Oggi il blog ha un ospite speciale: Simone Laudiero, autore della nuova serie fantasy "Gli eroi perduti", il cui primo volume "Le mura di Cartavel" arriva in libreria proprio oggi edito Piemme (rilegato a 16€):
Non fatevi sfuggire Ronac e Raila, il prequel del romanzo: vi aspetta in libreria a soli 1,90€ |
Un tuffo tra le pagine di "Le mura di Cartavel" è quello che consiglio a chiunque volesse viaggiare con la fantasia: per tre ore combatterete, viaggerete, tesserete trame... e vi emozionerete. Tantissimo.
Per me è stato così, ed è per questo che è stato splendido poter incontrare in anteprima Simone Laudiero e sentirsi raccontare proprio da lui da dove siano nati i personaggi e i luoghi di questa storia speciale, e non solo!
Partiamo proprio dai tuoi protagonisti, che sono molto originali: da dove è venuta l'ispirazione che ti ha portato a metterli su carta?
Sono un lettore forte, anzi, fortissimo: ho iniziato a leggere fantasy alle elmentari, immergendomi in questo mondo anche attraverso film, videogiochi, serie tv.
Il fantasy è un genere propriamente derivativo, poco innovativo, quindi quando sono arrivato a scrivere il mio, di romanzo fantasy, mi sono imposto di proporre personaggi che fossero diversi, almeno un po'. Volevo raccontare qualcosa di nuovo.
Se i miei personaggi sono più leggeri e brillanti, è anche perchè volevo scostarmi un po' dai personaggi cupi tipici del fantasy anglosassone: volevo che fossero più scanzonati, e anche più simpatici.
Un mondo fantasy mi permette anche di parlare di sessualità, di genere, di ruoli all'interno della coppia e della società in un modo forse più libero di quanto potrei fare con un'ambientazione contemporanea, e di inserire quindi nella mia storia personaggi e relazioni che, altrove, dovrei spiegare e giustificare in modo diverso.
Dei tuoi personaggi sono particolari anche i nomi, non solo i caratteri.
C'è un tentativo di mediare il fatto che i nomi di derivazione anglosassone "suonano meglio", e trasmettono quella sensazione di meraviglioso e di esotico che i nomi italiani non riescono a suscitare. Nel mio mondo, ho dato spazio anche a nomi arabeggianti e a nomi che richiamassero la nostra storia: Sarmora e Cartavel sono, sostanzialmente, Roma e Cartagine.
Per quanto riguarda i personaggi, Ronac è un nome femminile curdo, "rubato" alla compagna di un amico: mi piaceva moltissimo, non potevo non utilizzarlo!
Parliamo dell'itri, questa sostanza che, di fatto, dona il potere a chi la controlla (visto che rende invincibili in battaglia): qual è stata la fonte d'ispirazione?
Devo pensarci un attimo, perchè la prima idea riguardo l'itri è di circa quindici anni fa.
Credo che la fonte d'ispirazione fosse l'energia Mako di Final Fantasy VII: la scintilla era partita da lì.
Poi, ai fini della storia, mi serviva un motivo per ricreare il meccanismo dell'economia del petrolio.
Nel mio mondo, l'itri è esattamente come il petrolio: si usa per combattere, e si combatte per averne di più, senza possibilità di rompere il meccanismo. A meno che... ma lo scoprirete!
Un mondo fantasy che nasce dal mare, con il desiderio di partire proprio dal mar Mediterraneo. È un mare che, in fondo, già era protagonista dei viaggi degli eroi dell'epica classica: c'era una volontà di riagganciarti anche al mito greco e romano, ai Νόστοι, a Omero?
Assolutamente sì. Credo che, in fondo, sia tutta un questione di costume.
L'eroe greco che affronta mostri non è molto diverso dall'eroina in corsetto di pelle che affronta un drago.
Solo che l'eroe greco è sfortunato dal punto di vista del look, e questo ne riduce il fascino agli occhi del pubblico. L'elmo dorato e il sandalo non conquistano quando i mantelli e le spade.
È qualcosa di radicato, difficile da combattere.
Forse è stata una mia impressione, ma ci ho visto anche un occhiolino a Salgari, a Stevenson e alle storie di pirati. Fanno parte della tua formazione da lettore?
"L'isola del tesoro" è ancora oggi un romanzo fortissimo, molto moderno e capace di catturare l'attenzione del lettore. Però, pur avendo letto molte storie che li vedevano protagonisti, non erano i miei personaggi preferiti, i pirati: amavo di più Robin Hood.
Che era un po' il pirata delle foreste, se ci pensi.
Questo senza dubbio. Forse per me i pirati erano un po' troppo sporchi, e poi con i tatuaggi, gli uncini...
Ultima domanda: sei cresciuto a pane e fantasy, ma hai un autore che consideri il tuo preferito in assoluto?
J.R.R. Tolkien è indiscutibilmente il migliore: ha creato tutto, inventando ciò che poi tutti hanno ripreso più e più volte. A sedici anni, il mio preferito in assoluto era Tad Williams, che è diventato poi uno dei modelli di riferimento per George R.R. Martin.
Anche George R.R. Martin è indiscutibilmente un pilastro, soprattutto per quanto riguarda la distruzione del ruolo classico dell'eroe.
Ringrazio tantissimo Piemme e Simone Laudiero per quest'opportunità d'incontro e di confronto, e vi invito a scoprire la serie "Gli eroi perduti": vi conquisterà, ne sono sicura!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
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