mercoledì 19 aprile 2017

Scegliere la gentilezza è un atto di coraggio: intervista a R.J. Palacio

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ospita una grande, grandissima donna ed autrice: R.J. Palacio!
Proprio lei, la penna (o meglio, la mano sulla tastiera) dietro "Wonder", uno dei miei libri preferiti!
Quando i tuoi libri vengono fotografati in contesti più lussuosi dei tuoi
Incontrarla è stato straordinario, ed ecco di cosa abbiamo parlato!

Partiamo da "Wonder", perchè non è stato solo un successo editoriale: ha dato il via a un vero e proprio movimento etico, il movimento #ChooseKind (qui trovate l'account Tumblr dal quale è partito). Era qualcosa che avresti mai immaginato?
Ah, non avrei mai potuto immaginare che da ciò che stavo scrivendo sarebbe nato qualcosa come il movimento #ChooseKind! Credo che sia il tipo di cosa che se cerchi di far accadere per forza sei destinato a fallire: deve nascere spontaneamente.
Solo dopo la pubblicazione di "Wonder" ho realizzato che molti insegnanti e bibliotecari lo utilizzavano per introdurre il tema del bullismo in classe e con i gruppi di lettura.
Sfruttavano la storia e i suoi personaggi per fare domande, per chiedere «Cosa ne pensi di questa scena?» o «In chi ti immedesimi maggiormente?», o ancora «Tu come ti comporteresti, se qualcuno come Auggie si presentasse nella tua classe?».
E non solo: la discussione verteva poi sempre sulla gentilezza.
È stato il mio editore a lanciare l'account Tumblr di #ChooseKind, e immediatamente ha avuto un numero altissimo di visite: prima ancora di rendermene conto, era nato un movimento.
Alle persone sembrava piacere davvero l'idea di scegliere la gentilezza: è l'idea stessa della scelta, credo, a rendere il tutto così rigenerante.
Perchè di scelta si tratta, se essere gentile o non esserlo, e l'idea di educare anche i bambini a scegliere la gentilezza.
Possiamo dire che spesso è molto più facile non esserlo?
Certo che sì! È difficile essere gentili! È molto più facile non esserlo, o essere appena appena carini. Ma essere gentili nel profondo e a tutto tondo, quello sì che è difficile.
A volte si deve anche andare contro il proprio istinto naturale, per rispondere con la gentilezza a un torto, e questo solo perchè è la cosa più giusta da fare.
Credo però, e come me lo credono in molti altri, che la gentilezza sia contagiosa, e che se ogni giorno scegliamo di compiere un atto gentile verso qualcun altro, la gentilezza si diffonderà sul serio.

Un altro tema che il tuo libro affronta è quello della malattia, in particolar modo della sindrome di Treacher Collins, di cui soffre Auggie. Non è una malattia diffusa o molto conosciuta, e mi chiedevo: quante ricerche hai dovuto fare, e quanto è stato effettivamente facile farle, mentre scrivevi il tuo libro?
Quando ho iniziato a scrivere la storia di Auggie, non ero così concentrata sulla malattia e così specifica nel parlare di ciò di cui soffriva. In un certo senso, non mi importava: nella mia mente aveva un aspetto preciso, e mi bastava. Però poi ho deciso di scrivere anche dal punto di vista di Via, e ho realizzato che sì, dovevo saperne di più. Ho visitato il centro di ricostruzione facciale dell'università di New York, e ho trascorso ore in biblioteca facendo ricerche.
Per non parlare poi del fatto che dovevi rendere la malattia di Auggie comprensibile a lettori molto giovani.
Il vantaggio qui veniva dal fatto che venivi a saperne di più sulla malattia mano a mano che conoscevi i personaggi. Mi è stato detto spesso dai lettori che in un primo momento non avevano proprio idea di che aspetto avesse Auggie, e che una volta scoperto gli erano così affezionati che ormai il suo aspetto non importava più.

