Un messaggio importante, quello che C.G. Drews decide di trasmettere ai suoi giovani lettori attraverso le pagine del suo A thousand perfect notes (Hachette) e, soprattutto, attraverso la storia di Beethoven “Beck” Keverich.
Quella che per tutti è l’età dei primi amori e delle prime scorribande è, per Beck, il culmine di un’infanzia priva di spensieratezza, dedicata esclusivamente allo studio del pianoforte.
Uno studio non matto, forse, ma sicuramente disperatissimo: il ragazzo è infatti vittima di violenze ripetute perpetrate dalla madre, musicista di talento la cui carriera è stata stroncata troppo presto da un ictus, tramutatasi in carceriera nella sua stessa casa.
Ore e ore di tasti premuti, brani complicati che metterebbero in crisi anche un musicista esperto ripetuti fino a sentirsi male, e nel cuore l’angoscia provocata dalla consapevolezza di non avere scelta se non quella di obbedire alle richieste sempre più folli di una madre che non sarà mai soddisfatta.
È August, una compagna di classe tutta entusiasmo e sorrisi, con “i raggi di sole negli occhi”, a insegnare a Beck cosa voglia dire amare e sentirsi amati, e anche grazie a lei trova il coraggio di ribellarsi a una madre violenta e autoritaria, e di suonare la “sua” musica, quella che per anni ha composto solo nella sua testa.
Certo, non è ancora perfetta. Ma per August vale «più di mille note perfette», e anche Beck.
C.G. Drews racconta il lato oscuro della musica: la ricerca estenuante della perfezione; la frustrazione nel sapere, nel profondo del proprio cuore, di non essere bravi quanto si vorrebbe; l’ossessione che porta a suonare fino a farsi sanguinare le dita, senza che nessuna gioia venga dal riprodurre anche il brano più armonioso.
Racconta anche la ricerca della propria voce, perchè quella che Beck sente esplodere dalle sue dita quando suona la “sua” musica altro non è che la sua personalità travolgente troppo a lungo sopita, e che niente, nemmeno le punizioni più severe, può tacitare per sempre.
Sarà lo zio, pianista di grande successo, a riconoscere in Beck un compositore di talento, e a vedere ciò che la madre, persa nella sua smania di rivalsa, è impossibile scorgere: Beck non deve suonare la musica di altri, deve creare la sua.
E non dobbiamo forse imparare tutti a comporre la nostra personale melodia?
Impossibile non ritrovare la nostra stessa ricerca di una voce e di un posto nel mondo in Beck e nella sua musica travolgente, fatta di mille note perfette .
Una lettura necessaria.
Brossura, circa 12€ |
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