giovedì 23 novembre 2017

Intervista ad Alessia Gazzola su "Arabesque", la lettura e la serie TV

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un'ospite molto speciale: Alessia Gazzola, ora in libreria con "Arabesque" per Longanesi (rilegato a 17,60€):
Tutto è cambiato, per Alice Allevi: è un mondo nuovo quello che la attende fuori dall’Istituto di Medicina Legale in cui ha trascorso anni complicati ma, a loro modo, felici. Alice infatti non è più una specializzanda, ma è a pieno titolo una Specialista in Medicina Legale. E la luminosa (forse) e accidentata (quasi sicuramente) avventura della libera professione la attende. Ma la libertà tanto desiderata ha un sapore dolce amaro: di nuovo single dopo una lunga storia d’amore, Alice teme di perdere i suoi punti di riferimento. Tutti tranne uno: l’affascinante e intrattabile Claudio Conforti, detto CC, medico legale di comprovata professionalità e rinomata spietatezza.
Quando le capita il suo primo incarico di consulenza per un magistrato, Alice si rimbocca le maniche e sfodera il meglio di sé. Al centro del caso c’è una donna di quarantacinque anni, un tempo étoile della Scala e oggi proprietaria di una scuola di danza. In apparenza è deceduta per cause naturali. Eppure, Alice ha i suoi sospetti e per quanto vorrebbe che le cose, per una volta almeno, fossero semplici, la realtà è sempre pronta a disattenderla. Perché, grazie alla sua sensibilità e al suo intuito, Alice inizia a scoprire inquietanti segreti nel passato della donna, legati all’universo – tanto affascinante quanto spietato e competitivo – del balletto classico...

Mettete una domenica mattina, un tavolo pieno di tazze di caffè e di morbide brioche e un gruppo di lettori forti, anzi, fortissimi pronti a incontrare una delle loro autrici preferite.
È iniziato così l'incontro con Alessia Gazzola, nel bellissimo caffè della Triennale a Milano, ed ecco cosa ci siamo raccontati!
Leggendo i romanzi di questa serie si riesce a tracciare il percorso evolutivo del personaggio di Alice: ormai hai passato diversi anni in sua compagnia, com'è cambiato il rapporto con la tua protagonista? senti di essere cresciuta insieme a lei?
L'idea di farla crescere e di non lasciarla cristallizzata nel tempo e nello spazio, che in genere in ogni avventura resta uguale a se stesso, era qualcosa che non mi piaceva. Ho riscontrato questa particolarità in alcune serialità che amo, ma non era qualcosa che mi andasse di fare.
Volevo seguire un percorso, e devo dire che non mi è riuscito difficile:mi è venuto spontaneo, forse anche per il fatto che utilizzo la prima persona.
Non sono romanzi autobiografici, lo dico sempre che Alice non sono io, ma ormai mi sentivo a disagio a darle una voce ancora infantile, adesso che ormai ho trentacinque anni.
Devo dire che non condivido alcune cose che lei pensa o fa, ma siccome è diversa da me la faccio agire come penso sia importante nell'economia della trama. In ogni caso, doveva crescere: dovevo darle un decoro, anche per rispetto della sua professione, che è pur sempre la mia. E poi la stessa Alice ha ormai trent'anni, è molto lontana dalla studentessa ventitreenne del primo romanzo.
Ma qual è oggi il suo rapporto personale con Alice? Non credo che lei fin dal primo libro pensasse a un personaggio seriale, ma quanto pensa di andare avanti, e fino a che punto ha invaso la sua vita?
Il mio rapporto è ormai di familiarità: per me Alice è come una sorella più piccola, ancora un po' immatura in alcune cose. I miei pensieri in realtà li attribuisco un po' a tutti i personaggi, e anche se non sono Alice, alla fine i romanzi sono pieni dei miei pensieri, sentimenti ed emozioni.
Certe volte sia come autrice, sia come persona, posso anche non condividere il comportamento della mia protagonista in una determinata scena, ma lei ormai ha sviluppato una sua personalità, anche indipendente da me. Certe cose io stessa non le so finché non mi metto davanti al computer a scrivere. Continuerò a scrivere di lei finché sarà divertente per me, perché se deve diventare un peso o una catena preferisco lasciar perdere: alla fine, so di avere anche tante altre idee che vorrei prima o poi seguire. Qualcosa ho anche già pubblicato. Da lettrice, riconosco i libri scritti a tavolino, e non ne vorrei mai scrivere uno, per cui se dovessi mancare all'appello in futuro saprete che sarà perché non avrò niente da scrivere al momento.

In "Arabesque" l'attenzione si sposta sul mondo del balletto, ma hai voluto mettere in evidenza la competitività e l'aggressività che distruggono chiunque entri in quel mondo, invece della sua bellezza. Come mai?
Non mi propongo di scrivere delle verità assolute: il mondo della danza classica può essere anche un mondo pulito, in cui valgono le regole dello sport, i valori più nobili di qualunque attività fisica o artistica. Ma sono una giallista, e anche in un mondo puro devo trovare la zona d'ombra.
L'imput mi è stato dato da "Il cigno nero", film che in realtà non mi era piaciuto del tutto ma mi aveva impressionato, e mi aveva dato l'idea di scrivere un romanzo in cui venissero sottolineati questi aspetti dell'autodisciplina eccessiva e della competitività. Prima ancora, la cosa che più m'interessava era, indipendentemente dal mondo della danza, raccontare l'invidia della giovinezza, una cosa che mi stuzzicava molto. Volevo raccontare un rapporto particolare tra maestra e allieva, e viceversa, che avrebbe potuto nascere anche in un altro ambiente, ma quello del balletto mi piaceva per il suo aspetto "bello": vi sarete accorti che a me piace descrivere ambienti belli, eleganti.

