mercoledì 18 aprile 2018

Di "Sara al tramonto", e di quel caffè con Maurizio De Giovanni

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
O forse dovrei dire, buongiorno #DeGiovanners visto che siamo in tanti, anzi in tantissimi ad aver seguito con entusiasmo, libro dopo libro, gli spostamenti e le indagini del commissario Ricciardi e dell'ispettore Lojacono?
Una cosa è certa: aspettavamo con trepidazione ancor maggiore "Sara al tramonto", ultima fatica di Maurizio De Giovanni, edita Rizzoli (brossurato a 19€):
Sara non vuole esistere. Il suo dono è l'invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall'anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l'unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un'unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso. 
Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra - fin quasi i pensieri - della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola, e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla. 
Maurizio de Giovanni ha dato vita a un personaggio che rimarrà tra i più memorabili del noir italiano. Sara, la donna invisibile che, dal suo archivio nascosto in una Napoli periferica e lunare, ci trascina nel luogo in cui tutti vorremmo essere: in fondo al nostro cuore, anche quando è nero.

Proprio per festeggiare l'uscita di quella che speriamo sia solo la prima storia con protagonista Sara (ebbene sì, ci siamo già affezionati e vogliamo saperne di più!), Rizzoli ha invitato i #DeGiovanners a scoprirne i retroscena e le molteplici sfumature in casa editrice, insieme all'autore e a Michele Rossi, direttore responsabile della narrativa italiana Rizzoli.
Pronti a scoprire cosa ci siamo raccontati?
Partiamo proprio da Sara, perchè dopo tanti uomini è arrivata una donna, e forse non quella che ci saremmo potuti aspettare. Sara non è più giovane, non è curata, ha un carattere decisamente peculiare: da dove è arrivata l'ispirazione per questo personaggio così singolare?
È arrivata, innanzitutto, nel momento meno opportuno: avevo già un piano di lavoro ben preciso, quattro romanzi distribuiti sui mesi a venire, e non ero certo nelle condizioni di mettermi a pensare  a un nuovo libro. Invece, una sera, ho notato un'auto con targa russa in sosta davanti a casa mia. Al volante, una persona canuta che, a prima vista, avevo creduto essere anziana, ma che una volta avvicinatomi ho realizzato essere una donna molto più giovane di quanto avessi creduto, le mani infilate in un paio di mezzi guanti, lo sguardo assorto e decisamente triste.
Guardava dritto davanti a sè, e c'era qualcosa in lei che mi ha spinto, una volta sbrigata la faccenda per la quale ero sceso, a tornare indietro, a cercarla.
Purtroppo se n'era andata, ma un dettaglio mi ha ulteriormente incuriosito: laddove era stata parcheggiata la sua auto, la strada, altrove ancora bagnata a causa della pioggia del pomeriggio, eera asciutta. Era stata ferma a lungo, insomma, assorta in pensieri evidentemente dolorosi sui quali non potei fare a meno di interrogarmi quella notte.
Il giorno dopo, dopo tante domande, all'improvviso ce l'avevo: avevo Sara, avevo la sua storia.
Ho dovuto rivedere i miei piani, perchè non potevo non scrivere la sua storia... nata, in effetti, per puro caso.

