Siamo alla seconda casellina aperta, e oggi voglio chiaccherare con voi dei libri più belli che ho letto su carta nel 2014.
Mi riservo di tornare ed aggiungere qualcosa nel caso Dicembre mi riservi una scoperta letteraria strepitosa, ma per ora i miei dieci preferiti dell'anno sono questi.
Sono libri di genere diverso, dalla saggistica al romanzo young adult, dal paranormale al giallo, perchè quando dico che leggo di tutto sono sincera.
Non sono mai riuscita a chiudermi in un unico genere letterario, e spero di non farlo mai.
Ecco la mia pila di consigli:
Non riporto la "trama", ma il mio pensiero sui libri.
Su ciò che mi ha trasmesso, e le emozioni che a mio parere suscita.
Vado più o meno in ordine di cronologico, dal primo che ho letto in avanti:
Questo è appena uscito in italiano per Einaudi come "Longbourne House", ed è per tutte le fan di Jane Austen là fuori.
Io sarò sincera, continuando a leggere mi sono resa conto di averla un po' mitizzata Jane Austen. Resta una bravissima romanziera, e nessuno le toglie di aver scritto storie indelebilmente scolpite nella cultura popolare a livello mondiale.
Ma resta molto più limitata di molte autrici donne a lei contemporanee o addirittura antecedenti, in parte per una precisa scelta personale.
In questo libro Jo Baker ripercorre le vicende contemporanee e immediatamente precedenti ad "Orgoglio e Pregiudizio", narrando la storia dal punto di vista della servitù. Avete presente lo schema narrativo di "Downton Abbey", con il piano della servitù e quello dei padroni del maniero? Ecco, l'idea è quella.
Mi sono divertita moltissimo a leggere delle sorelle Bennet da un altro punto di vista, e sono contenta che Einaudi l'abbia portato in Italia perchè è un esperimento di reinterpretazione riuscito che nulla toglie al romanzo originale.
Di questo ho già parlato, era in un post sui preferiti del mese una vita fa.
Ma l'ho riletto, da allora, e soprattutto nel frattempo è uscito anche in italiano come "I lanciafiamme".
Rachel Kushner ha creato una storia unica nel suo genere, ed una protagonista in cui mi sono rispecchiata pur non assomigliandole assolutamente.
Un'aspirante artista, desiderosa di creare qualcosa di unico ed innovativo, legata ad un compagno italiano più maturo e più ricco, artista affermato ed uomo distaccato.
La ricerca di se stessa e della sua forma d'espressione perfetta la porta ad esplorare ogni possibilità che le si presenti: dallo sperimentare le forme artistiche più disparate al vivere una relazione totalmente priva di regole e stabilità, dal partecipare a pericolose gare di motociclismo, al farsi trascinare in cortei di protesta nell'Italia degli anni Settanta, al concedersi di vivere una nuova relazione con un uomo ancora una volta sbagliato ma forse proprio per questo perfetto.
È un romanzo di formazione, ma è soprattutto la voce di una ragazza che ancora non sa cosa vuole ma sa di voler volere qualcosa, e cerca in ogni modo di andarselo a prendere, questo qualcosa.
Questo piccolo saggio mi ha catturata per il titolo.
Il perdono infatti non è una tematica di cui si parla spesso: si parla di tradimento, passione, desiderio, rabbia, tristezza, e il perdono resta lì in disparte, trascurato.
A volte sembra un atto di debolezza, o qualcosa che si concede dall'alto della propria posizione.
Massimo Recalcati invece affronta questa tematica da un duplice punto di vista: quello di chi perdona e quello di chi non lo fa.
Non condanna nessuna delle due scelte, ma le analizza al microscopio, in modo scientifico ma allo stesso tempo appassionato, non asettico e puramente razionale.
Mi ha fatto riflettere molto su cosa ho effettivamente perdonato, e su cosa invece ho solo creduto di perdonare. Su quale sia il mio limite personale, e su cosa proprio non potrei mai perdonare, a nessuno.
Perchè il perdono, quello vero, non è un atto di debolezza: ci vuole coraggio e determinazione per dire a chi ti ha ferito che potete ricominciiare da lì e farlo sul serio, per non recriminare alla prima occasione o al primo litigio quello che si aveva detto di aver perdonato.
Se ti perdono il passato non conta più, se ci si dà una seconda occasione non dev'essere soffocata dagli errori della prima, ed è proprio per questo che il perdono non è una debolezza, ma un atto di coraggio.
