mercoledì 13 giugno 2018

Intervista a Eloisa Donadelli, su "Le voci delle betulle", l'amore e il bisogno di ritrovarsi

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un'ospite molto speciale: Eloisa Donadelli, autrice di "Le voci delle betulle", appena arrivato in libreria grazie a Sperling & Kupfer (rilegato a 16,90€):
Bernadette Laudis vive da sempre con un peso inspiegabile sul cuore, un senso di vuoto che le fa mancare l'aria all'improvviso nonostante l'abbraccio caldo della famiglia, e che cerca di colmare con il suono del suo violoncello. Finché, un giorno, un oggetto stonato rinvenuto sul pavimento di casa rivela una verità affilata, che squarcia il velo di purezza di cui credeva ammantata la sua vita. E il dolore la getta in un crepaccio senza appigli, di quelli che si insidiano nei ghiacciai delle Alpi che fanno da contorno al paesino di Cimacase, dove lei da Milano si è trasferita per amore. 
Una notte, in cerca di ossigeno fresco, Bernadette si addentra nei boschi, trovando una casa circondata di betulle. Lì vive Giosuè, un pastore solitario, un uomo anziano che si è fatto eremita per proteggere i ricordi. In paese lo chiamano «il re delle betulle»: dicono che i suoi consigli siano un balsamo per le ferite dell'anima; dicono che sappia leggerti dentro, ma che non tutti riescano a trovarlo.
Saranno quel luogo e quell'incontro a dare voce al passato di Bernadette, alla storia della sua famiglia e al mistero delle sue origini, liberandola da quell'antico peso sull'anima. Perché ci sono destini che solo gli alberi sono in grado di preservare.

Ho potuto intervistare l'autrice tra le betulle della sala Agorà di Palazzo Mondadori, subito dopo la sua diretta Facebook (che potete ancora vedere qui), ed ecco cosa mi ha raccontato!

Nel tuo romanzo l’amore ha un ruolo centrale, nonostante non sia una storia d’amore in senso stretto. Abbiamo un amore che finisce che dà la spinta a Bernadette per carcarne uno che invece resti, e forse anche per imparare di nuovo ad amare se stessa.
Ho avuto la sensazione che la tua protagonista compisse questi due percorsi in parallelo.
Sicuramente. L’amore è l’unico motore della vita, e ogni sua accezione è meravigliosa, purchè sia vera. Secondo me l’amore è quella persona con la quale ti senti a casa, ed è quel sentimento che arricchisce e lascia liberi allo stesso tempo.
Bernadette ha perso il suo primo amore: in seguito ha trovato qualcosa che attutisse questo senso di perdita, che smorzasse le sue insicurezze, ma ritrova se stessa quando, alla fine, ritrova anche l’amore vero. Quello che supera tempo e distanza.

Forse non era nelle tue intenzioni, ma con “Le voci delle betulle” hai scritto non solo la storia di Bernadette ma anche una splendida saga famigliare. C’è una frase in particolare, sulla famiglia come punto di partenza, come nido, che mi ha colpita molto.
In parallelo, identifichi nell’amore coniugale quello che scegli, che rappresenta il futuro e che va colto nella direzione del proprio vento.
Quanto è difficile secondo te oggi, capire in che direzione soffi il nostro vento?
Tutti abbiamo una famiglia d’origine, il nucleo da cui siamo nati, e poi quella che costruiamo con il nostro partner. Nella prima ci capitiamo, mentre la seconda guarda al futuro perchè scegliamo attivamente la persona con cui costruirla.
Invece, per capire in che direzione soffia il nostro vento, dobbiamo prima di tutto fermarci.
Viviamo in un mondo che si muove velocemente, e rischiamo di dimenticarci di ascoltare prima di tutto noi stessi: è questo ilnostro vento, la voce dentro di noi che ci dice dove dirigerci.

Parlando di vento, questo aspetto del tuo romanzo mi ha fatto pensare a una delle puntate più divertenti di "Friends," che vedeva Rachel, Monica e Phoebe immerse nella lettura di un saggio che spiegava alle donne "come non farsi rubare il vento", inteso proprio come la loro energia interiore, e incitava a non farsi calpestare ed essere padrone della propria vita.
Questa è anche la necessità di Bernadette, in fondo.
Secondo me, le donne soffrono sempre di più per amore rispetto agli uomini, forse perchè si fanno travolgere di più dai sentimenti.
È un riferimento giusto quello che hai colto, e anzi, è bello il messaggio di quell'episodio sul non farsi calpestare, perchè è qualcosa che noi donne rischiamo sempre di fare.
Nel romanzo infatti c'è una donna che viene calpestata, persa nella ricerca di qualcosa che non può avere e sotto il peso di un amore sbagliato: Agata.

