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giovedì 23 marzo 2017

"Aeroplani di carta" di Dawn O'Porter [BlogTour]

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata alla mia tappa del blogtour di "Aeroplani di carta" di Dawn O'Porter, edito Safarà Editore (brossurato a 14,90€):
A metà degli anni '90 Renée e Flo, studentesse dell'isola di Guernsey, non sembrano destinate a diventare amiche. Introspettiva e studiosa, Flo non potrebbe essere più diversa dall'estroversa e sessualmente curiosa Renée. Ma Renée e Flo sono unite dalla solitudine e dalle loro famiglie disfunzionali, e su questa base scaturisce un legame intenso e inaspettato. Anche se ci sono ostacoli alla loro amicizia, quindici anni è un'età in cui tutto può accadere. "Aeroplani di carta" è un romanzo grintoso, struggente, spesso divertente e di grande potenza. Un'istantanea indimenticabile dell'adolescenza in una piccola città e del dirompente potere dell'amicizia al femminile.

Non vedevo l'ora di parlarvi di questo romanzo che mi ha catapultata dritta dritta negli anni Novanta.
Sono tornata ai tempi del chocker arricciato in plastica, dei roll-on carichi di glitter, delle scarpe con la zeppa e delle Spice Girls, insomma.
Ma soprattutto ho scoperto un'autrice che ha saputo coinvolgermi da subito nelle vite delle sue protagoniste.
Oggi condividerò con voi tre estratti che mi hanno particolarmente colpita (evitando accuratamente quelli che sarebbero spoiler di dettagli cruciali), e poi seguirà una bella chiacchiera su quella coloratissima e rumorosissima decade che sono stati gli anni Novanta.
Cominciamo da un passaggio che mi ha particolarmente colpita in cui Renée condivide con il lettore una sua abitudine segreta che la fa sentire ancora vicina, anche se solo per qualche istante, alla mamma persa troppo presto:

«Con la porta del bagno chiusa apro il cassetto dei trucchi di mamma.
È ancora come lo ha lasciato otto anni fa. Il profumo Chanel No5 esala all’esterno. Il suo pennello da fard ancora rosso sulle punte, esattamente dello stesso colore che avevano le sue guance. Chiudo gli occhi e me lo passo sopra il viso. Mentre le setole mi solleticano il naso tutti i peli del mio braccio si rizzano, e una densa lacrima cade dal mio occhio e atterra sul labbro superiore. Non so perché alcune mattine mi esce una lacrima e altre mattine no. Forse ha qualcosa a che fare con i miei sogni. La scorsa notte ho sognato che mamma non era veramente morta, che aveva solo avuto dei problemi con la polizia e che si era nascosta finché non avessero smesso di cercarla. Mi sono svegliata nella notte convinta che fosse vero, poi ho realizzato che non poteva esserlo perché ero nel letto nella sua vecchia stanza, la stanza dove era morta. L’ultimo posto dove l’ho vista.
Adoro il cassetto di mamma. Il fatto che nessuno abbia buttato via niente prova che stiamo tutti aggrappati a qualcosa. Questa prova è confortante perché nessuno lo direbbe mai ad alta voce. So che anche gli altri ci guardano dentro perché a volte appoggio un capello sopra i suoi trucchi e per fine giornata è già stato spostato.
Il cassetto è come un altare in chiesa. È sacro. Liberarsi del cassetto di mamma sarebbe l’ultimo stadio prima di lasciarla andare. Nessuno di noi è pronto a farlo.»

