Non è un caso che la febbre dei tulipani, e il suo lasciare migliaia di cittadini olandesi sul lastrico, sia
qualcosa di pienamente comprensibile oggi.
Secoli di bolle finanziarie dopo, e il fervore della borsa clandestina olandese (non è improprio chiamarla così: il termine "borsa" in vigore ancora oggi deriva proprio dall'insegna presente ad Amsterdam sul palazzo in cui avveniva una primitiva vendita di titoli ed emissione di cambiali, legati sostanzialmente ai carichi che i mercanti avrebbero potuto portare indietro dai loro viaggi verso l'America e l'India, ndr) suona quanto mai familiare.
Ridicolo impegnare i risparmi di una vita in un bulbo? Forse.
Ma in fondo abbiamo fatto di peggio con i fondi pensione a inizio anni Duemila.
Detto questo, "La ragazza dei tulipani" non solo coglie e racconta splendidamente il momento di fermento e benessere vissuto dalla città di Amsterdam a metà degli anni Trenta del Seicento (la bolla dei tulipani sarebbe esplosa definitivamente nel 1637, ndr): è anche una storia di amore e passione, che conquista il pubblico e lo tiene ancorato allo schermo dall'inizio alla fine.
Ottima prova per Christoph Waltz, nei panni del ricco commerciante Cornelis Sandvoort sposato all'orfana decisamente più giovane di lui Sophia (Alicia Vikander): abile nel portare sullo schermo la personalità multisfaccettata di un uomo che sogna un erede e ama sua moglie, dal carattere orgoglioso e un po' vanesio ma anche profondamente buono.
Meno convincente la Vikander, vittima del magnetismo di Dane DeHaan che, nel ruolo del giovane pittore Jan Van Loos assunto da Cornelis per ritrarre la coppia, le ruba i riflettori in ogni scena.
Il giovane attore di Chronicle e Kill Your Darlings è cresciuto, ed è cresciuto decisamente bene, scegliendo ruoli sempre diversi e - magicamente - sempre a lui congeniali: non è da meno stavolta, dando vita al tormentato artista che perde testa e cuore per la sposa di Cornelis (ricambiato), arrivando a concepire insieme alla donna un piano folle quanto temerario per avere un suo personale, romantico lieto fine.
105' dopo la prima apparizione della spiaggia sullo schermo, gli splendidi costumi curati da Michael O'Connor e le scenografie impeccabili di Simon Elliott lasciano il posto ai titoli di coda, e se il finale non è tragico come si sarebbe potuto temere o gioioso come si sarebbe potuto sperare, una cosa è certa: si lascia la sala con il sorriso sulle labbra, perchè "La ragazza dei tulipani" un lieto fine lo dona al personaggio che, tradizionalmente, avrebbe solo attraversato le scene senza mai godere di un ruolo da protagonista.
È alla domestica Maria (Holliday Grainger) che spetta (a sorpresa solo per i meno attenti) il ruolo di eroina, alla stessa domestica che, nel 1600, avrebbe avuto ben poca voce in capitolo in società e nella sua stessa casa e che invece è qui voce narrante e piena protagonista: un'ottima interpretazione anche per la Grainger, che potreste ricordare per il suo ruolo in Bel Ami - Storia di un seduttore nel 2012.
Un adattamento riuscito del romanzo "Tulip Fever" di Debora Moggach, uscito per la prima volta nel 1999 e portato in Italia nel 2017 da Sperling & Kupfer in occasione della trasposizione cinematografica: un romanzo appassionante al quale è stata regalata nuova vita: le lettura perfetta per un'estate all'insegna delle gonne fruscianti, dei tulipani in fiore e dell'amore che sfida ogni regola.
mercoledì 25 luglio 2018
"La ragazza dei tulipani": un adattamento a cinque stelle per il romanzo di Deborah Moggach
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