martedì 8 ottobre 2019

Dietro ai libri: gli scrittori, e le donne che hanno amato

Avete letto i loro romanzi, amandone e odiandone i protagonisti, e ne avete studiato i profili sui banchi: ma quanto sapete delle loro vite di ogni giorno, e delle donne che hanno fatto parte del loro quotidiano, nel bene e nel male?
Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstòj, Ernest Hemingway devono molto alle donne che li hanno accompagnati per tutta o per una parte della loro vita, artistica e privata, e le loro storie sono raccolte tra le pagine di questi libri.


Quanti conoscono la storia di Anja, giovane stenografa destinata a diventare la moglie di uno dei più grandi romanzieri e filosofi russi della storia: Fëdor Michajlovič Dostoevskij.
La segretaria di Dostoevskij di Giuseppe Manfridi (La Lepre Edizioni) racconta l’incontro e l'amore sbocciato in meno di un mese tra Dostoevskij e la giovane stenografa. È il 1866, a Pietroburgo. Lo scrittore, ultracinquantenne, è afflitto dall’epilessia e reduce dall’aver firmato un contratto capestro col suo mefistofelico editore, che lo impegna a consegnare un nuovo romanzo nell’arco di un mese. In caso contrario perderà i diritti su tutte le sue opere passate e future. Consigliato dagli amici, si rivolge a una scuola di stenografia che gli mette a disposizione la migliore delle sue allieve: Anja Grigor’evna, una graziosa adolescente curiosa del mondo, che ha ereditato dal padre la passione per la letteratura. Fra i due, in ventisei giorni, nascerà un amore estremo a dispetto dello scandaloso divario di età. Anja rimarrà la fedele custode dell’opera di Dostoevskij fino alla propria morte, avvenuta trentasette anni dopo quella del marito.

E che dire di Lev Nikolàevič Tolstòj, autore di pagine straordinarie sull'amore, la passione, la guerra e la sofferenza? Sof'ja Behrs aveva solo diciotto anni quando lo sposò. Dal 1862 fino alla sua morte tenne un diario: la storia del matrimonio tra un uomo che ebbe tanti amori - la letteratura, il popolo, la scuola, la natura - e lei, Sof'ja, che aveva soltanto lui per dare un senso alla propria esistenza.
Quello narrato da I diari 1862-1910 di Sof'ja Tolstaja (La Tartaruga) è un racconto denso di fatti, impressioni, emozioni, in cui l'ansia e la paura di non essere amata lasciano affiorare il ritratto sincero e appassionato di una donna e di una moglie che per tutta la vita dovette fare i conti con il genio del marito.
«Per il genio bisogna creare un ambiente tranquillo, allegro, comodo», scrive, «al genio bisogna dare da mangiare, bisogna lavarlo, vestirlo, bisogna trascrivere le sue opere un numero infinito di volte, bisogna amarlo, non fornire pretesti alla sua gelosia, perché sia sereno.»
Del tutto impotente di fronte a ciò che accade attorno e dentro di lei, Sof'ja è travolta da una spirale inesorabile, fatta di noia, solitudine, gelosia e tristezza, a cui si aggiungono il fastidio e il distacco di Lev. In lei non viene mai meno l'esigenza di interrogarsi, di sfogarsi e di sognare, pur provando inevitabilmente rancore e odio, che la portano a inscenare commedie isteriche e falsi suicidi. Ma accanto alla debolezza di Sof'ja, al suo costante bisogno di attenzione, stupisce in questo diario la forza con cui non accetta di tacere le sue idee e la sua opposizione: «Lev», scrive, «parla per frasi fatte», servendo così a dovere il grande e ammirato scrittore.

Infine, Ernest Hemingway, uomo carismatico e appassionato, che di mogli ne ha avute quattro, ma che poco prima di mettere fine alla propria vita telefonò proprio a lei, Hadley Richardson, la prima ad aver portato al dito un suo anello. I due si incontrano nell'ottobre del 1920, quando il futuro scrittore è ospite della famiglia di Kate Smith, e finisce per conquistare una sua amica: Hadley.
È una ragazza di una ventotto anni che, dopo la morte dei genitori, vive con la severa sorella Fonnie e la sua famiglia a St. Louis. Una volta tornata a casa, riceve, meravigliosamente stropicciata, la lettera di Hemingway che esordisce con «Penso sempre a Roma; ma che ne diresti di venirci con me... come mia moglie?». Senza soldi e alla ricerca di vita, felicità e successo, Hadley e il giovane Hemingway partono alla volta della vecchia Europa. Non si stabiliscono a Roma, ma a Parigi.
Una moglie a Parigi di Paula McLain (Beat) racconta quello che per Ernest è il periodo dell'elaborazione delle ferite interiori lasciate dalla guerra e della frequentazione dei salotti letterari. Quando, però, dopo un figlio, arrivano anche il denaro e la fama, nell'inquieto scrittore esplode il desiderio di una vita libera, accanto a nuove e stimolanti conoscenze come John Dos Passos e Scott e Zelda Fitzgerald. Una vita che Ernest finirà col non condividere più con la riservata Hadley. Così diversa da Pauline Pfeiffer, irresistibilmente chic con quella frangetta scura e un'esuberanza da ragazzino, e che diventerà la seconda moglie del tormentato scrittore.

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