La temperatura in costante rialzo, con picchi sopra i 40 gradi, non lascia scampo: bisogna correre ai ripari, e sfruttare appieno prodotti e gadget in grado di dare un po' di sollievo.
Primo tra tutti, il ventilatore da borsetta: si infila in ogni zaino, marsupio, borsa, ed è a disposizione per donare refrigerio durante le attese sotto il sole o sui treni senza aria condizionata.
Da Flying Tiger se ne trovano di coloratissimi a partire da 1€.
Mai senza acqua termale, anche questa in formato pocket o, perchè no, extralarge: quelle di Vichy e Avène, disponibili nelle farmacie e parafarmacie, sono ottime e disponibili in vari formati. Spruzzata su viso, braccia e gambe nelle ore più calde aiuterà la vostra pelle a restare morbida e idratata.
A partire da circa 2/3€, a seconda del punto vendita e del formato.
E a proposito di idratazione, se ancora non possedete una borraccia, è il momento di sceglierne una.
Chilly's ne realizza di meravigliose, in ogni colore e fantasia. Mantengono l'acqua fresca per dodici ore (effettive), e in autunno ed inverno possono essere utilizzate come thermos per bevande calde.
Da 25 a 35€, a seconda dei formati (250ml, 500ml o 750ml).
Niente di meglio di un po' di esercizio di visualizzazione, quando la situazione di fa disperata: su Storytel, per esempio, c'è l'audiolibro di Tempesta di neve e profumo di mandorle di Camilla Läckberg, o di Il fiore d'inverno di Corina Bomann. Qui vi aspettano 30 giorni gratis, per immergervi nell'ascolto di un freddo, freddissimo audiolibro già oggi!
Difficile rinunciare a un velo di trucco, ma in estate il make-up è più una fonte di fastidio che di piacere: meglio ricorrere a un prodotto multitasking come Fotoprotector Fusion Water Color di ISDIN, fotoprotettore a base d’acqua con SPF 50 e colorazione naturale. Per un incarnato perfetto, luminoso e protetto dal sole grazie ai filtri UVB UVA 50, HE-VL, IR-A. Disponibile nelle farmacie e parafarmacie, a un prezzo che va dai 16 e i 18€ per 50ml, a seconda del rivenditore.
venerdì 28 giugno 2019
giovedì 27 giugno 2019
Lee Child, Ken Follett, Kate Mosse e Jojo Moyes a Milano il 17 novembre!
La prima tappa del Friendship Tour con
Lee Child, Ken Follett, Kate Mosse e Jojo Moyes
sarà il 17 novembre 2019 a BookCity Milano
Quattro scrittori britannici di successo, Lee Child, Ken Follett, Kate Mosse e Jojo Moyes, partiranno a novembre per un tour europeo – il Friendship Tour – che li porterà a Milano, Madrid, Berlino e Parigi per esprimere la loro preoccupazione nei confronti della Brexit.
La prima tappa del tour
sarà a BookCity Milano,
domenica 17 novembre 2019
alle ore 11 al Teatro Carcano.
Come ha spiegato Ken Follett, autore de I pilastri della terra: «Abbiamo milioni di lettori in tutti i paesi dell'Europa continentale, e moltissimi ci leggono nella loro lingua. Vogliamo incontrarli per dir loro quanto ci stanno a cuore, nonostante l'impressione che possono aver dato i recenti sviluppi politici nel nostro Paese.»
Jojo Moyes, sceneggiatrice e autrice di Io prima di te, ha dichiarato: «Chi tra noi si è sempre considerato europeo sta guardando con orrore alle macchinazioni politiche messe in atto per dividerci. Non posso cambiarle, ma ci tengo a ribadire la mia dedizione nei confronti dei lettori europei: voglio mantenere intatta la nostra amicizia, e crediamo tutti che questo tour sia un'ottima occasione per dimostrarlo.»
Lee Child, autore di oltre 20 best-seller che hanno per protagonista Jack Reacher, ha aggiunto: «Apprezzo da sempre la nostra lunga amicizia con l'Europa e la recente frattura a livello politico mi amareggia moltissimo. Per quanto mi riguarda, mi considero e mi considererò sempre europeo.»
Per Kate Mosse, la cui Languedoc Trilogy è stata tradotta in 38 lingue, «le nostre storie sono storie europee. La nostra Storia è la Storia europea. In questi giorni difficili, sta agli scrittori continuare a celebrare ciò che ci unisce, i valori che condividiamo, il nostro sentimento di appartenenza, i legami reciproci, le emozioni che condividiamo. Vogliamo anche ringraziare i milioni di lettori europei che continuano ad aver fiducia in noi. La nostra amicizia ci dà una grande forza.»
Il tour, organizzato dall'agenzia londinese Fane Productions, viene sostenuto dagli editori che hanno tradotto i quattro autori: per la tappa italiana Mondadori, Longanesi e Newton Compton.
"Stars" di Kristen Callihan
Torna la serie VIP di Kristen Callihan, autrice amatissima all'estero e arrivata anche nelle librerie italiane grazie a Always Publishing - sue la serie Game On e VIP, già in libreria.
Se nel primo volume della serie le lettrici italiane avevano avuto modo di conoscere Killian, voce della rockband più famosa al mondo, tra le pagine di Stars è racchiusa la storia di Gabriel, manager del gruppo.
Un giovane uomo pieno di contraddizioni, dedito al suo lavoro come pochi alla sua età: è giovane, ma è stato capace di costruirsi una carriera e una reputazione invidiabili, che lo precedono ovunque vada e che hanno contribuito non poco ad alzare ulteriormente i muri che pone tra sè e il prossimo.
Persino con i membri della band, che costituiscono la sua seconda famiglia, tiene le distanze.
Eppure, durante un volo in prima classe con non poche turbolenze (una gioia, per chi come lui ha paura di volare), ecco che accanto a lui si trova seduta Sophie, chiacchierona e frizzante come una bibita zuccherina. I due sono come il giorno e la notte, ma chissà, forse è proprio questo il segreto: senza nemmeno accorgersene, Gabriel "Scottie" Scott inizia ad abbassare le sue difese.
E questo è solo l'inizio!
Kristen Callihan crea ancora una volta una piccola, grande magia che non potrà che conquistare le lettrici di romance, un romanzo in cui tutto funziona a cominciare proprio dai suoi protagonisti.
Da un lato Sophie, così sveglia e dolce e allo stesso tempo a tratti così sciocca, e dall'altro Scottie, abituato a controllare ogni cosa a cominciare da se stesso, anche negandosi ciò che desidera, spinto dall'ambizione e dalla sua professionalità.
Punto di forza della prosa dell'autrice, la totale padronanza del dialogo (spesso punto dolente in un romanzo altrimenti riuscito). I suoi sono brillanti, veloci, arguti. Impeccabili e trascinanti: ci si trova a leggere un capitolo dopo l'altro trascinati da battute e provocazioni.
Questo perchè non basta un set di addominali scolpiti e un protagonista bello e tormentato per scrivere un romance di qualità, e Kristen Callihan lo sa.
È un genere che lascia poco spazio all'originalità per quanto concerne trame e intrecci, ma che ne lascia moltissimo al talento e alla capacità di conquistare anche le lettrici più esigenti, alle quali non basta l'addominale in mostra: a tutte loro, soprattutto a loro, è consigliato ogni romanzo di quest'autrice che ha ancora molto da raccontare.
Consigliatissimo.
Stars di Kristen Callihan (Always Publishing) è in libreria, al prezzo di copertina di 13,90€.
Se nel primo volume della serie le lettrici italiane avevano avuto modo di conoscere Killian, voce della rockband più famosa al mondo, tra le pagine di Stars è racchiusa la storia di Gabriel, manager del gruppo.
Un giovane uomo pieno di contraddizioni, dedito al suo lavoro come pochi alla sua età: è giovane, ma è stato capace di costruirsi una carriera e una reputazione invidiabili, che lo precedono ovunque vada e che hanno contribuito non poco ad alzare ulteriormente i muri che pone tra sè e il prossimo.
Persino con i membri della band, che costituiscono la sua seconda famiglia, tiene le distanze.
Eppure, durante un volo in prima classe con non poche turbolenze (una gioia, per chi come lui ha paura di volare), ecco che accanto a lui si trova seduta Sophie, chiacchierona e frizzante come una bibita zuccherina. I due sono come il giorno e la notte, ma chissà, forse è proprio questo il segreto: senza nemmeno accorgersene, Gabriel "Scottie" Scott inizia ad abbassare le sue difese.
E questo è solo l'inizio!
Kristen Callihan crea ancora una volta una piccola, grande magia che non potrà che conquistare le lettrici di romance, un romanzo in cui tutto funziona a cominciare proprio dai suoi protagonisti.
Da un lato Sophie, così sveglia e dolce e allo stesso tempo a tratti così sciocca, e dall'altro Scottie, abituato a controllare ogni cosa a cominciare da se stesso, anche negandosi ciò che desidera, spinto dall'ambizione e dalla sua professionalità.
Punto di forza della prosa dell'autrice, la totale padronanza del dialogo (spesso punto dolente in un romanzo altrimenti riuscito). I suoi sono brillanti, veloci, arguti. Impeccabili e trascinanti: ci si trova a leggere un capitolo dopo l'altro trascinati da battute e provocazioni.
Questo perchè non basta un set di addominali scolpiti e un protagonista bello e tormentato per scrivere un romance di qualità, e Kristen Callihan lo sa.
È un genere che lascia poco spazio all'originalità per quanto concerne trame e intrecci, ma che ne lascia moltissimo al talento e alla capacità di conquistare anche le lettrici più esigenti, alle quali non basta l'addominale in mostra: a tutte loro, soprattutto a loro, è consigliato ogni romanzo di quest'autrice che ha ancora molto da raccontare.
Consigliatissimo.
Stars di Kristen Callihan (Always Publishing) è in libreria, al prezzo di copertina di 13,90€.
mercoledì 26 giugno 2019
"Cari Mora" di Thomas Harris
Scrivere un romanzo di successo e creare un personaggio indimenticabile è il sogno di ogni autore.
Sogno che, per Thomas Harris, è diventato realtà quando nel 1988 pubblicò Il silenzio degli innocenti e Hannibal Lecter diventò uno dei personaggi letterari più famosi al mondo.
Aprire Cari Mora, ultimo lavoro di Thomas Harris (Mondadori) e aspettarsi un nuovo Il silenzio degli innocenti sarebbe controproducente e condurrebbe a una certa delusione.
Ma la storia di Cari, venticinquenne colombiana sfuggita alla vita da bambina-soldato e reinventatasi custode di una villa che nessuno sembra disposto a sorvegliare, è avvincente e capace di regalare ai lettori un pomeriggio di appassionante lettura.
Fulcro della storia è un bottino degno delle migliori scorribande piratesche: venticinque milioni di dollari in lingotti d'oro, appartenuti a Pablo Escobar e nascosti... esatto, in quella stessa villa che Cari ha accettato di sorvegliare.
Una ricchezza simile fa gola a molti, e in prima linea si trova Hans-Peter Schneider, personaggio che, almeno in alcune pagine, allevia il senso di nostalgia ricordando Lecter almeno nelle sue accezioni più perverse.
