Buon pomeriggio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Passionflix ha colpito ancora, e quest'estate ci permetterà di vedere sul piccolo schermo - del nostro pc - "Driven", trasposizione della fortunata serie di K. Bromberg edita in Italia da Fabbri Editori:
E le notizie non sono finite, perchè è stata annunciata una parte importante del cast: a interpretare Colton e Rylee saranno infatti Casey Deidrick e Olivia Applegate.
«Casey e Olivia sono la scelta giusta, per interpretare Colton e Rylee», ha commentato la regista Tosca Musk. «Si conoscono da anni, e la chimica tra di loro è stata evidente sin dal primo ciak!»
Il film è una produzione originale Passionflix, e debutterà sulla piattaforma web in estate.
Non vedo l'ora, e voi?
Per il momento, abbiamo i primi tre scatti dal "dietro le quinte":
Vi rimando alle recensioni dei tre romanzi, nel caso voleste farvi un'idea della serie:
Driven 1. Guidati dalla passione
Driven 2. Travolti dal sentimento
Driven 3. Vinti dall'amore
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
lunedì 30 aprile 2018
"Adventure Awaits - Get Sunkissed", una nuova trend edition firmata Essence Cosmetics!
Buongiorno a tutte, fanciulle!
Oggi parliamo di estate, di trucco e di novità: ispirata alle bellezze di Asia, Africa e Oriente, la nuova trend edition Essence "Adventure Awaits - GET SUNKISSED" regala un viaggio pieno di emozioni da maggio a giugno 2018.
Colori vivaci, decorazioni, motivi tribali e prodotti abbronzanti sono al centro di questa collezione che riflette le influenze delle varie culture per creare look estivi sempre affascinanti.
Scopriamo insieme tutti i prodotti!
La terra abbronzante in stick consente di stendere la texture cremosa dell’abbronzante in modo uniforme e dona all’incarnato un finish glow tipicamente estivo. Disponibile in due colori, champagne e bronzo, per carnagioni chiare e scure (4,49€).
La terra abbronzante a due tonalità con effetto shimmer per un incarnato baciato dal sole è anch'essa disponibile per carnagioni chiare e scure (4,89€).
La crema illuminante per il corpo coccola la pelle, lasciando un sottile e delicato strato shimmer e una deliziosa fragranza orientale (4,19€ per 100ml).
Tantissimi adesivi riproducono disegni ornamentali tipici dell’Africa, Asia e dell’Oriente, adatti a decorare il corpo e le caviglie. Ogni confezione contiene due fogli con differenti decorazioni (2,49€).
Il blush metallizzato color rosso palissandro regala un incarnato radioso, come dopo una giornata trascorsa al sole del Sahara. La texture è brossurata con un frammento di un’antica mappa geografica degli esploratori (4,49€).
Una palette con sei tonalità di ombretti ad effetto abbronzante metallico e ad alta pigmentazione regalano uno sguardo che ricorda le bellezze dell’Oriente (4,99€).
La matita occhi e labbra dorata/rosata può essere utilizzata sia per creare un eyeliner style esclusivo sia per enfatizzare il contorno labbra (2,89€). Perfetta per l'estate!
Ed ecco le cartine illuminanti sebo-assorbenti (2,89€)! Per creare un meraviglioso effetto illuminante basta appoggiare una cartina sulla zona scelta del viso, premere delicatamente... et voilà! Fatto!
Due rossetti dal finish metallico, color prugna e palissandro, ricordano i meravigliosi colori dell’Oriente (2,99€).
Gli adesivi per unghie color oro e turchese con effetto 3D trasformano la manicure in un momento trendy. Possono essere applicati anche sopra lo smalto e sigiliati con un top coat (2,49€).
Mi piace moltissimo questa collezione, e non vedo l'ora di trovarla nei corner Essence a Maggio per accaparrarmi qualche pezzo... Essence non sbaglia un colpo, questo è sicuro!
Un bacio a tutte, fanciulle!
A presto <3
Oggi parliamo di estate, di trucco e di novità: ispirata alle bellezze di Asia, Africa e Oriente, la nuova trend edition Essence "Adventure Awaits - GET SUNKISSED" regala un viaggio pieno di emozioni da maggio a giugno 2018.
Colori vivaci, decorazioni, motivi tribali e prodotti abbronzanti sono al centro di questa collezione che riflette le influenze delle varie culture per creare look estivi sempre affascinanti.
Scopriamo insieme tutti i prodotti!
01 Travel Lover 02 Travel Makes Me Happy |
01 My Happy Place |
02 Our Happy Place |
01 Explore, Dream, Discover |
01 And So The Adventure Begins... |
01 Wanderlust Feeling |
01 Collect Moments, Not Things!
|
01 Leaving Some Messages |
Ed ecco le cartine illuminanti sebo-assorbenti (2,89€)! Per creare un meraviglioso effetto illuminante basta appoggiare una cartina sulla zona scelta del viso, premere delicatamente... et voilà! Fatto!
01 Kisses From The Orient |
02 Kisses From Asia |
01 Don`t Stop To Explore!
|
Mi piace moltissimo questa collezione, e non vedo l'ora di trovarla nei corner Essence a Maggio per accaparrarmi qualche pezzo... Essence non sbaglia un colpo, questo è sicuro!
Un bacio a tutte, fanciulle!
A presto <3
"Volevamo andare lontano": intervista a Daniel Speck
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi arriva in libreria un romanzo molto speciale, "Volevamo andare lontano" di Daniel Speck, edito Sperling & Kupfer (rilegato a 19,90€), del quale non vedevo l'ora di potervi parlare:
Milano, 2014. Julia, giovane e brillante stilista tedesca, sta per affrontare la sfilata che potrebbe finalmente coronare i suoi sogni. Ma, proprio mentre guarda al futuro, il passato torna a cercarla nei panni di uno sconosciuto che sostiene di essere suo nonno. Dice di essere il padre di quel padre che lei ha sempre creduto morto, e le mostra la foto di una ragazza che potrebbe essere Julia stessa, tanto le somiglia, se solo quel ritratto non fosse stato scattato sessant'anni prima.
Milano, 1954. Vincent, promettente ingegnere tedesco, arriva da Monaco con il compito di testare una piccola automobile italiana che potrebbe risollevare le sorti della BMW. È così che conosce Giulietta, incaricata di fargli da interprete, e se ne innamora. Lei è una ragazza piena di vita e di sogni - ama disegnare e cucire vestiti - ma è frenata dalla sua famiglia, emigrata dalla Sicilia, e da una promessa che già la lega a un altro uomo. Si ritroverà a scegliere tra amore e dovere, libertà e tradizione, e quella scelta segnerà il destino di tutte le generazioni a venire…
Fino a Julia. Proprio a lei, oggi, viene chiesto da quel perfetto estraneo di ricucire uno strappo doloroso, di ricomporre una famiglia che non ha mai conosciuto. Ma che ha sempre desiderato avere. Se accetta, l'attende un viaggio alla ricerca della verità, un tuffo nel passato alla scoperta delle sue radici. L'attendono bugie e segreti che potrebbero ferirla: il prezzo da pagare per riavere un mondo di affetti che le è sempre mancato. L'attende la scoperta emozionante di un amore incancellabile a cui va resa giustizia e di una donna luminosa che, all'insaputa di Julia, vive da sempre dentro di lei e dentro i suoi sogni.
Ho avuto la possibilità di incontrare l'autore a tu per tu, e di partecipare poi all'incontro con i blogger, e di scoprire qualcosa in più su uno dei romanzi più belli e interessanti usciti quest'anno.
Ecco cosa ci siamo raccontati da Open, davanti a un succo di frutta!
"Volevamo andare lontano" racconta cinquant'anni di vita, e cinquant'anni di storia.
Cinquant'anni di grandi cambiamenti dal punto di vista politico, sociale, tecnologico, persino climatico. Come hai costruito il tuo romanzo, e soprattutto come hai organizzato il tuo lavoro di ricerca e ricostruzione storica, in modo che quest'ultima si fondesse alla perfezione con la finzione narrativa?
Sono partito dalla volontà di raccontare un capitolo importante della storia di Italia e Germania, e il mio punto d'inizio lo posso collocare in quelli che sono due eventi in particolare: il primo contratto tra governo italiano e governo tedesco, siglato nel 1955, che regolasse il flusso di italiani verso la Germania e il loro impiego nelle industrie in espansione.
Nello stesso anno venne lanciata una macchina, l'Isetta citata nel romanzo e che salvò la BMW.
Potremmo definirla la Smart degli anni Cinquanta, ed era frutto di un progetto italiano poi realizzato in Germania.
Ho poi realizzato che il contratto firmato nel 1955 giunse al termine nel 1973, lo stesso anno in cui ebbe inizio la crisi del petrolio: avevo quindi, nel giro di vent'anni, un arco di tempo in cui si partiva da un clima energico, pieno di speranze per il futuro, e si arrivava a una fase di delusione per la non realizzazione degli ideali del Sessantotto.
E poi ci sono le partite di calcio, che ebbero un significato importante.
Tutto ciò che riguarda la storia della famiglia è invece pura finzione.
Non c'è nulla quindi di tuo, della tua famiglia o di storie che ti sono state raccontate?
In tutti i personaggi c'è qualcosa di me, della mia famiglia e di storie vere che mi sono state raccontate: prima di scrivere il mio libro ho fatto una lunga serie di interviste a persone che hanno realmente vissuto il periodo che ho scelto di raccontare.
Ascolto molte storie, quando scrivo.
Quando studiavo cinema ho conosciuto la grande Suso Cecchi D'Amico (sceneggiatrice anche di "Ladri di biciclette", ndr), e ricordo che da uno studente le era stato chiesto come facesse, essendo di famiglia nobile, a raccontare così bene la povertà della epriferia romana. Lei ha risposto che "camminava ed ascoltava", ed è qualcosa che ho portato dentro e messo in pratica quando ho iniziato a scrivere. Ne ho ascoltate tantissime, di storie, e questo si riflette anche sulla struttura del romanzo, in cui abbiamo una persona che, di fatto, ascolta le storie della sua famiglia ricostruendo questo puzzle che si è perduto nel tempo.
Una frase del tuo romanzo mi ha particolarmente colpita, ed è quella in cui sintetizzi alla perfezione la condizione degli italiani che lasciano la loro terra natale per la Germania: «ognuno portava la sua valigia in mano, i suoi sogni in testa, la paura nel suo cuore e una medaglia in tasca». È fin troppo facile rivedere in questa immagine chi oggi arriva sulle nostre spiagge, in fuga dalla guerra.
Si è creata una discussione sul tema dell'immigrazione, e soprattutto, era uno dei tuoi intenti?
La discussione si è creata, soprattutto perchè il romanzo è uscito nel 2016, anno in cui la Germania ha accolto più di un milione di immigrati siriani - definendoli rifugiati, come a suo tempo definì "lavoratori ospiti" gli italiani, perchè la Germania da sempre non vuole essere un paese d'immigrazione.
Come gli italiani, allora, arrivavano al binario 11 della stazione di Monaco e qui venivano visitati e registrati (una sorta di Ellis Island tedesca), così nel 2016 arrivarono i rifugiati siriani.
Andai alla stazione con la sensazione che la storia si stesse ripetendo, e trovai esattamente questo.
Ora la storia è diversa: da immigrati, gli italiani sono diventati il paese che accoglie, e con il mio libro ho provato a mostrare ai lettori il mondo con gli occhi degli immigrati, spiegando cosa significhi lasciare la propria patria con una valigia rotta e un figlio in braccio, e cosa significhi costruirsi una nuova vita in un paese differente.
Se da un lato c'è la voglia di costruire qualcosa di nuovo, e di spezzare magari qualche tradizione, dall'altro c'è un senso di rottura e di allontanamento dalle tue radici, che inevitabilmente ti lascia un vuoto nel cuore.
Si respira un senso di perdita, infatti. Sembra che meno sono stranieri in Germania, meno sentono il legame con la loro terra natale.
Esatto, ed è qualcosa che tutti gli intervistati mi hanno raccontato: hanno vissuto un momento in cui in Germania non erano ancora del tutto accettati, e al loro ritorno in Italia per trovare la famiglia si sentivano definire "i tedeschi". Erano cittadini senza una patria, e quello dell'appartenenza è sicuramente uno dei grandi temi del romanzo: ognuno dei miei protagonisti vuole appartenere a qualcosa, sia esso una famiglia, un paese, una società, un amore. Ed è questo che in fondo cerchiamo tutti.
In Juliet questa ricerca di un qualcosa a cui appartenere è palese sin dall'inizio, ancora prima che ci apra il suo cuore e ci mostri il suo desiderio di ricostruire la storia della sua famiglia. La donna, infatti, brama di appartenere al mondo glamour e scintillante dell'alta moda, e la incontriamo mentre prepara quella che potrebbe essere la sua sfilata "di svolta".
Per poi accorgersi che questo mondo che l'affascinava tanto in realtà non le offre un senso di appartenenza emotiva e profonda di cui ha bisogno, e che è un mondo sì scintllante, ma anche falso.
E da qui il suo voler tornare al lato concreto della moda, all'atto del cucire e del ricamare.
Esatto. Il lato meno elegante ma più vero. Tutta la sua storia è quella di una donna che cerca la verità, sia per quanto riguarda la sua famiglia, sia per quanto riguarda se stessa.
Ringrazio moltissimo Sperling & Kupfer e Daniel Speck per la disponibilità, e vi consiglio la lettura di "Volevamo andare lontano": vi ruberà il cuore, così come lo ha rubato a me.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Oggi arriva in libreria un romanzo molto speciale, "Volevamo andare lontano" di Daniel Speck, edito Sperling & Kupfer (rilegato a 19,90€), del quale non vedevo l'ora di potervi parlare:
Milano, 2014. Julia, giovane e brillante stilista tedesca, sta per affrontare la sfilata che potrebbe finalmente coronare i suoi sogni. Ma, proprio mentre guarda al futuro, il passato torna a cercarla nei panni di uno sconosciuto che sostiene di essere suo nonno. Dice di essere il padre di quel padre che lei ha sempre creduto morto, e le mostra la foto di una ragazza che potrebbe essere Julia stessa, tanto le somiglia, se solo quel ritratto non fosse stato scattato sessant'anni prima.
