Dici Matthew Weiner, e immediatamente il pensiero corre verso Mad Men, e non è un caso: Weiner ha il merito di aver creato una delle serie che hanno contribuito a rivoluzionare la produzione per il piccolo schermo negli ultimi anni.
Una delle anteprime più ghiotte di FEST - Il festival delle serie tv era proprio la visione della prima puntata di The Romanoffs, serie antologica ideata, scritta e diretta da Weiner disponibile su Amazon Prime Video (le prime due puntate, in lingua originale: l'audio e i sottotitoli in lingua italiana non sono ancora disponibili, ndr).
La serie racconta, in otto episodi ambientati in diversi angoli del mondo, le vicissitudini di uomini e donne convinti di essere discendenti della famiglia reale russa.
Ed è della prima puntata, The Violet Hour, che possiamo parlare oggi.
Della tanto ricca quanto sola matrona (Marthe Keller) che vive in un appartamento di lusso a Parigi, stipato di mobili antichi e argenteria di ogni foggia, e del suo trovarsi a convivere con una giovane badante di origini tunisine (la bellissima Inès Melab). Proprio lei, il cui conservatorismo sfocia nel razzismo e nel rifiuto di accettare la realtà multietnica della sua stessa città.
L'unico parente a gravitare nella sua orbita è il nipote (Aaron Eckhart), animato però da un sentimento affettuoso contaminato dal desiderio di ereditare l'appartamento e il benessere che rappresenta, oltre che dalla voglia di compiacere l'irritante ma bellissima compagna (Louise Bourgoin, perfetta nel ruolo di francese tanto bella e affascinante quanto isterica e, oggettivamente, insopportabile).
Ma in fondo, il presunto legame alla famiglia reale russa è da subito un mero pretesto (ridotto di fatto alla scena d'apertura) per raccontare il mondo che cambia, ed è questa la potenza di The Violet Hour.
Nel legame sempre più stretto tra due universi apparentemente inconciliabili, che rappresentano appieno la moderna Parigi, nel change of mind di un uomo che ottiene miracolosamente tutto ciò che ha sempre sognato e non ha mai osato chiedere, nel finale da fiaba metropolitana che si dissolve come il fumo di una candela spenta nel buio.
Non manca la musica da caffè parigino, l'accordion che vibra in sottofondo e le note alte che si fondono con il chiacchiericcio delle strade, nè mancano le atmosfere di quella che è ormai per tutti "la Parigi di Woody Allen", con lo skyline illuminato sullo sfondo e la Senna che mormora nel buio.
Otto episodi, da novanta minuti ciascuno, per quella che di fatto sa più di antologia filmica che di prodotto per il piccolo schermo: le puntate successive vedono la presenza di nomi quali Isabelle Huppert, Christina Hendricks, Jack Huston e Corey Stoll.
Otto storie, otto universi da scoprire: da vedere con il telefono spento, perchè The Romanoffs merita di essere goduta senza distrazione alcuna.
FEST continua: prossima tappa, la presentazione in anteprima di BABY con i registi Andrea De Sica e Anna Negri, due rappresentanti del collettivo GRAMS e ilproduttore Nicola de Angelis.
Le tappe precendenti:
Girls Just Wanna Binge-Watch: qui.
Scrivere e interpretare le donne di Gomorra - La Serie e Il Miracolo: qui
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