Cari Mora è un thriller più che discreto, caratterizzato dal ricorso frequente alla scena scioccante per tenere il lettore sulle spine, dai dialoghi impeccabili, con due protagonisti che rubano completamente la scena al resto dei personaggi che restano a languire sullo sfondo: difficile ricordarne nomi o tratti a fine lettura, ma Cari e Hans-Peter resteranno con voi a lungo.
Questo èil loro romanzo, e solo loro.
Se si riesce a lasciare da parte Hannibal Lecter, è una lettura che si divora in poche ore, e che merita di concorrere al titolo di thriller dell'estate 2019.
Un romanzo che ricorda fin dove l'uomo è disposto a spingersi per soddisfare i propri desideri, nel bene ma soprattutto nel male, e che resta profondamente ancorato all'attualità laddove la storia di Cari offre lo spunto per condividere con il lettore la realtà più oscura del'immigrazione in America, tema più che caldo in America (e anche in Italia).
Cari Mora di Thomas Harris (Mondadori) è in libreria, al prezzo di copertina di 18,50€.
Sogno che, per Thomas Harris, è diventato realtà quando nel 1988 pubblicò Il silenzio degli innocenti e Hannibal Lecter diventò uno dei personaggi letterari più famosi al mondo.
Aprire Cari Mora, ultimo lavoro di Thomas Harris (Mondadori) e aspettarsi un nuovo Il silenzio degli innocenti sarebbe controproducente e condurrebbe a una certa delusione.
Ma la storia di Cari, venticinquenne colombiana sfuggita alla vita da bambina-soldato e reinventatasi custode di una villa che nessuno sembra disposto a sorvegliare, è avvincente e capace di regalare ai lettori un pomeriggio di appassionante lettura.
Fulcro della storia è un bottino degno delle migliori scorribande piratesche: venticinque milioni di dollari in lingotti d'oro, appartenuti a Pablo Escobar e nascosti... esatto, in quella stessa villa che Cari ha accettato di sorvegliare.
Una ricchezza simile fa gola a molti, e in prima linea si trova Hans-Peter Schneider, personaggio che, almeno in alcune pagine, allevia il senso di nostalgia ricordando Lecter almeno nelle sue accezioni più perverse.
Cari Mora è un thriller più che discreto, caratterizzato dal ricorso frequente alla scena scioccante per tenere il lettore sulle spine, dai dialoghi impeccabili, con due protagonisti che rubano completamente la scena al resto dei personaggi che restano a languire sullo sfondo: difficile ricordarne nomi o tratti a fine lettura, ma Cari e Hans-Peter resteranno con voi a lungo.
Questo èil loro romanzo, e solo loro.
Se si riesce a lasciare da parte Hannibal Lecter, è una lettura che si divora in poche ore, e che merita di concorrere al titolo di thriller dell'estate 2019.
Un romanzo che ricorda fin dove l'uomo è disposto a spingersi per soddisfare i propri desideri, nel bene ma soprattutto nel male, e che resta profondamente ancorato all'attualità laddove la storia di Cari offre lo spunto per condividere con il lettore la realtà più oscura del'immigrazione in America, tema più che caldo in America (e anche in Italia).
Cari Mora di Thomas Harris (Mondadori) è in libreria, al prezzo di copertina di 18,50€.
domenica 23 giugno 2019
Questo e quello: 23 giugno 2019
Il conto alla rovescia è iniziato: l'estate è qui, le ferie si avvicinano...
Ecco cinque libri, film e prodotti da avere subito, e dal colpo di fulmine garantito: niente di meglio di una buona lettura, o del prodotto giusto per proteggere i capelli colorati, o del film da rivedere in compagnia per una settimana ancora tutta da inventare.
Il primo sole, il primo mare o perchè no, le prime giornate in piscina possono mettere a dura prova i capelli, soprattutto quelli che con tanta pazienza avete fatto diventare biondi, rossi, rosa... e chi più ne ha, più ne metta. Per salvare le chiome colorate, applicate sulle lunghezze ancora umide Color Save Fluid di System Professionals (28€ per 125ml). Questo finish care fluido protegge il colore, per un effetto brillante e capelli radiosi, oltre a renderli più pettinabili e donare una sensazione di morbidezza.
Magnesio? Sì, grazie! E perchè non rendere il tutto più frizzante? Perchè non avere un integratore che ci renda più frizzanti e che sia buono quanto un cocktail? Ci ha pensato Aquilea, con Aquilea Energia: ogni bustina (8/9€ per 20 bustine) contiene 140,5mg di magnesio, 150mg di potassio, 50mg di ginseng e 5mg di zinco. I gusti disponibili? Mojito e Sex on the Beach.
Blocco dello scrittore, o spossatezza del lettore, si combattono così: senza la pressione di terminare, ma godendo solo del piacere dell'inizio. Sul comodino o sulla scrivania, la lettura per i momenti di sconforto letterario è Incipit. 2001 modi per iniziare un romanzo di G. Papi, F. Presutto, R. Renzi e A. Stella (Skira, 19€). Da divorare, o centellinare pochi incipit alla volta, riconoscendone i più celebri e scoprendone a decine di mai letti prima. La lista delle letture si allungherà di parecchie voci.
Non se ne ha mai abbastanza, di supereroine. Mai. Dal 26 giugno è disponibile in DVD (14,99€) e Blu-Ray (19,99€ o 28,99€ per l'edizione steelbook) Captain Marvel, che ha visto arrivare sul grande schermo la storia di Carol Danvers, prima eroina protagonista in solitaria di un film Marvel. Tosta, anzi, tostissima: da rivedere con le amiche.
E infine, una lezione di stile in cucina direttamente da Parigi. Ci sono cinque cose che non mancano mai in una cucina parigina, quindi indossate la vostra maglia a righe preferita e applicate il vostro rossetto rosso perfetto, perchè oggi siete parisiennes:
Uova: per la colazione della domenica, per una frittata improvvisata di mercoledì sera, alla coque da consumare con il pane tostato e imburrato. Le possibilità sono infinite, e le uova sono un'ottima fonte di proteine;
Vino: rosso in dispensa, bianco nel frigo. Una bottiglia di vino sempre a disposizione rende davvero semplice invitare gli amici e le amiche per un bicchiere insieme, e abbinato a un tagliere costituisce un ottimo aperitivo senza nemmeno accendere il fornello;
Tè: da bere nero o leggermente zuccherato. Se la bevanda calda dei francesi è il caffè, questo vale esclusivamente fuori casa: a casa, il re è il tè, da sorseggiare da tazze di grandezza media e accompagnare volentieri con pane tostato imburrato spalmato di marmellata;
Senape di Digione: una delle più piccanti, disponibile in diverse varietà. Gli ingredienti base restano però identici: senape bruna, aceto, sale e acido citrico. Una punta spalmata sul pane rende più saporito ogni panino improvvisato, mentre diluita in una miscela di olio extravergine d'oliva, sale e una goccia di succo di limone costituisce un delizioso condimento per l'insalata;
Olio extravergine d'oliva: per cucinare, condire e sì, anche per preparare trattamenti di bellezza naturali e trasformare il vostro bagno in una spa. Un cucchiaio d'olio d'oliva e un po' di zucchero di canna, et voilà: lo scrub è fatto.
Ecco cinque libri, film e prodotti da avere subito, e dal colpo di fulmine garantito: niente di meglio di una buona lettura, o del prodotto giusto per proteggere i capelli colorati, o del film da rivedere in compagnia per una settimana ancora tutta da inventare.
Il primo sole, il primo mare o perchè no, le prime giornate in piscina possono mettere a dura prova i capelli, soprattutto quelli che con tanta pazienza avete fatto diventare biondi, rossi, rosa... e chi più ne ha, più ne metta. Per salvare le chiome colorate, applicate sulle lunghezze ancora umide Color Save Fluid di System Professionals (28€ per 125ml). Questo finish care fluido protegge il colore, per un effetto brillante e capelli radiosi, oltre a renderli più pettinabili e donare una sensazione di morbidezza.
Magnesio? Sì, grazie! E perchè non rendere il tutto più frizzante? Perchè non avere un integratore che ci renda più frizzanti e che sia buono quanto un cocktail? Ci ha pensato Aquilea, con Aquilea Energia: ogni bustina (8/9€ per 20 bustine) contiene 140,5mg di magnesio, 150mg di potassio, 50mg di ginseng e 5mg di zinco. I gusti disponibili? Mojito e Sex on the Beach.
Blocco dello scrittore, o spossatezza del lettore, si combattono così: senza la pressione di terminare, ma godendo solo del piacere dell'inizio. Sul comodino o sulla scrivania, la lettura per i momenti di sconforto letterario è Incipit. 2001 modi per iniziare un romanzo di G. Papi, F. Presutto, R. Renzi e A. Stella (Skira, 19€). Da divorare, o centellinare pochi incipit alla volta, riconoscendone i più celebri e scoprendone a decine di mai letti prima. La lista delle letture si allungherà di parecchie voci.
E infine, una lezione di stile in cucina direttamente da Parigi. Ci sono cinque cose che non mancano mai in una cucina parigina, quindi indossate la vostra maglia a righe preferita e applicate il vostro rossetto rosso perfetto, perchè oggi siete parisiennes:
Uova: per la colazione della domenica, per una frittata improvvisata di mercoledì sera, alla coque da consumare con il pane tostato e imburrato. Le possibilità sono infinite, e le uova sono un'ottima fonte di proteine;
Vino: rosso in dispensa, bianco nel frigo. Una bottiglia di vino sempre a disposizione rende davvero semplice invitare gli amici e le amiche per un bicchiere insieme, e abbinato a un tagliere costituisce un ottimo aperitivo senza nemmeno accendere il fornello;
Tè: da bere nero o leggermente zuccherato. Se la bevanda calda dei francesi è il caffè, questo vale esclusivamente fuori casa: a casa, il re è il tè, da sorseggiare da tazze di grandezza media e accompagnare volentieri con pane tostato imburrato spalmato di marmellata;
Senape di Digione: una delle più piccanti, disponibile in diverse varietà. Gli ingredienti base restano però identici: senape bruna, aceto, sale e acido citrico. Una punta spalmata sul pane rende più saporito ogni panino improvvisato, mentre diluita in una miscela di olio extravergine d'oliva, sale e una goccia di succo di limone costituisce un delizioso condimento per l'insalata;
Olio extravergine d'oliva: per cucinare, condire e sì, anche per preparare trattamenti di bellezza naturali e trasformare il vostro bagno in una spa. Un cucchiaio d'olio d'oliva e un po' di zucchero di canna, et voilà: lo scrub è fatto.
domenica 16 giugno 2019
Questo e quello: 16 giugno 2019
Il 2019 è l'anno degli anniversari, e musica e libri rispondono alla chiamata con edizioni speciali da collezionare, sfogliare, ascoltare.
Sarà anche l'anno che vedrà un'estate particolarmente calda, quindi la corsa al solare giusto inizia da ora. Pronti a scoprire cinque dischi, libri, prodotti da provare subito?
Colpo di fulmine garantito!