Il secondo estratto è dalla scena del funerale del padre di Flo, che viene a mancare improvvisamente. Evento importantissimo nel libro perchè ulteriore motivo che avvicina Flo e Renée:

«So che ci sono un sacco di persone sedute dietro di me nella cappella ma non riesco a girarmi. Ho pianto così tanto e davanti a così tante persone nel corso di questi ultimi cinque giorni che non riesco più a sopportarlo. La testa mi fa male, come quando mangi il gelato troppo velocemente. Ho gli occhi così rossi che mi domando se sarà permanente, e ho la pelle secca attorno alle narici per essermi soffiata il naso così tanto.
Membri della famiglia sono venuti a casa per tutta la settimana. La maggior parte li avrò incontrati una volta al massimo in tutta la vita, soprattutto da bambina, quindi non mi ricordo per niente di loro. Mi hanno tutti fatto le condoglianze e mi hanno detto quanto dev’essere orribile per me, essere l’ultima persona della famiglia ad averlo visto vivo.
Dovrebbe farmi sentire meglio o più in colpa? Perché in tutta one- stà sono in preda ai sensi di colpa e niente di quello che dicono mi sta aiutando. Non avrei dovuto lasciarlo. Avrei dovuto andare a vivere con lui, per tirarlo su di morale. Abi sarebbe stata bene, avreb- be passato più tempo con noi. Avrei cucinato per lui e l’avrei fatto ridere, l’avrei fatto sentire meglio. Aveva solo bisogno di un po’ di  ducia in se stesso, poi sarebbe stato bene. Ma ho scelto la casa grande invece del suo cuore grande e mi odio tantissimo per questo. La sorella di papà, Ada, che gli aveva detto che non gli avrebbe più parlato se avesse sposato mia madre, come è successo, mi ha rassicurata che non avrei potuto fare niente per fermare il suo attacco di cuore. Ma penso che alla mamma piaccia l’idea che io pensi che avrei potuto.
L’unica persona in casa che non mi addolora è Abi. Non è al funerale, è l’unica cosa su cui eravamo d’accordo.
La bara di papà sembra troppo piccola. Era un uomo grande, di quasi un metro e novanta, con le spalle larghe, quindi perché la bara non è più grande? È il tipo di domanda che gli avrei fatto se fosse qui. Cioè, se fosse qui e vivo, ovviamente.
«Siamo qui riuniti oggi per dire grazie per la vita di Marcus Walter Parrot. Padre di Julian, Florence e Abi, e amorevole marito di Theresa».
Mi blocco nel sentire il nome di mia madre. Mi è dif cile guardare il parroco perché è in piedi troppo vicino alla bara. So che se la guardassi le lacrime tornerebbero e il pensiero di piangere mi fa dolere la testa ancora di più. Tengo la testa bassa e leggo il programma imbastito da zia Ada.
Sulla copertina, proprio sotto il nome di mio padre e alle date 1953-1994, ha scritto le parole:
Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 
Beati i mansueti, perché essi erediteranno la Terra. 
(Matteo 5:4.)
Beati i mansueti? Papà era mansueto ed è morto, come può essere beato?»

Infine, non posso non inserire tra gli estratti il breve componimento di Renée sull'importanza di avere amici e familiari accanto a te, soprattutto nei momenti più difficili della vita:

«Quando le persone sono tristi, quello di cui hanno bisogno è attenzione. Non quel tipo di attenzione per la quale si deve dire quanto sono fantastici in continuazione. Solo il tipo di attenzione grazie alla quale sanno che, se dovessero avere bisogno di te, tu ci sarai. Io vorrei quel tipo di attenzione. Non mi interessa l’altro tipo, anche se tutti pensano il contrario.
Quando qualcosa di orribile succede a qualcuno la cosa peggiore che si possa fare è rimproverarli, o accusarli di essere cattivi, o farli sentire in colpa per cose che hanno fatto e di cui sono dispiaciuti, perché si possono fare delle cose molto sbagliate ed essere molto dispiaciuti. Dovrebbero semplicemente ascoltarli, e parlare, perché quando non si parla tutto si accumula dentro di te come una pentola che bolle con un coperchio sopra. Tutta quell’acqua esce dai lati ma il coperchio non si toglie. È così. La vita è proprio come l’acqua che esce dai bordi di una pentola.
Penso che amici e familiari siano quelli che possono togliere il coperchio, in senso buono.»

