giovedì 9 gennaio 2020

Judy: il declino di una stella, e la nascita del mito

Una Renée Zellweger esplosiva, quella che il 6 febbraio arriva nelle sale da protagonista di uno dei film più discussi di fine 2019: Judy, la pellicola che racconta con ben pochi filtri e senza quasi indorare la pillola gli ultimi mesi di vita di Judy Garland.


Una Judy Garland dipendente dall'alcol e dai farmaci, incapace di nutrirsi in modo sufficiente e di fare da mare ai due figli più piccoli, presi in custodia dal padre nel momento in cui l'artista è a verde e incapace di dare loro un tetto. Una Judy Garland ben diversa da quella capace di incantare il pubblico con brani diventati iconici, da Somewhere Over The Rainbow a The Trolley Song, e che anzi, ha rovinato la propria voce abusando di alcol, sigarette e farmaci su prescrizione.
E allo stesso tempo, una Judy Garland ancora amata, soprattutto in Inghilterra, dove uno show tutto suo sembra la soluzione ai suoi problemi di liquidità: pochi mesi di spettacoli, e potrà tornare a casa dai suoi figli.


La pellicola, diretta da Rupert Goold e sceneggiata da Tom Edge, vede come protagonista assoluta Renée Zellweger, che una dieta ferrea e un trucco sapiente riescono a trasformare letteralmente nella Judy Garland sciupata - e nonostante questo magnetica - degli ultimi anni.
«Sono solo una delle milioni di persone che si sono innamorate di lei», ha dichiarato l'attrice a proposito del suo personaggio, aggiungendo che la Garland «è amata e venerata a livello internazionale, come probabilmente la più grande performer che sia mai esistita».
Un anno di lavoro con un vocal coach negli Stati Uniti prima, e quattro mesi di prove con il direttore musicale del film Matt Dunkley dopo, hanno permesso alla Zellweger di interpretare in modo magnifico i grandi successi di Judy Garland, trasformando una pellicola che ne racconta il momento meno felice in un vero e proprio tributo.
Anche la sua comicità innata è stata d'aiuto: la Garland era nota per il suo spirito arguto, e non sarebbe risultata credibile un'attrice che ne fosse priva.
I dialoghi sono costellati di battute brillanti, e bilanciano alla perfezione i momenti più drammatici che vendono l'attrice in declino messa di fronte all'impossibilità di tornare a casa dai suoi figli, di provvedere a loro e di continuare a esibirsi come aveva previsto.


E che dire dei costumi, curati nel dettaglio da Jany Temine?
Impeccabili, sia quelli di scena (sfavillanti, appariscenti, nati per brillare quanto l'attrice che li indossava durante le sue esibizioni), sia quelli destinati alla sfera privata, più modesti, ma pur sempre adatti a una star. Temine è riuscita a ricreare alcuni look della Londra del 1968, sia per Judy sia per il resto del cast.
«I costumi di scena sono ispirati a quelli che indossava Judy Garland: luccicanti, color oro, costosi. Indossa costumi da spettacolo perché è una donna che sa offrirne uno. Poi per la Judy nella vita reale, ho pensato invece di vestirla come se si fosse portata a casa alcuni abiti di scena, perché penso che molte attrici portassero a casa quello che indossavano nel film» ha dichiarato Temine, aggiungendo che il suo preferito è l'abito blu polvere che l'attrice indossò per il suo matrimonio con Mickey Deans, «così tenero, e disegnato dalla stessa Judy Garland».

Ma tra lo scintillio delle giacche e i troppi bicchieri di liquore, resta quello che è l'augurio dell'uomo che ha scritto ogni parola del film, Tom Edge, che il film mostri un lato diverso di Judy Garland di cui la gente potrebbe non essere a conoscenza.
«Non puoi mai dire che la tua idea su di lei sia quella definitiva. Tutto quello che puoi veramente fare è avere un senso di lei e provare a trovare una narrazione che trasmetta la tua verità al pubblico. Il ritratto della Garland che il film offre è un sincero tentativo di catturare la sua essenza, il suo calore, la sua generosità e il suo spirito. Spero di essere riuscito a renderle giustizia» ha dichiarato, e basta vedere il film per rendersi conto che è proprio così. Missione compiuta.
Consigliatissimo.


Judy di Rupert Gold, con Renée Zellweger arriva nelle sale italiane il 6 febbraio.

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