Milano, 1954. Vincent, promettente ingegnere tedesco, arriva da Monaco con il compito di testare una piccola automobile italiana che potrebbe risollevare le sorti della BMW. È così che conosce Giulietta, incaricata di fargli da interprete, e se ne innamora. Lei è una ragazza piena di vita e di sogni - ama disegnare e cucire vestiti - ma è frenata dalla sua famiglia, emigrata dalla Sicilia, e da una promessa che già la lega a un altro uomo. Si ritroverà a scegliere tra amore e dovere, libertà e tradizione, e quella scelta segnerà il destino di tutte le generazioni a venire…
Fino a Julia. Proprio a lei, oggi, viene chiesto da quel perfetto estraneo di ricucire uno strappo doloroso, di ricomporre una famiglia che non ha mai conosciuto. Ma che ha sempre desiderato avere. Se accetta, l'attende un viaggio alla ricerca della verità, un tuffo nel passato alla scoperta delle sue radici. L'attendono bugie e segreti che potrebbero ferirla: il prezzo da pagare per riavere un mondo di affetti che le è sempre mancato. L'attende la scoperta emozionante di un amore incancellabile a cui va resa giustizia e di una donna luminosa che, all'insaputa di Julia, vive da sempre dentro di lei e dentro i suoi sogni.
Ho avuto la possibilità di incontrare l'autore a tu per tu, e di partecipare poi all'incontro con i blogger, e di scoprire qualcosa in più su uno dei romanzi più belli e interessanti usciti quest'anno.
Ecco cosa ci siamo raccontati da Open, davanti a un succo di frutta!
"Volevamo andare lontano" racconta cinquant'anni di vita, e cinquant'anni di storia.
Cinquant'anni di grandi cambiamenti dal punto di vista politico, sociale, tecnologico, persino climatico. Come hai costruito il tuo romanzo, e soprattutto come hai organizzato il tuo lavoro di ricerca e ricostruzione storica, in modo che quest'ultima si fondesse alla perfezione con la finzione narrativa?
Sono partito dalla volontà di raccontare un capitolo importante della storia di Italia e Germania, e il mio punto d'inizio lo posso collocare in quelli che sono due eventi in particolare: il primo contratto tra governo italiano e governo tedesco, siglato nel 1955, che regolasse il flusso di italiani verso la Germania e il loro impiego nelle industrie in espansione.
Nello stesso anno venne lanciata una macchina, l'Isetta citata nel romanzo e che salvò la BMW.
Potremmo definirla la Smart degli anni Cinquanta, ed era frutto di un progetto italiano poi realizzato in Germania.
Ho poi realizzato che il contratto firmato nel 1955 giunse al termine nel 1973, lo stesso anno in cui ebbe inizio la crisi del petrolio: avevo quindi, nel giro di vent'anni, un arco di tempo in cui si partiva da un clima energico, pieno di speranze per il futuro, e si arrivava a una fase di delusione per la non realizzazione degli ideali del Sessantotto.
E poi ci sono le partite di calcio, che ebbero un significato importante.
Tutto ciò che riguarda la storia della famiglia è invece pura finzione.
Non c'è nulla quindi di tuo, della tua famiglia o di storie che ti sono state raccontate?
In tutti i personaggi c'è qualcosa di me, della mia famiglia e di storie vere che mi sono state raccontate: prima di scrivere il mio libro ho fatto una lunga serie di interviste a persone che hanno realmente vissuto il periodo che ho scelto di raccontare.
Ascolto molte storie, quando scrivo.
Quando studiavo cinema ho conosciuto la grande Suso Cecchi D'Amico (sceneggiatrice anche di "Ladri di biciclette", ndr), e ricordo che da uno studente le era stato chiesto come facesse, essendo di famiglia nobile, a raccontare così bene la povertà della epriferia romana. Lei ha risposto che "camminava ed ascoltava", ed è qualcosa che ho portato dentro e messo in pratica quando ho iniziato a scrivere. Ne ho ascoltate tantissime, di storie, e questo si riflette anche sulla struttura del romanzo, in cui abbiamo una persona che, di fatto, ascolta le storie della sua famiglia ricostruendo questo puzzle che si è perduto nel tempo.
Una frase del tuo romanzo mi ha particolarmente colpita, ed è quella in cui sintetizzi alla perfezione la condizione degli italiani che lasciano la loro terra natale per la Germania: «ognuno portava la sua valigia in mano, i suoi sogni in testa, la paura nel suo cuore e una medaglia in tasca». È fin troppo facile rivedere in questa immagine chi oggi arriva sulle nostre spiagge, in fuga dalla guerra.
Si è creata una discussione sul tema dell'immigrazione, e soprattutto, era uno dei tuoi intenti?
La discussione si è creata, soprattutto perchè il romanzo è uscito nel 2016, anno in cui la Germania ha accolto più di un milione di immigrati siriani - definendoli rifugiati, come a suo tempo definì "lavoratori ospiti" gli italiani, perchè la Germania da sempre non vuole essere un paese d'immigrazione.
Come gli italiani, allora, arrivavano al binario 11 della stazione di Monaco e qui venivano visitati e registrati (una sorta di Ellis Island tedesca), così nel 2016 arrivarono i rifugiati siriani.
Andai alla stazione con la sensazione che la storia si stesse ripetendo, e trovai esattamente questo.
Ora la storia è diversa: da immigrati, gli italiani sono diventati il paese che accoglie, e con il mio libro ho provato a mostrare ai lettori il mondo con gli occhi degli immigrati, spiegando cosa significhi lasciare la propria patria con una valigia rotta e un figlio in braccio, e cosa significhi costruirsi una nuova vita in un paese differente.
Se da un lato c'è la voglia di costruire qualcosa di nuovo, e di spezzare magari qualche tradizione, dall'altro c'è un senso di rottura e di allontanamento dalle tue radici, che inevitabilmente ti lascia un vuoto nel cuore.
Si respira un senso di perdita, infatti. Sembra che meno sono stranieri in Germania, meno sentono il legame con la loro terra natale.
Esatto, ed è qualcosa che tutti gli intervistati mi hanno raccontato: hanno vissuto un momento in cui in Germania non erano ancora del tutto accettati, e al loro ritorno in Italia per trovare la famiglia si sentivano definire "i tedeschi". Erano cittadini senza una patria, e quello dell'appartenenza è sicuramente uno dei grandi temi del romanzo: ognuno dei miei protagonisti vuole appartenere a qualcosa, sia esso una famiglia, un paese, una società, un amore. Ed è questo che in fondo cerchiamo tutti.
In Juliet questa ricerca di un qualcosa a cui appartenere è palese sin dall'inizio, ancora prima che ci apra il suo cuore e ci mostri il suo desiderio di ricostruire la storia della sua famiglia. La donna, infatti, brama di appartenere al mondo glamour e scintillante dell'alta moda, e la incontriamo mentre prepara quella che potrebbe essere la sua sfilata "di svolta".
Per poi accorgersi che questo mondo che l'affascinava tanto in realtà non le offre un senso di appartenenza emotiva e profonda di cui ha bisogno, e che è un mondo sì scintllante, ma anche falso.
E da qui il suo voler tornare al lato concreto della moda, all'atto del cucire e del ricamare.
Esatto. Il lato meno elegante ma più vero. Tutta la sua storia è quella di una donna che cerca la verità, sia per quanto riguarda la sua famiglia, sia per quanto riguarda se stessa.
Ringrazio moltissimo Sperling & Kupfer e Daniel Speck per la disponibilità, e vi consiglio la lettura di "Volevamo andare lontano": vi ruberà il cuore, così come lo ha rubato a me.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
sabato 28 aprile 2018
Un libro... in musica: due playlist per leggere "La scrittrice del mistero" di Alice Basso
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Alice Basso torna in libreria con "La scrittrice del mistero", e con una nuova avventura per Vani Sarca (rilegato a 17,90€), sempre grazie a Garzanti:
Per Vani Sarca fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché le permette di restarsene chiusa in casa a scrivere, in compagnia dei suoi libri e lontano dal resto dell’umanità, per la quale non prova grande simpatia. Ma soprattutto perché così può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di anticipare i loro pensieri, di ricreare il loro stile di scrittura. Una capacità intuitiva innata che fa molto comodo all’editore per cui Vani lavora. Lui sa che solo la sua ghostwriter d’eccezione è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori di thriller del mondo: perché Vani adora i padri del genere giallo, da Agatha Christie a Ian Fleming passando per Dashiell Hammett, e nessuno meglio di lei sa scrivere di misteri. Persino un commissario di polizia si è accorto delle sue doti e ha chiesto la sua collaborazione. E non uno qualsiasi, bensì Romeo Berganza, la copia vivente di Philip Marlowe: fascino da vendere, impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che Vani e Berganza investigano a braccetto. Ma tra un’indagine e l’altra qualcosa di più profondo sembra unirli: altrimenti Vani non saprebbe come spiegare i crampi allo stomaco che sente ogni volta che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. E il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Superare l’astio che prova per lui e decidere di aiutarlo è difficile, ma Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che il caso può tessere trame più intricate del più fantasioso degli scrittori.
È il quarto capitolo di una serie che mi appassiona, e per Vani Sarca serviva una playlist "misteriosa", quindi oltre a spulciare la mia libreria musicale ho anche fatto un paio di ricerche online, trovando una playlist strumentale dedicata alla lettura di gialli e thriller che non potevo non segnalarvi.
La trovate qui, e potete ovviamente ascoltarla gratuitamente.
Per quanto riguarda la scelta di qualche canzone, ecco cosa ho recuperato:
Lo so, alcune sono vecchiotte, ma spero sia anche un modo per farvele scoprire!
Di sicuro spero che scopriate questa serie, perchè è impossibile non affezionarsi a Vani Sarca, e non desiderare che le sue avventure non finiscano mai.
E a questo proposito, c'è la possibilità di adottare una copia del romanzo! Come?
Compilando il modulo qui sotto e seguendo le istruzioni:
a Rafflecopter giveaway Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Alice Basso torna in libreria con "La scrittrice del mistero", e con una nuova avventura per Vani Sarca (rilegato a 17,90€), sempre grazie a Garzanti:
Per Vani Sarca fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché le permette di restarsene chiusa in casa a scrivere, in compagnia dei suoi libri e lontano dal resto dell’umanità, per la quale non prova grande simpatia. Ma soprattutto perché così può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di anticipare i loro pensieri, di ricreare il loro stile di scrittura. Una capacità intuitiva innata che fa molto comodo all’editore per cui Vani lavora. Lui sa che solo la sua ghostwriter d’eccezione è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori di thriller del mondo: perché Vani adora i padri del genere giallo, da Agatha Christie a Ian Fleming passando per Dashiell Hammett, e nessuno meglio di lei sa scrivere di misteri. Persino un commissario di polizia si è accorto delle sue doti e ha chiesto la sua collaborazione. E non uno qualsiasi, bensì Romeo Berganza, la copia vivente di Philip Marlowe: fascino da vendere, impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che Vani e Berganza investigano a braccetto. Ma tra un’indagine e l’altra qualcosa di più profondo sembra unirli: altrimenti Vani non saprebbe come spiegare i crampi allo stomaco che sente ogni volta che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. E il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Superare l’astio che prova per lui e decidere di aiutarlo è difficile, ma Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che il caso può tessere trame più intricate del più fantasioso degli scrittori.
È il quarto capitolo di una serie che mi appassiona, e per Vani Sarca serviva una playlist "misteriosa", quindi oltre a spulciare la mia libreria musicale ho anche fatto un paio di ricerche online, trovando una playlist strumentale dedicata alla lettura di gialli e thriller che non potevo non segnalarvi.
La trovate qui, e potete ovviamente ascoltarla gratuitamente.
Per quanto riguarda la scelta di qualche canzone, ecco cosa ho recuperato:
Living It Up - Leroy Holmes / Leasebreakers
Golden Girl - Leroy Holmes
Muse - Absolution
The White Birch - Breathe
Black on Pink - Leroy Holmes / Sir Julian
Gimme Shelter - The Rolling Stones
Girl Trouble - John Barry
The Mercy Seat - Nick Cave and the Bad Seeds
Jewel Thief - The Kills
Jailbreak - AC/DC
Shoplifters of the World Unite - The Smiths
Watching the Detectives - Elvis Costello
Lo so, alcune sono vecchiotte, ma spero sia anche un modo per farvele scoprire!
Di sicuro spero che scopriate questa serie, perchè è impossibile non affezionarsi a Vani Sarca, e non desiderare che le sue avventure non finiscano mai.
E a questo proposito, c'è la possibilità di adottare una copia del romanzo! Come?
Compilando il modulo qui sotto e seguendo le istruzioni:
a Rafflecopter giveaway Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
venerdì 27 aprile 2018
Un libro... in musica: la playlist ufficiale di "Di tutti quegli occhi" di Veronica Pigozzo
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
È venerdì, e quindi... si balla!
O forse non ancora, ma di sicuro ci si prepara al fine settimana, e quindi non solo vi consiglio la lettura perfetta per rilassarvi sabato e domenica, ma vi propongo anche la sua playlist ufficiale:
Emma Craft non ha più sogni nel cassetto, li ha abbandonati tanti anni prima, sostituendoli con una regola ferrea: niente relazioni importanti, niente progetti a lungo termine.
Quando la sua coinquilina si trasferisce a casa del proprio ragazzo, a lei non resta che traslocare dall'amica Madison e dal suo gemello, William Dale. La convivenza sembra procedere alla grande, almeno finché Emma non riceve l'invito di un corteggiatore.
Amore o possessività? Gelosia o invidia?
Per scoprirlo, Will dovrà restare a guardare da lontano, ma un impulso indecifrabile lo metterà di fronte alla prova più ardua della sua vita. Razionale, benevolo, presente, lui ha sempre la soluzione a portata di mano, ma forse questa volta non sarà così semplice...
La città di Gadsden, Alabama, è pronta a ospitare una nuova storia d’amore, romantica e intensa.
L'autrice ha creato con le sue mani (e diciamo, anche con il suo cuore: senza cuore non si va da nessuna parte, e non si scrivono libri così) la playlist che non solo rappresenta appieno Emma e Will e la loro storia, ma che si presta benissimo ad accompagnare la lettura.
Ecco i brani che ha scelto:
Una bellissima selezione, con tanti pezzi che conoscevo e qualcuno che ho invece avuto modo di scoprire, e che potete ascoltare su Spotify: la trovate qui.
"Di tutti quegli occhi" è il secondo capitolo della serie "Star Wounds", e potete ancora recuperare la mia recensione del volume precedente, "In ogni tuo segno", qui.
Spero siate pronti a innamorarvi di nuovo, perchè è pressochè impossibile che non vi succeda leggendo la storia di Emma e Will.
E non dimenticate di scoprire tutti i contenuti legati al romanzo e alla serie che le altre blogger ospiteranno in questi giorni ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
È venerdì, e quindi... si balla!
O forse non ancora, ma di sicuro ci si prepara al fine settimana, e quindi non solo vi consiglio la lettura perfetta per rilassarvi sabato e domenica, ma vi propongo anche la sua playlist ufficiale:
Ebook a 3,99€ |
Quando la sua coinquilina si trasferisce a casa del proprio ragazzo, a lei non resta che traslocare dall'amica Madison e dal suo gemello, William Dale. La convivenza sembra procedere alla grande, almeno finché Emma non riceve l'invito di un corteggiatore.