Sembra un romanzo triste, ma la verità è che l'autrice è stata molto abile nel raccontare come, da due solitudini, possa nascere una forte amicizia, ricca di momenti di gioia e di divertimento.
È anche questo a rendere "Aeroplani di carta" un libro che andrebbe assolutamente scoperto.
Questo, e il viaggio nella memoria che mi ha fattoinvolontariamente fare, tra mix musicali registrati su musicassette e scarpe con la zeppa.
Davvero, ve le ricordate queste?
Non ne ho mai avuto un paio perchè troppo costose, ma guardando indietro forse è stato meglio così... queste si portavano con i pantaloni svasati alla caviglia, vagamente Seventies ma non troppo, e quelli sì che li ho avuti!
Rigorosamente Onyx. Perchè negli anni Novanta c'erano la Onyx e le sue bamboline dalla testa enorme riprodotte senza tregua su canotte, top e t-shirt.
Erano anche gli anni di "Clueless", e chi non ha sognato un guardaroba come quello di Cher?
Le protagoniste di questo filme rano svaporate, ricche, bellissime e, soprattutto, si accompagnavano a un giovanissimo Paul Rudd!
E che dire del sopraccitato chocker in plastica?
Questi erano terribili, eppure ne avevamo tutte almeno uno. Ne si poteva trovare uno in ogni numero o quasi di giornali come Cioè, Pop's, Top Girl, e non solo in nero.
Perchè vuoi non averlo anche rosa acceso o arancione evidenziatore?
Per associazione mi vengono in mente anche i ciondoli a ciuccio in plastica colorata: credo di averne ancora qualcuno sparso per casa.
Ma degli anni Novanta ricordo soprattutto la musica.
Quella pop tendente al (o decisamente) trash, dai backstreet Boys alle Spice Girls, passando per Britney Spears e gli N'Sync.
E gli Aqua, chi non ricorda al loro "Barbie Girl"?!
#SoloCoseBelle, insomma.
Dal passato con amore.

Non solo torno a consigliarvi la lettura del libro di Dawn O'Porter (potete scoprire qualcosa in più anche qui), ma vi chiedo cosa ricordate voi con maggior affetto o maggior terrore degli anni Novanta.
Qual'era la vostra fissazione, o cosa proprio non vi piaceva nonostante fosse di moda?
Raccontate e soprattutto tirate fuori gli scheletri dall'armadio ;)

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

domenica 22 novembre 2015

"Panic" di Lauren Oliver

Buon pomeriggio  tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Panic" di Lauren Oliver, edito da Safarà Editore (rilegato a 18€) in uscita il 26 Novembre:
È arrivata una nuova estate a Carp, una cittadina senza futuro immersa nel cuore grigio di un'America sonnolenta. Ma con la fine della scuola arriva anche Panic, la competizione segreta a cui partecipano i diplomati al liceo cittadino, e come ogni anno è pronta a dissipare il torpore e scatenare i conflitti più violenti, le alleanze più inaspettate, i sentimenti più profondi.
Heather, Dodge, Nat, Bishop: un gruppo di amici, una serie di prove da superare.
Paura e coraggio, lealtà e tradimento, il miraggio di un primo amore, un biglietto per il futuro: la posta in gioco è altissima, e così anche il rischio.
Sei pronto a giocare?

Ho avuto al possibilità di leggere una copia ARC di questo libro e di partecipare al bellissimo blogtour (che vi ricordo, v ha messo a disposizione 5 copie cartacee. Qui la mia tappa e il regolamento!) insieme a blogger bravissime, e spero davvero che quest'esperienza si ripeterà in futuro.

Stavolta Lauren Oliver ci porta a Carp, una cittadina triste e desolata, dove non succede mai nulla e non c'è mai nulla da fare.
Tranne che in estate, quando, puntuale come ogni anno, ricomincia Panic.
Panic è una competizione clandestina composta da una serie di prove di coraggio, una più pericolosa e adrenalina della precedente, i cui concorrenti vengono eliminati fino ad avere un unico vincitore.
Il ragazzo o la ragazza in questione si porta a casa un gruzzoletto di diverse decine di migliaia di dollari, e in un posto così fanno davvero la differenza.