A vent'anni dalla prima pubblicazione di ...Squèrez?, il disco che fece conoscere i Lunapop - e il loro frontman, Cesare Cremonini - al grande pubblico torna in un'edizione celebrativa in doppio vinile (Universal, 26€ circa), disponibile dal 20 giugno. Potete preordinarla qui, e ascoltarlo leggendo Le ali sotto ai piedi di Cesare Cremonini, già in libreria in edizione Oscar (Mondadori, 13€) con una nuova prefazione firmata da cremonini in occasione del ventennale di ...Squèrez? .
È il momento di proteggersi (di più) dal sole, e niente di meglio di un solare che agisca anche da cosmetico, giusto? Togliete dalla borsa la cipria, il pennello, e infilateci invece FotoProtector SunBrush Mineral SPF30 di ISDIN. È una fotoprotezione minerale in pennello, con filtri 100% minerali che, con la sua texture ultraleggera e incolore, dissimula l’effetto lucido e può essere usata anche sopra il make up. Grazie a microparticelle che riflettono la luce, la pelle appare più liscia e senza imperfezioni. I filtri minerali creano una barriera sulla pelle, offrendo inoltre una protezione anti-inquinamento.
Una settimana dal sapore di poesia, per prepararsi all'uscita dell'antologia poetica completa di Sylvia Plath con testo inglese a fronte (Mondadori, 24€): quella dell'autrice di Ariel, Limite e Papaveri a luglio è una voce da scoprire un verso alla volta, per poi dedicarsi a La campana di vetro, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1963 sotto lo pseudonimo Victoria Lucas.
In libreria dal 18 giugno.
Da mero riciclo di puntate di trasmissioni radio tagliate alla bell'e meglio, i podcast di qualità sono finalmente una realtà anche in Italia, e il primo quotidiano a sperimentare e proporre al pubblico un prodotto di alta qualità è Corriere della sera, che è presente su Storytel con le prime quattro puntate di Solferino28. Un podcast che racconta il mondo di oggi partendo dalla storia di ieri, e dall'archivio di articoli e approfondimenti del Corriere della sera: lo trovate qui, e potete ascoltarlo grazie alla prova gratuita di Storytel. Da cosa partire? Ma da Walkman e Game Boy: la tecnologia diventa globale, che nell'anno del quarantesimo anniversario dalla nascita del walkman e il trentesimo anniversario dalla nascita del Game Boy ne ripercorre la storia, fatta di svolte e fallimenti, di conquiste e di innovazioni.
E infine, perchè non scoprire insieme quattro scorciatoie e trucchi per rendere le pulizie di casa molto più facili?
Abbinate le piccole mansioni ad attività che amate: per esempio, una volta applicata la vostra maschera preferita sul viso, sfruttate quei 20 minuti per rassettare rapidamente la stanza in cui vi trovate. In venti minuti avrete una pelle migliore e una stanza in ordine.
Procedete sempre dall'alto verso il basso: in questo modo non dovrete mai ripassare nello stesso punto, e una volta pulito il pavimento (ultimo step) avrete veramente rimosso ogni traccia di polvere.
Organizzate i prodotti: puntate a prodotti multifunzione per risparmiare spazio, e raccoglieteli tutti nello stesso posto, preferibilmente un cestino che potete spostare facilmente per casa (come questo qui).
Mai senza aceto bianco: recuperatelo dalla dispensa, perchè è l'ideale per pulire l'interno del microonde, la doccia e il lavello della cucina. Unito a un po' di bicarbonato di sodio è perfetto per pulire la lavastoviglie.
giovedì 13 giugno 2019
Skin: leggi subito il primo capitolo del romanzo di Loretta Grace!
Uno degli esordi più attesi e chiacchierati dell'estate è questo: Loretta Grace, youtuber, cantante e attrice di successo, debutta in libreria a giugno con Skin (Mondadori), il suo primo romanzo.
In questo romanzo, delicato e toccante, Loretta Grace racconta l’incontro tra Zara e Liam, due personaggi fuori dagli schemi, che si sono sempre sentiti esclusi e incompresi per via della loro diversità, senza rendersi conto che è proprio ciò che li rende straordinari. E ci insegna così ad amare le differenze, le particolarità, i dettagli. In altre parole, tutto ciò che ci rende unici.
Grazie alla casa editrice, oggi possiamo leggere il primo capitolo in anteprima.
Non sto più nella pelle, voglio uscire di qui. Subito.
Il professore, un tipo coi capelli brizzolati e un paio di occhialini stretti stretti, sta parlando del quinto governo Giolitti, mentre io trattengo a fatica il cinquantesimo sbadiglio dall’inizio della lezione.
Controllo per l’ennesima volta l’orario sul cellulare e mi basta dare un’occhiata attorno per accorgermi che non sono l’unica a farlo. L’impazienza e la noia sono palpabili.
Qualcuno, vedo, dagli sbadigli è passato direttamente a un sonno a quanto pare imperturbabile.
Do uno sguardo alle prime file della grande aula a gradoni, illuminata dal sole della splendida giornata di inizio primavera che mi aspetta là fuori. Ci sono alcuni studenti che scrivono forsennatamente, registrando ogni singola parola che esce dalla bocca del professor Borghese.
Gli stessi che, appena c’è l’occasione, alzano la mano per porre qualche domanda e, dico io, per mettersi in mostra, affinché il prof ricordi la loro faccia quando se la ritroverà davanti al momento dell’esame.
Io, invece, scarabocchio con la sinistra qualcosa sul quaderno in cui dovrei prendere appunti. Su ogni pagina c’è qualche disegnino: pupazzi di neve, ombrelli, foglie, casette, fiori...
Per fortuna manca poco, fra quindici minuti potremo finalmente uscire dall’aula.
Cavolo, perché non esiste il quarto d’ora accademico anche a fine lezione? mi chiedo io.
Se tutti i corsi di questo semestre sono come Storia contemporanea, mi passerà del tutto la voglia di studiare... e allora chi la sente mamma? Per non parlare di nonna!
Avrei fatto meglio a infilare, in questo mio secondo anno accademico, Storia del cinema, o ancora meglio. Storia del teatro, invece di lasciarmeli per il terzo.
Di sicuro il tempo sarebbe volato, e magari avrei avuto l’entusiasmo necessario per affrontare anche un esame pallosissimo come Storia contemporanea – tanto da quello, ahimè, non scappo. Ce l’ho nel piano di studi ed è obbligatorio. Quindi meglio che mi metta l’anima in pace: prima o poi devo darlo.
La campanella, finalmente, suona. Chi dormiva si sveglia, e tutti fanno per uscire dall’aula con un sospiro di sollievo, me compresa. Il professor Borghese ci ricorda: «Venerdì prossimo c’è il primo test dell’anno...».
Accidenti, è vero. Spero di passarlo e di prendere anche un bel voto, altrimenti l’orale sarà ancora più faticoso: bisogna portare tutto il programma insieme.
Comunque sia, ora devo proprio correre a casa, altrimenti non farò in tempo a salutare mia madre prima della sua partenza.
«Ehi, Zara!»
Una voce familiare mi blocca appena fuori dalla porta dell’aula. Mi giro, è Andrea, un mio compagno di corso.
«Ehm... sto tornando a casa, sono molto di fretta... cosa c’è?» rispondo io.
«Visto che venerdì abbiamo il test di Storia... ecco, mi chiedevo se mi potresti riportare gli appunti che ti ho prestato. Li hai fotocopiati nel frattempo?»
«Sì, certo!» mento. In realtà me ne sono completamente scordata. E neanche mi ricordo dove li ho messi. Saranno in uno dei meandri della mia disordinatissima stanza.
«Oggi pomeriggio te li porto alla lezione di Linguistica avanzata, okay?»
«Va bene, ma per favore ricordati» fa lui con un sorriso.
«Okay, okay, okay!» gli urlo mentre già mi fiondo nel corridoio per uscire dall’edificio.
Ho solo mezz’ora prima che mia madre esca di casa. Non ho scelta, devo prendere la metro, anche se preferisco di gran lunga viaggiare sul tram, vedere la città che si anima al di là del finestrino. È così romantico. Mentre corro per raggiungere la fermata più vicina, Missori, sento che il trucco si sta sciogliendo leggermente all’altezza delle guance e sulla fronte... speriamo non si notino troppo le lentiggini! Le detesto, ogni volta che le vedo riflesse in uno specchio ripenso a quando da bambina
venivo chiamata “la lentigginosa” e non so cosa darei perché scomparissero per sempre dalla mia pelle. Impossibile, lo so. Ma per fortuna esiste il trucco, la mia salvezza.
Skin di Loretta Grace (Mondadori) sarà in libreria dal 18 giugno, al prezzo di copertina di 16€.
In questo romanzo, delicato e toccante, Loretta Grace racconta l’incontro tra Zara e Liam, due personaggi fuori dagli schemi, che si sono sempre sentiti esclusi e incompresi per via della loro diversità, senza rendersi conto che è proprio ciò che li rende straordinari. E ci insegna così ad amare le differenze, le particolarità, i dettagli. In altre parole, tutto ciò che ci rende unici.
Grazie alla casa editrice, oggi possiamo leggere il primo capitolo in anteprima.
Non sto più nella pelle, voglio uscire di qui. Subito.
Il professore, un tipo coi capelli brizzolati e un paio di occhialini stretti stretti, sta parlando del quinto governo Giolitti, mentre io trattengo a fatica il cinquantesimo sbadiglio dall’inizio della lezione.
Controllo per l’ennesima volta l’orario sul cellulare e mi basta dare un’occhiata attorno per accorgermi che non sono l’unica a farlo. L’impazienza e la noia sono palpabili.
Qualcuno, vedo, dagli sbadigli è passato direttamente a un sonno a quanto pare imperturbabile.
Do uno sguardo alle prime file della grande aula a gradoni, illuminata dal sole della splendida giornata di inizio primavera che mi aspetta là fuori. Ci sono alcuni studenti che scrivono forsennatamente, registrando ogni singola parola che esce dalla bocca del professor Borghese.
Gli stessi che, appena c’è l’occasione, alzano la mano per porre qualche domanda e, dico io, per mettersi in mostra, affinché il prof ricordi la loro faccia quando se la ritroverà davanti al momento dell’esame.
Io, invece, scarabocchio con la sinistra qualcosa sul quaderno in cui dovrei prendere appunti. Su ogni pagina c’è qualche disegnino: pupazzi di neve, ombrelli, foglie, casette, fiori...
Per fortuna manca poco, fra quindici minuti potremo finalmente uscire dall’aula.
Cavolo, perché non esiste il quarto d’ora accademico anche a fine lezione? mi chiedo io.
Se tutti i corsi di questo semestre sono come Storia contemporanea, mi passerà del tutto la voglia di studiare... e allora chi la sente mamma? Per non parlare di nonna!
Avrei fatto meglio a infilare, in questo mio secondo anno accademico, Storia del cinema, o ancora meglio. Storia del teatro, invece di lasciarmeli per il terzo.
Di sicuro il tempo sarebbe volato, e magari avrei avuto l’entusiasmo necessario per affrontare anche un esame pallosissimo come Storia contemporanea – tanto da quello, ahimè, non scappo. Ce l’ho nel piano di studi ed è obbligatorio. Quindi meglio che mi metta l’anima in pace: prima o poi devo darlo.