Amore o possessività? Gelosia o invidia?
Per scoprirlo, Will dovrà restare a guardare da lontano, ma un impulso indecifrabile lo metterà di fronte alla prova più ardua della sua vita. Razionale, benevolo, presente, lui ha sempre la soluzione a portata di mano, ma forse questa volta non sarà così semplice...
La città di Gadsden, Alabama, è pronta a ospitare una nuova storia d’amore, romantica e intensa.
L'autrice ha creato con le sue mani (e diciamo, anche con il suo cuore: senza cuore non si va da nessuna parte, e non si scrivono libri così) la playlist che non solo rappresenta appieno Emma e Will e la loro storia, ma che si presta benissimo ad accompagnare la lettura.
Ecco i brani che ha scelto:
All of Me – John Legend
Captain Jack – Captain Jack
Fast – Luke Bryan
Forever Young – Beyoncé feat. Jay-Z (live at Coachella Festival)
Body on Me – Rita Ora feat. Chris Brown
Mad – Ne-Yo
Want to Want Me – Jason Derulo
Let Me Love You – Mario
Knock You Down – Keri Hilson feat. Kanye West, Ne-Yo
What’s My Age Again – Blink 182
The Rain – Another Level
Good Old Days – Macklemore feat. Kesha
You Got It – Roy Orbison
Burn – Usher
Mesmerize – Ja Rule feat. Ashanti
Making All Things New – Aaron Espe
My Place – Nelly feat. Jaheim
Like the Wind – Vibekingz feat. Maliq
Together Again – Janet Jackson
Every Little Step – Bobby Brown
Halo – Beyoncé
Mockingbird – Eminem
Una bellissima selezione, con tanti pezzi che conoscevo e qualcuno che ho invece avuto modo di scoprire, e che potete ascoltare su Spotify: la trovate qui.
"Di tutti quegli occhi" è il secondo capitolo della serie "Star Wounds", e potete ancora recuperare la mia recensione del volume precedente, "In ogni tuo segno", qui.
Spero siate pronti a innamorarvi di nuovo, perchè è pressochè impossibile che non vi succeda leggendo la storia di Emma e Will.
E non dimenticate di scoprire tutti i contenuti legati al romanzo e alla serie che le altre blogger ospiteranno in questi giorni ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
giovedì 26 aprile 2018
"Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg: scopri il romanzo... e come riceverne una copia!
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg, edito DeA Planeta (rilegato a 17€) in uscita il 30 Aprile:
Di cosa è fatta davvero una vita? Cosa vale la pena salvare dalla sabbia impalpabile dei giorni, degli anni? Se lo chiede, sola nel suo appartamento a Stoccolma, l'anziana Doris. La risposta è racchiusa in un quaderno molto speciale. Quello che il padre le regalò per il suo decimo compleanno, e che lei vuole lasciare all'inquieta nipote Jenny. Alle sue pagine ingiallite Doris ha consegnato tutti i nomi della sua lunga e tumultuosa esistenza: Stoccolma, Parigi, New York. Madame Serafin, Gösta il pittore, l'ingenua sorella Agnes. E Allan. Parenti, nemici, amanti; ognuno occupa un posto cruciale nel romanzo della sua vita, ognuno ha una storia e tocca a Doris, adesso, raccoglierle. Per riannodare le fila di un destino che, malgrado tutto, prepara gli ultimi colpi di scena. E ritrovare il senso di un viaggio che forse si chiama amore.
Ho sempre avuto un debole per le storie d'amore, quelle delicate e appassionanti che non hanno bisogno di inutili clichè per arrivare dritte al cuore. Quella di Doris e Allan è una di queste, la storia di due anime affini che si trovano, si perdono e si cercano per tutta la vita, senza che il loro amore affievolisca o si spenga.
Il romanzo di esordio di Sofia Lundberg, conteso dai maggiori editori e in fase di traduzione in 28 paesi, è uno dei piccoli gioielli della narrativa svedese contemporanea.
Attraverso la figura di Doris, 96 anni e prossima alla fine, e della nipote Jenny, l'autrice ripercorre quasi un secolo di storia contemporanea, narrandone le difficoltà, le scoperte, le rivoluzioni e le conquiste.
Protagonista assoluto accanto alle due donne, il piccolo quaderno rosso consunto di Doris, nel quale la donna ha diligentemente riportato tutti i nomi di coloro che hanno avuto un significato importante per lei: parenti, amici, amori. Conoscenze delle quali si è divertita a immaginare le storie, anche.
Rileggerne le pagine ora che sente che si avvicina la fine fa emergere ricordi che credeva sepolti negli abissi della memoria, e dà il via a una vera e propria passeggiata letteraria tra gli eventi e le emozioni che hanno reso la sua vita unica e speciale.
E Doris di momenti e persone da ricordare ne ha, eccomi: dalle sue pagine emergono le passioni, il divertimento, le curiosità che la donna non ha mai smesso di provare verso il mondo che la circondava, un mondo del quale hanno fatto parte anche la povertà, la guerra, lo stupro, l'omosessualità, la droga... e l'amore.
Con l'amico omosessuale Gösta ha condiviso l'amore per Parigi, con Allan un sentimento che l'ha accompagnata per tutta la vita, anche decenni dopo essersi persi di vista a causa della guerra.
Cosa ne sia stato di Allan è una domanda che la assilla ancora oggi, che la fine è vicina, e chissà... la risposta potrebbe arrivare, anche se non quella che noi lettori ci aspetteremmo.
"Il quaderno dei nomi perduti" è un romanzo intenso, emozionante, a tratti divertente, a tratti struggente, che ho letto tutto d'un fiato e amato tanto, e che vorrei davvero scopriste anche voi.
Ed è per questo che uno di voi potrà riceverne una copia!
Da oggi al 30 Aprile compreso, condividete su Facebook in modalità pubblica questo post taggando la mia pagina e quella di DeA Planeta (se la cercate manualmente, è "DeA Planeta - narrativa").
Per una chance in più, condividete la foto qui sopra su Instagram con #IlQuadernoDeiNomiPerduti e taggando @devystylish e @deaplanetalibri.
Non serve invece il commento con "partecipo" o l'elenco delle condivisioni fatte: è più gradito un commento sul libro ;)
Uno di voi riceverà una copia del romanzo, e potrà immergersi nella lettura!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg, edito DeA Planeta (rilegato a 17€) in uscita il 30 Aprile:
Di cosa è fatta davvero una vita? Cosa vale la pena salvare dalla sabbia impalpabile dei giorni, degli anni? Se lo chiede, sola nel suo appartamento a Stoccolma, l'anziana Doris. La risposta è racchiusa in un quaderno molto speciale. Quello che il padre le regalò per il suo decimo compleanno, e che lei vuole lasciare all'inquieta nipote Jenny. Alle sue pagine ingiallite Doris ha consegnato tutti i nomi della sua lunga e tumultuosa esistenza: Stoccolma, Parigi, New York. Madame Serafin, Gösta il pittore, l'ingenua sorella Agnes. E Allan. Parenti, nemici, amanti; ognuno occupa un posto cruciale nel romanzo della sua vita, ognuno ha una storia e tocca a Doris, adesso, raccoglierle. Per riannodare le fila di un destino che, malgrado tutto, prepara gli ultimi colpi di scena. E ritrovare il senso di un viaggio che forse si chiama amore.
Ho sempre avuto un debole per le storie d'amore, quelle delicate e appassionanti che non hanno bisogno di inutili clichè per arrivare dritte al cuore. Quella di Doris e Allan è una di queste, la storia di due anime affini che si trovano, si perdono e si cercano per tutta la vita, senza che il loro amore affievolisca o si spenga.
Il romanzo di esordio di Sofia Lundberg, conteso dai maggiori editori e in fase di traduzione in 28 paesi, è uno dei piccoli gioielli della narrativa svedese contemporanea.
Attraverso la figura di Doris, 96 anni e prossima alla fine, e della nipote Jenny, l'autrice ripercorre quasi un secolo di storia contemporanea, narrandone le difficoltà, le scoperte, le rivoluzioni e le conquiste.
Protagonista assoluto accanto alle due donne, il piccolo quaderno rosso consunto di Doris, nel quale la donna ha diligentemente riportato tutti i nomi di coloro che hanno avuto un significato importante per lei: parenti, amici, amori. Conoscenze delle quali si è divertita a immaginare le storie, anche.
Rileggerne le pagine ora che sente che si avvicina la fine fa emergere ricordi che credeva sepolti negli abissi della memoria, e dà il via a una vera e propria passeggiata letteraria tra gli eventi e le emozioni che hanno reso la sua vita unica e speciale.
E Doris di momenti e persone da ricordare ne ha, eccomi: dalle sue pagine emergono le passioni, il divertimento, le curiosità che la donna non ha mai smesso di provare verso il mondo che la circondava, un mondo del quale hanno fatto parte anche la povertà, la guerra, lo stupro, l'omosessualità, la droga... e l'amore.
Con l'amico omosessuale Gösta ha condiviso l'amore per Parigi, con Allan un sentimento che l'ha accompagnata per tutta la vita, anche decenni dopo essersi persi di vista a causa della guerra.
Cosa ne sia stato di Allan è una domanda che la assilla ancora oggi, che la fine è vicina, e chissà... la risposta potrebbe arrivare, anche se non quella che noi lettori ci aspetteremmo.
"Il quaderno dei nomi perduti" è un romanzo intenso, emozionante, a tratti divertente, a tratti struggente, che ho letto tutto d'un fiato e amato tanto, e che vorrei davvero scopriste anche voi.
Ed è per questo che uno di voi potrà riceverne una copia!
Da oggi al 30 Aprile compreso, condividete su Facebook in modalità pubblica questo post taggando la mia pagina e quella di DeA Planeta (se la cercate manualmente, è "DeA Planeta - narrativa").
Per una chance in più, condividete la foto qui sopra su Instagram con #IlQuadernoDeiNomiPerduti e taggando @devystylish e @deaplanetalibri.
Non serve invece il commento con "partecipo" o l'elenco delle condivisioni fatte: è più gradito un commento sul libro ;)
Uno di voi riceverà una copia del romanzo, e potrà immergersi nella lettura!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
mercoledì 25 aprile 2018
Cinque secondi per cambiare vita, con Mel Robbins
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi vi parlo di qualcosa di speciale, che posso riassumere in un 5... 4... 3... 2... 1!
Esatto, proprio così: un conto alla rovescia, che dura cinque secondi. E cosa succede dopo?
Succede che ci vogliono solo cinque secondi per fare quella cosa noiosa che si vorrebbe rimandare, per alzarsi dal letto invece di restare a poltrire tra le lenzuola, per mettersi in moto invece di abbandonarsi all'inerzia.
Parola di Mel Robbins!
Per chi non la conoscesse, Mel Robbins è l'oratrice motivazionale più richiesta al mondo, e una delle star dei TEDx Talk (che sono uno dei miei guilty pleasure): i suoi discorsi su come alzarsi mezz'ora prima ogni mattina per dare una svolta alla propria giornata, o sull'importanza di prendere decisioni d'impulso, prima che la nostra mente possa soffocare ogni spirito d'iniziativa con dubbi e insicurezze.
Ho scoperto il suo libro lo scorso anno, ed è stata una lettura che mi ha cambiato la vita.
Ero una persona bravissima nell'avere un'idea, e nel giro di pochi minuti convincermi che fosse un'idiozia o che non ci fosse comunque possibilità di riuscita, e questo mi faceva sentire frustrata e "bloccata"... peccato che a bloccarmi fossi solo ed esclusivamente io!
Come uscire dal circolo vizioso? Imponendomi di agire in fretta, di appuntare subito quell'idea e di impedire al cervello di scivolare nel solito meccanismo di autodenigrazione: appuntavo, accantonavo, e ci tornavo sopra dopo. Molte di quelle idee sono state messe in pratica, cedute a chi si è dimostrato interessato, e qualcuna mi ha anche fruttato un piccolo guadagno. Molto meglio, direi!
Ho imparato ad alzarmi prima al mattino, a infilarmi le scarpe e uscire prima di poter cambiare idea, a propormi per dieci attività e progetti differenti - e pazienza se poi ne ottengo due: il risultato del non proporsi e del proporsi senza riuscita è identico, l'unica differenza è che se non ci si mette in gioco non si va da nessuna parte a prescindere.
Mel Robbins ci ricorda, con costanza, pagina dopo pagina, due cose: siamo noi gli artefici del nostro destino, e anche del nostro cambiamento, e che tutto quello che serve è il coraggio di iniziare.
«Se hai il coraggio di cominciare, hai il coraggio per riuscire», ed è proprio così: il coraggio non è qualcosa di innato, è qualcosa da conquistare ogni giorno.
Essere coraggiosi non vuol dire non avere paura di nulla, ma vuol dire essere terrorizzati e agire nonostante questo (parafrasando Nelson Mandela, un po' alla lontana), e a volte essere coraggiosi vuol dire anche trovare la forza di alzarsi dal letto al mattino.
Certo, sarebbe bello se poteste leggere tutti il suo libro e le bellissime testimonianze di cambiamento che racchiude...
Ed è qui che entra in gioco Sperling & Kupfer, che il 30 Aprile porta in libreria proprio "La regola dei 5 secondi" (rilegato a 16,90€), per permettervi di immergervi nelle parole di Mel Robbins e scoprire come cinque secondi possano davvero fare la differenza:
Bastano solo 5 secondi per cambiare vita: sembra una magia, ma invece è scienza. Usato da oltre 100.000 persone in tutto il mondo, il metodo di Mel Robbins funziona in tutti i settori della vita personale e professionale con risultati immediati e duraturi. Avallata da recenti studi delle neuroscienze e potenziata dalle più moderne strategie di miglioramento personale, la Regola dei 5 secondi ha il potere di «sbloccare» la mente nei momenti di dubbio, incertezza, ansia, paura e di spingerci ad agire, facendo la cosa giusta in ogni situazione.
Cambiare il lavoro che non ci soddisfa, perdere dieci chili, smettere di fumare, dare l'esame più difficile, chiedere un aumento al proprio capo, avvicinare una persona che troviamo attraente sono solo alcuni degli obiettivi che migliaia di persone hanno raggiunto dopo aver seguito le indicazioni dell'autrice.
La regola fa decidere al nostro intuito, a quella saggezza interiore che sa fare le scelte migliori, ci rende più attivi, produttivi, coraggiosi, sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Liberi dalle abitudini e dai condizionamenti, possiamo così trasformare la nostra vita e realizzare quello che abbiamo sempre sognato.
Quando ho scoperto Mel Robbins e i suoi TEDx Talk, credo di aver fatto una maratona durata un intero fine settimana, e se padroneggiate discretamente la lingua inglese cercateli su YouTube: ne vale la pena!