Quest'anno a competere ci sono anche Heather e la sua migliore amica Nat, fresche di diploma, mentre il migliore amico di sempre Bishop resta a guardare.
Non potendovi dire in cosa consistano le varie prove o dirvi chi vincerà la competizione, voglio parlarvi un po' dei personaggi speciali che incontrerete in questo libro.

Heather è una delle mie protagoniste femminili preferite degli ultimi mesi, perché per una volta è una ragazza normalissima: ha il complesso della statura perché si sente troppo alta, ogni tanto le esce un brufolo, e ha la sua dose di problemi personali senza che questo le impedisca di avere un lavoro o degli amici con cui fare quello che da adolescenti abbiamo fatto tutti.
Ha una sorellina più piccola che oscilla tra scontrosità e dolcezza, come tutte le bambine di dodici anni: insomma, Lauren Oliver ha creato una ragazza "vera", e questo mi è piaciuto molto.

Ho apprezzato anche Nat, che è molto diversa da Heather ma condivide il suo desiderio di lasciare Carp e le sue limitazioni.
Per lei il premio di pancia si tradurrebbe in una possibile carriera da attrice, perché essere la star della scuola non le basta più: vuole diventare una star anche nel mondo là fuori.

Bishop.... Bishop all'inizio era un dilemma. E' il migliore amico di Heather, tant'è che all'inizio della storia ha una fidanzata ed è platealmente fraterno nei confronti della nostra protagonista.
Solo che poi le cose si complicano, e il tranquillo e simpatico Bishop si rivela molto più complesso e, a modo suo, tormentato di quanto avessi intuito.
Mi è piaciuta molto questa scoperta graduale del personaggio, e ho trovato strepitosa la scelta di Lauren Oliver nell'assegnarti un ruolo tutto particolare nella vicenda.
Nulla di scontato e nulla di prevedibile.

E poi c'è Dodge, che partecipa a Panic per vendicare la sorella maggiore rimasta invalida quando a giocare è stata lei. E che ha una cotta clamorosa per Nat.
Anche il suo personaggio mi è piaciuto, soprattutto per il suo ruolo di "uomo di casa" e il suo modo affettuoso di prendersi cura della sorella.
Le prove sono una più spaventosa dell'altra, ma se pensiamo che per accedere a Panic il requisito è tuffarsi da un dirupo, in fondo non ci stupiamo più di tanto.
Mi aspettavo prove difficili, pericolose e che mi facessero salire il livello di ansia di qualche tacca, e sono stata accontentata.
Io da Panic sarei stata buttata fuori subito, sempre che fossi riuscita a buttarmi in acqua (difficile).
Vi dico solo che una delle prove consiste nell'attraversare la strada bendati, evitando di farsi stirare dalle auto di passaggio, e che il tutto va fatto il più in fretta possibile.
Ma il punto è proprio questo: per molti Panic è davvero l'unica possibilità di avere un futuro non deludente, e quindi sono disposti a giocarsi il tutto per tutto, anche rischiando la vita.

Avevo avuto modo di apprezzare la prosa di Lauren Oliver in "Ragazze che scompaiono", nella trilogia "Delirium" e in "E finalmente ti dirò addio", e anche stavolta non mi ha delusa: è un romanzo che si legge tutto d'un fiato, ansiosi di scoprire la prova successiva, di vedere chi ce la farà e chi no, e in cui le storie personali dei quattro ragazzi si intrecciano allo svolgersi della competizione, condizionando il loro rendimento nelle prove e mettendo in crisi ogni singola relazione tra di loro.
Gli amici litigano, gli amori finiscono, i legami si spezzano, e si vorrebbe correre avanti per sapere se sia davvero tutto finito, oppure no.
E' una lettura che coinvolge, e che ho apprezzato davvero molto perché, ora lo dico, il filone "storie che ruotano attorno  una competizione" ormai è saturo.
Saturo di storie distopiche in cui c'è una gara, un concorso, una competizione, e allora Lauren Oliver ha scritto qualcosa di diverso.
Qualcosa che non è distopico e non è fantascientifico, in cui non esiste nulla di soprannaturale, e che forse ci vuole dire che a volte inventare non serve: a volte la realtà è abbastanza spaventosa così com'è.