Questo libro è uno di quelli che andrebbero letti, prima o poi.
Max Walker è un ragazzo apparentemente perfetto, appunto un ragazzo d'oro.
Ma dietro ai bei capelli ed al buon carattere, c'è un ragazzo che non sa chi sia o cosa sia. Max è un ermafrodito, e l'autrice ci guida attraverso il suo sviluppo, dando voce a quelle che sono le domande tipiche dell'adolescenza e della crescita ma da un punto di vista davvero particolare.
Max è totalmente privo di difese e prigioniero di un corpo che sembra animato da vita propria, incapace di decidere da che parte stare.
È una vita doppia e allo stesso tempo una vita a metà, narrata con l'ausilio di importanti spiegazioni sulla realtà dell'ermafroditismo e di genetica che aiutano a capire fino in fondo la storia di Max.
Ricordo che avevo scritto in precedenza, parlando di questo libro, che "se non vi viene voglia di abbracciare Max Walker e fare da scudo tra lui ed il resto del mondo, siete davvero cattive persone" e continuo a pensarlo.
Max è un Bambi contemporaneo, e il mondo a lui circostante il cacciatore.
E come si può non amare e voler proteggere Bambi?
Nel caso vi foste mai chiesti come mai questo tipo di anomalia della differenziazione sessuale porti questo nome, deriva da Ermafrodito, figlio di Ermes ed Afrodite nella mitologia greca.
Cresciuto dalle ninfe, un giorno si trova sulle rive di un lago dove scorge la ninfa Salmace.
La ninfa si innamora perdutamente di lui, e nel momento in cui Ermafrodito entra nel lago chiede agli dei di non doversi mai più separare da lui: Salmace ed Ermafrodito vengono fusi in un'unica creatura, metà uomo e metà donna.
Non ho più il libro da mostrarvi perché l'ho regalato ad un'altra lettrice, quindi ho recuperato una foto vecchia da Instagram per farvi vedere la copertina. |
Lasciamoci alle spalle le tematiche impegnative, e passiamo a qualcosa di più leggero, che ne dite?
Gabriel Garcia Marquez quest'anno è stato scoperto o riscoperto da moltissimi lettori, anche grazie all'idea di Mondadori di riproporre le sue opere principali in edizione economica a 5€.
Io avevo già letto "Cent'anni di solitudine" e "L'amore ai tempi del colera", ma questo è diventato il mio preferito.
"Memoria delle mie puttane tristi" è una storia delicata e raffinata, di un uomo che giunto vicino alla fine della sua vita si permette di scoprire l'amore.
È una storia di passione e prime volte, e di voglia di rivincita.
È il bilancio di una vita, ed allo stesso tempo è l'inizio di una vita nuova, che per quanto breve possa essere alla fine è presentata come la sua vita "vera", a cui è finalmente arrivato.
Si legge in un pomeriggio, ma resta nel cuore per giorni.
Eccoci al young adult, ed anche un po' paranormale.
Anna e Bennet sono due coetanei come tanti, con una differenza.
Hanno la stessa età, ma Anna vive nel 1995 e Bennet vive nel 2012.
Si incontrano perchè Bennet può viaggiare nel tempo, e sì, questa è essenzialmente una storia d'amore.
Da un certo punto di vista scontata e magari nemmeno troppo originale.
Ma a me ha catturato dalla prima all'ultima pagina, ed è l'unica serie che ho finito desiderando ardentemente un altro libro (sono solo due, il secondo è uscito in italiano con il titolo "Away").
È scontata la tematica ma non il suo sviluppo: Bennet non può andare nel futuro, non può viaggiare più indietro della propria nascita, non può cambiare in modo significativo gli eventi. E vivere diviso tra le sue due contemporaneità lo distrugge, perchè quando è con Anna è in un mondo non suo, ma quando è nel suo mondo manca l'unica persona che vorrebbe accanto a sè.
Non posso dire altro perchè se no vi racconto la storia fino alla fine, ma questo libro mi ha fatto riflettere su due punti: il primo è il nostro desiderio innato di poter tornare indietro e agire in modo diverso. Mi piace che lui non possa farlo, perchè il nocciolo della questione non è "torno indietro e faccio B invece di A", è dire "ho scelto A e non è andata come volevo, ora mi rimbocco le maniche e miglioro le cose".
E questo vale per la vita di ogni giorno.