La regola dei cinque secondi è quella che mi fa sbrigare subito anche le commissioni più noiose, propormi d'impulso quando si presenta qualche occasione interessante, fare una valigia al volo quando sarebbe più facile cedere alla pigrizia e restare a casa.
La regola dei cinque secondi mi fa divertire di più, questo è sicuro.
Fatevi un regalo, e fate vostra la regola del 5... 4... 3... 2... 1, non ve ne pentirete!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Oggi vi parlo di qualcosa di speciale, che posso riassumere in un 5... 4... 3... 2... 1!
Esatto, proprio così: un conto alla rovescia, che dura cinque secondi. E cosa succede dopo?
Succede che ci vogliono solo cinque secondi per fare quella cosa noiosa che si vorrebbe rimandare, per alzarsi dal letto invece di restare a poltrire tra le lenzuola, per mettersi in moto invece di abbandonarsi all'inerzia.
Parola di Mel Robbins!
Per chi non la conoscesse, Mel Robbins è l'oratrice motivazionale più richiesta al mondo, e una delle star dei TEDx Talk (che sono uno dei miei guilty pleasure): i suoi discorsi su come alzarsi mezz'ora prima ogni mattina per dare una svolta alla propria giornata, o sull'importanza di prendere decisioni d'impulso, prima che la nostra mente possa soffocare ogni spirito d'iniziativa con dubbi e insicurezze.
Ho scoperto il suo libro lo scorso anno, ed è stata una lettura che mi ha cambiato la vita.
Ero una persona bravissima nell'avere un'idea, e nel giro di pochi minuti convincermi che fosse un'idiozia o che non ci fosse comunque possibilità di riuscita, e questo mi faceva sentire frustrata e "bloccata"... peccato che a bloccarmi fossi solo ed esclusivamente io!
Come uscire dal circolo vizioso? Imponendomi di agire in fretta, di appuntare subito quell'idea e di impedire al cervello di scivolare nel solito meccanismo di autodenigrazione: appuntavo, accantonavo, e ci tornavo sopra dopo. Molte di quelle idee sono state messe in pratica, cedute a chi si è dimostrato interessato, e qualcuna mi ha anche fruttato un piccolo guadagno. Molto meglio, direi!
Ho imparato ad alzarmi prima al mattino, a infilarmi le scarpe e uscire prima di poter cambiare idea, a propormi per dieci attività e progetti differenti - e pazienza se poi ne ottengo due: il risultato del non proporsi e del proporsi senza riuscita è identico, l'unica differenza è che se non ci si mette in gioco non si va da nessuna parte a prescindere.
Mel Robbins ci ricorda, con costanza, pagina dopo pagina, due cose: siamo noi gli artefici del nostro destino, e anche del nostro cambiamento, e che tutto quello che serve è il coraggio di iniziare.
«Se hai il coraggio di cominciare, hai il coraggio per riuscire», ed è proprio così: il coraggio non è qualcosa di innato, è qualcosa da conquistare ogni giorno.
Essere coraggiosi non vuol dire non avere paura di nulla, ma vuol dire essere terrorizzati e agire nonostante questo (parafrasando Nelson Mandela, un po' alla lontana), e a volte essere coraggiosi vuol dire anche trovare la forza di alzarsi dal letto al mattino.
Certo, sarebbe bello se poteste leggere tutti il suo libro e le bellissime testimonianze di cambiamento che racchiude...
Ed è qui che entra in gioco Sperling & Kupfer, che il 30 Aprile porta in libreria proprio "La regola dei 5 secondi" (rilegato a 16,90€), per permettervi di immergervi nelle parole di Mel Robbins e scoprire come cinque secondi possano davvero fare la differenza:
Bastano solo 5 secondi per cambiare vita: sembra una magia, ma invece è scienza. Usato da oltre 100.000 persone in tutto il mondo, il metodo di Mel Robbins funziona in tutti i settori della vita personale e professionale con risultati immediati e duraturi. Avallata da recenti studi delle neuroscienze e potenziata dalle più moderne strategie di miglioramento personale, la Regola dei 5 secondi ha il potere di «sbloccare» la mente nei momenti di dubbio, incertezza, ansia, paura e di spingerci ad agire, facendo la cosa giusta in ogni situazione.
Cambiare il lavoro che non ci soddisfa, perdere dieci chili, smettere di fumare, dare l'esame più difficile, chiedere un aumento al proprio capo, avvicinare una persona che troviamo attraente sono solo alcuni degli obiettivi che migliaia di persone hanno raggiunto dopo aver seguito le indicazioni dell'autrice.
La regola fa decidere al nostro intuito, a quella saggezza interiore che sa fare le scelte migliori, ci rende più attivi, produttivi, coraggiosi, sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Liberi dalle abitudini e dai condizionamenti, possiamo così trasformare la nostra vita e realizzare quello che abbiamo sempre sognato.
Quando ho scoperto Mel Robbins e i suoi TEDx Talk, credo di aver fatto una maratona durata un intero fine settimana, e se padroneggiate discretamente la lingua inglese cercateli su YouTube: ne vale la pena!
La regola dei cinque secondi è quella che mi fa sbrigare subito anche le commissioni più noiose, propormi d'impulso quando si presenta qualche occasione interessante, fare una valigia al volo quando sarebbe più facile cedere alla pigrizia e restare a casa.
La regola dei cinque secondi mi fa divertire di più, questo è sicuro.
Fatevi un regalo, e fate vostra la regola del 5... 4... 3... 2... 1, non ve ne pentirete!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
lunedì 23 aprile 2018
Eve Elegance: un nuovo profumo per Eva Mendes e Avon!
Buon pomeriggio a tutte, fanciulle!
Dopo avervi presentato qui "Eve Confidence", fragranza creata da Avon in collaborazione con la bellissima Eva Mendes, e avervi raccontato su Instagram quanto mi stesse piacendo (è il mio profumo del periodo: non esco di casa senza una spruzzata!), ecco che torno a parlarvene perchè...
... è arrivato "Eve Elegance" (28€ per 50ml), terza fragranza nata da questa collaborazione, dopo Eve Duet ed Eve Confidence!
Giusto in tempo per la festa della mamma, ecco che arriva una nuova e sofisticata eau de parfum, ideale per farsi notare e ricordare esaltando il fascino e la disinvoltura di ogni donna.
Grazie alla presenza di elementi come melograno, petali di gelsomino e legno ambrato è caratterizzata da un’armonia bilanciata tra note fruttate e muschiate.
Il regalo giusto per tutte le mamme dal look raffinato e ultrafemminile, inclusa la vostra!
È disponibile anche la Lozione per il Corpo (10€ per 150ml), per completare la routine profumata della vostra mamma - o la vostra, l'autoregalo è sempre una buona idea:
Ho conosciuto questi profumi solo quest'anno, ma sento di non poterne più fare a meno!
Un bacio a tutte, fanciulle!
A presto <3
Dopo avervi presentato qui "Eve Confidence", fragranza creata da Avon in collaborazione con la bellissima Eva Mendes, e avervi raccontato su Instagram quanto mi stesse piacendo (è il mio profumo del periodo: non esco di casa senza una spruzzata!), ecco che torno a parlarvene perchè...
... è arrivato "Eve Elegance" (28€ per 50ml), terza fragranza nata da questa collaborazione, dopo Eve Duet ed Eve Confidence!
Giusto in tempo per la festa della mamma, ecco che arriva una nuova e sofisticata eau de parfum, ideale per farsi notare e ricordare esaltando il fascino e la disinvoltura di ogni donna.
Grazie alla presenza di elementi come melograno, petali di gelsomino e legno ambrato è caratterizzata da un’armonia bilanciata tra note fruttate e muschiate.
Il regalo giusto per tutte le mamme dal look raffinato e ultrafemminile, inclusa la vostra!
È disponibile anche la Lozione per il Corpo (10€ per 150ml), per completare la routine profumata della vostra mamma - o la vostra, l'autoregalo è sempre una buona idea:
Ho conosciuto questi profumi solo quest'anno, ma sento di non poterne più fare a meno!
Un bacio a tutte, fanciulle!
A presto <3
Leggi in anteprima il primo capitolo di "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg!
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
È lunedì, e voglio farvi un piccolo regalo: per la pausa caffè di oggi, potrete immergervi in anteprima tra le pagine di "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg, edito DeA Planeta (rilegato a 17€) in uscita il 30 Aprile:
Un piccolo quaderno rilegato in pelle rossa, nel quale annotare i nomi di tutte le persone che più contano per lei. Per Doris non esiste oggetto più prezioso. Suo padre glielo regalò quando era bambina e da allora non passa giorno senza che si ritrovi a sfogliarlo, per aggiungere una voce, un indirizzo; per visitare la mappa dei ricordi o per tracciare, con la grafia resa incerta dagli anni e dalla stanchezza, una X accanto a coloro che non ci sono più. Parenti, amici, amanti: ognuno occupa un posto cruciale nel romanzo della sua vita, ognuno ha una storia, e tocca a Doris, adesso, raccoglierle tutte. Perché un domani, tra le pagine del quaderno rosso, l’amata nipote Jenny possa ritrovare tutto il senso di un’esistenza senza sconti e senza rimpianti, tumultuosamente vissuta tra Stoccolma, Parigi e New York.
Di cosa è fatta davvero una vita? Cosa salvare dall'oblìo, e cosa invece può essere dimenticato senza troppo rancore? La domanda di Doris, anziana e ormai sola, ha una risposta, racchiusa tra le pagine ingiallite e pesanti d'inchiostro di quel quaderno in pelle rossa ricevuto per il suo decimo compleanno.
Un quaderno che l'ha accompagnata in giro per il mondo, per le case, tra gli amici e gli amori che hanno riempito la sua esistenza, e che intende lasciare a Jenny, nipote dall'indole inquieta e tumultuosa. Un quaderno che racchiude i nomi che hanno lasciato un segno indelebile nel suo cuore, da quello di Madame Serafin a quello della sorella, Agnes, per non parlare poi di Allan, mai dimenticato. Un amore che Doris non ha mai chiuso fuori dalla porta, e che forse rappresenta l'essenza di una vita spesa senza fare economie, di avventure o di sentimenti, e che chissà, potrebbe riservare ancora qualche sorpresa per chi avrà la pazienza di leggere, ascoltare e curiosare tra vecchie scatole di lettere...
Ho divorato questo romanzo, e non vedo l'ora di raccontarvelo il 26 Aprile (e di regalarne una copia a uno di voi, quindi restate sintonizzati!), ma perchè non iniziare subito a sbirciare le prime pagine?
Potete scaricare qui le prime 13 pagine del libro, e godervele davanti a un caffè.
Buona lettura... e a giovedì, quando vi racconterò le mie impressioni su "Il quaderno dei nomi perduti" e vi dirò come provare ad aggiudicarvene una copia.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
È lunedì, e voglio farvi un piccolo regalo: per la pausa caffè di oggi, potrete immergervi in anteprima tra le pagine di "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg, edito DeA Planeta (rilegato a 17€) in uscita il 30 Aprile:
Un piccolo quaderno rilegato in pelle rossa, nel quale annotare i nomi di tutte le persone che più contano per lei. Per Doris non esiste oggetto più prezioso. Suo padre glielo regalò quando era bambina e da allora non passa giorno senza che si ritrovi a sfogliarlo, per aggiungere una voce, un indirizzo; per visitare la mappa dei ricordi o per tracciare, con la grafia resa incerta dagli anni e dalla stanchezza, una X accanto a coloro che non ci sono più. Parenti, amici, amanti: ognuno occupa un posto cruciale nel romanzo della sua vita, ognuno ha una storia, e tocca a Doris, adesso, raccoglierle tutte. Perché un domani, tra le pagine del quaderno rosso, l’amata nipote Jenny possa ritrovare tutto il senso di un’esistenza senza sconti e senza rimpianti, tumultuosamente vissuta tra Stoccolma, Parigi e New York.
Di cosa è fatta davvero una vita? Cosa salvare dall'oblìo, e cosa invece può essere dimenticato senza troppo rancore? La domanda di Doris, anziana e ormai sola, ha una risposta, racchiusa tra le pagine ingiallite e pesanti d'inchiostro di quel quaderno in pelle rossa ricevuto per il suo decimo compleanno.
Un quaderno che l'ha accompagnata in giro per il mondo, per le case, tra gli amici e gli amori che hanno riempito la sua esistenza, e che intende lasciare a Jenny, nipote dall'indole inquieta e tumultuosa. Un quaderno che racchiude i nomi che hanno lasciato un segno indelebile nel suo cuore, da quello di Madame Serafin a quello della sorella, Agnes, per non parlare poi di Allan, mai dimenticato. Un amore che Doris non ha mai chiuso fuori dalla porta, e che forse rappresenta l'essenza di una vita spesa senza fare economie, di avventure o di sentimenti, e che chissà, potrebbe riservare ancora qualche sorpresa per chi avrà la pazienza di leggere, ascoltare e curiosare tra vecchie scatole di lettere...
Ho divorato questo romanzo, e non vedo l'ora di raccontarvelo il 26 Aprile (e di regalarne una copia a uno di voi, quindi restate sintonizzati!), ma perchè non iniziare subito a sbirciare le prime pagine?
Potete scaricare qui le prime 13 pagine del libro, e godervele davanti a un caffè.
Buona lettura... e a giovedì, quando vi racconterò le mie impressioni su "Il quaderno dei nomi perduti" e vi dirò come provare ad aggiudicarvene una copia.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
"Fidanzati dell'inverno" di Christelle Dabos
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Fidanzati dell'inverno" di Christelle Dabos, edito Edizioni e/o (brossurato a 15€):
L’Attraversaspecchi è una saga letteraria in tre volumi che mescola Fantasy, Steampunk e Belle Époque, paragonata dalla stampa francese alle saghe di J.K. Rowling e Philip Pullman. Fa da sfondo un universo composto da 21 arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra. La protagonista, Ofelia, è originaria dell’arca “Anima”; una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra di loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. Fidanzati dell’inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.
Primo capitolo di una serie che mi ha già conquistata, una delle poche (ahimè) letture fatte in questo 2018 davvero capaci di tenermi seduta e con la testa tra le pagine, complice anche il mio ritrovare al suo interno lo spirito sognante e leggero della Belle Époque.
Ma andiamo con ordine, perchè Christelle Dabos ha costruito il suo romanzo, apripista di quella che ora, lo so, sarà una delle trilogie più amate e attese dai lettori, giocando con moltissimi elementi del fantasy tradizionale, con una strizzata d'occhio alla tecnologia retrò e dal sapore magico della letteratura steampunk e delle Oscure Materie di Philip Pullman (ve lo ricordate, l'aletiometro di Lyra? Ecco, riesco senza difficoltà ad immaginarne uno tra le mani di Ofelia).