La campanella, finalmente, suona. Chi dormiva si sveglia, e tutti fanno per uscire dall’aula con un sospiro di sollievo, me compresa. Il professor Borghese ci ricorda: «Venerdì prossimo c’è il primo test dell’anno...».
Accidenti, è vero. Spero di passarlo e di prendere anche un bel voto, altrimenti l’orale sarà ancora più faticoso: bisogna portare tutto il programma insieme.
Comunque sia, ora devo proprio correre a casa, altrimenti non farò in tempo a salutare mia madre prima della sua partenza.
«Ehi, Zara!»
Una voce familiare mi blocca appena fuori dalla porta dell’aula. Mi giro, è Andrea, un mio compagno di corso.
«Ehm... sto tornando a casa, sono molto di fretta... cosa c’è?» rispondo io.
«Visto che venerdì abbiamo il test di Storia... ecco, mi chiedevo se mi potresti riportare gli appunti che ti ho prestato. Li hai fotocopiati nel frattempo?»
«Sì, certo!» mento. In realtà me ne sono completamente scordata. E neanche mi ricordo dove li ho messi. Saranno in uno dei meandri della mia disordinatissima stanza.
«Oggi pomeriggio te li porto alla lezione di Linguistica avanzata, okay?»
«Va bene, ma per favore ricordati» fa lui con un sorriso.
«Okay, okay, okay!» gli urlo mentre già mi fiondo nel corridoio per uscire dall’edificio.
Ho solo mezz’ora prima che mia madre esca di casa. Non ho scelta, devo prendere la metro, anche se preferisco di gran lunga viaggiare sul tram, vedere la città che si anima al di là del finestrino. È così romantico. Mentre corro per raggiungere la fermata più vicina, Missori, sento che il trucco si sta sciogliendo leggermente all’altezza delle guance e sulla fronte... speriamo non si notino troppo le lentiggini! Le detesto, ogni volta che le vedo riflesse in uno specchio ripenso a quando da bambina
venivo chiamata “la lentigginosa” e non so cosa darei perché scomparissero per sempre dalla mia pelle. Impossibile, lo so. Ma per fortuna esiste il trucco, la mia salvezza.
Skin di Loretta Grace (Mondadori) sarà in libreria dal 18 giugno, al prezzo di copertina di 16€.
mercoledì 12 giugno 2019
Burro Struccante ai Frutti Rossi di Biofficina Toscana: lo struccante dell'estate!
La stagione calda spesso coincide con l'abbandono dei fondotinta più coprenti, ma la voglia di makeup resta... e con essa la necessità di struccarsi ogni sera (senza barare: va fatto TUTTE le sere!).
Per tutte coloro che amano prendersi cura della propria pelle, e per quelle un po' pigre che hanno bisogno di una motivazione più, ecco la soluzione!
Il Burro Struccante ai Frutti Rossi di Biofficina Toscana trasforma questo (spesso odiato) gesto in un’irrinunciabile coccola quotidiana. Con il suo profumo avvolgente alle note dolci dei frutti rossi, questo burro dalla texture fondente rimuove con delicatezza impurità e make-up (sì, anche quello più ostinato!).
Idoneo a essere utilizzato sulla pelle asciutta (dove si trasforma in un olio) e umida (dove agisce come un latte detergente), ha un INCI ricco di ingredienti da agricoltura biologica:
Prunus amygdalus dulcis (Sweet almond) oil, Caprylic/ capric triglyceride, Myristyl lactate, Lauryl glucoside, Butyrospermum parkii (Shea) butter, Cera alba [Beeswax], Hydrogenated castor oil, Polyglyceryl-2 dipolyhydroxystearate, Aqua [Water (Eau)], Glycerin, Polyglyceryl-3 polyricinoleate, Rosa rubiginosa seed oil*, Simmondsia chinensis (Jojoba) seed oil*, Vitis vinifera (Grape) seed oil*, Morus nigra fruit extract*, Vaccinium myrtillus (Myrtle) fruit extract*, Ribes nigrum (Black currant) fruit extract*, Ribes uva-crispa fruit extract*, Parfum [Fragrance], Lecithin, Tocopherol, Ascorbyl palmitate, Citric acid.
Un'accurata selezione di ingredienti biologici a km 0 provenienti da piccoli produttori toscani, dai frutti rossi alla cera d’api, dall'olio bio di rosa mosqueta, jojoba e vinaccioli all'olio di mandorle rendono la pelle pulita e idratata a lungo.
Il nuovo alleato per una detersione impeccabile!
Il Burro Struccante ai Frutti Rossi di Biofficina Toscana (16,90€ per 150ml) è disponibile sul sito del marchio.
Per tutte coloro che amano prendersi cura della propria pelle, e per quelle un po' pigre che hanno bisogno di una motivazione più, ecco la soluzione!
Il Burro Struccante ai Frutti Rossi di Biofficina Toscana trasforma questo (spesso odiato) gesto in un’irrinunciabile coccola quotidiana. Con il suo profumo avvolgente alle note dolci dei frutti rossi, questo burro dalla texture fondente rimuove con delicatezza impurità e make-up (sì, anche quello più ostinato!).
Prunus amygdalus dulcis (Sweet almond) oil, Caprylic/ capric triglyceride, Myristyl lactate, Lauryl glucoside, Butyrospermum parkii (Shea) butter, Cera alba [Beeswax], Hydrogenated castor oil, Polyglyceryl-2 dipolyhydroxystearate, Aqua [Water (Eau)], Glycerin, Polyglyceryl-3 polyricinoleate, Rosa rubiginosa seed oil*, Simmondsia chinensis (Jojoba) seed oil*, Vitis vinifera (Grape) seed oil*, Morus nigra fruit extract*, Vaccinium myrtillus (Myrtle) fruit extract*, Ribes nigrum (Black currant) fruit extract*, Ribes uva-crispa fruit extract*, Parfum [Fragrance], Lecithin, Tocopherol, Ascorbyl palmitate, Citric acid.
Un'accurata selezione di ingredienti biologici a km 0 provenienti da piccoli produttori toscani, dai frutti rossi alla cera d’api, dall'olio bio di rosa mosqueta, jojoba e vinaccioli all'olio di mandorle rendono la pelle pulita e idratata a lungo.
Il nuovo alleato per una detersione impeccabile!
Il Burro Struccante ai Frutti Rossi di Biofficina Toscana (16,90€ per 150ml) è disponibile sul sito del marchio.
martedì 11 giugno 2019
"Stelle minori" di Mattia Signorini
Sono passati nove anni dal giorno che ha deviato il corso della vita di Zeno, protagonista di Stelle minori di Mattia Signorini (Feltrinelli), quando in un tragico incidente muore il suo professore, Nicola Sceriman. Ora Zeno ha trent'anni, insegna in un liceo e sta per sposarsi: è arrivato il momento di fare i conti con il passato. Perché solo lui e Agata, la sua ragazza di allora, sanno come sono andate davvero le cose, solo loro conoscono la verità sulla morte di Sceriman.
È una lettera di Agata a riportare indietro Zeno, agli anni dell'università in cui il futuro sembrava fatto di plastilina, da plasmare a proprio piacimento, futuro che poi si sarebbe rivelato molto diverso da quanto immaginato, sognato, progettato.
A quando, nove anni prima, lui e Agata lavoravano con entusiasmo al progetto di una rivista letteraria che, nelle loro fantasticherie da ventenni, avrebbe cambiato il modo di pensare dei giovani e non solo, e al loro fianco c'era proprio quel professore così amato, così speciale, autore di un grande romanzo e poi morto improvvisamente in circostanze rimaste avvolte nel mistero.... quasi per tutti.
Quasi, perchè i due ragazzi sono gli unici a sapere cosa sia accaduto davvero a Sceriman, e proprio per questo, quando il romanzo ha inizio, non si parlano da circa nove anni. Impossibile condividere un tale segreto e non cedere alla tentazione di parlarne: l'unica possibilità è separarsi, e rifarsi una vita della quale l'altro non faccia parte.
Fino a oggi.
Stelle minori è la storia di un uomo che, per andare avanti, ha bisogno di tornare indietro: sul punto di sposarsi, costruire una famiglia, e di fatto avviarsi verso un futuro fatto di responsabilità e progetti, è solo tornando ai suoi vent'anni che può davvero chiudere la porta su quanto accaduto.
Farlo vuol dire ritrovare Agata, che come tutti gli amori di gioventù ha mantenuto nella sua testa quell'aura luminosa che inevitabilmente si spegne nei rapporti di lungo periodo, ma non nei ricordi.
Ma chi sono le stelle minori che donano il titolo al ritorno in libreria di Mattia Signorini dopo quattro anni? Una su tutte, proprio Zeno. Per tutta la vita, si è sentito meno luminoso, meno brillante, meno "tutto": accanto a un uomo come Sceriman, autore di successo e professore di raro acume, o persino accanto a una ragazza vitale e brillante come Agata, Zeno non ha mai trovato un modo per sentirsi loro pari. Impossibile per i lettori non ritrovare se stessi in questa riflessione, perchè quella di non brillare a sufficienza da essere visti è una sensazione che tutti, almeno una volta, hanno provato sulla propria pelle.
In astronomia, le stelle minori sono quelle che, a causa dell'eccezionale luminosità delle stelle primarie loro vicine, risultano invisibili anche ricorrendo ai più potenti telescopi, nascoste per sempre allo sguardo dell'universo.
Ma l'universo costruito da Mattia Signorini non è fatto solo di due persone: è fatto di libri, musica, luoghi. Dell'altopiano di Asiago al quale Zeno viene invitato a raggiungere Agata, di letture, di citazioni. Un universo che in parte coincide con quello dell'autore (nato nel 1980), e in cui i lettori della sua generazione si ritroveranno senza esitazione.
Menzione speciale a Boris Vian, autore francese controverso, del quale non potrete non recuperare La schiuma dei giorni (Marcos Y Marcos per l'edizione italiana, ndr) una volta giunti all'ultima pagina di Stelle minori.
Una storia che cattura, una prosa ineccepibile: consigliatissimo.
Stelle minori di Mattia Signorini (Feltrinelli) è in libreria, al prezzo di copertina di 16,50€.
È una lettera di Agata a riportare indietro Zeno, agli anni dell'università in cui il futuro sembrava fatto di plastilina, da plasmare a proprio piacimento, futuro che poi si sarebbe rivelato molto diverso da quanto immaginato, sognato, progettato.
A quando, nove anni prima, lui e Agata lavoravano con entusiasmo al progetto di una rivista letteraria che, nelle loro fantasticherie da ventenni, avrebbe cambiato il modo di pensare dei giovani e non solo, e al loro fianco c'era proprio quel professore così amato, così speciale, autore di un grande romanzo e poi morto improvvisamente in circostanze rimaste avvolte nel mistero.... quasi per tutti.
Quasi, perchè i due ragazzi sono gli unici a sapere cosa sia accaduto davvero a Sceriman, e proprio per questo, quando il romanzo ha inizio, non si parlano da circa nove anni. Impossibile condividere un tale segreto e non cedere alla tentazione di parlarne: l'unica possibilità è separarsi, e rifarsi una vita della quale l'altro non faccia parte.
Fino a oggi.