Il secondo punto è su quanto di noi siamo effettivamente disposti a sacrificare per le persone che amiamo. Bennet per Anna sacrifica una parte significativa della sua contemporaneità, ed Anna rinuncia alla stabilità ed alla sicurezza per legarsi a qualcuno che un giorno potrebbe non riuscire a tornare da lei, bloccato in un futuro in cui lei ha più di trent'anni.
E anche se se uno dei grandi classici delle liti è "Io per te ho rinunciato a...", molto spesso in realtà non sono rinunce. A volte è uno scegliere la strada più sicura, o quella più comoda, e prima lo ammettiamo a noi stessi meglio è.
"Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde è uno dei miei classici preferiti, da sempre.
Letto più volte, ad età diverse, e ne ho amato ogni sfumatura.
Francesco Falconi parte dalla figura di Dorian Gray per scrivere un romanzo completamente nuovo che non vuole essere una trasposizione dell'originale ma che ne porta con sè lo spirito.
Porta Dorian fino ai giorni nostri, vittima di una maledizione che si è autoinflitto e a cui non riesce a scappare.
Ha un cuore pieno di amarezza e dolore, di rabbia e anche un po' di cattiveria, perchè è uno di quei personaggi che incarnano la doppia natura di vittima e carnefice.
La vicenda è narrata in terza persona, ma dal punto di vista alternato di Dorian e della protagonista femminile, Layla (anche lei molto singolare. Più penso a questo libro e più mi convinco che sia uno di quei romanzi in cui non c'è NULLA di scontato o banale).
Ho amato questo personaggio, in ogni sfaccettatura, in ogni debolezza ed in ogni momento felice, e credo che Falconi sia uno degli scrittori italiani da tenere d'occhio.
Accidenti, è davvero difficile partire da 94 libri e sceglierne dieci.
Ma questo dovevo proporvelo, anche se so che non è per tutti.
È una biografia romanzata di Wallis Simpson, la donna per cui Edward VIII d'Inghilterra ha abdicato, e che ha sposato nonostante la fervente opposizione sociale e politica alle sue nozze con una pluridivorziata di dubbie simpatie politiche.
Odiata dalla stampa inglese dell'epoca e accusata più forte di essere filonazista (anche se di fatto non se n'è mai avuta la certezza), è una figura che mi ha affascinata a lungo.
È l'outsider che arriva al traguardo, è la comune cittadina che conquista l'erede al trono, ma il romanzo indaga fino a che punto siano tutte rose e fiori, essere imprigionate nella "più grande storia d'amore di tutti i tempi", e fino a che punto Wallis sia la donna fredda e calcolatrice che è sempre stata dipinta, e quanto invece fosse una donna come tante altre, piena di insicurezze e fragilità.
Non bella (anzi, a parte una finestra della sua vita, potremmo anche dire che tendeva al bruttino) ma incredibilmente affascinante, tutt'altro che perfetta ma anzi capricciosa e spesso prepotente, spaventata e priva di scudi di fronte ad una società che non l'hai mai accettata perchè sempre "troppo X" o "non abbastanza Y".
È stata anche accusata di ermafroditismo, in un'epoca in cui di questa anomalia sessuale si sapeva pochissimo (e di cui molto probabilmente non era vittima).
Su questo personaggio ho anche letto una biografia vera e propria, intitolata "That woman" e scritta da Anne Sebba, che è più attendibile dal punto di vista strettamente storico.
Anche questo è finito nei preferiti del mese, per la precisione in questo qui.
E so che mi ripeterò, ma voglio provare a parlarne in modo diverso.
Josh è un ragazzo che ha perso tutti, e che trova conforto e forza solo nella creazione di qualcosa (ovvio meccanismo di compensazione) attraverso il suo grande talento per la falegnameria.
Nastja invece il suo talento l'ha perso, e da quel momento si è chiusa in un mutismo assoluto. Non parla da più di un anno, quando incontra Josh.
Che in un certo senso le assomiglia moltissimo: sembra circondato da un invisibile campo magnetico che tiene tutti a distanza, esattamente ciò che sperava di fare Nastja con il suo silenzio.
Josh diventa l'unica persona con cui è in grado di comunicare davvero, e Nastja diventa l'unica che Josh si concede di desiderare accanto a sé.
Non è tanto una storia d'amore quanto una storia di solitudini che si trovano, in un momento che è giusto e sbagliato insieme.
