giovedì 12 aprile 2018

Tv Thursday #7: The True Cost, House of Z, Manolo - The boy who made shoes for lizards, Z L'inizio di tutto

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Torna l'appuntamento con le serie tv, i film, i documentari che ho visto e apprezzato di recente, e stavolta si parla solo di questi ultimi. Sono un'appassionata di documentari, cresciuta a pane e Superquark, alla quale Sky ha aperto un mondo con tutti i suoi canali dedicati proprio a questo prodotto televisivo spesso bistrattato dalla programmazione "in chiaro".
Netflix è strepitoso anche per via della sua sempre più ricca offerta di documentari, e su qualsiasi argomento: a Marzo ho fatto una full-immersion nella moda, con le storie di Manolo Blanhik e Zac Posen, e con il documentario di denuncia "The True Cost", che mi ha fatto riflettere a lungo sulla necessità di darci un taglio con lo shopping low cost (sarà per questo che siamo ad Aprile e ancora non ho pensato sul serio al mio guardaroba primaverile?). Ve lo dico, non ignorate questa sezione di Netflix perchè continuare a imparare, a esplorare, a scoprire è ciò che ci permette davvero di crescere.

Ma andiamo con ordine!
Dopo anni di "Sex & The City", il mio amore per le scarpe è arrivato a livelli spaziali (ma non è aumentata di granchè la mia disponibilità economica, ehm...) e se un paio di Manolo è ancora al di sopra delle mie possibilità non lo è un'immersione nel mondo di questo stilista fenomenale, che ha esordito con un errore tecnico non di poco conto (ciao, tacchi di gomma senza supporto!), e che ha trasferito ai piedi di ogni donna il suo gusto per l'estroso, per il colorato, per il divertente.
Unica condizione: le scarpe devono essere comode.
Avete mai infilato un paio di suoi tacchi alti? Io sì, e confermo: sono comodissime.
Ma nel documentario c'è molto di più: c'è una vita intera di viaggi, di donne incredibili, di amore per "Il gattopardo" che Manolo Blanhik rilegge ogni anno, di passione per quello che è innanzitutto artigianato: lo stilista di fama mondiale realizza ancora a mano, in prima persona, il prototipo di ogni nuovo modello.

Da "House of Z", inveve, non si apprende solo la storia di Zac Posen: si ricava una splendida lezione sul fallimento e sull'importanza di rialzarsi. Non sempre la via verso la granezza è fatta solo di salite, spesso lungo il percorso ci sono scivoloni e cadute nei fossi a bordo strada, ma questo non impedisce al talento di trovare una nuova strada. Mai.
La principessa che è in me brama un abito di Zac Posen come poche altre cose, ma come essere umano soggetto al fallimento non ho potuto fare altro che guardare affascinata quest'uomo che, arrivato al successo in giovane età, ha fatto errori che avrebbero potuto precludergli l'olimpo dell'alta moda, e nonostante questo eccolo lì. Proprio lassù.

E non poteva mancare la visione di "The True Cost", che denuncia come pochi altri finora la realtà spaventosa che si cela dietro alla moda low cost. La verità, quella che non ci piace vedere eprchè non è cool, è che se possiamo comprare un vestito a 15€ è perchè una donna o un bambino sottopagati, sfruttati e affamati lo hanno realizzato in condizioni igieniche e di lavoro disumane.
Vorremmo che le nostre amiche, le nostre madri e i nostri figli lavorassero così? Credo proprio di no.
Perciò sì, credo proprio di dover dire ciao al fast fashion. Farei davvero fatica a comprare ancora qualcosa che so essere costato così tanto in termini di umanità.
Giuro che non sono una persona noiosa che non guarda anche le serie tv, anzi.
Ho appena finito di guardare "Z. L'inizio di tutto" su Amazon Prime Video, centrata sulla vita di Zelda Fitzgerald, proprio a partire dall'incontro con il "suo Scott", per noi Francis Scott Fitzgerald.
Consigliatissima, davvero.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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