Stelle minori è la storia di un uomo che, per andare avanti, ha bisogno di tornare indietro: sul punto di sposarsi, costruire una famiglia, e di fatto avviarsi verso un futuro fatto di responsabilità e progetti, è solo tornando ai suoi vent'anni che può davvero chiudere la porta su quanto accaduto.
Farlo vuol dire ritrovare Agata, che come tutti gli amori di gioventù ha mantenuto nella sua testa quell'aura luminosa che inevitabilmente si spegne nei rapporti di lungo periodo, ma non nei ricordi.
Ma chi sono le stelle minori che donano il titolo al ritorno in libreria di Mattia Signorini dopo quattro anni? Una su tutte, proprio Zeno. Per tutta la vita, si è sentito meno luminoso, meno brillante, meno "tutto": accanto a un uomo come Sceriman, autore di successo e professore di raro acume, o persino accanto a una ragazza vitale e brillante come Agata, Zeno non ha mai trovato un modo per sentirsi loro pari. Impossibile per i lettori non ritrovare se stessi in questa riflessione, perchè quella di non brillare a sufficienza da essere visti è una sensazione che tutti, almeno una volta, hanno provato sulla propria pelle.
In astronomia, le stelle minori sono quelle che, a causa dell'eccezionale luminosità delle stelle primarie loro vicine, risultano invisibili anche ricorrendo ai più potenti telescopi, nascoste per sempre allo sguardo dell'universo.
Ma l'universo costruito da Mattia Signorini non è fatto solo di due persone: è fatto di libri, musica, luoghi. Dell'altopiano di Asiago al quale Zeno viene invitato a raggiungere Agata, di letture, di citazioni. Un universo che in parte coincide con quello dell'autore (nato nel 1980), e in cui i lettori della sua generazione si ritroveranno senza esitazione.
Menzione speciale a Boris Vian, autore francese controverso, del quale non potrete non recuperare La schiuma dei giorni (Marcos Y Marcos per l'edizione italiana, ndr) una volta giunti all'ultima pagina di Stelle minori.
Una storia che cattura, una prosa ineccepibile: consigliatissimo.
Stelle minori di Mattia Signorini (Feltrinelli) è in libreria, al prezzo di copertina di 16,50€.
domenica 9 giugno 2019
Questo e quello: 9 giugno 2019
Prima settimana di giugno, e prima vera settimana di tarda primavera.
Il sole e il caldo sono arrivati, e con loro cinque serie tv, libri, prodotti da provare subito.
Colpo di fulmine garantito!
Come vendere droga online (in fretta) è uno dei piccoli gioielli di Netflix, che come spesso succede non è stato oggetto di venerazione istantanea da parte della massa ma ha invece conquistato gli addetti ai lavori, che la stanno segnalando e consigliando a più riprese, dandole la visibilità che merita perchè queste sei puntate da meno di mezz'ora l'una raccontano noi e la società in cui viviamo ben più di quanto ci faccia piacere ammettere.
Non ci credete? Guardate il trailer.
La crema idratante ideale quando le temperature si alzano?
Una fresca, leggera, dal rapido assorbimento e senza oli che ungano eccessivamente il viso.
Una come Active Moist di Dermalogica (44€ per 50ml), da applicare su viso e collo inumiditi con leggeri massaggi circolari. Certificata senza glutine, vegana e cruelty-free, la lista completa degli ingredienti è disponibile qui.
Voglia di freschezza e tessuti naturali anche in casa, non solo nell'armadio: la selezione Desert Dreaming di H&M Home è perfetta per rinnovare il soggiorno, la cucina o, perchè no, la camera da letto senza intaccare troppo i risparmi. La trovate qui: oggetto da regalare subito all'amica amante dei cactus, il set di cucchiai in gres vetrificato (3 per 9,99€).
Se anche quest'anno vi siete trovati con un budget per le vacanze inferiore al previsto (o al desiderato), è il momento di rivedere il vostro modo di gestire il denaro.
Money Mindfulness. Come guadagnare, conservare, moltiplicare il tuo denaro. E smettere di preoccupartene di Cristina Benito (Fabbri Editori, 16€) è la lettura giusta: grazie a un metodo rivoluzionario che unisce i principi della Mindfulness ai segreti di uomini e donne di successo, e seguendo le sue nove leggi fondamentali, semplici ed efficaci, imparerete a guadagnare, risparmiare e investire, a prescindere dalla consistenza delle nostre entrate. Perché la Money Mindfulness non ha a che vedere con quanto denaro abbiamo, ma con l'attenzione che gli dedichiamo e con lo spazio che gli assegniamo nella nostra esistenza. Lo trovate qui.
E infine, l'estate è il momento migliore per rimettersi in riga dal punto di vista alimentare. Non per la prova costume, ma perchè il caldo ci rende tutti un po' meno affamati, e la cucina estiva offre moltissime alternative gustose a piatti ipercalorici tipici di quella invernale: il gusto prima di tutto!
Unica costante: gli snack. Gli spuntini. Il "fuori pasto" che rischia di mandare tutti fuori strada.
Ecco come evitare di mangiare troppo fuori pasto:
1. Rendete il momento dello spuntino un evento: no allo sbocconcellare distrattamente davanti allo schermo, sì allo spuntino consumato - quando si è davvero affamati - con attenzione, gustandoselo, e permettendo al cervello di registrare l'avvenimento. Il segnale di sazietà arriverà, e difficilmente sgarrerete di nuovo prima del pasto successivo.
2. Mangiate lentamente. Assaporate il vostro snack, e come sopra, il segnale di sazietà arriverà a destinazione. Inoltre, spezzare tra un pasto e l'altro è importante per evitare di mangiare troppo ai pasti principali, quindi non va detto no agli spuntini: va detto no a quelli consumati di corsa, e troppo calorici.
3. Dormite. Studi dimostrano che quando siamo in carenza di sonno mangiamo di più, e quindi prima di dichiarare guerra ai cracker (che integrali o ai cereali non sono certo il peggiore dei mali) assicuratevi di dormire almeno sette(otto ore per notte. No agli schermi retroilluminati fino a tarda sera, no alle luci troppo forti in casa dopo cena, no alla caffeina durante il pomeriggio se contribuisce a tenervi svegli.
4. Scrivete ciò che mangiate. Tutto, senza barare. Il semplice atto di dover scrivere di quel cornetto alla crema pasticcera che vorreste un'ora dopo aver fatto colazione, probabilmente vi farà scegliere di non acquistarlo. Il meccanismo del Food Journal funziona anche grazie a quella briciola di senso di colpa, che in questo caso può salvarvi il girovita.
5. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: se volete smettere di pasticciare, smettete di acquistare ciò che non vi fa bene. Avere in casa soltanto snack di buona qualità vi renderà quasi impossibile trovarvi di venerdì sera sul divano coperti di briciole di patatine.
venerdì 7 giugno 2019
Piccola Sicilia: intervista a Daniel Speck sul suo nuovo romanzo
Tra la Sicilia di oggi e la Piccola Sicilia, quartiere di Tunisi, del 1941, il nuovo romanzo di Daniel Speck (già autore di Volevamo andare lontano, un successo da mezzo milione di copie in Germania, ndr) racconta la storia di due famiglie tra passato e presente, le cui sorti sono spezzate e unite a loro insaputa.
Piccola Sicilia (Sperling&Kupfer) è già in libreria, e abbiamo incontrato l'autore a Milano: ecco cosa ci ha raccontato!
Partiamo dal principio: com'è nata questa storia?
Da una ricerca storica, e dalla scoperta di una storia vera che mi ha colpito: quella di un soldato tedesco, di nome Richard Habel, che in Tunisia nel 1943 ha salvato la vita di cinque ebrei italiani, ed è una storia rimasta sconosciuta. La cosa bella è che poi i genitori di uno dei cinque ebrei hanno salvato lui. Richard doveva custodire questi cinque ebrei fatti prigionieri perché erano della Resistenza. Lui parlava un po' l'italiano e per questo il suo rapporto con i prigionieri si era fatto più umano. Quando gli hanno detto che i prigionieri sarebbero stati fucilati il giorno dopo, li ha fatti scappare. Uno dei cinque prima di scappare gli ha dato un biglietto con l'indirizzo dei suoi genitori a Tunisi, sperando che potesse dire loro che si era salvato. I cinque riescono ad arrivare a Parigi, mentre a Tunisi dopo tre mesi arrivano gli Alleati. Habler si ricorda del biglietto e raggiunge la casa dei genitori del prigioniero, che lo accolgono e lo tengono con loro per due anni fino alla fine della guerra. Quando ho scoperto questa storia mi sono chiesto come mai nessuno ne avesse ancora ricavato un libro o un film, per cui ne ho fatto la base del romanzo. Sono stato a Tunisi e ho visto tutti i luoghi di cui parlo, a partire dall'Hotel Majestic che era effettivamente la base della Whermacht, e poi il quartiere chiamato Piccola Sicilia, poi ho fatto le mie ricerche. Attorno alla storia del soldato tedesco ho costruito tutto il resto: la vita in quel quartiere com'era fino all'arrivo dei tedeschi, la convivenza tra persone molto diverse. Dove finisce la storia vera inizia la mia storia letteraria, molto drammatica, complicata e anche scandalosa.
Visiti sempre i luoghi di cui parli?
Sì, assolutamente. Potrei scrivere un romanzo anche restando in camera mia, però non riuscirei a descrivere i luoghi allo stesso modo, perché per me è fondamentale "sentirli". Io mi espongo ai luoghi, alla realtà, e la descrivo come la sento sperando che poi il lettore lo avverta nello stesso modo. Del resto questa per me è la differenza tra scrivere romanzi e sceneggiature, che sono molto più asciutte.
Come autore tedesco, puoi avere delle difficoltà a raccontare le vicende dei militari tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, visto che in genere nei film e nei libri i tedeschi sono quasi sempre i cattivi della situazione? Com'è stato mettersi nei panni di un tedesco buono?
Mio nonno, che è ancora vivo, è stato un giovanissimo militare negli ultimi due anni di guerra, dai sedici ai diciotto anni, ed è stato un soldato buono. Il suo modo di raccontarmi la guerra mi ha aiutato a mettermi nei panni di Moritz, un tedesco normale che non è nazista e si pone molte domande su ciò che è giusto che è sbagliato. La difficoltà non stava tanto nel personaggio di Moritz quanto nel capire le regole dell'esercito. Io non ho nemmeno fatto il militare, ho scelto il servizio civile, per cui per me è difficile comprendere certe cose.
Conosci bene la Sicilia, visto che ne hai parlato in entrambi i romanzi?
Sì, di alcuni luoghi mi sono proprio innamorato. Ad esempio di Salina, da cui facevo provenire la famiglia Marconi protagonista del romanzo precedente: è un'isola nell'isola. Per questo secondo romanzo cercavo un luogo nel Sud della Sicilia perché cercavo il punto di collegamento tra Tunisia e Sicilia, e i tedeschi utilizzavano l'aeroporto di Trapani. Così sono andato a Marsala, dove ho trovato degli alberghi molto affascinanti, e delle spiagge desolate ma davvero ammalianti dove ho ambientato la vicenda di Nina. La sua storia è un po' come quella di Sherazade in Le mille e una notte: ogni sera si incontra con Joelle e riceve da lei un pezzo della sua storia.