Impossibile non dire due parole sul mondo in cui Ofelia si muove, un mondo in cui la società è distribuita (socialmente e fisicamente) su 21 arche, sostanzialmente delle grandi città "fluttuanti", e in cui gli abitanti di ciascuna arca hanno uno specifico ruolo e dono da coltivare.
Ofelia, dell'arca "Anima", è un'animista: in parole povere, sa leggere la storia passata di ogni oggetto che tiene tra le mani, oltre a saperlo aggiustare.
Animista e Lettrice, quindi, e una delle migliori.
È tanto brava a utilizzare il suo dono quanto è goffa e riservata nella vita di ogni giorno, il viso nascosto da un paio di grandi occhiali e da una sciarpa avvolta a più giri attorno al collo.
È la custode del museo della sua arca, e la curiosità fa sì che spesso accarezzi i cimeli da cui è circondata per scoprirne la storia, incoraggiata nella sua passione anche dallo zio, forse il membro della sua numerosa famiglia con il quale ha più interessi in comune.
Certo non si aspettava di trovarsi promessa in sposa a un uomo come Thorn, funzionario di un'arca distante e dalla fama sconfortante: Polo è fredda, isolata, e i suoi abitanti sono cacciatori spietati.
Uno dei motivi per i quali questo matrimonio è fonte di sorpresa e turbamento, per Ofelia, è che secondo tradizione le unioni tra membri di arche differenti sono rare, e motivate solo dalla necessità di sancire alleanze. Ma qual è il vero scopo del matrimonio tra Ofelia e Thorn?
E soprattutto, quali peripezie dovranno affrontare insieme?
Una cosa è certa, Christelle Dabos non è caduta nella trappole di propinare ai lettori il solito fantasy a tinte rosa, anzi. Ofelia ricorda più un'Hermione Granger pre-makeover, con la chioma scarmigliata, gli occhiali tondi e lo straordinario acume, e Thorn... Thorn non parla molto, ma il suo passato tormentato e il carattere deciso e determinato ve lo faranno amare, sempre più a ogni pagina voltata.
I due non si amano a prima vista, anzi! Si scontrano spesso, e le scintille che ne derivano mi hanno fatto apprezzare ancora di più l'evolvere della loro relazione.
I loro destini sono legati e intrecciati più a fondo di quanto si sarebbe potuto immaginare, e non è solo una questione d'amore, anzi... divorerete le 500 pagine di questo romanzo anche grazie all'evolversi inaspettato e mai scontato del loro rapporto.
Ho sicuramente ritrovato nella loro storia qualcosa dell'alchimia sempre crescente tra Lyra e Will nella saga di Philip Pullman, sebbene in chiave leggermente più matura.
Un cast di personaggi di contorno di tutto rispetto rende la lettura di "Fidanzati dell'inverno" intrigante e coinvolgente, perchè su Polo nessuno è davvero come appare, e non mancano figure losche e ambigue dalle quali i nostri protagonisti dovranno guardarsi le spalle.
E che dire della prosa, scorrevole e allo stesso tempo elegante, o dei dialoghi, scoppiettanti e dal sapore cinematografico?
Semplicemente perfetto: cinque stelle piene.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Fidanzati dell'inverno" di Christelle Dabos, edito Edizioni e/o (brossurato a 15€):
L’Attraversaspecchi è una saga letteraria in tre volumi che mescola Fantasy, Steampunk e Belle Époque, paragonata dalla stampa francese alle saghe di J.K. Rowling e Philip Pullman. Fa da sfondo un universo composto da 21 arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra. La protagonista, Ofelia, è originaria dell’arca “Anima”; una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra di loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. Fidanzati dell’inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.
Primo capitolo di una serie che mi ha già conquistata, una delle poche (ahimè) letture fatte in questo 2018 davvero capaci di tenermi seduta e con la testa tra le pagine, complice anche il mio ritrovare al suo interno lo spirito sognante e leggero della Belle Époque.
Ma andiamo con ordine, perchè Christelle Dabos ha costruito il suo romanzo, apripista di quella che ora, lo so, sarà una delle trilogie più amate e attese dai lettori, giocando con moltissimi elementi del fantasy tradizionale, con una strizzata d'occhio alla tecnologia retrò e dal sapore magico della letteratura steampunk e delle Oscure Materie di Philip Pullman (ve lo ricordate, l'aletiometro di Lyra? Ecco, riesco senza difficoltà ad immaginarne uno tra le mani di Ofelia).
Impossibile non dire due parole sul mondo in cui Ofelia si muove, un mondo in cui la società è distribuita (socialmente e fisicamente) su 21 arche, sostanzialmente delle grandi città "fluttuanti", e in cui gli abitanti di ciascuna arca hanno uno specifico ruolo e dono da coltivare.
Ofelia, dell'arca "Anima", è un'animista: in parole povere, sa leggere la storia passata di ogni oggetto che tiene tra le mani, oltre a saperlo aggiustare.
Animista e Lettrice, quindi, e una delle migliori.
È tanto brava a utilizzare il suo dono quanto è goffa e riservata nella vita di ogni giorno, il viso nascosto da un paio di grandi occhiali e da una sciarpa avvolta a più giri attorno al collo.
È la custode del museo della sua arca, e la curiosità fa sì che spesso accarezzi i cimeli da cui è circondata per scoprirne la storia, incoraggiata nella sua passione anche dallo zio, forse il membro della sua numerosa famiglia con il quale ha più interessi in comune.
Certo non si aspettava di trovarsi promessa in sposa a un uomo come Thorn, funzionario di un'arca distante e dalla fama sconfortante: Polo è fredda, isolata, e i suoi abitanti sono cacciatori spietati.
Uno dei motivi per i quali questo matrimonio è fonte di sorpresa e turbamento, per Ofelia, è che secondo tradizione le unioni tra membri di arche differenti sono rare, e motivate solo dalla necessità di sancire alleanze. Ma qual è il vero scopo del matrimonio tra Ofelia e Thorn?
E soprattutto, quali peripezie dovranno affrontare insieme?
Una cosa è certa, Christelle Dabos non è caduta nella trappole di propinare ai lettori il solito fantasy a tinte rosa, anzi. Ofelia ricorda più un'Hermione Granger pre-makeover, con la chioma scarmigliata, gli occhiali tondi e lo straordinario acume, e Thorn... Thorn non parla molto, ma il suo passato tormentato e il carattere deciso e determinato ve lo faranno amare, sempre più a ogni pagina voltata.
I due non si amano a prima vista, anzi! Si scontrano spesso, e le scintille che ne derivano mi hanno fatto apprezzare ancora di più l'evolvere della loro relazione.
I loro destini sono legati e intrecciati più a fondo di quanto si sarebbe potuto immaginare, e non è solo una questione d'amore, anzi... divorerete le 500 pagine di questo romanzo anche grazie all'evolversi inaspettato e mai scontato del loro rapporto.
Ho sicuramente ritrovato nella loro storia qualcosa dell'alchimia sempre crescente tra Lyra e Will nella saga di Philip Pullman, sebbene in chiave leggermente più matura.
Un cast di personaggi di contorno di tutto rispetto rende la lettura di "Fidanzati dell'inverno" intrigante e coinvolgente, perchè su Polo nessuno è davvero come appare, e non mancano figure losche e ambigue dalle quali i nostri protagonisti dovranno guardarsi le spalle.
E che dire della prosa, scorrevole e allo stesso tempo elegante, o dei dialoghi, scoppiettanti e dal sapore cinematografico?
Semplicemente perfetto: cinque stelle piene.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
venerdì 20 aprile 2018
Di quell'aperitivo con Vicky Grant, e di "36 domande per farti innamorare di me"
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Ricordate "36 domande per farti innamorare di me" di Vicky Grant? È uscito a San Valentino, ed è uno dei romanzi YA più interessanti che io abbia letto negli ultimi anni: immaginate la mia gioia nello scoprire che avrei potuto incontrare Vicky Grant a Milano, durante la sua visita in Italia!
Hildy ha diciotto anni e frequenta l'ultimo anno di liceo. Di buona famiglia, è una studentessa modello fin troppo rispettosa delle regole.
Paul ha quasi diciannove anni, non ha un lavoro fisso ed è meravigliosamente sfrontato e intrigante. Hildy e Paul non si conoscono e appartengono chiaramente a mondi distanti anni luce. È probabile che non si sarebbero mai incontrati se non avessero deciso di partecipare, ognuno per le proprie ragioni, a un esperimento organizzato dal dipartimento di psicologia dell'università. Una ricerca che si propone di rispondere a un quesito semplice quanto ambizioso: può l'amore - sentimento nobilissimo e raro di cui grondano romanzi, film e canzoni pop - essere "pilotato" se non addirittura costruito a tavolino? Per capirlo, Hildy e Paul (vedi alla voce cavie) dovranno rispondere insieme a un questionario di 36 domande.
Di risposta in risposta, alternando le risate ai pianti e passando attraverso arrabbiature, segreti inconfessabili, bugie, fughe improvvise e ritorni inaspettati potrebbero accorgersi che forse, al di là delle loro evidenti differenze, qualcosa di profondo li unisce. Che si tratti di quella cosa che inizia per A di cui tutti sembrano andare in cerca?
Vi avevo proposto la recensione del romanzo qui, proprio in occasione della festa degli innamorati, ed è stato splendido passare quasi tre ore in compagnia di Vicky Grant e chiacchierare di libri, del Canada, della sua famiglia e di quanto l'abbia ispirata nel creare i suoi personaggi.
Nel tuo romanzo, un ruolo centrale spetta alle 36 domande alle quali Hildy e Paul devono rispondere partecipando allo studio universitario retribuito che li fa incontrare.
Da dove è nata l'idea?
Circa due anni fa ho letto un articolo sul New York Times, su questo studio realizzato negli anni Novanta (il creatore è Arthur Aaron ed era il 1997, ndr), e sull'esperienza personale della giornalista che firmava il pezzo, che partecipando allo studio aveva conosciuto un ragazzo.
All'improvviso, di queste domande si parlava dappertutto, persino in tv.
Ho subito pensato che sarebbe stato un ottimo soggetto per un libro: all'inizio volevo limitarmi alle domande alle risposte, senza i capitoli dedicati al backgound dei protagonisti. Solo dialogo.
Però non funzionava.
Inoltre, una volta finito ho realizzato che era un ottimo spunto per una serie, con una diversa coppia in ogni volume.
Il nome della protagonista, Hildy, non è usuale.
È ispirato a qualcuno in particolare?
In effetti sì. Quando volevo che il mio romanzo fosse fatto interamente di dialoghi, pensavo agli scambi di battute brillanti dei film degli anni Trenta e Quantanta, per esempio quelli con protagonisti Katherine Hepburn o Cary Grant, in cui i protagonisti si stuzzicano e si avvicinano piano piano.
C'era un vecchio film in particolare, "The Front Page" (la versione del 1931, ma c'è un remake girato nel 1974 più facilmente reperibile, ndr), che continuava a venirmi in mente.
Ebbene, quando ho scelto di chiamare la mia protagonista Hildy, mi sono resa conto che era lo stesso nome di uno dei personaggi di quel film.
Uno dei temi affrontati nel tuo romanzo è quello dell'ansia, di cui Hildy soffre e della quale sembra non riuscire a liberarsi.
Da dove viene la decisione di parlarne nel tuo libro?
Quando scrivi un romanzo, hai bisogno che nella vita del tuo personaggio succeda qualcosa di terribile, pericoloso o doloroso che sia: nesuno vuole leggere un libro in cui al protagonista va tutto bene. Sin dall'inizio, quando cercavo di scrivere esclusivamente dialoghi, sapevo che il "fatto terribile" non sarebbe stata una sparatoria nel bel mezzo del test, per esempio, ma che il dolore sarebbe venuto da dentro, dal passato dei protagonisti.
Hildy è sicuramente più simile a me (ansia inclusa), rispetto a Paul, e proprio a lei ho regalato quello che è un vero aneddoto della mia vita famigliare.
Quando Hildy commenta una foto del fratello dicendo, senza pensare alle conseguenze, che assomiglia proprio tanto a quello che si scopre essere stato l'amante della madre... ebbene, è successo davvero, nella mia famiglia allargata.
La ragazza ricollega a questo evento la scintilla che ha acceso la miccia, e che ha determinato il divorzio dei genitori, e da lì nasce la sua ansia costante di dover essere sempre perfetta, di doversi prendere cura di tutti, di non poter sbagliare più.
Ho trovato che Paul fosse perfetto per Hildy proprio perchè riesce a farle capire che non è il suo compito far sì che tutto sia perfetto, e che anzi, il fratello è perfettamente in grado di cavarsela da solo se gliene si dà l'opportunità.
Esatto: i genitori di Hildy sono sicuramente arrivati al capolinea, non ho dubbi al riguardo, ma Hildy ha bisogno di capire che non è la fine del mondo. Deve anche imparare ad accettare il fatto che non potrà controllare sempre tutto, e che l'unica possibilità che abbiamo nella vita è quella di essere coraggiosi. Il coraggio è una qualità che dobbiamo davvero coltivare, perchè senza coraggio nulla è possibile.
Ho una curiosità: hai immaginato cosa accadrà a Paul e Hildy, una volta voltata l'ultima pagina?
E soprattutto, il pesciolino più abbandonato della storia sopravviverà (quando si incontrano, Hildy ha appena acquistato un pesciolino per l'acquario del fratello minore Gabe, che dimentica nella stanza del test quando se ne va arrabbiata, e se da lì in avanti se ne prende cura Paul, alla fine del romanzo il povero pesciolino viene abbandonato su un taxi, ndr)?
Ti rassicuro: il pesce sopravvive! Immagino che Lloyd, il tassista, lo porti a casa e se ne occupi, divertito dal modo in cui ne è venuto in possesso.
Per quanto riguarda Paul e Hildy, devo ammettere che non li immagino insieme per sempre, anche perchè sono molto giovani ed è solo il loro primo, grande amore.
Però li immagino crescere: Paul stupirà tutti, diventando una persona importante e un vero uomo dìaffari, mentre Hildy... forse il lavoro giusto per lei sarebbe in un museo, o in un luogo simile.
In ogni modo, anche se non restassero insieme, di sicuro ricorderebbero sempre la loro storia, e sarebbe un ricordo felice.
Quali sono i tuoi romanzi e autori/autrici canadesi preferiti?
Sicuramente uno di loro è "Anna dai capelli rossi", la serie completa.
A volte quando ami un libro da bambino e lo riprendi in mano da adulto resti profondamente deluso, ma "Anna dai capelli rossi" è ancora magico, per me.
Anna affronta ogni tipo di difficoltà, ma non si arrende mai, e ha un modo tutto suo di conquistare il cuore di chi la circonda.
Ho apprezzato moltissimo anche "The Unlikely Hero of Room 13B" di Teresa Toten (letto cinque anni fa, ma è un romanzo per ragazzi, ndr): ci sono tantissime autrici di narrativa per ragazzi e giovani adulti che apprezzo, e che leggo.
