in bottega proprio non ne vuole sapere -, lo ha trasformato in fonte di ricchezza per sé e le tre adorate figlie. Ma l’epoca non asseconda la spensieratezza. Finita la Seconda guerra mondiale, in Palestina divampano i conflitti che condurranno alla nascita dello stato di Israele: prima la lotta contro gli inglesi, poi la guerra contro gli arabi impegnano le passioni e la vita dei giovani più ardenti. La situazione precipita velocemente, trascinando con sé la fortuna degli Hermosa e i sogni della bella Luna. Negli anni Settanta, sarà la giovane e ribelle Gabriela a raccontare vicissitudini, segreti e menzogne degli Hermosa, facendo rivivere la leggenda della madre, la fascinosa Miss Jerusalem, contesa da tutti gli uomini della città e costretta a sposare un uomo che non la ama. Sullo sfondo delle tragiche vicende del secolo scorso, una saga ricca di passione, colore e sentimento, che raccoglie quattro generazioni di donne coraggiose e instancabili, ma anche chiassose e melodrammatiche, tipicamente sefardite, il volto forse meno noto del popolo ebraico.
Ringrazio moltissimo Sonzogno per la copia cartacea del romanzo, che ho avuto modo di leggere e di apprezzare molto.
Non è stata però una lettura fluida perché ammetto di essere partita piena di entusiasmo, bruciando tutte d'un fiato le prime duecento pagine, e di essermi poi un po' arenata.
Poi mi sono ripresa e da lì è stata un'unica volata.
Gabriela eredita una storia famigliare "scomoda": non solo quella della madre Luna, che dopo essere stata una bambina viziata e coccolata è diventata una giovane donna vanitosa e pienamente conscia della propria bellezza, e poi una madre non troppo affettuosa (anzi), ma una storia con radici ben più profonde.
E' la sua voce a raccontarci le vicende della famiglia Hermosa, ma partendo dai suoi bisnonni, Rafael e Merkada.
Ci racconta di come nonno Gabriel abbia sposato nonna Rosa, e di come dalla loro unione sia nata la bellissima Luna, così chiamata perché illuminata da un raggio di luna al momento della nascita.
Ci racconta di tradizioni sconosciute, rituali antichi e di paure irrazionali che troppo spesso hanno condizionato il comportamento di uomini e donne della famiglia Hermosa.
Da nonno Gabriel, che perde l'amore della sua vita cedendo al ricatto folle della madre Merkada, a nonna Rosa che gli ha dato tre figlie ma non è mai riuscita a dargli un erede maschio, alla piccola Gabriela che ruba dagli zainetti dei compagni solo per avere un po' di attenzione mentre la madre Luna volteggia per casa ignorandola quasi del tutto.
Una storia recente ma di cui non sappiamo sicuramente abbastanza, ed è stato bellissimo scoprire di più su questo tormentato paese trascinata dalle parole e dai pensieri di Gabriela.
Ebrei contro inglesi, ebrei contro curdi, ebrei contro ebrei considerati "meno degni e non rispettosi delle tradizioni": è una società-polveriera, che basta un nonnulla perché esploda.
Merkada, Rosa, Luna e Gabriela non sono solo quattro donne, legate dal sangue e dalle tradizioni comuni: sono la voce di quattro diverse generazioni, ognuna legata alla precedente e alla successiva e da esse condizionata.
Ho trovato struggenti le storie speculari di Rafael e Gabriel, padre e figlio che in età da matrimonio si innamorano perdutamente di una donna "non adatta e indesiderata" e finiscono incastrati in matrimoni senza desiderio e senza sentimento.
Non sono cattivi mariti ma non sono nemmeno uomini felici, e il tutto per via di superstizioni o sciocche presunzioni che adesso fanno in parte sorridere.
Ci sono fili rossi legati ai polsi per tenere lontano il demonio (che poi magari al diavolo il rosso piace...) e c'è persino l'idea che dire insieme le parole "pesce" e "limone" spaventasse i demoni.
Non chiedetemi perché, vorrei saperlo anch'io.
Non è la prima saga famigliare di cui vi parlo, e questo perché da sempre le trovo affascinanti e coinvolgenti.
Ancor di più quando i personaggi si muovono in un contesto stimolante come quello di un paese pieno di tradizioni, di misteri e di conflitti profondi, come appunto Israele.
La Gerusalemme di Merkada non è la stessa che potremmo visitare oggi, ma allo stesso tempo ne è l'identità più profonda.
Leggendo il romanzo è abbastanza evidente che Sarit Yishai-Levi sia una giornalista, e questo non solo per la chiarezza e la scorrevolezza della sua prosa, ma soprattutto per la chiara scansione temporale e il passaggio estremamente fluido da una sequenza alla successiva.
Mi è piaciuto trovare molti termini in lingua originale, che contribuiscono a conferire un senso di autenticità alla storia.
Consiglio sicuramente questo romanzo, anche perché l'unica critica che ho da fare è che avrei voluto la ricetta del fagottino ripieno di formaggio fuso della signora Barzani, che appena uscito dal tabun (il forno) dev'essere qualcosa di meraviglioso.
Io vado a procurarmi la ricetta... E voi a procurarvi questo libro ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
E quando ti sarai procurata la ricetta la condividerai con noi, vero? Il libro mi ha molto incuriosita!!!
RispondiEliminaUn bacione