mercoledì 11 aprile 2018

A pranzo con Silena Santoni, per scoprire "Una ragazza affidabile"

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un'ospite davvero speciale, autrice di un romanzo che mi è piaciuto moltissimo e che ho avuto la fortuna di leggere in anteprima.
Ecco cosa ci ha raccontato a pranzo Silena Santoni sul suo romanzo d'esordio, "Una ragazza affidabile", in libreria grazie a Giunti (rilegato a 18€):
Un'eredità inattesa costringe Agnese a tornare a Firenze, la città in cui è nata e cresciuta e da cui è fuggita molti anni prima. Qui l'attende la sorella Micaela, che non vede da anni. La vita di Micaela ha seguito un percorso assai diverso, lontanissimo dalle scelte che Agnese ha fatto per sé: una vita tranquilla e sicura nella provinciale Ancona, un bravo marito benestante, due figlie allevate nell'agio, tutti valori che Micaela, sola, senza un'occupazione fissa, precaria per vocazione e per convinzione, irride. Attraverso un confronto che assume sempre più il carattere dello scontro, Agnese rivive, sullo sfondo dell'Italia degli anni Sessanta e Settanta, i ricordi dell'infanzia e della giovinezza: l'impegno nello studio, la lotta contro l'obesità, l'attrazione che evolve in amore per il cugino Sergio, il rapporto complesso con la sorella, l'invidia, mai del tutto riconosciuta, per quella propensione di Micaela a cavalcare le tumultuose vicende del suo tempo con naturalezza e incoscienza. Sembra un romanzo classico su uno dei temi narrativi ed esistenziali più archetipici: la conflittualità che spesso caratterizza i legami tra sorelle dal carattere opposto - una tranquilla e disciplinata, l'altra seduttiva e ribelle - e la resa dei conti che finalmente arriva dopo anni di incomprensioni e di silenzi. E invece, poco alla volta, inesorabilmente, il romanzo familiare si trasforma in qualcosa d'altro e di molto più inquietante. Mentre il viaggio nella memoria, negli anni più complicati e bui dell'adolescenza, sollecitato dal confronto con la sorella, riconduce Agnese al momento più doloroso e rimosso, quello che ha segnato per sempre la sua vita, un'altra preoccupazione interviene a caricarla d'ansia: le sue due figlie, in vacanza da sole e non raggiungibili telefonicamente, non danno notizie da giorni... In un susseguirsi di colpi di scena, le tessere del presente e del passato finalmente si ricompongono in un quadro imprevedibile. Tra una Firenze grigia e spenta e un paesaggio dolomitico dal quale salgono fumo e nebbie, la verità si fa largo solo all'ultimo, come un lampo accecante.

"Una ragazza affidabile" parla di sorelle, di donne, di lotte femministe e di segreti da svelare.
E di tutto questo ci ha parlato Silena Santoni, quando l'abbiamo incontrata in Giunti per una chiacchierata e un pranzo al femminile.

Leggendo il tuo romanzo - e senza svelare nulla della storia - viene quasi da pensare a quella "banalità del male" di cui parlò per prima Hannah Arendt, anche se forse nel caso delle tue protagoniste è un'espressione troppo forte.
Sì, io per prima faccio fatica a parlare del "male". Credo che Agnese e Micaela non siano tanto malvagie, quanto profondamente umane. La banalità del male è qualcosa di strutturato, mentre la vita delle mie protagoniste è vittima più volte della casualità. Forse possiamo parlare di banalità del caso?

Le due sorelle, nel loro lato malvagio e quello umano, sono anche diametralmente opposte. Sembrano quasi nate per evidenziare le reciproche differenze.
Sono figlia unica, ed avevo molta voglia d'indagare il legame tra sorelle proprio perchè non ne avevo esperienza diretta. Il fatto di non avere una sorella, poi, mi ha anche fatta sentire particolarmente libera, nel moemnto in cui sviluppavo i miei personaggi e i loro caratteri.
Non mi identifico in Agnese o in Micaela, anzi: le sento molto distanti da me.
Ho dato loro qualcuno dei miei ricordi, però, qualche luogo della mia giovinezza anche se trasfigurato. Non volevo assolutamente parlare di me, soprattutto perchè la mia vita non è stata particolarmente avventurosa.
Prese singolarmente, le due sorelle sono personaggi in fondo positivi, ma una volta insieme scatenano una forte negatività.
Questo perchè rivedersi scatena problemi e dolori del passato mai sopiti, oltre a una forte invidia, motivata in parte dalla loro paura di invecchiare (Micaela, per esempio, non accetta di non essere più la donna affascinante che era un tempo).
Agnese è la più crudele?
È sicuramente un personaggio negativo. All'inizio ho voluto raccontare i suoi problemi legati al peso, e forse qualcuno proverà simpatia per lei proprio per questo, ma resta una persona disturbata, cresciuta all'ombra di una sorella bella, estroversa, che l'ha ferita più volte, per la quale prova un rancore profondo e viscerale.

Nel romanzo ci porti indietro nel tempo, e racconti le lotte femministe della generazione precedente (alla mia, ndr). Quanto c'è della tua esperienza personale, in questa parte del libro?
Ci sono i miei ricordi, sicuramente, e un eco di tutto ciò che ho letto sull'argomento.
Ovviamente poi questo mix di materiali è stato filtrato e rielaborato, perchè volevo che quelli che sono i ricordi di Agnese e Micaela sembrassero autentici, che sembrassero proprio i loro.
Per esempio, io non sono stata una studentessa fuori sede, però il clima delle case dello studente l'ho respirato anch'io, indirettamente.

Ha parlato di letture: com'è stato il lavoro di ricerca?
Molto breve! Posso dire, però, che il personaggio di Sergio è ispirato a Guido Rossa, mentre per il fidanzato degli anni della lotta studentesca e dei brigatisti mi sono ispirata a Luca Mantini.

Parliamo di scrittura, e del suo ruolo nella tua vita.
Ho sempre adorato scrivere, fin da ragazza. Però non mi ero mai cimentata davvero, ad esempio nella stesura di un romanzo, perchè non era qualcosa di cui avessi maturato una vera e propria esigenza.
Il lavoro, la famiglia, la vita non mi hanno lasciato molto tempo, e gli amici che si cimentavano spesso mi parlavano delle dieci pagine critiche, quelle che una volta finite erano anche le uniche scritte prima di abbandonare il progetto. Non volevo finire così!
Quando ho sentito un vero e proprio bisogno di sedermi e scrivere, e ho avuto una storia da raccontare, ho iniziato a lavorare a "Una ragazza affidabile", e per fortuna sono andata oltre il blocco delle dieci pagine.
Per fortuna davvero, perchè "Una ragazza affidabile" è stata una lettura coinvolgente, ed è uno degli esordi più intriganti degli ultimi anni: è stato splendido incontrarne l'autrice, e ringrazio sia lei sia Giunti per la splendida opportunità.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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