E poi Alice Munro, autrice di racconti capaci di catturarmi ogni volta. È favolosa.
Grazie a Mondadori e a Vicky Grant per la bellissima serata insieme, per la conversazione brillante (da cui ho estrapolato per voi le domande legate al libro), per le risate: "36 domande per farti innamorare di me" è un romanzo che consiglio proprio TANTO, soprattutto se non sapete dire di no a un po' di romanticismo ma non volete rinunciare all'ironia e al divertimento.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Ricordate "36 domande per farti innamorare di me" di Vicky Grant? È uscito a San Valentino, ed è uno dei romanzi YA più interessanti che io abbia letto negli ultimi anni: immaginate la mia gioia nello scoprire che avrei potuto incontrare Vicky Grant a Milano, durante la sua visita in Italia!
Hildy ha diciotto anni e frequenta l'ultimo anno di liceo. Di buona famiglia, è una studentessa modello fin troppo rispettosa delle regole.
Paul ha quasi diciannove anni, non ha un lavoro fisso ed è meravigliosamente sfrontato e intrigante. Hildy e Paul non si conoscono e appartengono chiaramente a mondi distanti anni luce. È probabile che non si sarebbero mai incontrati se non avessero deciso di partecipare, ognuno per le proprie ragioni, a un esperimento organizzato dal dipartimento di psicologia dell'università. Una ricerca che si propone di rispondere a un quesito semplice quanto ambizioso: può l'amore - sentimento nobilissimo e raro di cui grondano romanzi, film e canzoni pop - essere "pilotato" se non addirittura costruito a tavolino? Per capirlo, Hildy e Paul (vedi alla voce cavie) dovranno rispondere insieme a un questionario di 36 domande.
Di risposta in risposta, alternando le risate ai pianti e passando attraverso arrabbiature, segreti inconfessabili, bugie, fughe improvvise e ritorni inaspettati potrebbero accorgersi che forse, al di là delle loro evidenti differenze, qualcosa di profondo li unisce. Che si tratti di quella cosa che inizia per A di cui tutti sembrano andare in cerca?
Vi avevo proposto la recensione del romanzo qui, proprio in occasione della festa degli innamorati, ed è stato splendido passare quasi tre ore in compagnia di Vicky Grant e chiacchierare di libri, del Canada, della sua famiglia e di quanto l'abbia ispirata nel creare i suoi personaggi.
Nel tuo romanzo, un ruolo centrale spetta alle 36 domande alle quali Hildy e Paul devono rispondere partecipando allo studio universitario retribuito che li fa incontrare.
Da dove è nata l'idea?
Circa due anni fa ho letto un articolo sul New York Times, su questo studio realizzato negli anni Novanta (il creatore è Arthur Aaron ed era il 1997, ndr), e sull'esperienza personale della giornalista che firmava il pezzo, che partecipando allo studio aveva conosciuto un ragazzo.
All'improvviso, di queste domande si parlava dappertutto, persino in tv.
Ho subito pensato che sarebbe stato un ottimo soggetto per un libro: all'inizio volevo limitarmi alle domande alle risposte, senza i capitoli dedicati al backgound dei protagonisti. Solo dialogo.
Però non funzionava.
Inoltre, una volta finito ho realizzato che era un ottimo spunto per una serie, con una diversa coppia in ogni volume.
Il nome della protagonista, Hildy, non è usuale.
È ispirato a qualcuno in particolare?
In effetti sì. Quando volevo che il mio romanzo fosse fatto interamente di dialoghi, pensavo agli scambi di battute brillanti dei film degli anni Trenta e Quantanta, per esempio quelli con protagonisti Katherine Hepburn o Cary Grant, in cui i protagonisti si stuzzicano e si avvicinano piano piano.
C'era un vecchio film in particolare, "The Front Page" (la versione del 1931, ma c'è un remake girato nel 1974 più facilmente reperibile, ndr), che continuava a venirmi in mente.
Ebbene, quando ho scelto di chiamare la mia protagonista Hildy, mi sono resa conto che era lo stesso nome di uno dei personaggi di quel film.
Il bellissimo Mint Garden Cafè, che ci ha accolti per il nostro aperitivo |
Da dove viene la decisione di parlarne nel tuo libro?
Quando scrivi un romanzo, hai bisogno che nella vita del tuo personaggio succeda qualcosa di terribile, pericoloso o doloroso che sia: nesuno vuole leggere un libro in cui al protagonista va tutto bene. Sin dall'inizio, quando cercavo di scrivere esclusivamente dialoghi, sapevo che il "fatto terribile" non sarebbe stata una sparatoria nel bel mezzo del test, per esempio, ma che il dolore sarebbe venuto da dentro, dal passato dei protagonisti.
Hildy è sicuramente più simile a me (ansia inclusa), rispetto a Paul, e proprio a lei ho regalato quello che è un vero aneddoto della mia vita famigliare.
Quando Hildy commenta una foto del fratello dicendo, senza pensare alle conseguenze, che assomiglia proprio tanto a quello che si scopre essere stato l'amante della madre... ebbene, è successo davvero, nella mia famiglia allargata.
La ragazza ricollega a questo evento la scintilla che ha acceso la miccia, e che ha determinato il divorzio dei genitori, e da lì nasce la sua ansia costante di dover essere sempre perfetta, di doversi prendere cura di tutti, di non poter sbagliare più.
Ho trovato che Paul fosse perfetto per Hildy proprio perchè riesce a farle capire che non è il suo compito far sì che tutto sia perfetto, e che anzi, il fratello è perfettamente in grado di cavarsela da solo se gliene si dà l'opportunità.
Esatto: i genitori di Hildy sono sicuramente arrivati al capolinea, non ho dubbi al riguardo, ma Hildy ha bisogno di capire che non è la fine del mondo. Deve anche imparare ad accettare il fatto che non potrà controllare sempre tutto, e che l'unica possibilità che abbiamo nella vita è quella di essere coraggiosi. Il coraggio è una qualità che dobbiamo davvero coltivare, perchè senza coraggio nulla è possibile.
Ho una curiosità: hai immaginato cosa accadrà a Paul e Hildy, una volta voltata l'ultima pagina?
E soprattutto, il pesciolino più abbandonato della storia sopravviverà (quando si incontrano, Hildy ha appena acquistato un pesciolino per l'acquario del fratello minore Gabe, che dimentica nella stanza del test quando se ne va arrabbiata, e se da lì in avanti se ne prende cura Paul, alla fine del romanzo il povero pesciolino viene abbandonato su un taxi, ndr)?
Ti rassicuro: il pesce sopravvive! Immagino che Lloyd, il tassista, lo porti a casa e se ne occupi, divertito dal modo in cui ne è venuto in possesso.
Per quanto riguarda Paul e Hildy, devo ammettere che non li immagino insieme per sempre, anche perchè sono molto giovani ed è solo il loro primo, grande amore.
Però li immagino crescere: Paul stupirà tutti, diventando una persona importante e un vero uomo dìaffari, mentre Hildy... forse il lavoro giusto per lei sarebbe in un museo, o in un luogo simile.
In ogni modo, anche se non restassero insieme, di sicuro ricorderebbero sempre la loro storia, e sarebbe un ricordo felice.
Quali sono i tuoi romanzi e autori/autrici canadesi preferiti?
Sicuramente uno di loro è "Anna dai capelli rossi", la serie completa.
A volte quando ami un libro da bambino e lo riprendi in mano da adulto resti profondamente deluso, ma "Anna dai capelli rossi" è ancora magico, per me.
Anna affronta ogni tipo di difficoltà, ma non si arrende mai, e ha un modo tutto suo di conquistare il cuore di chi la circonda.
Ho apprezzato moltissimo anche "The Unlikely Hero of Room 13B" di Teresa Toten (letto cinque anni fa, ma è un romanzo per ragazzi, ndr): ci sono tantissime autrici di narrativa per ragazzi e giovani adulti che apprezzo, e che leggo.
E poi Alice Munro, autrice di racconti capaci di catturarmi ogni volta. È favolosa.
Grazie a Mondadori e a Vicky Grant per la bellissima serata insieme, per la conversazione brillante (da cui ho estrapolato per voi le domande legate al libro), per le risate: "36 domande per farti innamorare di me" è un romanzo che consiglio proprio TANTO, soprattutto se non sapete dire di no a un po' di romanticismo ma non volete rinunciare all'ironia e al divertimento.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
giovedì 19 aprile 2018
Intervista a Lorenzo Beccati su "L'ombra di Pietra", la Genova del '600 e quadri misteriosi
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Quattro anni fa sul web parlavo solo di cosmesi, ma leggevo più di cento libri all'anno e, come potete immaginare, solo i miei preferiti sono rimasti con me.
Uno di questi è "Pietra è il mio nome" di Lorenzo Beccati, e quando ho saputo che la protagonista sarebbe tornata in libreria grazie a DeA Planeta ne sono stata entusiasta.
"L'ombra di Pietra", nuova fatica letteraria di Lorenzo Beccati, è già in libreria (brossurato a 17€), e abbiamo potuto incontrare l'autore per fargli qualche domanda:
Genova 1606. Una spaventosa figura vestita di nero, il volto nascosto dietro una maschera da rapace, si muove nelle tenebre e miete vittime utilizzando uno strano micidiale cappio. Negli stessi giorni il pittore fiammingo Rubens, ospite presso palazzo Doria, scompare nel nulla, facendo temere il peggio. Se l’indagine ufficiale sul feroce assassino è affidata al Bargello e ai suoi birri, che brancolano nel buio, quella sull’artista richiede rapidità e discrezione, per evitare imbarazzi a una delle famiglie più potenti della città. Ecco perché delle ricerche viene incaricata dal Doge, e in gran segreto, la persona più scaltra in circolazione, ma anche la più pericolosa: una donna che non ha paura di niente. È Pietra, la rabdomante: la sua intelligenza le ha procurato molti nemici, ma è a lei che tutti si rivolgono per risolvere i misteri più intricati. Un pomeriggio Pietra trova sulla porta di casa una vecchia dall’aspetto miserevole, che sostiene di essere sua madre, la stessa che l’ha abbandonata in fasce. Pietra non è pronta ad aprirle il suo cuore, ma una tempesta di emozioni sta per abbattersi su tutto.
Questo nuovo romanzo di Lorenzo Beccati è un thriller dirompente, il ritratto suggestivo di una Genova maestosa e piena di insidie, e un sincero omaggio alle straordinarie capacità delle donne in ogni tempo.
Ecco cosa ci ha raccontato alla Libreria Lirus (una delle più belle di Milano), prima di presentare il libro ai lettori e agli amici insieme a Paolo Roversi.
Avendo letto e amato "Pietra è il mio nome", vorrei iniziare chiedendoti come sia nato il suo personaggio e come sia stato raccontarlo e tornare a raccontarlo, a distanza di anni.
Tutto è iniziato quando ho letto un saggio sulla rabdomanzia, scoprendo che le donne, a differenza degli uomini, non potevano fare affidamento sulla bacchetta. La bacchetta rifiutava di obbedire e di dare indicazioni, al punto che le donne dovevano interpretarla al contrario.
La prima idea è nata così, ma poi i miei personaggi, Pietra inclusa, hanno preso la loro strada: è una mia abitudine, quella di lasciarli liberi di correre e di guidarmi nella giusta direzione.
Tornare a raccontare Pietra e il suo mondo è stata una necessità, avevo altre storie da raccontare.
Pietra o Petra? Il tuo personaggio è singolare in ogni suo aspetto, persino nel rapporto con il suo nome.
Pietra è il suo vero nome, ma la natura schiva della donna fa sì che, per ammorbidirne il suono troppo deciso, ripieghi spesso su Petra, più morbido. La rivendicazione di quella I, del suo nome completo, si accompagna sempre a qualche gesto o conquista importante, in cui si sente più forte.
Gestire un personaggio femminile è stato difficile?
Ti dico solo che all'inizio il mio protagonista doveva essere un uomo.
Volevo raccontare la storia di un rabdomante, ma appena mi sono imbattuto nell'aneddoto della bacchetta ho capito che mi serviva una protagonista, invece.
Non voglio mentire, è stato difficile riuscire a pensare e parlare "da donna": è stato uno sforzo.
Mi ha aiutato il fatto che, nella vita di ogni giorno, il mio mondo è animato e popolato solo da donne.
Tutto parte da un quadro dalla storia misteriosa.
È stata proprio la sua storia a incuriosirmi: il quadro, bellissimo, è infatti stato privato di due porzioni, a sinistra e in basso, visibili però nei disegni preparatori.
Oltre a questo, ne è stata cambiata l'ambientazione, perchè quella che sembra una scena d'interni, una volta aggiunte le porzioni tolte appare svolgersi all'esterno.
Nessuno sa come mai siano state rimosse, e dove siano finite: è un mistero irrisolto, e da scrittore ha un fascino irresistibile.
Anche la storia esercita un fascino speciale, per te?
E a questo proposito, come mai l'ambientazione genovese?
Parto dalla seconda domanda, perchè il primo motivo per cui ho scelto la Genova del Seicento è che, semplicemente, non lo aveva ancora fatto nessun altro. È stato anche il motivo per cui, all'inizio, gli editori erano perplessi (mi è stato suggerito di puntare su città più "popolari", come Venezia, o Roma), ma la verità è che Genova nel Seicento era una grande città, con una flotta tale da renderla una potenza marittima, sede di banche e dedita al commercio di un bene prezioso quanto quello della seta. Un altro aspetto importante è che Genova è, ancora oggi, una di quelle città la cui storia la respiri nelle strade.
La Genova di Pietra è ancora qui, nei vicoli, nei palazzi, la stessa Genova delle testimonianze storiche che ho consultato per scrivere i romanzi.
Romanzi che ambiento nel passato sia perchè, come suggerivi, mi affascina, sia per bilanciare il fatto che da oltre vent'anni vivo immerso nell'attualità ventiquattr'ore su ventiquattro.
Tornare indietro nel tempo mi fa scoprire da dove siamo partiti, e comprendere le nostre origini aiuta anche a comprendere la situazione attuale, più di quanto potremmo pensare.
È stato difficile calarsi nel mondo di Pietra?
Leggere mi ha sicuramente aiutato. Mi sono documentato moltissimo, per scrivere questo romanzo e il precedente: direi che per ogni titolo mi è servito più o meno un anno e mezzo di lavoro.
Al'inizio è stato difficile, ma nel corso degli anni credo di averci preso la mano.
Quando scrivi un romanzo ambientato in un'epoca così distante dalla tua, devi stare attento a tutto, soprattutto ai dettagli: per esempio, ho dovuto documentarmi molto per quanto riguarda la medicina - il rapporto con determinate malattie, le cure disponibili, le abitudini, le convenzioni.