Anche nel passato si parla di Sicilia perché racconto lo sbarco alleato sulla sua costa.
Il tema del pregiudizio, della razza, del rifiuto di chi non è uguale a te era già al centro del romanzo precedente e qui torna: è stata una scelta precisa? Trovi che sia importante parlarne in questo preciso momento storico?
È importantissimo parlarne oggi. L'ho scelto perché mi ha colpito durante le ricerche. Conoscevo la storia di Schindler, o dei tanti italiani che hanno salvato ebrei durante la guerra, ma nessuno sa quanti musulmani abbiano salvato ebrei. Noi pensiamo che musulmani ed ebrei siano nemici eterni, ma non è affatto vero: fino agli anni Quaranta gli ebrei stavano meglio nella società musulmano che in Europa e si sentivano più vicini ai musulmani che ai cristiani. Le due religioni sono simili, e così tante tradizioni: erano anche più frequenti i matrimoni tra ebrei e musulmani che tra ebrei e cristiani. Quando ho scoperto queste storie ho pensato che dovevamo ricordarcele per non cadere nella trappola dei nostri pregiudizi. L'odio tra musulmani ed ebrei non è affatto religioso: è nato con il conflitto tra Israele e la Palestina. È uno scontro territoriale, non religioso.
Facendo queste ricerche ho chiarito i miei pregiudizi personali. Cerco sempre di scrivere delle storie che aprano la mente e facciano scoprire al lettore qualcosa di nuovo. Il mondo della Piccola Sicilia, dove c'erano una chiesa, una mosche e quattordici sinagoghe, con un quindici per cento di popolazione ebraica (quando a Berlino gli ebrei costituivano solo il tre per cento della popolazione), era per me un mondo sconosciuto e interessante, che volevo far rivivere per superare i pregiudizi contemporanei.
Hai annunciato che questo romanzo avrà un seguito. Quando hai iniziato a scrivere Piccola Sicilia sapevi già che la storia sarebbe proseguita?
Ho iniziato a scrivere pensando a una grande storia che andasse dal 1942 ad oggi. Poi sono andato da Fisher, il mio editore tedesco, a proporla, e la storia è piaciuta, ma iniziando a scriverla mi sono reso conto che ne sarebbero venute fuori almeno mille pagine. Troppe per un unico volume, ma potevano costituire due romanzi. Ho dovuto pensare a lungo, per poter scrivere una finale che fosse compiuto ma che al tempo stesso lasciasse la possibilità di una continuazione. Adesso sto scrivendo il seguito.
Ci saranno gli stessi personaggi ma si svolgerà in luoghi diversi, a partire dalla Palestina che diventa Israele, poi si passerà in Europa e di nuovo in Sicilia e in Tunisia. Il periodo storico è quello dal dopoguerra in avanti. Parlerò di personaggi che sono in fuga, in trasferimento, che si devono reinventare.
Quali sono le storie che ti hanno formato e influenzato di più?
Prima di tutto credo quella di mio nonno, nato in Slesia, parte della Germania ormai diventata Polonia. Ha avuto un'infanzia felice, per poi essere mandato in guerra a sedici anni. Due anni dopo, al termine della guerra, non sapeva più nulla della sua famiglia, non aveva più una casa né un luogo dove tornare. Alla fine è stato ospitato da un amico a Monaco, ma ha ricordato per sempre la Slesia, il suo "paradiso perduto" al quale non poteva fare ritorno.
Poi è diventato insegnante all'orfanatrofio di Monaco, dando lui stesso accoglienza a tutti coloro che erano senza una casa, proprio come lo era stato lui.
Piccola Sicilia (Sperling&Kupfer) è già in libreria, e abbiamo incontrato l'autore a Milano: ecco cosa ci ha raccontato!
Partiamo dal principio: com'è nata questa storia?
Da una ricerca storica, e dalla scoperta di una storia vera che mi ha colpito: quella di un soldato tedesco, di nome Richard Habel, che in Tunisia nel 1943 ha salvato la vita di cinque ebrei italiani, ed è una storia rimasta sconosciuta. La cosa bella è che poi i genitori di uno dei cinque ebrei hanno salvato lui. Richard doveva custodire questi cinque ebrei fatti prigionieri perché erano della Resistenza. Lui parlava un po' l'italiano e per questo il suo rapporto con i prigionieri si era fatto più umano. Quando gli hanno detto che i prigionieri sarebbero stati fucilati il giorno dopo, li ha fatti scappare. Uno dei cinque prima di scappare gli ha dato un biglietto con l'indirizzo dei suoi genitori a Tunisi, sperando che potesse dire loro che si era salvato. I cinque riescono ad arrivare a Parigi, mentre a Tunisi dopo tre mesi arrivano gli Alleati. Habler si ricorda del biglietto e raggiunge la casa dei genitori del prigioniero, che lo accolgono e lo tengono con loro per due anni fino alla fine della guerra. Quando ho scoperto questa storia mi sono chiesto come mai nessuno ne avesse ancora ricavato un libro o un film, per cui ne ho fatto la base del romanzo. Sono stato a Tunisi e ho visto tutti i luoghi di cui parlo, a partire dall'Hotel Majestic che era effettivamente la base della Whermacht, e poi il quartiere chiamato Piccola Sicilia, poi ho fatto le mie ricerche. Attorno alla storia del soldato tedesco ho costruito tutto il resto: la vita in quel quartiere com'era fino all'arrivo dei tedeschi, la convivenza tra persone molto diverse. Dove finisce la storia vera inizia la mia storia letteraria, molto drammatica, complicata e anche scandalosa.
Visiti sempre i luoghi di cui parli?
Sì, assolutamente. Potrei scrivere un romanzo anche restando in camera mia, però non riuscirei a descrivere i luoghi allo stesso modo, perché per me è fondamentale "sentirli". Io mi espongo ai luoghi, alla realtà, e la descrivo come la sento sperando che poi il lettore lo avverta nello stesso modo. Del resto questa per me è la differenza tra scrivere romanzi e sceneggiature, che sono molto più asciutte.
Come autore tedesco, puoi avere delle difficoltà a raccontare le vicende dei militari tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, visto che in genere nei film e nei libri i tedeschi sono quasi sempre i cattivi della situazione? Com'è stato mettersi nei panni di un tedesco buono?
Mio nonno, che è ancora vivo, è stato un giovanissimo militare negli ultimi due anni di guerra, dai sedici ai diciotto anni, ed è stato un soldato buono. Il suo modo di raccontarmi la guerra mi ha aiutato a mettermi nei panni di Moritz, un tedesco normale che non è nazista e si pone molte domande su ciò che è giusto che è sbagliato. La difficoltà non stava tanto nel personaggio di Moritz quanto nel capire le regole dell'esercito. Io non ho nemmeno fatto il militare, ho scelto il servizio civile, per cui per me è difficile comprendere certe cose.
Conosci bene la Sicilia, visto che ne hai parlato in entrambi i romanzi?
Sì, di alcuni luoghi mi sono proprio innamorato. Ad esempio di Salina, da cui facevo provenire la famiglia Marconi protagonista del romanzo precedente: è un'isola nell'isola. Per questo secondo romanzo cercavo un luogo nel Sud della Sicilia perché cercavo il punto di collegamento tra Tunisia e Sicilia, e i tedeschi utilizzavano l'aeroporto di Trapani. Così sono andato a Marsala, dove ho trovato degli alberghi molto affascinanti, e delle spiagge desolate ma davvero ammalianti dove ho ambientato la vicenda di Nina. La sua storia è un po' come quella di Sherazade in Le mille e una notte: ogni sera si incontra con Joelle e riceve da lei un pezzo della sua storia.
Anche nel passato si parla di Sicilia perché racconto lo sbarco alleato sulla sua costa.
Il tema del pregiudizio, della razza, del rifiuto di chi non è uguale a te era già al centro del romanzo precedente e qui torna: è stata una scelta precisa? Trovi che sia importante parlarne in questo preciso momento storico?
È importantissimo parlarne oggi. L'ho scelto perché mi ha colpito durante le ricerche. Conoscevo la storia di Schindler, o dei tanti italiani che hanno salvato ebrei durante la guerra, ma nessuno sa quanti musulmani abbiano salvato ebrei. Noi pensiamo che musulmani ed ebrei siano nemici eterni, ma non è affatto vero: fino agli anni Quaranta gli ebrei stavano meglio nella società musulmano che in Europa e si sentivano più vicini ai musulmani che ai cristiani. Le due religioni sono simili, e così tante tradizioni: erano anche più frequenti i matrimoni tra ebrei e musulmani che tra ebrei e cristiani. Quando ho scoperto queste storie ho pensato che dovevamo ricordarcele per non cadere nella trappola dei nostri pregiudizi. L'odio tra musulmani ed ebrei non è affatto religioso: è nato con il conflitto tra Israele e la Palestina. È uno scontro territoriale, non religioso.
Facendo queste ricerche ho chiarito i miei pregiudizi personali. Cerco sempre di scrivere delle storie che aprano la mente e facciano scoprire al lettore qualcosa di nuovo. Il mondo della Piccola Sicilia, dove c'erano una chiesa, una mosche e quattordici sinagoghe, con un quindici per cento di popolazione ebraica (quando a Berlino gli ebrei costituivano solo il tre per cento della popolazione), era per me un mondo sconosciuto e interessante, che volevo far rivivere per superare i pregiudizi contemporanei.
Hai annunciato che questo romanzo avrà un seguito. Quando hai iniziato a scrivere Piccola Sicilia sapevi già che la storia sarebbe proseguita?
Ho iniziato a scrivere pensando a una grande storia che andasse dal 1942 ad oggi. Poi sono andato da Fisher, il mio editore tedesco, a proporla, e la storia è piaciuta, ma iniziando a scriverla mi sono reso conto che ne sarebbero venute fuori almeno mille pagine. Troppe per un unico volume, ma potevano costituire due romanzi. Ho dovuto pensare a lungo, per poter scrivere una finale che fosse compiuto ma che al tempo stesso lasciasse la possibilità di una continuazione. Adesso sto scrivendo il seguito.
Ci saranno gli stessi personaggi ma si svolgerà in luoghi diversi, a partire dalla Palestina che diventa Israele, poi si passerà in Europa e di nuovo in Sicilia e in Tunisia. Il periodo storico è quello dal dopoguerra in avanti. Parlerò di personaggi che sono in fuga, in trasferimento, che si devono reinventare.
Quali sono le storie che ti hanno formato e influenzato di più?
Prima di tutto credo quella di mio nonno, nato in Slesia, parte della Germania ormai diventata Polonia. Ha avuto un'infanzia felice, per poi essere mandato in guerra a sedici anni. Due anni dopo, al termine della guerra, non sapeva più nulla della sua famiglia, non aveva più una casa né un luogo dove tornare. Alla fine è stato ospitato da un amico a Monaco, ma ha ricordato per sempre la Slesia, il suo "paradiso perduto" al quale non poteva fare ritorno.