È possibile scorgere, in molte delle caratteristiche di Sara, una critica alle imposizioni della società nei confronti delle donne, soprattutto legate all'aspetto?
Da questo punto di vista, il suo personaggio è molto interessante.
Una delle caratteristiche di Sara è proprio l'imperdonabilità della sincerità.
Sara è una donna sincera, odia la finzione in ogni sua forma e deve smantellarla a ogni costo.
Il trucco i tacchi alti, le tinture per capelli sono finzioni e in quanto tali non fanno per lei.
Soprattutto, Sara è una donna che, nella sua vita personale, ha fatto quello che socialmente perdoniamo a un uomo, ma non a una donna: ha lasciato il marito e il figlio, perchè si innamora di un altro e non può vivere un solo giorno in una condizione di insincerità, senza scegliere l'amore.
Persino da lettori la si perdona con difficoltà, e questo è inaccettabile.
A Sara succede ciò che non vorremmo che accadesse mai - innamorarsi di qualcuno quando si ha già costruita una famiglia - ma che, invece, accade, e a questo punto cosa è meglio: restare nel buio e nella bugia, condannandosi a una galera oppure è meglio fare la stessa scelta di Sara?
È una donna che, quando si ammala il suo grande amore, è la persona migliore per succederlo al comando, e invece lascia il lavoro per restargli accanto. Perchè? Perchè sa che la compagnia dell'uomo che ama vale più di qualsiasi successo professionale, e che vuole stare con lui fino al suo ultimo respiro perchè è l'amore della sua vita. È una scelta semplice, naturale per lei, e allo stesso tempo è straordinariamente eroica.
Sara è anche arrabbiata, forse.
Credo che sia arrabbiata per come sono andate le cose, ma non si è mai pentita.
Non ha un solo rimorso. Ha tanti rimpianti, ma non un rimorso: ha sempre fatto quello che sentiva di dover fare, quindi anche guardando indietro sa che non agirebbe diversamente, adesso.
I rimpianti, e il dolore, sono forse ciò che la rendono cauta anche nel momento in cui si avvicina a Viola (che a sua volta è tutto fuorchè pronta a fidarsi totalmente della donna che ha abbandonato suo figlio), ma tra le due cade uno dei muri che hanno eretto per proteggersi quando Viola mette tra le braccia di Sara il suo bambino.
Sono due donne disperate, che hanno sofferto e continuano a soffrire, ma allo stesso tempo non smettono mai di guardare avanti, al futuro, ed è un futuro spaventoso: Sara sarà sola, visto che l'amore della sua vita non è più accanto a lei, e Viola sarà madre di un figlio che non sa come crescere. Proprio partendo da qui il legame tra le due diventa perfetto, perchè guardando entrambe al futuro vedono l'una nell'altra qualcosa di cui avranno bisogno: per Viola un aiuto con il bambino, per Sara la possibilità di un futuro che non ha, e di essere ancora utile a qualcuno.

Non possiamo non dire qualcosa sul grande amore di Sara, giusto?
Massimilano è assente, ma allo stesso tempo sempre presente nei pensieri e nelle emozioni della tua protagonista, e in parte il suo "scopo" è quello di rendere più umano il personaggio di Sara.
Scrivere di Massimiliano ha richiesto che lavorassi molto su me stesso: ho immaginato di essere un uomo come lui, e ho immaginato cosa direbbe un uomo come lui a una donna tanto più giovane che finalmente gli apre la finestra sul panorama - che non ha mai nemmeno intravisto - dell'amore.
Massimiliano ha lavorato, e basta. Un lavoro sporco, difficile, che lo ha costretto a rapportarsi con eventi e persone terribili: un uomo così, come vive l'amore?
Come vive il fatto che, all'improvviso, nella sua vita ci sia anche questo?
Ho provato a rispondere a quuesta domanda, nel costruire il suo personaggio, e farlo senza che lui fosse davvero presente nel romanzo non è stato semplice.
Spero di esserci riuscito.

Altra grande protagonista è la città in cui si muove Sara, ancora una volta Napoli.
Una Napoli con sfumature differenti da quelle che avevi narrato in precedenza, che sembra quasi mutare e adattarsi ai diversi stati d'animo della tua nuova protagonista.
Sono uno degli autori più fortunati, credo, perchè vivo in una città che recita il ruolo che io le chiedo, in maniera convincente. Se voglio la Napoli chiassosa la trovo facilmente, e lo stesso accade qualora mi servisse quella silenziosa, o quella accogliente. Napoli offre tutto e il contrario di tutto.
La Napoli di Sara è ostile, grigia e borghese. Mentre la Napoli popolare è per sua natura più accogliente ed inclusiva, quella borghese non lo è affatto. È anche una Napoli dall'identità indistinta, o meglio in cui confluiscono mille identità differenti incapaci di formarne una sola.
Il racconto di Sara necessitava di questo.
L'altra Napoli che racconto è quella della periferia nord, luogo ostile per natura.
È qui che posiziono la sede di quest'unità, trasferita da import-export, nella Napoli ostile che dovevo trovare per Sara.
Che dire se non grazie, a Rizzoli e a Maurizio De Giovanni, per questo tuffo tra le pagine di "Sara al tramonto"?
Consigliatissima la lettura del romanzo, perchè Maurizio De Giovanni dimostra ancora una volta di saper regalare ai suoi lettori tutto il "nero" che desiderano, e di saper arrivare con altrettanta precisione e - allo stesso tempo - violenza ai loro cuori.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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