Consigliato, senza dubbio, e a tutti senza distinzioni.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

lunedì 16 novembre 2015

"Panic" di Lauren Oliver [Blog Tour]: scopriamone le ambientazioni!

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata alla mia tappa del blog tour di "Panic" di Lauren Oliver, edito da Safarà Editore (rilegato a 18€), in uscita il 26 Novembre:
È arrivata una nuova estate a Carp, una cittadina senza futuro immersa nel cuore grigio di un'America sonnolenta. Ma con la fine della scuola arriva anche Panic, la competizione segreta a cui partecipano i diplomati al liceo cittadino, e come ogni anno è pronta a dissipare il torpore e scatenare i conflitti più violenti, le alleanze più inaspettate, i sentimenti più profondi.
Heather, Dodge, nat, Bishop: un gruppo di amici, una serie di prove da superare.
Paura e coraggio, lealtà e tradimento, il miraggio di un primo amore, un biglietto per il futuro: la posta in gioco è altissima, e così anche il rischio.
Sei pronto a giocare?

La mia tappa è la settima ed è dedicata alle ambientazioni, e quindi oggi vi porto tutti a Carp, che ci viene da subito presentata come una cittadina priva di svaghi ed opportunità.
Una cittadina piccola, la cui popolazione ammonta a circa dodicimila abitanti, in cui dominano il grigio e la trascuratezza, e dalla quale Heather non vede l'ora di fuggire.

Teatro delle prove di Panic sono ambienti freddi, pericolosi, ognuno a modo suo spaventoso e angosciante.
Panic ha inizio con un salto da un dirupo che si staglia a strapiombo sull'acqua, ed è proprio il pericolosissimo tuffo a permettere ai giocatori di entrare in gara.
Partecipare a Panic non vuol dire solo provare a vincere un premio di quasi 70000$, ma anche (forse soprattutto) superare tutte le proprio paure, e alla svelta.
Perché avere paura vuol dire essere vulnerabili, ed essere vulnerabili vuol dire morire.
Teatro della seconda prova sono le due vecchie torri idriche della città, tra le quali viene posta una sottile passerella.
Al buio, sotto agli sguardi curiosi e bramosi di fallimento dei propri avversari e del pubblico, cercando di evitare di precipitare e compiere un volo di 15 metri.
Le torri sono in stato di semi-abbandono, la passerella cigola, la scala per raggiungere la cima è scivolosa: è una situazione estrema e pericolosa, ma lo spirito di Panic è proprio questo.
Non potendovi spoilerare tutte le prove della gara, posso però provare a dirvi cosa le accomuni.

Le accomuna la desolazione, che permea tutta la cittadina di Carp: un posto senza futuro e senza cura, in cui tutto sembra rotto o sul punto di rompersi, in cui l'ultimo barlume di civiltà sembra quello del centro commerciale in periferia,
Panic è pericoloso, ma è anche l'unico modo di chi vive in un posto così di cercare una via d'uscita mettendosi in gioco completamente.

Il buio è un elemento costante, e questo perché Panic è, ovviamente, illegale: Panic prevede irruzioni, furti, vilazione di proprietà private, violenza, e come tale viene portato avanti soprattutto di notte.
E al buio è ancora più difficile capire di chi ci si può fidare, e di chi no.

Lauren Oliver è stata davvero abile nel creare una situazione di crescente tensione, di costante insicurezza e un gioco di cui fino all'ultimo non si riesce a immaginare il vincitore.
Heather, Nat e Dodge hanno ognuno ottimi motivi per voler partecipare a vincere, ma devono vedersela con le prove, con gli altri concorrenti, con alleanze traballanti e con le loro insicurezze personali, spesso amplificate dall'ambiente circostante.