Poi è diventato insegnante all'orfanatrofio di Monaco, dando lui stesso accoglienza a tutti coloro che erano senza una casa, proprio come lo era stato lui.
giovedì 6 giugno 2019
Ottessa Moshfegh: intervista su "Il mio anno di riposo e oblio"
New York, all'alba del nuovo millennio. La protagonista di Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh (Feltrinelli) gode di molti privilegi, almeno in apparenza. È giovane, magra, carina, da poco laureata alla Columbia e vive, grazie a un'eredità, in un appartamento nell'Upper East Side di Manhattan. Ma c'è qualcosa che le manca, c'è un vuoto nella sua vita che non è semplicemente legato alla prematura perdita dei genitori o al modo in cui la tratta il fidanzato che lavora a Wall Street. Afflitta, decide di lasciare il lavoro in una galleria d'arte e di imbottirsi di farmaci per riposare il più possibile. Si convince che la soluzione sia dormire un anno di fila per non provare alcun sentimento e forse guarire.
Questa la trama di quello che era uno dei romanzi più attesi dell'anno, e che abbiamo potuto scoprire in Fondazione Feltrinelli incontrando l'autrice, Ottessa Moshfegh.
Ecco cosa ci ha svelato!
Il tuo romanzo parla soprattutto delle conseguenze di questo oblio, di questo sonno che separa la protagonista dal mondo circostante. Quali sono le cause scatenanti di questo "scollamento" dalla realtà?
Sono da ricercare soprattutto nella sua natura. È una donna che è stata cresciuta da persone che non sapevano comunicare, nè tra loro, nè con lei: al padre non è mai importato molto di conoscere la moglie o la figlia, la madre era un'alcolista che sfruttava la figlia a livello emotivo invece di costruire un rapporto basato sull'affetto. Credo che questo sia alla base del suo cinismo.
Dall'altro lato, ci sono i privilegi: i soldi, la bellezza, un'ottima educazione. Si può permettere di essere pigra e maleducata sul lavoro, al punto da arrivare a vandalizzare la galleria in cui lavora e licenziarsi senza preoccuparsi troppo del domani. È una persona che ha potuto studiare, ma questo l'ha trasformata in una donna che esprime giudizi a ripetizione. È più complesso parlare della sua bellezza, perchè sebbene sia un privilegio per lei è stato più un fardello, anche se è ovviamente un privilegio non doversi mai preoccupare del suo aspetto, e anzi, sfruttare il suo aspetto per manipolare il prossimo a suo piacimento.
È qui che troviamo le cause del suo desiderio di oblio e "scollamento", perchè è arrivata al punto in cui tutto ciò che può salvarla è la spiritualità, ma dal punto di vista spirituale è in bancarotta.
Ma questo mettere in stand-by la vita, da parte della protagonista, non è in fondo una forma di suicidio?
Io penso di sì, ma non nella sua forma usuale: l'obbiettivo non è la morte, ma la morte dell'ego, dell'identità. Non quella del corpo.
Nella realtà probabilmente sarebbe impossibile sopravvivere a un tale consumo di farmaci, ma nel mio romanzo chiedo al lettore di rinunciare, almeno per un po', alla sua comprensibile incredulità. Ho volutamente inventato alcuni dei farmaci, e donato una sorta di nota "magica" ad alcuni degli effetti collaterali, in modo da creare una realtà sospesa tra realtà e irrealtà.
Quella dell'abuso di farmaci è ormai una piaga, e anche se non volevo scrivere un romanzo sull'argomento è impossibile non pensarci adesso.
Il tema stesso del sonno, della sua importanza, e della sua qualità è molto attuale: dormiamo sempre meno e sempre peggio, e questo nel lungo periodo non potrà dare buoni risultati.
Credo che la tv e internet abbiano avuto un ruolo non indifferente.
Sono nata nel 1981, e quando ero giovane al momento di andare a dormire leggevo un libro.
Oggi ho trentotto anni, sono una scrittrice, ed eppure prima di dormire non leggo più: guardo Netflix.
Sappiamo ancora molto poco di quanto questa carenza di sonno, e quanto l'abbassamento della sua qualità, influenzerà la nostra salute, ma soprattutto l'evoluzione.
È vero che abbiamo vite più frenetiche, ma è anche vero che forse dormivamo meglio quando faticavamo di più. Non so se ho davvero risposto alla domanda, ma è un tema interessante e complesso, che andrebbe approfondito di più.
Nella vita della tua protagonista c'è però Reva, un'amica che si rivela spesso la sua antitesi, che tanto più lei rifiuta il contatto con il mondo esterno quanto più cerca di coinvolgerla e riportarla "alla vita".
È anche la persona che le ripete spesso "ti voglio bene", un'espressione di affetto alla quale la protagonista non riesce a rispondere proprio a causa della sua apatia emotiva.
Reva è il complemento perfetto della mia protagonista. Dice tutto ciò che la mia protagonista si vergogna di esprimere, e la spinge a rivendicare la sua identità di persona "fredda".
Reva definisce la mia protagonista attraverso il costante contrasto, e serve anche la lettore, che può così sentirsi coinvolto dalla storia di un personaggio più accessibile, e di conseguenza avvicinarsi alla protagonista e al suo viaggio personale.
Un'ultima domanda: la tua storia è ambientata a Manhattan. Difficile accostare una città frenetica come New York al riposo e all'oblio! Quanto credi che una città influisca su una persona, e sulla sua storia?
Trasferirsi a New York è un'esperienza che cambia chiunque, inclusa la mia protagonista.
Credo che nella mia storia, New York sia colta nel suo momento di maggior trasformazione: a fine anni Novanta e inizio Duemila, era una città piena di eccessi, privilegi, pervasa da un senso di assurdità e di libertà. Dall'11 settembre 2001 è diventata una città meno libera, e senza il senso di sicurezza che la pervadeva prima. Da un certo punto di vista l'attentato ha svegliato la città, riconnettendo le persone alla loro mortalità e le une alle altre. Da un altro punto di vista, questa vulnerabilità è stata vista dal governo come un vantaggio, e ha dato il via a una guerra per il petrolio.
Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh (Feltrinelli) è in libreria, al prezzo di copertina di 17€.
Questa la trama di quello che era uno dei romanzi più attesi dell'anno, e che abbiamo potuto scoprire in Fondazione Feltrinelli incontrando l'autrice, Ottessa Moshfegh.
Ecco cosa ci ha svelato!
Il tuo romanzo parla soprattutto delle conseguenze di questo oblio, di questo sonno che separa la protagonista dal mondo circostante. Quali sono le cause scatenanti di questo "scollamento" dalla realtà?
Sono da ricercare soprattutto nella sua natura. È una donna che è stata cresciuta da persone che non sapevano comunicare, nè tra loro, nè con lei: al padre non è mai importato molto di conoscere la moglie o la figlia, la madre era un'alcolista che sfruttava la figlia a livello emotivo invece di costruire un rapporto basato sull'affetto. Credo che questo sia alla base del suo cinismo.
Dall'altro lato, ci sono i privilegi: i soldi, la bellezza, un'ottima educazione. Si può permettere di essere pigra e maleducata sul lavoro, al punto da arrivare a vandalizzare la galleria in cui lavora e licenziarsi senza preoccuparsi troppo del domani. È una persona che ha potuto studiare, ma questo l'ha trasformata in una donna che esprime giudizi a ripetizione. È più complesso parlare della sua bellezza, perchè sebbene sia un privilegio per lei è stato più un fardello, anche se è ovviamente un privilegio non doversi mai preoccupare del suo aspetto, e anzi, sfruttare il suo aspetto per manipolare il prossimo a suo piacimento.
È qui che troviamo le cause del suo desiderio di oblio e "scollamento", perchè è arrivata al punto in cui tutto ciò che può salvarla è la spiritualità, ma dal punto di vista spirituale è in bancarotta.
Ma questo mettere in stand-by la vita, da parte della protagonista, non è in fondo una forma di suicidio?
Io penso di sì, ma non nella sua forma usuale: l'obbiettivo non è la morte, ma la morte dell'ego, dell'identità. Non quella del corpo.
Nella realtà probabilmente sarebbe impossibile sopravvivere a un tale consumo di farmaci, ma nel mio romanzo chiedo al lettore di rinunciare, almeno per un po', alla sua comprensibile incredulità. Ho volutamente inventato alcuni dei farmaci, e donato una sorta di nota "magica" ad alcuni degli effetti collaterali, in modo da creare una realtà sospesa tra realtà e irrealtà.
Quella dell'abuso di farmaci è ormai una piaga, e anche se non volevo scrivere un romanzo sull'argomento è impossibile non pensarci adesso.
Il tema stesso del sonno, della sua importanza, e della sua qualità è molto attuale: dormiamo sempre meno e sempre peggio, e questo nel lungo periodo non potrà dare buoni risultati.
Credo che la tv e internet abbiano avuto un ruolo non indifferente.
Sono nata nel 1981, e quando ero giovane al momento di andare a dormire leggevo un libro.
Oggi ho trentotto anni, sono una scrittrice, ed eppure prima di dormire non leggo più: guardo Netflix.
Sappiamo ancora molto poco di quanto questa carenza di sonno, e quanto l'abbassamento della sua qualità, influenzerà la nostra salute, ma soprattutto l'evoluzione.
È vero che abbiamo vite più frenetiche, ma è anche vero che forse dormivamo meglio quando faticavamo di più. Non so se ho davvero risposto alla domanda, ma è un tema interessante e complesso, che andrebbe approfondito di più.
Nella vita della tua protagonista c'è però Reva, un'amica che si rivela spesso la sua antitesi, che tanto più lei rifiuta il contatto con il mondo esterno quanto più cerca di coinvolgerla e riportarla "alla vita".
È anche la persona che le ripete spesso "ti voglio bene", un'espressione di affetto alla quale la protagonista non riesce a rispondere proprio a causa della sua apatia emotiva.
Reva è il complemento perfetto della mia protagonista. Dice tutto ciò che la mia protagonista si vergogna di esprimere, e la spinge a rivendicare la sua identità di persona "fredda".
Reva definisce la mia protagonista attraverso il costante contrasto, e serve anche la lettore, che può così sentirsi coinvolto dalla storia di un personaggio più accessibile, e di conseguenza avvicinarsi alla protagonista e al suo viaggio personale.
Un'ultima domanda: la tua storia è ambientata a Manhattan. Difficile accostare una città frenetica come New York al riposo e all'oblio! Quanto credi che una città influisca su una persona, e sulla sua storia?
Trasferirsi a New York è un'esperienza che cambia chiunque, inclusa la mia protagonista.
Credo che nella mia storia, New York sia colta nel suo momento di maggior trasformazione: a fine anni Novanta e inizio Duemila, era una città piena di eccessi, privilegi, pervasa da un senso di assurdità e di libertà. Dall'11 settembre 2001 è diventata una città meno libera, e senza il senso di sicurezza che la pervadeva prima. Da un certo punto di vista l'attentato ha svegliato la città, riconnettendo le persone alla loro mortalità e le une alle altre. Da un altro punto di vista, questa vulnerabilità è stata vista dal governo come un vantaggio, e ha dato il via a una guerra per il petrolio.
Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh (Feltrinelli) è in libreria, al prezzo di copertina di 17€.
martedì 4 giugno 2019
Arrivederci professore: Depp protagonista assoluto
Quando Richard (Johnny Depp), professore universitario di mezz’età, scopre di avere un cancro allo stadio terminale e solo pochi mesi di vita, decide di rivoluzionare la sua vita e godersi a pieno il tempo che gli rimane. La sua complicata situazione familiare e la poco soddisfacente vita lavorativa subiscono così un cambiamento repentino e trasgressivo e, inaspettatamente, la sua lenta morte aiuterà chi gli sta vicino a ritrovare la gioia di vivere.
Questa la trama di Arrivederci professore, regia e sceneggiatura di Wayne Roberts (già regista e sceneggiatore di Katie Says Goodbye nel 2016, ndr), che vede Johnny Depp nei panni di un protagonista che rischiava davvero di risultare l'anti-John Keating, professore indimenticabile de L'attimo fuggente.
E invece no, perchè Depp riesce a dare al suo Richard una profondità e, allo stesso tempo, un'aura di irriverenza e sfrontatezza uniche.
Quando la diagnosi di un tumore ormai incurabile lo prende in contropiede, la sua vita gli si manifesta all'improvviso in ogni sua accezione più negativa: un lavoro che lo appassionava, ma che è diventato ripetitivo; un matrimonio ormai oltre la crisi e semplicemente finito con una moglie che lo tradisce con il suo capo, una figlia adolescente (Zoey Deutch) che adora ma con la quale fatica a comunicare e un solo vero amico, Peter (Danny Huston).
È proprio la consapevolezza della propria mortalità - e imminente decesso - a spingerlo a reagire per la prima volta da anni, e a essere almeno per gli ultimi mesi della sua carriera il professore stimolante, originale e coinvolgente che non aveva mai osato essere, a chiudere la porta sul suo matrimonio e ad aprirsi alla figlia per trasmetterle l'amore, la comprensione e il supporto che le serviranno nel resto della vita.
Difficile rendere divertente un film sulla morte, ma è quello che accade con molte sequenze di Arrivederci professore: si ride, si sorride e si ritrova qualcosa dei propri pensieri più sconvenienti, nella parlantina inarrestabile e finalmente libera da inibizioni di Richard, che si toglie ogni sassolino dalle scarpe e che si lascia alle spalle una vita che gli ha dato ciò che poteva, nel bene e nel male.
Depp protagonista assoluto della pellicola, presente in quasi ogni scena e capace di bucare lo schermo anche quando manca la battuta sagace o il livello di sarcasmo auspicabile.
Finale impeccabile.
Consigliatissimo.
Arrivederci professore di Wayne Roberts vi aspetta al cinema dal 20 giugno.
Questa la trama di Arrivederci professore, regia e sceneggiatura di Wayne Roberts (già regista e sceneggiatore di Katie Says Goodbye nel 2016, ndr), che vede Johnny Depp nei panni di un protagonista che rischiava davvero di risultare l'anti-John Keating, professore indimenticabile de L'attimo fuggente.
E invece no, perchè Depp riesce a dare al suo Richard una profondità e, allo stesso tempo, un'aura di irriverenza e sfrontatezza uniche.
Quando la diagnosi di un tumore ormai incurabile lo prende in contropiede, la sua vita gli si manifesta all'improvviso in ogni sua accezione più negativa: un lavoro che lo appassionava, ma che è diventato ripetitivo; un matrimonio ormai oltre la crisi e semplicemente finito con una moglie che lo tradisce con il suo capo, una figlia adolescente (Zoey Deutch) che adora ma con la quale fatica a comunicare e un solo vero amico, Peter (Danny Huston).
È proprio la consapevolezza della propria mortalità - e imminente decesso - a spingerlo a reagire per la prima volta da anni, e a essere almeno per gli ultimi mesi della sua carriera il professore stimolante, originale e coinvolgente che non aveva mai osato essere, a chiudere la porta sul suo matrimonio e ad aprirsi alla figlia per trasmetterle l'amore, la comprensione e il supporto che le serviranno nel resto della vita.
Difficile rendere divertente un film sulla morte, ma è quello che accade con molte sequenze di Arrivederci professore: si ride, si sorride e si ritrova qualcosa dei propri pensieri più sconvenienti, nella parlantina inarrestabile e finalmente libera da inibizioni di Richard, che si toglie ogni sassolino dalle scarpe e che si lascia alle spalle una vita che gli ha dato ciò che poteva, nel bene e nel male.
Depp protagonista assoluto della pellicola, presente in quasi ogni scena e capace di bucare lo schermo anche quando manca la battuta sagace o il livello di sarcasmo auspicabile.
Finale impeccabile.
Consigliatissimo.
Arrivederci professore di Wayne Roberts vi aspetta al cinema dal 20 giugno.
lunedì 3 giugno 2019
"Perduti nei quartieri spagnoli" di Heddi Goodrich
Da quest'anno, il blog ospita le recensioni di Veronica Lempi, già collaboratrice de Gli Amanti dei Libri. Ecco cosa ha pensato di Perduti nei quartieri spagnoli di Heddi Goodrich (Giunti)!
Appena terminato il libro di Heddi Goodrich, Perduti nei quartieri spagnoli (Giunti), una sola domanda sorge spontanea ed insistete: ma ci si può davvero perdere così, nei quartieri spagnoli? E non s’intende solo a livello geografico. Questo è il libro per chi desidera camminare tra le vie dei pensieri e i paesaggi dei ricordi.
Ambientato negli anni Settanta del 1900, racconta di una storia d’amore all’italiana, nata come adolescenziale e rivissuta a quarant’anni. Heddi è l'autrice e la protagonista, nativa americana trasferita in Italia per uno scambio culturale che diventa una evoluzione di vita. Pietro è campano di nascita, ma vorrebbe essere molto di più. Legato alla propria terra da doveri familiari, potrà mai dare alla sua compagna ciò che lei si merita? Ma soprattutto, la sua voglia di evasione, indipendenza e libertà dai vincoli di famiglia, è davvero pronta a diventare realtà?
L’autrice alterna capitoli degni di un romanzo, in termini di lunghezza e contenuto, a due/tre pagine di emails scambiate tra i protagonisti. Solo dopo qualche scambiodiventerà chiaro il contrasto tra passato e presente, tra ricordo e attualità.
Due culture a confronto, con le loro differenze e affinità, quella americana, indipendente, nomade, in qualche modo esoterica e senza limiti imposti; e quella italiana, tradizionale, burbera nei sentimenti, legata alle terre natie e al lavoro, una cultura che è essa stessa la sua storia. Due modi di pensare che potrebbero incastrarsi alla perfezione, o collimare all’infinito.
L’amore che racconta la Goodrich è un amore impossibile a cui viene dato tutto, quello pieno di vita che quasi fa male. Un amore inconsapevole, irrazionale, folle e fortissimo. Esattamente in linea con l’età dei protagonisti e del periodo storico scelto per l’ambientazione della trama.
Ma alla fine del libro c’è una grande sorpresa: l’autrice ha davvero scelto ogni dettaglio?
E la risposta alla domanda d’apertura, ora riformulata come: Ma ci si può davvero perdere così, e meravigliosamente, nella vita? Perdere d'amore, per una città e per un'anima (gemella, forse), le loro passioni, i loro vizi, promesse e tradimenti…
La risposta, evidentemente, è SÌ!
E poi Napoli come protagonista assoluta. Una città in grado di stregare, gli abitanti e i turisti allo stesso modo, con quel suo savoir faireunico e calamitoso. Ricca di storie di vita e così anni Settanta, anche nei clichè, che sembra quasi finta. Napoli e il Vesuvio, quel punto di riferimento che la protagonista ama alla follia e allo stesso tempo teme ogni notte tra incubi e sogni. Napoli in questo libro è raccontata attraverso gli occhi di chi l’ha scelta come casa.
Napoli è aria che dà ossigeno e soffoca allo stesso tempo. Ci sei e vuoi scappare, sei lontano e ti manca da morire.
Heddi Goodrich ha scritto un libro (il suo primo) così vero, che lascia senza fiato!
Perduti nei quartieri spagnoli di Heddi Goodrich (Giunti) è in libreria, al prezzo di copertina di 19€.
Appena terminato il libro di Heddi Goodrich, Perduti nei quartieri spagnoli (Giunti), una sola domanda sorge spontanea ed insistete: ma ci si può davvero perdere così, nei quartieri spagnoli? E non s’intende solo a livello geografico. Questo è il libro per chi desidera camminare tra le vie dei pensieri e i paesaggi dei ricordi.
Ambientato negli anni Settanta del 1900, racconta di una storia d’amore all’italiana, nata come adolescenziale e rivissuta a quarant’anni. Heddi è l'autrice e la protagonista, nativa americana trasferita in Italia per uno scambio culturale che diventa una evoluzione di vita. Pietro è campano di nascita, ma vorrebbe essere molto di più. Legato alla propria terra da doveri familiari, potrà mai dare alla sua compagna ciò che lei si merita? Ma soprattutto, la sua voglia di evasione, indipendenza e libertà dai vincoli di famiglia, è davvero pronta a diventare realtà?
L’autrice alterna capitoli degni di un romanzo, in termini di lunghezza e contenuto, a due/tre pagine di emails scambiate tra i protagonisti. Solo dopo qualche scambiodiventerà chiaro il contrasto tra passato e presente, tra ricordo e attualità.
Due culture a confronto, con le loro differenze e affinità, quella americana, indipendente, nomade, in qualche modo esoterica e senza limiti imposti; e quella italiana, tradizionale, burbera nei sentimenti, legata alle terre natie e al lavoro, una cultura che è essa stessa la sua storia. Due modi di pensare che potrebbero incastrarsi alla perfezione, o collimare all’infinito.
L’amore che racconta la Goodrich è un amore impossibile a cui viene dato tutto, quello pieno di vita che quasi fa male. Un amore inconsapevole, irrazionale, folle e fortissimo. Esattamente in linea con l’età dei protagonisti e del periodo storico scelto per l’ambientazione della trama.
Ma alla fine del libro c’è una grande sorpresa: l’autrice ha davvero scelto ogni dettaglio?
E la risposta alla domanda d’apertura, ora riformulata come: Ma ci si può davvero perdere così, e meravigliosamente, nella vita? Perdere d'amore, per una città e per un'anima (gemella, forse), le loro passioni, i loro vizi, promesse e tradimenti…
La risposta, evidentemente, è SÌ!
E poi Napoli come protagonista assoluta. Una città in grado di stregare, gli abitanti e i turisti allo stesso modo, con quel suo savoir faireunico e calamitoso. Ricca di storie di vita e così anni Settanta, anche nei clichè, che sembra quasi finta. Napoli e il Vesuvio, quel punto di riferimento che la protagonista ama alla follia e allo stesso tempo teme ogni notte tra incubi e sogni. Napoli in questo libro è raccontata attraverso gli occhi di chi l’ha scelta come casa.
Napoli è aria che dà ossigeno e soffoca allo stesso tempo. Ci sei e vuoi scappare, sei lontano e ti manca da morire.
Heddi Goodrich ha scritto un libro (il suo primo) così vero, che lascia senza fiato!
Perduti nei quartieri spagnoli di Heddi Goodrich (Giunti) è in libreria, al prezzo di copertina di 19€.