Il libro è pieno di frasi che non ho resistito alla tentazioni di ricopiare sul mio quaderno, e l'unica nota che vorrei aggiungere è che amo il titolo ma non trovo adatta la copertina, perchè mi fa pensare "Oh, un altro romanzo di sesso, amore e drammi" mentre non c'è praticamente sesso, l'amore che c'è è al di fuori di ogni romanzetto e non ci sono i soliti drammoni esagerati (Josh in fondo vive un dramma relativamente comune: è un ragazzo che ha perso i genitori e la sorella troppo presto. E purtroppo succede: incidenti d'auto, malattie... Sono cose normali.) o fin troppo coloriti.
Mi è piaciuto perchè l'ho trovato autentico, e anche se presenta delle leggere imperfezioni o parti che potevano magari essere più emozionanti, secondo me il punto è proprio questo: non c'è sensazionalismo inutile, solo una bella storia.
Lo so, sono sette, e non uno. Ma per parlarvi di "Il guardiano del faro" non posso prescindere dal fatto che sia l'ultimo di una serie di gialli.
Ho provato a rileggerlo pensando se potesse essere apprezzato anche come stand-alone, e la risposta è ni.
Da un lato il caso narrato nel libro si apre e si conclude all'interno del volume, e quindi l'indagine può essere seguita senza alcun limite o difficoltà anche senza aver letto gli altri sei.
Ma i protagonisti (il poliziotto e la giornalista/detective) risultano sbiaditi e privi di senso, perchè la loro storia inizia nel primo libro e si sviluppa di volume in volume.
È come iniziare a vedere un film dalla metà.
E quindi io inserisco questo in particolare tra i preferiti dell'anno, perchè questo giallo è attuale come non mai ma premetto che per apprezzarlo davvero va letta la serie.
Parla di mafia, di violenza sulle donne e di frodi finanziarie (più attuale di così...) e lo fa sullo sfondo di un'isola misteriosa su cui svetta un faro che da icona di salvezza diventa al contrario simbolo di spaesamento, solitudine e paura.
Ogni libro della serie, e questo non fa eccezione, presenta una storia contemporanea ed una molto antecedente, in questo caso collocata diversi secoli prima. E più ci si avvicina alla fine più si capisce quanto siano legate, e quanto si completino.
Come in ogni serie, ho i miei preferiti, e in questo caso sono il primo, il secondo ed il settimo. Il sesto mi piaceva molto ma ho capito troppo presto come andava a finire e in un certo senso non mi sono goduta le ultime sessanta pagine.
Cercate "La principessa di ghiaccio", in economica o ancora meglio in biblioteca, e date una sbirciata. Io non sono una lettrice accanita di gialli, anzi in genere salto proprio quella sezione in libreria, ma questa serie mi ha conquistata.
Non ci credo, sono riuscita a limitarmi a 10.
E a non stordirvi eccessivamente di parole, o almeno credo.
Nel caso l'abbia fatto, chiedo perdono, non ho il dono della sintesi.
Forse quando lo distribuivano ero in coda per il sarcasmo.
Spero vi sia utile, o che semplicemente vi dia l'ispirazione, o riducendo ancora le aspettative di non avervi annoiate a morte :D
Un bacio a tutte, fanciulle, e a domani <3
Belli!!*_* Anche io provo a non limitarmi ad un solo genere, ma nell'ultimo periodo, tra organizzazione matrimonio, ristrutturazione casa, lavoro e hobby...prediligo letture "leggere", libri che si fanno leggere volentieri, ma che comunque mi lascino una traccia. Il tuo meraviglioso silenzio lo sto corteggiando da un po'. Magari arriva sotto l'albero, chissà. Bacii
RispondiEliminaIo mi sono ripromessa per il 2015 di leggere qualche saggio in più senza farmi "spaventare", ma in digitale continuerò a leggere un sacco di young adult perchè sono rilassanti e mi permettono di staccare la spina,
Eliminasoprattutto in treno al ritorno dall'università :)
Mi hai dato uno spunto per la rubrica delle dieci cose! *-* anche se forse io ho letto libri meno seri ahahhaaha
RispondiEliminaAspetta la parte 2, con i top 10 in digitale... Lì è tutto young adult, paranormal, urban fantasy e via dicendo :) Diciamo che sull'iPad2 leggo i libri d'intrattenimento puro, mentre per classici e saggi preferisco la carta :)
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