Ma anche aspetti della vita di ogni giorno che potremmo trascurare, come ad esempio il rapporto con gli animali, erano diversi, e se scrivi un romanzo storico non puoi permetterti errori.
Mi sono chiesto cose come "come la dipendenza dalla luce naturale influenzava la vita delle persone?" o "com'era vivere con la presenza costante della guerra, in corso o vicina?", e ho provato a darmi delle risposte.
Hai parlato del tuo lavoro di documentazione storica e della forte immersione nell'attualità, ma ora sono curiosa: cosa leggi per piacere?
Di tutto: sono un lettore onnivoro. Ti dirò di più: ho una collezione di oltre 40.000 volumi, gelosamente custoditi nelle librerie che ho fatto realizzare su misura.
Chi brama una foto della biblioteca di Lorenzo Beccati, adesso? Io di sicuro!
E nel mentre, vi consiglio la lettura di "L'ombra di Pietra" e di "Pietra è il mio nome", perchè se c'è qualcuno che riesce a coniugare alla perfezione thriller e romanzo storico è sicuramente Lorenzo Beccati. Grazie a DeA Planeta e all'autore per la disponibilità!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Quattro anni fa sul web parlavo solo di cosmesi, ma leggevo più di cento libri all'anno e, come potete immaginare, solo i miei preferiti sono rimasti con me.
Uno di questi è "Pietra è il mio nome" di Lorenzo Beccati, e quando ho saputo che la protagonista sarebbe tornata in libreria grazie a DeA Planeta ne sono stata entusiasta.
"L'ombra di Pietra", nuova fatica letteraria di Lorenzo Beccati, è già in libreria (brossurato a 17€), e abbiamo potuto incontrare l'autore per fargli qualche domanda:
Genova 1606. Una spaventosa figura vestita di nero, il volto nascosto dietro una maschera da rapace, si muove nelle tenebre e miete vittime utilizzando uno strano micidiale cappio. Negli stessi giorni il pittore fiammingo Rubens, ospite presso palazzo Doria, scompare nel nulla, facendo temere il peggio. Se l’indagine ufficiale sul feroce assassino è affidata al Bargello e ai suoi birri, che brancolano nel buio, quella sull’artista richiede rapidità e discrezione, per evitare imbarazzi a una delle famiglie più potenti della città. Ecco perché delle ricerche viene incaricata dal Doge, e in gran segreto, la persona più scaltra in circolazione, ma anche la più pericolosa: una donna che non ha paura di niente. È Pietra, la rabdomante: la sua intelligenza le ha procurato molti nemici, ma è a lei che tutti si rivolgono per risolvere i misteri più intricati. Un pomeriggio Pietra trova sulla porta di casa una vecchia dall’aspetto miserevole, che sostiene di essere sua madre, la stessa che l’ha abbandonata in fasce. Pietra non è pronta ad aprirle il suo cuore, ma una tempesta di emozioni sta per abbattersi su tutto.
Questo nuovo romanzo di Lorenzo Beccati è un thriller dirompente, il ritratto suggestivo di una Genova maestosa e piena di insidie, e un sincero omaggio alle straordinarie capacità delle donne in ogni tempo.
Ecco cosa ci ha raccontato alla Libreria Lirus (una delle più belle di Milano), prima di presentare il libro ai lettori e agli amici insieme a Paolo Roversi.
Avendo letto e amato "Pietra è il mio nome", vorrei iniziare chiedendoti come sia nato il suo personaggio e come sia stato raccontarlo e tornare a raccontarlo, a distanza di anni.
Tutto è iniziato quando ho letto un saggio sulla rabdomanzia, scoprendo che le donne, a differenza degli uomini, non potevano fare affidamento sulla bacchetta. La bacchetta rifiutava di obbedire e di dare indicazioni, al punto che le donne dovevano interpretarla al contrario.
La prima idea è nata così, ma poi i miei personaggi, Pietra inclusa, hanno preso la loro strada: è una mia abitudine, quella di lasciarli liberi di correre e di guidarmi nella giusta direzione.
Tornare a raccontare Pietra e il suo mondo è stata una necessità, avevo altre storie da raccontare.
Pietra o Petra? Il tuo personaggio è singolare in ogni suo aspetto, persino nel rapporto con il suo nome.
Pietra è il suo vero nome, ma la natura schiva della donna fa sì che, per ammorbidirne il suono troppo deciso, ripieghi spesso su Petra, più morbido. La rivendicazione di quella I, del suo nome completo, si accompagna sempre a qualche gesto o conquista importante, in cui si sente più forte.
Gestire un personaggio femminile è stato difficile?
Ti dico solo che all'inizio il mio protagonista doveva essere un uomo.
Volevo raccontare la storia di un rabdomante, ma appena mi sono imbattuto nell'aneddoto della bacchetta ho capito che mi serviva una protagonista, invece.
Non voglio mentire, è stato difficile riuscire a pensare e parlare "da donna": è stato uno sforzo.
Mi ha aiutato il fatto che, nella vita di ogni giorno, il mio mondo è animato e popolato solo da donne.
Tutto parte da un quadro dalla storia misteriosa.
È stata proprio la sua storia a incuriosirmi: il quadro, bellissimo, è infatti stato privato di due porzioni, a sinistra e in basso, visibili però nei disegni preparatori.
Oltre a questo, ne è stata cambiata l'ambientazione, perchè quella che sembra una scena d'interni, una volta aggiunte le porzioni tolte appare svolgersi all'esterno.
Nessuno sa come mai siano state rimosse, e dove siano finite: è un mistero irrisolto, e da scrittore ha un fascino irresistibile.
Anche la storia esercita un fascino speciale, per te?
E a questo proposito, come mai l'ambientazione genovese?
Parto dalla seconda domanda, perchè il primo motivo per cui ho scelto la Genova del Seicento è che, semplicemente, non lo aveva ancora fatto nessun altro. È stato anche il motivo per cui, all'inizio, gli editori erano perplessi (mi è stato suggerito di puntare su città più "popolari", come Venezia, o Roma), ma la verità è che Genova nel Seicento era una grande città, con una flotta tale da renderla una potenza marittima, sede di banche e dedita al commercio di un bene prezioso quanto quello della seta. Un altro aspetto importante è che Genova è, ancora oggi, una di quelle città la cui storia la respiri nelle strade.
La Genova di Pietra è ancora qui, nei vicoli, nei palazzi, la stessa Genova delle testimonianze storiche che ho consultato per scrivere i romanzi.
Romanzi che ambiento nel passato sia perchè, come suggerivi, mi affascina, sia per bilanciare il fatto che da oltre vent'anni vivo immerso nell'attualità ventiquattr'ore su ventiquattro.
Tornare indietro nel tempo mi fa scoprire da dove siamo partiti, e comprendere le nostre origini aiuta anche a comprendere la situazione attuale, più di quanto potremmo pensare.
È stato difficile calarsi nel mondo di Pietra?
Leggere mi ha sicuramente aiutato. Mi sono documentato moltissimo, per scrivere questo romanzo e il precedente: direi che per ogni titolo mi è servito più o meno un anno e mezzo di lavoro.
Al'inizio è stato difficile, ma nel corso degli anni credo di averci preso la mano.
Quando scrivi un romanzo ambientato in un'epoca così distante dalla tua, devi stare attento a tutto, soprattutto ai dettagli: per esempio, ho dovuto documentarmi molto per quanto riguarda la medicina - il rapporto con determinate malattie, le cure disponibili, le abitudini, le convenzioni.
Ma anche aspetti della vita di ogni giorno che potremmo trascurare, come ad esempio il rapporto con gli animali, erano diversi, e se scrivi un romanzo storico non puoi permetterti errori.
Mi sono chiesto cose come "come la dipendenza dalla luce naturale influenzava la vita delle persone?" o "com'era vivere con la presenza costante della guerra, in corso o vicina?", e ho provato a darmi delle risposte.
Hai parlato del tuo lavoro di documentazione storica e della forte immersione nell'attualità, ma ora sono curiosa: cosa leggi per piacere?
Di tutto: sono un lettore onnivoro. Ti dirò di più: ho una collezione di oltre 40.000 volumi, gelosamente custoditi nelle librerie che ho fatto realizzare su misura.
Chi brama una foto della biblioteca di Lorenzo Beccati, adesso? Io di sicuro!
E nel mentre, vi consiglio la lettura di "L'ombra di Pietra" e di "Pietra è il mio nome", perchè se c'è qualcuno che riesce a coniugare alla perfezione thriller e romanzo storico è sicuramente Lorenzo Beccati. Grazie a DeA Planeta e all'autore per la disponibilità!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
mercoledì 18 aprile 2018
Debutti straordinari: "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg arriva in Italia!
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Alzi la mano chi non sa resistere al fascino della Parigi anni Trenta, o della Grande Mela, o di Stoccolma... e chi non sa dire di no a una buona lettura!
Se le vostre dita hanno sfiorato il cielo, non prendete impegni per il 30 Aprile: vorrete stare a casa, versarvi un bicchiere di vino rosso e immergervi tra le pagine di "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg, edito DeA Planeta (rilegato a 17€):
Un piccolo quaderno rilegato in pelle rossa, nel quale annotare i nomi di tutte le persone che più contano per lei. Per Doris non esiste oggetto più prezioso. Suo padre glielo regalò quando era bambina e da allora non passa giorno senza che si ritrovi a sfogliarlo, per aggiungere una voce, un indirizzo; per visitare la mappa dei ricordi o per tracciare, con la grafia resa incerta dagli anni e dalla stanchezza, una X accanto a coloro che non ci sono più. Parenti, amici, amanti: ognuno occupa un posto cruciale nel romanzo della sua vita, ognuno ha una storia, e tocca a Doris, adesso, raccoglierle tutte. Perché un domani, tra le pagine del quaderno rosso, l’amata nipote Jenny possa ritrovare tutto il senso di un’esistenza senza sconti e senza rimpianti, tumultuosamente vissuta tra Stoccolma, Parigi e New York.
Di cosa è fatta davvero una vita? Cosa salvare dall'oblìo, e cosa invece può essere dimenticato senza troppo rancore? La domanda di Doris, anziana e ormai sola, ha una risposta, racchiusa tra le pagine ingiallite e pesanti d'inchiostro di quel quaderno in pelle rossa ricevuto per il suo decimo compleanno.
Un quaderno che l'ha accompagnata in giro per il mondo, per le case, tra gli amici e gli amori che hanno riempito la sua esistenza, e che intende lasciare a Jenny, nipote dall'indole inquieta e tumultuosa. Un quaderno che racchiude i nomi che hanno lasciato un segno indelebile nel suo cuore, da quello di Madame Serafin a quello della sorella, Agnes, per non parlare poi di Allan, mai dimenticato. Un amore che Doris non ha mai chiuso fuori dalla porta, e che forse rappresenta l'essenza di una vita spesa senza fare economie, di avventure o di sentimenti, e che chissà, potrebbe riservarle ancora qualche sorpresa...
Parleremo ancora di questo romanzo, perchè il 23 Aprile potrete leggere in anteprima l'inizio del libro, e il 26 Aprile scoprire la mia recensione in anteprima... con una sorpresa speciale per voi.
Restate sintonizzati!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Alzi la mano chi non sa resistere al fascino della Parigi anni Trenta, o della Grande Mela, o di Stoccolma... e chi non sa dire di no a una buona lettura!
Se le vostre dita hanno sfiorato il cielo, non prendete impegni per il 30 Aprile: vorrete stare a casa, versarvi un bicchiere di vino rosso e immergervi tra le pagine di "Il quaderno dei nomi perduti" di Sofia Lundberg, edito DeA Planeta (rilegato a 17€):
Un piccolo quaderno rilegato in pelle rossa, nel quale annotare i nomi di tutte le persone che più contano per lei. Per Doris non esiste oggetto più prezioso. Suo padre glielo regalò quando era bambina e da allora non passa giorno senza che si ritrovi a sfogliarlo, per aggiungere una voce, un indirizzo; per visitare la mappa dei ricordi o per tracciare, con la grafia resa incerta dagli anni e dalla stanchezza, una X accanto a coloro che non ci sono più. Parenti, amici, amanti: ognuno occupa un posto cruciale nel romanzo della sua vita, ognuno ha una storia, e tocca a Doris, adesso, raccoglierle tutte. Perché un domani, tra le pagine del quaderno rosso, l’amata nipote Jenny possa ritrovare tutto il senso di un’esistenza senza sconti e senza rimpianti, tumultuosamente vissuta tra Stoccolma, Parigi e New York.
Di cosa è fatta davvero una vita? Cosa salvare dall'oblìo, e cosa invece può essere dimenticato senza troppo rancore? La domanda di Doris, anziana e ormai sola, ha una risposta, racchiusa tra le pagine ingiallite e pesanti d'inchiostro di quel quaderno in pelle rossa ricevuto per il suo decimo compleanno.
Un quaderno che l'ha accompagnata in giro per il mondo, per le case, tra gli amici e gli amori che hanno riempito la sua esistenza, e che intende lasciare a Jenny, nipote dall'indole inquieta e tumultuosa. Un quaderno che racchiude i nomi che hanno lasciato un segno indelebile nel suo cuore, da quello di Madame Serafin a quello della sorella, Agnes, per non parlare poi di Allan, mai dimenticato. Un amore che Doris non ha mai chiuso fuori dalla porta, e che forse rappresenta l'essenza di una vita spesa senza fare economie, di avventure o di sentimenti, e che chissà, potrebbe riservarle ancora qualche sorpresa...
Sofia Lundberg Credit: Viktor Fremling |
Restate sintonizzati!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Di "Sara al tramonto", e di quel caffè con Maurizio De Giovanni
Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
O forse dovrei dire, buongiorno #DeGiovanners visto che siamo in tanti, anzi in tantissimi ad aver seguito con entusiasmo, libro dopo libro, gli spostamenti e le indagini del commissario Ricciardi e dell'ispettore Lojacono?
Una cosa è certa: aspettavamo con trepidazione ancor maggiore "Sara al tramonto", ultima fatica di Maurizio De Giovanni, edita Rizzoli (brossurato a 19€):
Sara non vuole esistere. Il suo dono è l'invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall'anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l'unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un'unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso.
Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra - fin quasi i pensieri - della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola, e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla.
Maurizio de Giovanni ha dato vita a un personaggio che rimarrà tra i più memorabili del noir italiano. Sara, la donna invisibile che, dal suo archivio nascosto in una Napoli periferica e lunare, ci trascina nel luogo in cui tutti vorremmo essere: in fondo al nostro cuore, anche quando è nero.
Proprio per festeggiare l'uscita di quella che speriamo sia solo la prima storia con protagonista Sara (ebbene sì, ci siamo già affezionati e vogliamo saperne di più!), Rizzoli ha invitato i #DeGiovanners a scoprirne i retroscena e le molteplici sfumature in casa editrice, insieme all'autore e a Michele Rossi, direttore responsabile della narrativa italiana Rizzoli.
