Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un'ospite molto speciale: Sara Rattaro, tornata da poco in libreria con "Il cacciatore di sogni", edito Mondadori (rilegato a 15€) e suo primo libro rivolto ai lettori più giovani:
Luca, che da grande sogna di diventare pianista, ha una mano rotta, un fratello maggiore piuttosto fastidioso, una mamma rompiscatole e un aereo da prendere per tornare da Barcellona in Italia. È il 4 luglio 1984 e, su quell'aereo, la sua vita cambia per sempre. Luca incontra un eroe... No, non si tratta di Maradona, che in aeroporto ha attirato l'attenzione di tutti (e in particolare di suo fratello Filippo), ma di un misterioso signore che somiglia un po' a Babbo Natale e occupa il sedile accanto al suo. All'improvviso l'uomo gli chiede: «Posso raccontarti una storia?». Comincia così un'avventura straordinaria, fatta di parole e ricordi, con una sorpresa davvero inaspettata... l'avventura di un cacciatore di sogni, lo scienziato Albert Bruce Sabin.
Abbiamo incontrato l'autrice da OPEN a Milano, ed ecco cosa ci ha raccontato sul romanzo, sulla sua genesi e molto altro!
Albert Sabin è il tuo eroe sin da quando eri bambina: come mai la scelta di raccontare la sua storia solo adesso?
Non lo so: in parte è stato perchè è arrivata quest'occasione di provare a scrivere una storia per ragazzi, su proposta dell'editore, e mi sembrava la storia adatta.
Ci tengo a dire, però, che la stesura del romanzo è antecedente alla polemica esplosa sull'argomento vaccini: ho scritto questa storia lo scorso anno.
Ci tengo anche a dire che ho un figlio di due anni e mezzo che è stato ampiamente vaccinato prima che passasse il decreto, perchè io sono assolutamente a favore.
La polemica non ha spazio nel mio romanzo, però un pensiero che sicuramente nasce durante la lettura è che oggi si tende a fare i furbi di fronte a uno Stato che, con tutti i suoi difetti, garantisce la salute ai suoi cittadini: le stesse persone, all'epoca di Sabin, sarebbero state tutte in fila per farsi vaccinare per evitare di ammalarsi di poliomielite.
Com'è stato passare dal raccontare le storie di donne molto "nere" e struggenti che hai condiviso con noi in questi anni a questa che invece è una storia sì struggente ma decisamente più positiva?
C'è stato un senso di sollievo anche per te, nel passare a qualcosa legata ad emozioni belle - soprattutto dal punto di vista personale?
Sì, perchè c'è stata tanta emozione. Questo romanzo è un pezzo di cuore, ed è quello che mi appartiene di più. Sa della mia infanzia, della mia famiglia, di quel nonno che me l'ha raccontata, che non c'è più e non c'è più da tantissimo tempo. Di lui ho ricordi lontanissimi e troppo pochi, tra cui questo.
Non so dirti se sia stata più emozione o più sollievo, però, perchè anche quando racconto le mie storie "tormentate" in realtà alla fine il sollievo arriva sempre, quando si chiude il cerchio.
Sicuramente questa è un'emozione più pura, non sporcata da tutti quei lati oscuri delle persone di questa generazione che chiamo di "diseducati sentimentali": in questa storia ci sono lati bui (una guerra, l'antisemitismo, la malattia) ma non fanno parte dei miei protagonisti.
E a proposito di donne, stavolta ci presenti un romanzo tutto al maschile.
È nato così, con due interlocutori maschili: l'idea sarebbe quella di raccontare in un altro romanzo la storia di un'eroina, e quindi avere un volume tutto al femminile.
Questa del raccontare storie di vite illustri è un'abitudine che ho anche come professoressa: inizio ogni mia lezione raccontandone una ai miei studenti.
Quanto c'è di Samuele in questa storia?
Ancora poco, perchè mio figlio ha solo due anni e mezzo. È però dedicata a lui, perchè vorrei che illuminasse il suo cammino e perchè non vedo l'ora che abbia l'età giusta per capirla e capirne il messaggio più profondo: l'importanza della generosità.
Essere generosi è qualcosa che fa molto più bene a noi che agli altri, è una cosa che ci arricchisce e anzi, credo sia un sentimento quasi egoistico.
E per te, scrivere questa storia è stato un po' come tornare bambina?
S', ed è stato bello. Mi sono divertita molto. È durato poco, perchè era una storia che avevo talmente chiara in mente che nell'arco di due settimane avevo in mano la prima stesura.
Sono felicissima di questo libro, e di essere riuscita a fare qualcosa che non credevo fosse nelle mie corde. Ogni tanto serve mettersi alla prova, nella vita e nel lavoro.
Quella di Albert Sabin è una storia di ribellione, e nell'ultimo anno e mezzo quello della ribellione è un concetto che ha fatto riscoprire moltissime storie "vere" cadute nel dimenticatoio e ora poste a esempio per i lettori più giovani (vedi "Storie della buonanotte per bambine ribelli" in primis, ndr).
Ci sono altre storie come questa tra i ricordi della tua infanzia?
Sì, prima tra tutte quella di Nelly Bly, la "mamma" del giornalistmo investigativo: si fece internare in un manicomio femminile per denunciarne le pratiche disumane, e la sua inchiesta contribuì a cambiare la legge in merito.
Un altro dei miei miti è Marie Curie, e poi c'è Sayonara (nome "di battaglia" di Ada Pace, unica donna a sfidare le convenzioni sui circuiti automobilistici negli anni Cinquanta e vincitrice di 11 titoli italiani, ndr).
Quando si parla di ricerca scientifica in Italia, è sempre in riferimento a qualche polemica.
Per il resto, è il silenzio.
Intanto in Italia non ci sono i fondi per la ricerca, e di conseguenza non ci sono posti di lavoro.
Paghiamo questa condizione con la "fuga di cervelli", di persone che ricevono un'ottima preparazione a livello accademico ma che poi non hanno possibilità lavorative.
Il problema di fondo, credo, è che la nostra cultura è rivolta al passato, mentre oltreoceano sono quasi totalmente orientati al futuro. Loro forse sanno troppo poco di quando accaduto cent'anni fa, ma noi forsa sappiamo fin troppo di quanto accaduto mille anni fa.
Dobbiamo prendere atto del fatto che molti di coloro che sono ragazzi ora si troveranno a svolgere professioni che ora non esistono. Pensiamo alla stessa realtà dei blog, o dei social media manager che ora sono figure aziendali importantissime.
Come prepari una generazione a svolgere in futuro un lavoro che ora non esiste?
Avendo uno sguardo più attento sul futuro.
È stato bellissimo incontrare Sara Rattaro e parlare con lei di "Il cacciatore di sogni", lettura meravigliosa che consiglio a tutti con il cuore in mano: è per lettori di tutte le età, e la storia di Albert Bruce Sabin merita di essere conosciuta. Grazie a Mondadori per la splendida opportunità!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
venerdì 17 novembre 2017
Chiacchierata con Sara Rattaro su "Il cacciatore di sogni" e l'importanza di saper raccontare storie
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Ciao. Ti ringrazio molto per aver condiviso con noi questa intervista! Bellissima, leggo sempre volentieri le parole di Sara. Ti auguro una buona giornata, a presto!
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