La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Ti scrivo da Auschwitz" di Ellis Lehman e Shulamith Bitran, edito Piemme (rilegato a 18,50€) in uscita il 16 Gennaio:
Ellis e Bernie sono ebrei, vivono vicino all'Aia e si amano con l'urgenza dei loro 17 anni. Hanno molti progetti, di cui uno banale ma più pressante di tutti: stare insieme per sempre. L'occupazione nazista dei Paesi Bassi, nel 1942, rende folle la banalità. In breve diventa troppo pericoloso per gli ebrei restare in città. Umiliati da una stella gialla sul petto, devono consegnare le biciclette e rinunciare a frequentare le scuole e i locali pubblici. Senza contare le temute convocazioni per la Polonia, che gli ebrei cominciano a ricevere. Ufficialmente per andare a lavorare, ma nessuno ci crede. I genitori di Ellis decidono di nascondersi in una località sperduta nella brughiera. Bernie invece resta per aiutare la sua gente. I due ragazzi si promettono di tenere ciascuno un diario, da consegnare all'altro alla fine della guerra. Si danno inoltre appuntamento per ritrovarsi, di martedì alle quattro del pomeriggio, sulla panchina del loro primo bacio. Passato il pericolo, Ellis si presenta più volte all'appuntamento, ma di Bernie nessuna traccia. Finché tre anni dopo la loro separazione, proprio nel giorno del suo matrimonio, Ellis riceve un pacchetto che, a giudicare dall'aspetto logoro, deve aver fatto molta strada. Quando lo apre, si sente mancare. Sono i diari di Bernie. Ci vorranno più di sessant'anni prima che Ellis abbia il coraggio di leggerli e di unirli ai suoi. E finalmente il loro abbraccio vincerà la storia.
Questa è una vecchia lettura: il memoir era già uscito nel 2013 con il titolo "Il nostro appuntamento", anche se la nuova copertina mi piace di più.
Ricordo quanto mi avesse preso il cuore, e visto che nel 2013 non parlavo ancora di libri su questo spazio, mi sembra un buon motivo per raccontarvelo oggi.
«Davanti a me si apre un periodo di difficoltà e pericoli.
Se queste saranno le ultime righe che scriverò, mia Ellisje,
ricevi allora ancora una volta il mio amore».
Madre e figlia raccontano insieme uno dei periodi più difficili del Novecento, attraverso diari, lettere, appunti e una narrazione efficace e puntuale che sveli tutto ciò che si nascondeva tra le righe - e nei cuori - dei giovani protagonisti di questa emozionante storia d'amore e coraggio.
È la storia di due ragazzi che, nel momento in cui il loro giovane amore li porta a fantasticare su un futuro insieme fatto solo di gioia e di momenti condivisi, si trovano ad affrontare una guerra per loor incomprensibile, e a subirne le conseguenze.
Costretti a separarsi nel momento in cui il padre di Ellis decide di agire concretamente per nascondere e mettere in salvo la sua famiglia, i due ragazzi decidono di tenere un diario, nel quale riversare pensieri ed emozioni cercando di non interrompere (almeno nella loro mente) il dialogo con l'altro. Nel cuore c'è anche la speranza data dalla promessa di ritrovarsi a guerra finita, alla loro panchina, appuntamento al quale Bernie purtroppo non si presenterà mai.
Le sue parole, e il suo amore mai spentosi, raggiungeranno la ragazza anni dopo, attraverso un pacchetto contenente i suoi diari, ormai logori.Ad Ellis occorrono sessant'anni per trovare il coraggio di aprirli, ma quando decide di farlo è come tornare indietro: confrontandoli con i suoi scritti e i suoi ricordi, realizz aancora una volta quanto lei e Bernie fossero in sintonia seppur impossibilitati a comunicare, e sentendosi forse un po' meno in colpa per essere sopravvissuta (sentimento che ha caratterizzato molte delle persone scampate alla persecuzione nazista, soprattutto quando hanno visto morire persone a loro care) nel constatare quanto questo fosse il desiderio del suo primo, grande amore.
Quello che vi troverete tra le mani è un memoir che sa di romanzo, un dialogo tra madre e figlia ma anche tra Ellis e il lettore, al quale la donna ormai ottantenne affida la storia del suo Bernie perchè lui, e li loro amore, non vengano dimenticati.
Il suo racconto è intervallato da stralci di lettere, di pagine di diario e di riflessioni della figlia, che porta il suo pensiero di "erede" della Shoah, in quanto figlia di una sopravvissuta.
È uno spaccato sulla vita "dopo", su quello che succede quando hai vissuto l'orrore e poi sei dovuto tornare alla normalità: Ellis si è sposata, ha avuto una figlia, e ha avuto una vita che in fondo potremmo definire normale, ma quando ha inciso sul suo modo di vedere il mondo aver vissuto quegli anni di orrore? E quanto ha pesato sulla vita di sua figlia?
"Ti scrivo da Aushwitz" è una testimonianza limpida del prima, del durante e del dopo uno dei momenti più terribili per popolo ebraico (e non solo), che arriva dritta al cuore e che, a distanza di anni, è riuscita a commuovermi durante la rilettura.
Impossibile non emozionarsi pagina dopo pagina, impossibile interrompere la lettura prima di essere giunti alla fine.
Se siete in cerca di un memoir riuscito, brillante ed emozionante per la giornata della memoria, questo è il libro che fa per voi.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Ciao! Aggiungo il libro in lista ;)
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