E' un romanzo che io ho trovato molto coinvolgente, e quindi ho partecipato molto volentieri al tour di presentazione, soprattutto perché ci sono cinque copie cartacee del romanzo che aspettano solo voi.
Come fare per portarvene a casa una?

REGOLE PER PARTECIPARE (obbligatorie)
1) Diventare lettori fissi dei blog partecipanti
2) Seguire la pagina Facebook e/o Instagram e/o Twitter di Safarà Editore
3) Commentare tutte le tappe (con il ‪#‎momentodaPanic‬ nel post del giveaway)

Quindi solo due cose vi restano da sapere: i blog partecipanti, e cosa s'intenda per #momentodaPanic, e vi rispondo subito:
Per #momentodaPanic intendiamo un momento in cui abbiate vissuto un'esperienza molto spaventosa e carica di adrenalina, e io mi trovo un po' spiazzata visto che non sono una persona particolarmente avventurosa e che non mi spavento facilmente.
Posso condividere la prima e unica volta in cui ho guidato una moto, ovvero venti minuti di terrore in cui sono andata troppo veloce troppo presto, e in cui se non mi sono sfracellata contro un muro è stato un vero miracolo.
Mai più!

Spero davvero che parteciperete numerosi al blog tour, perché il libro è davvero una bellissima lettura (che ho ricevuto a Ottobre, in formato ARC, e ho finito in pochi giorni): mi ha appassionata, incuriosita e ha stimolato la mi attenzione dall'inizio alla fine.
Non vi dico per chi facessi il tifo, dico solo che ho avuto il finale in cui speravo tanto, tanto, tanto.

Correte a scoprire gli altri blog, le tappe precedenti alla mia, e a condividere il vostro #momentodaPanic.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

giovedì 14 maggio 2015

"Ragazze che scompaiono" di Lauren Oliver

Buongiorno fanciulle (e fanciulli)!
Iniziamo la giornata con quella che è sicuramente una delle uscite più attese di oggi, ovvero "Ragazze che scompaiono" di Lauren Oliver:
L'ho letto in originale, ma ho voluto ovviamente riportarvi la copertina italiana.
Il rilegato, di 320 pagine, è in vendita a 18€.
Ecco invece la mia copia:
Partiamo dalla trama, che riporto così come la troverete sul rilegato italiano:

Dara e Nick erano inseparabili prima che un terribile incidente lasciasse il bellissimo viso di Dara sfigurato, allontanando irrimediabilmente le due sorelle.
Quando Dara scompare il giorno del suo compleanno, Nick pensa che la sorella si stia prendendo gioco di tutti per vendicarsi di un destino insostenibile e crudele. 
Ma quando anche un’altra bambina di soli nove anni, Madeline Snow, svanisce nel nulla, Nick si convince sempre di più che le due sparizioni siano collegate; e quanto più Nick scopre della sua enigmatica sorella e della doppia vita che conduceva prima dell’incidente, meno è sicura di voler conoscere la verità e il legame apparentemente insondabile tra le due ragazze che scompaiono.
In questo romanzo acuto e coinvolgente Lauren Oliver crea un mondo di intrighi, perdite e sospetti mentre due sorelle cercano di trovare il doppio filo che lega indissolubilmente le loro stesse vite.
Difficile recensire un thriller psicologico senza fare nessun tipo di spoiler, ma ci provo.
Partiamo con il dire che questo libro parla di sorelle.
Due sorelle cresciute insieme, le cui vite sembravano legate e intrecciate in modo profondo, nonostante le loro differenze.
Dara è la sorella minore, più esuberante e sfrontata, mentre Nicole è la sorella maggiore, più timida e responsabile.
Condividono anche un'amicizia speciale, quella con Parker.
I tre ragazzi passano dall'infanzia all'adolescenza insieme, fino a quando Parker e Dara diventano una coppia, e questo spiazza Nicole che solo in quel momento realizza di essere innamorata dello stesso ragazzo, probabilmente da sempre.
Tuttavia non è la storia di un triangolo amoroso finito male, no.
L'incidente non sfigura solo il viso ed il corpo di Dara, ma lacera il rapporto tra le sorelle.
Le cose mai dette, le gelosie, l'invidia che hanno sempre provato l'una per l'altra sembrano allontanarle sempre più, al punto che le due sorelle non condividono nemmeno l'aria della stessa stanza.
Nicole cerca di riprendere in mano la sua vita, e grazie a un lavoro estivo inaspettato presso un parco divertimenti sembra riallacciare l'amicizia con Parker.
Potrebbe essere un'estate felice, piena di distrazioni, se non fosse che una bambina della comunità, di nome Madeline Snow, scompare nel nulla.
Ed è qui che il thriller psicologico entra nel vivo, perché sia Dara che Nicole sviluppano una vera e propria ossessione per la vicenda, fino a quando anche Dara scompare, facendo precipitare Nicole nel panico più profondo.