I suoi romanzi vanno incontro sia alla voglia di giallo e mistero, sia al bisogno di romanticismo. Qual è stata la spinta che l'ha portata a creare questa miscela unica e personale?
Nei primi romanzi il lato frivolo era molto forte, anche perché all'epoca avevo ventisei anni e facevo scorpacciate di romanzi chick-lit, soprattutto quelli di Sophie Kinsella. Nella mia scrittura è finito anche quello che era il mio gusto da lettrice. Il primo libro l'ho scritto come puro divertimento, non avevo un progetto editoriale e ancora oggi mi piacciono molto i romanzi rosa, ma  credo che nelle mie storie il punto centrale sia Alice più che la sua vita sentimentale. Lei è in cerca d'identità e di sicurezza, e questo si riflette anche nelle sue relazioni, ma da un romanzo all'altro è diventata più forte e più indipendente dagli uomini. Mi piace l'idea di proporre questo tipo di modello, senza presunzione.
E oggi, quali sono le tue letture?
Seguo ancora Sophie Kinsella, che per me è la regina della chick-lit, ma adesso sono nel periodo "vecchia Inghilterra", con i romanzi editi Astoria e Fazi Editore, e con le famose sorelle Mitford.
Leggo ovviamente molti romanzi gialli, perché ritengo di dover imparare ancora molto!
Emmanuele Aita e Francesca Agostini (rispettivamente Paolone e Lara nella serie TV)
si sono uniti a noi per parlare della trasposizione sul piccolo schermo e dei loro personaggi!
La trasposizione dei romanzi in una serie televisiva ha portato nuovi lettori?
C'è qualcosa nei libri che ti è dispiaciuto non sia stato trasposto negli episodi televisivi?
In tutta onestà, la serie tv è stata una benedizione, una bella fortuna di cui sono perfettamente consapevole. Pur con delle differenze legate alle esigenze di sceneggiatura, la cosa più importante, vale a dire l'atmosfera dei libri, è stata rispettata. Che poi ci siano delle differenze, delle semplificazioni, io lo reputo un effetto limitato e accettabile.
Di sicuro mi ha portato tanti nuovi lettori. Mi sarebbe piaciuto vedere "Un segreto non è per sempre", che resta il mio libro preferito, realizzato in un modo diverso, ma sono la prima a rendersi conto che in cinquanta minuti non è possibile sviluppare tutti gli aspetti del romanzo. La trama gialla, a volte, è stata un po' sacrificata rispetto alle scene che vedono Alice in istituto e al suo rapporto con Claudio, ma capisco che queste attirassero di più il pubblico.

Colgo l'occasione e chiedo a Emmanuele Aita e Francesca Agostini come sia stato portare sullo schermo questi personaggi: cosa pensate di aver dato loro, e cosa credete vi abbiano dato?
Francesca: Io ed Emmanuele siamo amici da molto tempo, e tra di noi c'era già feeling. Di Lara ho il cinismo, almeno in parte. Ho la sua lingua tagliente, e il regista - con il quale avevo già lavorato per "Grand Hotel" - , sapendolo, ha voluto enfatizzare questo aspetto della sua personalità, rendendo lara un po' più pepata di quanto non fosse all'inizio.
Emmanuele: In Paolone di mio c'è tantissimo, quasi tutto. Sono pasticcione e permaloso, quanto lui. Conoscere già Francesca mi ha aiutato moltissimo, anche eprchè in me c'è anche tanta della timidezza di Paolone. Per fortuna il regista ci ha dato moltissima libertà nel lavorare sulle battute e la gestualità dei nostri personaggi.

Un ultima domanda prima di salutarci: guardando indietro, ora che siamo al romanzo numero sette (!), diresti che scrivere i romanzi di Alice è stato frutto di un processo graduale, o ricordi invece il fattore scatenante di quella che poi è diventata una serie di grande successo?
Avevo sempre scritto, anche in precedenza: la scrittura è qualcosa di cui ho sempre avvertito il bisogno. Avevo scritto romanzi orribili che non ho mai neanche provato a pubblicare e poi, quando sono entrata alla scuola di specializzazione mi è venuto automatico iniziare a scrivere una storia con quell'ambientazione. Rileggendola, mi sono resa conto di aver scritto qualcosa che, per una volta, poteva avere un potenziale e ho tentato di pubblicarla.
Una di quelle cose che provi a fare anche se non ci credi molto nemmeno tu.
Quando l'hanno accettato, volevo pubblicare sotto pseudonimo perché mi vergognavo tantissimo, ma poi il libro è uscito, è andato bene e io ho superato la vergogna.
E i suoi colleghi, hanno letto tutti questi romanzi? Cosa ne pensano?
Si sono divertiti da matti a leggermi: alcuni pretendevano di riconoscersi - a torto - nel personaggio di Claudio Conforti, e ovviamente nessuno voleva essere la cattiva Wally, ma nessuno si è offeso.
Per fortuna!
Grazie a Francesca Agostini ed Emmanuele Aita per la disponibilità!
Vi consiglio la lettura di "Arabesque" perchè a me ha divertita moltissimo e perchè Alice Allevi è sempre speciale-specialissima, e ringrazio moltissimo Longanesi, Alessia Gazzola, Francesca Agostini ed Emmanuele Aita per la loro disponibilità!

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

1 commento :

  1. Una bella intervista davvero! Amo la Gazzola autrice ma la serie tv invece mi ha fatta allontanare da Alice, il cast non mi è sembrato azzeccato. Sono bravissimi eh però non li ho visti giusti per i ruoli, non ci "stanno "proprio. Forse salvo solo la scelta dell l'interprete della Wally, lei si che è perfetta. Per il resto mi limiterò alla Alice di carta!

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