In Agata io ho visto una sorta di anti-Heidi: sogna la vita borghese, ai suoi occhi ricca e dorata, piena di emozioni, rifiutando la vita semplice di montagna che invece per Heidi rappresentava la perfezione.
Ci ho visto giusto? 
Non ci avevo pensato, ma sì, Agata è proprio l'anti-Heidi! Hai trovato un paragone pazzesco!
Agata è nata in montagna, ma la odia da sempre: immagina la città come una specie di Disneyland, piena di negozi di caramelle, di profumi, di case con lenzuola morbide e carte da parati.
Purtroppo resta schiacciata da questo sogno, come un uccellino che cerca di lasciare il nido troppo presto. Finisce per fidarsi di un uomo sbagliato, e non riesce a tornare indietro o crearsi un futuro diverso.

Ho amato il personaggio di Bastiano, sai?
È proprio il principe azzurro, il grande amore della gioventù, quello che vedi con le lenti rosa e che è difficile da trovare in età adulta, quando tutto ciò che era sfumato dietro le lenti lo vedi nitido.
È anche uno dei miei personaggi preferiti, e forse in lui ho voluto rappresentare quello che per me è il principe azzurro, quello che arriva e ti salva, che ti aiuta, che è presente. Ci sono uomini così.
Rappresenta anche l'amore libero, quello che non ti opprime o che non ti sfrutta: è l'amore che ti permette di realizzare i tuoi sogni.

Ho riflettuto a lungo su un aspetto del tuo romanzo, ovvero l'idea di ritrovare se stessi anche grazie al semplice atto di camminare in un bosco.
Da un punto di vista strettamente pratico, funziona: camminare in un bosco ti costringe a rallentare, perchè devi scoprire le radici nascoste, abbassarti per passare sotto ai rami più bassi, evitare i sassi sporgenti. Già per la sua conformazione, il bosco ti costringe ad andare più piano: in un momento in cui si è sopraffatti da una vita frenetica e troppo veloce, l'atto stesso di andare a camminare in un bosco impone la lentezza, e permette così di pensare con più lucidità.
Quello di ritrovare la lentezza è un bisogno più forte che mai, oggi che siamo sovrastimolati.
Il bosco, poi è bellezza, e la natura in esso racchiusa ha una perfezione sua.
Camminare in un bosco significa ascoltare a 360° ciò che ci circonda: c'è la musica del bosco, e c'è il suo silenzio. Questo ci aiuta ad ascoltare noi stessi, invece dei rumori della nostra vita.

Ho un'ultima curiosità, e riguarda il tuo rapporto con la musica.
Nel romanzo è molto presente, anche attraverso due strumenti importanti come il pianoforte e il violoncello.
Nella mia vita la musica è molto importante, e l'ho studiata fin da piccola.
Non sono una musicista, ma ho studiato pianoforte, un po' di chitarra e un po' di violino.
Scrivo cullata dalla musica: per questo romanzo in particolare, ho ascoltato la musica di Ezio Bosso, soprattutto Bach al pianoforte.
La musica classica mi accompagna anche durante le mie passeggiate: quando nevica, camminare nella neve ascoltando musica classica è davvero il massimo!

Infine, raccontami: che lettrice sei?
Quali sono i tuoi libri e/o autori del cuore?
Ho sempre letto tantissimo: romanzi, saggistica e poesia.
Amo molto la poesia, soprattutto quella dei romantici inglesi, o di Alda Merini.
Come romanzieri amo Doris Lessing, Marguerite Yourcenar, Giovanni Verga, o il realismo magico sudamericano. "La casa degli spiriti" di Isabel Allende è uno dei miei libri preferiti, e poi Marguerite Duras....!
C'è qualcosa de "L'amante" di Marguerite Duras nel rapporto tra Agata e il finanziere...
Qualcosa sicuramente sì, e nel romanzo è finito qualcosa anche da "Un amore" di Dino Buzzati, un altro dei miei libri "del cuore".

Ringrazio moltissimo Sperling & Kupfer ed Eloisa Donadelli per la possibilità di questo confronto su "Le voci delle betulle", un romanzo che mi ha preso un pezzo di cuore e che consiglio a tutti, nessuno escluso. Insieme a una passeggiata nel bosco ;)

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

Nessun commento :

Posta un commento