Una curiosità personale: accanto a "Wonder" abbiamo novelle dedicate per Julian, Christopher e Charlotte.
Hai mai pensato di espandere anche la storia di Via?
Sai perchè ho scelto proprio loro tre? Perchè le loro voci non erano presenti in "Wonder", mentre Via aveva già un suo punto di vista.
Tuttavia, se dovessi espandere ulteriormente la storia, Via e Ximena sarebbero le prossime.
Quella di Via è la voce della figlia che "sta bene", e che per questo in fondo viene un po' lasciata a sè stessa.
Perchè sta bene. Via a volte vive la sua salute di ferro come una croce da portare, perchè spesso resta tagliata fuori da quella bolla che include i suoi genitori e Auggie.
Via è brava a scuola, è una brava ragazza, ma spesso si comporta bene non tanto perchè lo senta, quanto per non dare problemi ai genitori che ne hanno già passate tante.
Credo che anche se avesse un'occasione per ribellarsi, non lo farebbe.
Una curiosità su Via: in origine avevo incluso in "Wonder" una scena in cui la ragazza parlava di maternità, e del fatto di non volere figlia. Orientando il libro a lettori molto giovani ho deciso di toglierla, ma se in futuro Via avesse la sua storia la riproporrei.

Il mio preferito, però, devo ammetterlo, è Julian. Con lui hai fatto l'impossibile: ci hai fatti affezionare al bullo. È impossibile leggere la sua novella e non provare una grande empatia nei suoi confronti. La sua storia è nata come novella o all'inizio avevi un'idea differente?
All'inizio il suo punto di vista doveva far parte di "Wonder", quindi sapevo già quale fosse la sua storia e che la sua cattiveria nasceva dalla paura. Sapevo che quella era la motivazione che stata dietro al suo pessimo carattere.
Tuttavia, "Wonder" è la storia di Auggie, quindi tutto ciò che leggiamo ci porta a conoscere e comprendere maggiormente Auggie. Di fatto, Julian non ha mai voluto conoscere Auggie, quindi da questo punto di vista il suo punto di vista non apparteneva a quel romanzo.
Per questo ho deciso che, magari, in futuro, avrei raccontato la sua storia separatamente.
Volevo che i lettori potessero scoprire la sua storia e comprendere che fare un errore non ci rende persone cattive. Si può chiedere scusa, e ripartire da lì.
Per Julian a cambiare tutto è l'intervento di sua nonna.
E forse la soluzione al bullismo è proprio questa, educare i bambini.
Più si sensibilizzano i bambini al tema del bullismo, meno probabilità ci sono che diventino bulli una volta arrivati alle medie, o al liceo.
Esatto! Anche perchè più crescono e più è difficile far loro comprendere che sì, quello che stanno facendo è bullismo. Molti non lo realizzano. Julian non comprende di essere il cattivo della storia fino a quando la nonna non devide di condividere il suo aneddoto di gioventù, e realizza di essere il bullo della sua, di storia.
Oggi, poi, attraverso la rete, è ancora più difficile diventare bulli. Puoi esprimere odio e cattiveria attraverso ogni social network, nascosto dietro a un computer.
Puoi persino essere un bullo anonimo, ed è terribile. Ho letto di quelle cose su Twitter che...
Ma forse la soluzione è proprio rispondere con gentilezza. Di solito chi si vede rispondere così resta disorientato.
Ah, questo sì! Ma perchè molte persone non sanno proprio come gestire la gentilezza: non sanno cosa farci!
Da lettrice, sono sempre curiosa di scoprire che lettori siano i miei autori preferiti.
Cosa troviamo sul tuo comodino al momento?
Puoi crederci o meno, ma il romanzo che ho deciso di portare con me in viaggio è "L'ultimo cavaliere" di Stephen King (il primo volume del ciclo de La torre nera, ndr).
Non so come mai, probabilmente sono entrata nella mia fase King.
Attraverso delle vere e proprie fasi con le letture: c'è stata la fase tedesca, in cui ho letto Thomas Mann, Heinrich Böll e Günter Grass per circa due anni; la fase latino-americana in cui ho letto tutto Gabriel García Márquez e Julio Cortázar; la fase francese, con Albert Camus.
Non so come mai.
Anche ora, prima di iniziare il romanzo di Stephen King ero in piena fase Cormac McCarthy.
Non avevo mai letto nulla di McCarthy fino a tre anni fa, e una volta finito "La strada" ho voluto leggere tutto. Credo che al momento sia il mio autore preferito in assoluto.
Leggi anche saggistica?
Non molta, anche se mi piacerebbe riuscire a leggere più saggi storici.
Ma adoro Malcolm Gladwell (autore di "In un batter di ciglia" e "Fuoriclasse", editi Mondadori, ndr): il secondo, in particolare, mi ha davvero colpita!

