La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Berlin. I fuochi di Tegel" di Fabio Geda e Marco Magnone, edito da Mondadori (cartaceo a 14€), in uscita il 27 Ottobre:
È l'aprile 1978: sono passati tre anni da quando un misterioso virus ha decimato uno dopo l'altro tutti gli adulti di Berlino. In una città spettrale e decadente, gli unici superstiti sono i ragazzi e le ragazze divisi in gruppi rivali, che ogni giorno lottano per sopravvivere con un'unica certezza: dopo i sedici anni, quando meno se lo aspettano, il virus ucciderà anche loro. Tutto cambia quando qualcuno rapisce il piccolo Theo e lo porta via dall'isola dove viveva con Christa e le ragazze dell'Havel. Per salvare il bambino, Christa ha bisogno dell'aiuto di Jakob e dei suoi compagni di Gropiusstadt: insieme dovranno attraversare una Berlino fantasma fino all'aeroporto di Tegel, covo del più violento gruppo della città. Là, i fuochi che salgono nella notte confondono le luci con le ombre, il bene con il male, la vita con la morte. E quando sorgerà l'alba del nuovo giorno, Jakob e Christa non saranno più gli stessi.
Primo volume di una nuova serie per ragazzi tutta italiana, e letto in un solo giorno perché mi ha catturata dall'inizio e non mi ha più lasciata andare.
Mi ha ricordato "La quinta onda" di Rick Yancey e "Il signore delle mosche" di William Golding, e al secondo si fanno anche un paio di riferimento nel corso del romanzo: sono due libri che ho adorato, e questo si unisce a loro nel trattare la tematica evergreen del mondo senza adulti.
Un mondo freddo, in cui le risorse scarseggiano e in cui a padroneggiare sono, come potete immaginare, i bulli.
Ma come si è arrivati a questo?
Una malattia misteriosa ha colpito la popolazione adulta di Berlino Ovest, risparmiando solo i bambini e gli adolescenti.
E fino a qui si potrebbe pensare che basti aspettare che crescano i superstiti per rifondare la società, ma ovviamente non è così semplice: la malattia uccide inesorabilmente anche i sopravvissuti, una volta raggiunta l'età adulta.
Come se ne fossero tutti portatori.
E' uno scenario post-apocalittico quello che ci si presenta fin dall'inizio del romanzo: una città desolata, disordinata, reduce da assalti e scorrerie, sporca.
E inesorabilmente fredda.
Niente più elettricità, niente riscaldamento, e l'unico cibo commestibile rimasto è quello che i ragazzi hanno bene o male imparato a coltivare o cacciare.
Ho adorato le descrizioni, perché mi hanno permesso di immergermi appieno nella storia e di immaginarmi una città così diversa da quella che ho visitato tante volte e in cui ho vissuto per un po'.
Punto di forza del romanzo è sicuramente quello di essere pieno di azione, e fin dall'inizio: il rapimento del piccolo Theo prende le prime 27 pagine, intervallato dai primi flashback.
Christa, una delle giovani protagoniste, ricorda un episodio felice prima dell'esplosione del virus, e che inizia a spiegarci almeno un po' fino a che punto la società avesse sottovalutato la cosa.
In questo è molto simile ai romanzi di Yancey, nei quali troviamo spesso dei flashback del periodo pre-piaga, quando ancora non si aveva la consapevolezza che quella fosse una delle "Onde" e quindi il panico non era ancora dilagato.
"Berlin. I fuochi di Tegel" è lungo 193 pagine (effettive) e io le ho lette tutte d'un fiato, perché la ricerca del piccolo Theo porta Christa e i suoi amici ad affrontare lunghe camminate, sfide all'ultimo respiro e a rischiare la vita in più di un'occasione.
Recuperare il bambino dall'aeroporto di Tegel, dove i bulli della situazione l'hanno portato e tenuto prigioniero, non si rivela affatto semplice e anzi in diversi momenti si teme di dover dire addio a più di un personaggio.
Personaggi a cui ci si affeziona presto: Jakob e Christa hanno avuto da subito un posto speciale nel mio cuore di lettrice, perché come non affezionarsi al ragazzino più coraggioso mai visto prima che però ha paura dei topi, o alla ragazzina tutta pane e scienza che crea falò dalle fiamme colorate?
E' scorrevole, pieno di azione e di tensione, e con dialoghi spesso ironici che mi hanno fatta sorridere tante volte. Sono molto curiosa di scoprire, andando avanti con la serie, qualcosa di più su tutti i personaggi, soprattutto sui bulli. I cattivi hanno sempre il loro fascino, almeno per me.
Questo è uno degli aspetti più interessanti del romanzo, tra l'altro: vedere come la società dei ragazzi si spacchi letteralmente in due, e si formino due grosse comunità fondate una sul saccheggio e la violenza, e l'altra sulla collaborazione e il sostegno reciproco.
Due modi opposti di reagire alla stessa situazione catastrofica.
Sarebbe facile dire "ah, io farei di sicuro parte dei buoni!", ma ciò che muove i bulli a vivere quasi senza regole è proprio la consapevolezza di morire presto: perché non passare quel poco di vita che hai a divertirti il più possibile, prendendoti tutto ciò che puoi?
Grazie a Mondadori per la copia ARC e per il bellissimo press-kit! |
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Sembra interessante! ^.^
RispondiEliminaAnche a me ha incuriosita :) baci
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