Pronti a scoprire cosa ci siamo raccontati?
Partiamo proprio da Sara, perchè dopo tanti uomini è arrivata una donna, e forse non quella che ci saremmo potuti aspettare. Sara non è più giovane, non è curata, ha un carattere decisamente peculiare: da dove è arrivata l'ispirazione per questo personaggio così singolare?
È arrivata, innanzitutto, nel momento meno opportuno: avevo già un piano di lavoro ben preciso, quattro romanzi distribuiti sui mesi a venire, e non ero certo nelle condizioni di mettermi a pensare a un nuovo libro. Invece, una sera, ho notato un'auto con targa russa in sosta davanti a casa mia. Al volante, una persona canuta che, a prima vista, avevo creduto essere anziana, ma che una volta avvicinatomi ho realizzato essere una donna molto più giovane di quanto avessi creduto, le mani infilate in un paio di mezzi guanti, lo sguardo assorto e decisamente triste.
Guardava dritto davanti a sè, e c'era qualcosa in lei che mi ha spinto, una volta sbrigata la faccenda per la quale ero sceso, a tornare indietro, a cercarla.
Purtroppo se n'era andata, ma un dettaglio mi ha ulteriormente incuriosito: laddove era stata parcheggiata la sua auto, la strada, altrove ancora bagnata a causa della pioggia del pomeriggio, eera asciutta. Era stata ferma a lungo, insomma, assorta in pensieri evidentemente dolorosi sui quali non potei fare a meno di interrogarmi quella notte.
Il giorno dopo, dopo tante domande, all'improvviso ce l'avevo: avevo Sara, avevo la sua storia.
Ho dovuto rivedere i miei piani, perchè non potevo non scrivere la sua storia... nata, in effetti, per puro caso.
È possibile scorgere, in molte delle caratteristiche di Sara, una critica alle imposizioni della società nei confronti delle donne, soprattutto legate all'aspetto?
Da questo punto di vista, il suo personaggio è molto interessante.
Una delle caratteristiche di Sara è proprio l'imperdonabilità della sincerità.
Sara è una donna sincera, odia la finzione in ogni sua forma e deve smantellarla a ogni costo.
Il trucco i tacchi alti, le tinture per capelli sono finzioni e in quanto tali non fanno per lei.
Soprattutto, Sara è una donna che, nella sua vita personale, ha fatto quello che socialmente perdoniamo a un uomo, ma non a una donna: ha lasciato il marito e il figlio, perchè si innamora di un altro e non può vivere un solo giorno in una condizione di insincerità, senza scegliere l'amore.
Persino da lettori la si perdona con difficoltà, e questo è inaccettabile.
A Sara succede ciò che non vorremmo che accadesse mai - innamorarsi di qualcuno quando si ha già costruita una famiglia - ma che, invece, accade, e a questo punto cosa è meglio: restare nel buio e nella bugia, condannandosi a una galera oppure è meglio fare la stessa scelta di Sara?
È una donna che, quando si ammala il suo grande amore, è la persona migliore per succederlo al comando, e invece lascia il lavoro per restargli accanto. Perchè? Perchè sa che la compagnia dell'uomo che ama vale più di qualsiasi successo professionale, e che vuole stare con lui fino al suo ultimo respiro perchè è l'amore della sua vita. È una scelta semplice, naturale per lei, e allo stesso tempo è straordinariamente eroica.
Sono due donne disperate, che hanno sofferto e continuano a soffrire, ma allo stesso tempo non smettono mai di guardare avanti, al futuro, ed è un futuro spaventoso: Sara sarà sola, visto che l'amore della sua vita non è più accanto a lei, e Viola sarà madre di un figlio che non sa come crescere. Proprio partendo da qui il legame tra le due diventa perfetto, perchè guardando entrambe al futuro vedono l'una nell'altra qualcosa di cui avranno bisogno: per Viola un aiuto con il bambino, per Sara la possibilità di un futuro che non ha, e di essere ancora utile a qualcuno.
Non possiamo non dire qualcosa sul grande amore di Sara, giusto?
Massimilano è assente, ma allo stesso tempo sempre presente nei pensieri e nelle emozioni della tua protagonista, e in parte il suo "scopo" è quello di rendere più umano il personaggio di Sara.
Scrivere di Massimiliano ha richiesto che lavorassi molto su me stesso: ho immaginato di essere un uomo come lui, e ho immaginato cosa direbbe un uomo come lui a una donna tanto più giovane che finalmente gli apre la finestra sul panorama - che non ha mai nemmeno intravisto - dell'amore.
Massimiliano ha lavorato, e basta. Un lavoro sporco, difficile, che lo ha costretto a rapportarsi con eventi e persone terribili: un uomo così, come vive l'amore?
Come vive il fatto che, all'improvviso, nella sua vita ci sia anche questo?
Ho provato a rispondere a quuesta domanda, nel costruire il suo personaggio, e farlo senza che lui fosse davvero presente nel romanzo non è stato semplice.
Spero di esserci riuscito.
Altra grande protagonista è la città in cui si muove Sara, ancora una volta Napoli.
Una Napoli con sfumature differenti da quelle che avevi narrato in precedenza, che sembra quasi mutare e adattarsi ai diversi stati d'animo della tua nuova protagonista.
Sono uno degli autori più fortunati, credo, perchè vivo in una città che recita il ruolo che io le chiedo, in maniera convincente. Se voglio la Napoli chiassosa la trovo facilmente, e lo stesso accade qualora mi servisse quella silenziosa, o quella accogliente. Napoli offre tutto e il contrario di tutto.
La Napoli di Sara è ostile, grigia e borghese. Mentre la Napoli popolare è per sua natura più accogliente ed inclusiva, quella borghese non lo è affatto. È anche una Napoli dall'identità indistinta, o meglio in cui confluiscono mille identità differenti incapaci di formarne una sola.
Il racconto di Sara necessitava di questo.
L'altra Napoli che racconto è quella della periferia nord, luogo ostile per natura.
È qui che posiziono la sede di quest'unità, trasferita da import-export, nella Napoli ostile che dovevo trovare per Sara.
Che dire se non grazie, a Rizzoli e a Maurizio De Giovanni, per questo tuffo tra le pagine di "Sara al tramonto"?
Consigliatissima la lettura del romanzo, perchè Maurizio De Giovanni dimostra ancora una volta di saper regalare ai suoi lettori tutto il "nero" che desiderano, e di saper arrivare con altrettanta precisione e - allo stesso tempo - violenza ai loro cuori.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
O forse dovrei dire, buongiorno #DeGiovanners visto che siamo in tanti, anzi in tantissimi ad aver seguito con entusiasmo, libro dopo libro, gli spostamenti e le indagini del commissario Ricciardi e dell'ispettore Lojacono?
Una cosa è certa: aspettavamo con trepidazione ancor maggiore "Sara al tramonto", ultima fatica di Maurizio De Giovanni, edita Rizzoli (brossurato a 19€):
Sara non vuole esistere. Il suo dono è l'invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall'anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l'unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un'unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso.
Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra - fin quasi i pensieri - della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola, e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla.
Maurizio de Giovanni ha dato vita a un personaggio che rimarrà tra i più memorabili del noir italiano. Sara, la donna invisibile che, dal suo archivio nascosto in una Napoli periferica e lunare, ci trascina nel luogo in cui tutti vorremmo essere: in fondo al nostro cuore, anche quando è nero.
Proprio per festeggiare l'uscita di quella che speriamo sia solo la prima storia con protagonista Sara (ebbene sì, ci siamo già affezionati e vogliamo saperne di più!), Rizzoli ha invitato i #DeGiovanners a scoprirne i retroscena e le molteplici sfumature in casa editrice, insieme all'autore e a Michele Rossi, direttore responsabile della narrativa italiana Rizzoli.
Pronti a scoprire cosa ci siamo raccontati?
Partiamo proprio da Sara, perchè dopo tanti uomini è arrivata una donna, e forse non quella che ci saremmo potuti aspettare. Sara non è più giovane, non è curata, ha un carattere decisamente peculiare: da dove è arrivata l'ispirazione per questo personaggio così singolare?
È arrivata, innanzitutto, nel momento meno opportuno: avevo già un piano di lavoro ben preciso, quattro romanzi distribuiti sui mesi a venire, e non ero certo nelle condizioni di mettermi a pensare a un nuovo libro. Invece, una sera, ho notato un'auto con targa russa in sosta davanti a casa mia. Al volante, una persona canuta che, a prima vista, avevo creduto essere anziana, ma che una volta avvicinatomi ho realizzato essere una donna molto più giovane di quanto avessi creduto, le mani infilate in un paio di mezzi guanti, lo sguardo assorto e decisamente triste.
Guardava dritto davanti a sè, e c'era qualcosa in lei che mi ha spinto, una volta sbrigata la faccenda per la quale ero sceso, a tornare indietro, a cercarla.
Purtroppo se n'era andata, ma un dettaglio mi ha ulteriormente incuriosito: laddove era stata parcheggiata la sua auto, la strada, altrove ancora bagnata a causa della pioggia del pomeriggio, eera asciutta. Era stata ferma a lungo, insomma, assorta in pensieri evidentemente dolorosi sui quali non potei fare a meno di interrogarmi quella notte.
Il giorno dopo, dopo tante domande, all'improvviso ce l'avevo: avevo Sara, avevo la sua storia.
Ho dovuto rivedere i miei piani, perchè non potevo non scrivere la sua storia... nata, in effetti, per puro caso.
È possibile scorgere, in molte delle caratteristiche di Sara, una critica alle imposizioni della società nei confronti delle donne, soprattutto legate all'aspetto?
Da questo punto di vista, il suo personaggio è molto interessante.
Una delle caratteristiche di Sara è proprio l'imperdonabilità della sincerità.
Sara è una donna sincera, odia la finzione in ogni sua forma e deve smantellarla a ogni costo.
Il trucco i tacchi alti, le tinture per capelli sono finzioni e in quanto tali non fanno per lei.
Soprattutto, Sara è una donna che, nella sua vita personale, ha fatto quello che socialmente perdoniamo a un uomo, ma non a una donna: ha lasciato il marito e il figlio, perchè si innamora di un altro e non può vivere un solo giorno in una condizione di insincerità, senza scegliere l'amore.
Persino da lettori la si perdona con difficoltà, e questo è inaccettabile.
A Sara succede ciò che non vorremmo che accadesse mai - innamorarsi di qualcuno quando si ha già costruita una famiglia - ma che, invece, accade, e a questo punto cosa è meglio: restare nel buio e nella bugia, condannandosi a una galera oppure è meglio fare la stessa scelta di Sara?
È una donna che, quando si ammala il suo grande amore, è la persona migliore per succederlo al comando, e invece lascia il lavoro per restargli accanto. Perchè? Perchè sa che la compagnia dell'uomo che ama vale più di qualsiasi successo professionale, e che vuole stare con lui fino al suo ultimo respiro perchè è l'amore della sua vita. È una scelta semplice, naturale per lei, e allo stesso tempo è straordinariamente eroica.
Sara è anche arrabbiata, forse.
Credo che sia arrabbiata per come sono andate le cose, ma non si è mai pentita.
Non ha un solo rimorso. Ha tanti rimpianti, ma non un rimorso: ha sempre fatto quello che sentiva di dover fare, quindi anche guardando indietro sa che non agirebbe diversamente, adesso.
I rimpianti, e il dolore, sono forse ciò che la rendono cauta anche nel momento in cui si avvicina a Viola (che a sua volta è tutto fuorchè pronta a fidarsi totalmente della donna che ha abbandonato suo figlio), ma tra le due cade uno dei muri che hanno eretto per proteggersi quando Viola mette tra le braccia di Sara il suo bambino.Sono due donne disperate, che hanno sofferto e continuano a soffrire, ma allo stesso tempo non smettono mai di guardare avanti, al futuro, ed è un futuro spaventoso: Sara sarà sola, visto che l'amore della sua vita non è più accanto a lei, e Viola sarà madre di un figlio che non sa come crescere. Proprio partendo da qui il legame tra le due diventa perfetto, perchè guardando entrambe al futuro vedono l'una nell'altra qualcosa di cui avranno bisogno: per Viola un aiuto con il bambino, per Sara la possibilità di un futuro che non ha, e di essere ancora utile a qualcuno.
Non possiamo non dire qualcosa sul grande amore di Sara, giusto?
Massimilano è assente, ma allo stesso tempo sempre presente nei pensieri e nelle emozioni della tua protagonista, e in parte il suo "scopo" è quello di rendere più umano il personaggio di Sara.
Scrivere di Massimiliano ha richiesto che lavorassi molto su me stesso: ho immaginato di essere un uomo come lui, e ho immaginato cosa direbbe un uomo come lui a una donna tanto più giovane che finalmente gli apre la finestra sul panorama - che non ha mai nemmeno intravisto - dell'amore.
Massimiliano ha lavorato, e basta. Un lavoro sporco, difficile, che lo ha costretto a rapportarsi con eventi e persone terribili: un uomo così, come vive l'amore?
Come vive il fatto che, all'improvviso, nella sua vita ci sia anche questo?
Ho provato a rispondere a quuesta domanda, nel costruire il suo personaggio, e farlo senza che lui fosse davvero presente nel romanzo non è stato semplice.
Spero di esserci riuscito.
Altra grande protagonista è la città in cui si muove Sara, ancora una volta Napoli.
Una Napoli con sfumature differenti da quelle che avevi narrato in precedenza, che sembra quasi mutare e adattarsi ai diversi stati d'animo della tua nuova protagonista.
Sono uno degli autori più fortunati, credo, perchè vivo in una città che recita il ruolo che io le chiedo, in maniera convincente. Se voglio la Napoli chiassosa la trovo facilmente, e lo stesso accade qualora mi servisse quella silenziosa, o quella accogliente. Napoli offre tutto e il contrario di tutto.
La Napoli di Sara è ostile, grigia e borghese. Mentre la Napoli popolare è per sua natura più accogliente ed inclusiva, quella borghese non lo è affatto. È anche una Napoli dall'identità indistinta, o meglio in cui confluiscono mille identità differenti incapaci di formarne una sola.
Il racconto di Sara necessitava di questo.
L'altra Napoli che racconto è quella della periferia nord, luogo ostile per natura.
È qui che posiziono la sede di quest'unità, trasferita da import-export, nella Napoli ostile che dovevo trovare per Sara.
Che dire se non grazie, a Rizzoli e a Maurizio De Giovanni, per questo tuffo tra le pagine di "Sara al tramonto"?
Consigliatissima la lettura del romanzo, perchè Maurizio De Giovanni dimostra ancora una volta di saper regalare ai suoi lettori tutto il "nero" che desiderano, e di saper arrivare con altrettanta precisione e - allo stesso tempo - violenza ai loro cuori.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3