sabato 22 aprile 2017

Curare, e curarsi, con i libri: intervista a Michaël Uras

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un ospite molto speciale, che in Italia abbiamo potuto conoscere proprio questo mese grazie al suo "Le parole degli altri", edito Nord (rilegato a 16,90€): Michaël Uras!
Per tutti arriva il momento di scegliere cosa fare nella vita. Ed è arrivato anche per Alex. Lui, però, ha avuto un’idea geniale: perché non mettere a frutto la sua smisurata passione per i libri e il suo intuito nel saper leggere il cuore delle persone? Così si è inventato un mestiere: il biblioterapeuta. Invece di medicine, Alex dispensa ai suoi pazienti precisi consigli di lettura e li accompagna nella scoperta del potere salvifico delle parole: Aspettando Godot per chi ha troppo da fare, Il giovane Holden per chi ha paura di ribellarsi, l'Odissea per ritrovare il proprio posto nel mondo... E, grazie a quei consigli, le persone stanno meglio: sta meglio Yann, il ragazzo innamorato che non riesce a dichiararsi; sta meglio Anthony, il calciatore travolto dal successo, e sta meglio Robert, l'uomo d'affari che ha smarrito se stesso. Tutto sembra andare per il meglio, finché Alex non si rende conto che, in realtà, anche nella sua vita c’è qualcosa che non va. Pure lui deve riuscire a cambiare, a «guarire». Ma, si sa, consigliare gli altri è semplice, mentre risolvere i propri problemi può essere un’impresa impossibile. Soprattutto quando non si ha idea da quale libro cominciare...

Vi avevo proposto la recensione entusiasta del romanzo qui, e ho colto al volo l'occasione di incontrare l'autore e fargli qualche domanda su Alex, sulla scrittura e sulla lettura: ecco cosa mi ha raccontato!

Partiamo subito dal tuo protagonista, Alex, perchè il primo tema che il suo personaggio ci permette di affrontare è quello della diffusione della letteratura e dei suoi personaggi, tema che credo ti tocchi da vicino come insegnante. Quanto della tua esperienza personale c'è nel libro, per quanto riguarda questo tema?
Il rapporto così stretto e appassionato con la letteratura è ciò che condivido con Alex: insegno letteratura, quindi con quest'ultima ho un rapporto privilegiato ormai da parecchi anni.
Ciò che ci separa è invece il fatto che io non sono più così ossessionato dai libri da diversi anni: Alex è invaso dalla sua follia per i libri, ed è questo a impedirgli di vivere una vita piena.
Aggiungo che Alex può essere così invaso e pervaso dalla letteratura perchè è solo: io non sono solo, sono sposato e ho due figlie, e credo che se osassi farmi prendere così la mano sarei velocemente riportato alla realtà.

Conosciamo Alex in un momento molto delicato, subito dopo la fine della sua relazione sentimentale più importante, e grazie alle sue riflessioni e ai flashback abbiamo modo di scoprirne l'infanzia e l'adolescenza, e capendo cosa lo abbia portato ad attaccarsi così morbosamente alle parole altrui - forse anche per paura di dover tirare le sue.
Per questo ti chiedo: quanto sono importanti le parole che gli altri ci dicono quando siamo bambini, quanto ci restano dentro e quanto ci indirizzano verso quali altre parole ricercare?
Nel caso di Alex, quelle dei genitori (che non sono belle parole) sono determinanti.
Sicuramente le parole che ci vengono rivolte da bambini sono le prime "parole degli altri" che registriamo, e quindi sono determinanti.
Alex è una persona che si costruisce in opposizione con la madre, universitaria che considera la letteratura un oggetto di studio scientifico. Per lui la letteratura è qualcosa che può tranquillizzare le persone, e arrivare a toccarle nel loro intimo più profondo.
Per questo la sua evoluzione avviene in netta opposizione alla madre, ed era questo il personaggio che volevo raccontare.
Aggiungo che in questa opposizione tra madre e figlio c'è la letteratura, che diventa oggetto di potere tra i due.
Una curiosità personale: tanti libri, tanti autori, ma tutti rigorosamente classici. Come mai?
Mera preferenza personale, o deformazione professionale?
È vero, i classici sono protagonisti nel mio romanzo.
I classici hanno ormai provato di funzionare, attraversando i secoli: il loro principio attivo è forte, fortissimo. Pensiamo a Moliere, o a Racine: possiamo ancora ancora apprezzarli e comprenderli perchè ci comunicano la nascita dell'essere umano.
I romanzi contemporanei sono troppo vicino a noi: lasciamo loro il tempo di vivere e, forse, anche di morire.

Al centro del romanzo non ci sono solo i libri, ma anche la peculiare professione di Alex.
Citi un'università americana in cui esiste un vero e proprio corso di studi in Biblioterapia, ma è così anche in Europa? È una forma di terapia riconosciuta?
Sì, negli Stati Uniti esiste una formazione universitaria per diventare biblioterapeuti, mentre in Francia si tratta di corsi tenuti da una biblioterapeuta molto conosciuta, Régine Detambel.
Tutto questo per dire che la biblioterapia esiste e da molto tempo: è un mestiere che esiste da secoli, anche se forse non veniva definito in questo modo. Basta guardare ai lavori di Montaigne e Montesquieu.
Non si può non chiedertelo: qual è il "tuo" libro terapeutico, quello che ti fa stare bene?
Per me è sicuramente "La ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust. È il "mio" libro essenziale, che ho riletto e continuo a rileggere.
In realtà rileggo tutta l'opera di Marcel Proust, incluse le poesie.
Il mio interesse nei cofnronti di questo autore nasce dal fatto che secondo me è arrivato al cuore dell'essere umano, a penetrarne i pensieri, e anche dopo tanto tempo riesce ancora a a toccarci e a commuoverci tutti. E questo nonostante vivesse in quasi totale reclusione.
Come le sorelle Bronte, del resto.
Esattamente, o anche Emily Dickinson, che vissuto reclusa in una casa piccolissima.
Marcel Proust, in uno dei suoi testi di gioventù, ha parlato di Noè e ha raccontato che da bambino era profondamente triste per questo personaggio pensando ai suoi 40 giorni chiuso nell'arca.
Poi ha capito che forse Noè non aveva mai visto così chiaramente il mondo come quando era rinchiuso all'interno dell'arca. È solo estraniandosi dal mondo che si riesce a percepirlo nel profondo e ad analizzarlo. Certo, non bisogna esagerare come fa Alex!

Grazie di cuore a Nord e a Michaël Uras per la disponibilità e per l'interessante chiacchierata!
Il romanzo è consigliatissimo a tutti i lettori, agli amanti di libri sui libri (come la sottoscritta) e ai fan della letteratura francese, perchè adoreranno l'atmosfera di "Le parole degli altri".

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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