La seconda metà del romanzo si legge d'un fiato, catturati dalla capacità dell'autrice di alternare due voci narranti (le sorelle) molto diverse tra loro e vecchi stralci dal diario di Dara, che vanno a comporre il puzzle di una figura complessa, apparentemente solare ed estroversa ma in realtà cupa e piena di rancori.
Le cose non sono mai come sembrano, in fondo, e questo romanzo non fa eccezione alla regola.
Se Nicole fin dall'inizio ci rende partecipi del suo invidiare profondamente Dara per la sua relazione con Parker e per la sua capacità di vivere la vita appieno, è dalle pagine di diario di Dara che affiora la sua gelosia verso la sorella maggiore troppo perfetta, brava in tutto e che in realtà è il vero oggetto d'amore di Parker.

Ho provato una grande tristezza per Dara, leggendo il romanzo, perché in lei ho trovato tutto ciò che non vorrei essere: una persona piena di conoscenti e che tutti conoscono, ma in realtà priva di una vera amicizia; una ragazza innamorata del suo fidanzato, che però in realtà ama profondamente un'altra; una sorella che nonostante amata per com'è non riesce a scrollarsi di dosso l'invidia e il desiderio di essere diversa.

Non posso dire nulla di più sulla storia senza rischiare di svelare dettagli importanti, ma due cose vanno assolutamente dette.
La prima è una riflessione sulla figura dei genitori, che in questo romanzo sono sullo sfondo, e completamente sconnessi dal mondo delle figlie.
I loro problemi personali li assorbono al punto da non essere presenti quando e dove dovrebbero, e questo ha esiti disastrosi su ogni singolo membro della famiglia.
La seconda è che c'è un momento (e forse leggendo il romanzo lo coglierete, o forse no) in cui si capisce come va a finire.
Ed è una cosa che mi piace, perché questo è ciò che riescono a fare i bravi scrittori di thriller e gialli: seminare indizi per l'intera storia, e rendere così possibile al lettore attento la risoluzione del mistero, senza però svelare così tanto da rovinare il libro a tutti.
In questo Lauren Oliver è stata magistrale, e nonostante il libro abbia un inizio che ho trovato un po' "lento" sono stata catturata e ho letto le ultime 200 pagine tutte d'un fiato (la mia edizione ne ha 357).

Consigliato a chi ama i thriller psicologici, a chi ama i racconti a due voci, a chi ama scoprire a poco a poco un personaggio, e a chi cerca storie che si fanno leggere tutte d'un fiato.

Spero vi sia utile (anche se non ho potuto dire molto della storia in sé, ma ieri ho letto una recensione che diceva come finiva il libro, quindi ho preferito non seguire quell'esempio XD), e che se leggere questo libro poi mi farete sapere cosa ne pensate.
Un bacio a tutte, e a presto <3