Ricordo le tue prima interviste, e in particolare il tuo non definirti una scrittrice perchè non potevi dire se nel tuo futuro ci fossero altre storie oltre a "Wonder".
Ora che è passato del tempo, hai cambiato opinione?
Sì, perchè ho lasciato il mio lavoro due anni fa per scrivere a tempo pieno.
Quando ho scritto "Wonder" lavoravo, e l'unico momento libro che avessi per scrivere era di notte, a volte anche fino alle tre di mattina: ora che scrivo di giorno, dormo meglio!
Sono però felice di aver lavorato sodo per tutta la vita, perchè ora posso, se ne ho bisogno, prendermi un giorno di riposo: a volte serve!
Posso passeggiare, rilassarmi.
Quando hai una carriera, e sei anche una madre, sei letteralmente sempre di corsa: ogni secondo della tua giornata lo passi a lavorare in fretta, correre a fare commissioni, prenotare visite dal pediatra, riempire borse del calcetto.Va avanti così per anni e nemmeno ti rendi conto di quanto sia pesante, fino a quando non ti prendi una pausa e ti rendi conto che è il momento di rallentare.
In fondo è così che vivono anche i genitori di Auggie e Via: corrono, si affannano, si preoccupano.
Ricordo di essermi chiesta, quando ho letto per la prima volta il romanzo, quanto spazio ci fosse per la felicità in tutto questo. Vista da fuori, la loro vita da genitori è un incubo.
Mi fa davvero piacere che tu abbia sollevato la questione, non lo fa quasi nessuno.
Ed è vero, credo che per molti versi lo sia.
Sarà sempre una battaglia per rendere il più possibile normale la tua vita, e ovviamente chi convive con malattie incurabili non vuole vivere ogni giorno nella tragedia.
I genitori di questi bambini ridono, scherzano, sorridono per ogni piccola cosa cercando di rendere il più possibile normale la loro vita di ogni giorno.
Ho incontrato un bambino di undici anni, nato senza un orecchio, che adorava fare scherzi a tutti con la sua protesi: faceva cadere l'orecchio finto nel piatto di tutti per farli spaventare.
I genitori lo trovavano esilarante, e lui si divertiva moltissimo.
Penso che chi vive una condizione simile a quella di Auggie e dei suoi genitori lavori ogni giorno per rendere la sua vita migliore, facendo del suo meglio per trarre il bello da ogni piccola cosa.
In fondo è quello che facciamo tutti: questa è la nostra vita, e dobbiamo fare del nostro meglio per renderla speciale.
La madre di Auggie prega ogni giorno che il mondo sia gentile nei confronti del suo bambino, ed è la preghiera che ogni madre fa ogni giorno della sua vita.

Ringrazio moltissimo Giunti e R.J. Palacio per la possibilità di parlare dei suoi romanzi, di bullismo e di libri - perchè si sa che noi lettori andiamo sempre a parare lì, in qualche modo - e spero che recupererete tutti la lettura di "Wonder" perchè di questo romanzo si può dire: vi cambierà la vita.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

2 commenti :

  1. Una bellissima intervista!
    A me mancano solo le novelle di Christopher e Charlotte, anche se dovrei farmi una rilettura di quella di Julian perché l'ho letta diverso tempo fa.

    RispondiElimina
  2. Un'intervista meravigliosa. Domande mirate, oroginali e interessanti da leggere anche per chi, come me, ha sempre guardato questa serie sugli scaffali pensando di trovarsi di fronte a storie per bambini. Vedendo te e Lewis così presi, ho deciso di buttarmi alla scoperta del mondo della gentilezza!

    RispondiElimina