Antonio Paolacci e Paola Ronco firmano, per la prima volta a quattro mani, Nuvole barocche (Piemme), la prima indagine di Paolo Nigra.
Un giallo profondamente italiano, che porta il lettore tra le strade di Genova a fianco di un protagonista inusuale: il vicequestore aggiunto Paolo Nigra, quarantenne gay dichiarato (ma il cui compagno Rocco, non ha ancora fatto coming out).
Abbiamo incontrato gli autori a Milano, ed ecco cosa ci hanno raccontato sulla genesi del libro, la scrittura a quattro mani, la città di Genova e... molto altro!
Due aspetti di questo romanzo hanno catturato la mia attenzione.
Innanzitutto la città, pienamente protagonista della storia e che rispecchia in più di una scena ciò che accade a livello narrativo: mi interessava sapere quanto della "vostra" Genova c'è nel libro, e come sia stato gestire durante la scrittura questa città che è anche personaggio oltre ambientazione.
Noi siamo degli outsider, a Genova. Ci siamo trovati a viverci, ma non è la nostra città d'origine.
È però una città che amavamo da prima in maniera istintiva, viscerale. Una volta trasferiti, ci siamo sentiti a casa. Abbiamo fatto in modo che il nostro protagonista fosse come noi, che venisse da fuori.
I genovesi sono molto gelosi della loro città, e volevamo fare in modo che lo sguardo fosse esplicitamente esterno.
Per noi Genova è assolutamente protagonista, come hai colto tu: da sempre ci sembra il luogo ideale per far muovere al suo interno dei personaggi. È ricca di contrasti, di luci e di ombre.
Ha un carattere spigoloso, ma è anche una città profondamente schietta.
Sembra una città più esclusiva che inclusiva.
Apparentemente è così, ma in realtà non è così. Quella genovese è una scontrosità che sembra respingente, ma non ha quello scopo.
Il secondo aspetto interessante del vostro libro è la scelta di un protagonista omosessuale, anche se mi rendo conto che nel 2019 non dovremmo più pronunciare una frase del genere. In ogni categoria professionale troviamo persone omosessuali dichiarate e non, e nella finzione letteraria non dovrebbe essere diverso. Da autori, com'è nato questo personaggio, e quando avete deciso di renderlo omosessuale? E perchè?
Paolo Nigra è nato per reazione, tra le altre cose. Abbiamo creato questo personaggio nel 2017, e l'anno prima c'era stato questo dibattito, a tratti surreali, sulle unioni civili.
Trovevo incredibile che nel 2016 stessimo ancora valutando se permettere o no alle persone di avere gli stessi diritti.
Il problema della rappresentazione omosessuale in letteratura è che, in Italia, spesso tende a due estremi: abbiamo la macchietta, che diventa caricaturale, oppure il personaggio tormentato che soffre per la sua condizione.
Manca l'omosessuale sereno che fa l'avvocato, fa la spesa, va in posta.
Esatto, come invece troviamo senza troppa fatica nei prodotti culturali e d'intrattenimento inglesi o americani.
Poi certo, nel far scontrare il nostro protagonista con un'aggressione omofobica volevamo che esplodesse un tormento, un conflitto interiore, una sofferenza... ma motivata.
Un tormento che però non fosse dovuto alla sua sessualità, con la quale è in pace.
Pensando alla scrittura, l'omosessualità di Paolo è uno dei primi tratti che abbiamo deciso.
Una figura come la sua mancava nella letteratura italiana di genere, mentre ne abbiamo trovate nella letteratura straniera.
Siete entrambi autori pubblicati, ma stavolta firmate un romanzo a quattro mani.
È stata un'esperienza strana, nata d'impulso. Abbiamo trovato un metodo senza cercarlo, e per noi funziona benissimo: stendiamo una scaletta, e uno di noi inizia a scrivere un capitolo.
Viene poi letto e sistemato dall'altro, e ripassato al primo.
Poi ovviamente parliamo del libro in stesura in ogni momento, quindi il lavoro sul testo è costante ed è davvero una scrittura a quattro mani.
C'è un personaggio al quale vi sentite più legati?
Per entrambi Paolo Nigra ormai è una persona vera: spesso ci chiediamo cosa ne penserebbe di una determinata situazione, per esempio!
Aggiungiamo che Paolo e Rocco riflettono alcuni aspetti del nostro rapporto di coppia.
È finito molto di voi, nei vostri personaggi?
Assolutamente, anche se in questo primo libro non è molto evidente. Nei successivi lo è molto di più.
Paola, per esempio, come Paolo perde spesso di vista il suo cellulare.
Parliamo di influenze letterarie: quanto di tutto quello che èil vostro universo letterario di riferimento è finito nel lavoro di scrittura?
Abbiamo voluto fare un omaggio a Lucarelli perchè siamo molto affezionati ai suoi lavori, così come, tra gli italiani, ammiriamo molto Manzini. Non possiamo non citare i gialli classici, soprattutto inglesi e americani.
La serialità ci appassiona, perchè ci piace poter seguire un personaggio, vederlo crescere e invecchiare. Volevamo creare qualcosa che avremmo amato da lettori.
Poi nella scrittura è confluito anche tutto il bagaglio personale che abbiamo legato anche, per esempio, all'aver seguito per anni diverse serie televisive. Anni in cui abbiamo passato ore in compagnia di personaggi e immersi in mondi che si sono sviluppati con noi.
È anche un passo ulteriore rispetto alla serialità del giallo classico che citavate prima.
Se pensiamo a una su tutti, Agatha Christie, nelle sue serie il tempo è fermo: Miss Marple, Hercule Poirot non invecchiano. Sono sempre uguali a se stessi. Il personaggio non evolve.
La vostra è una serialità che possiamo invece accostare a quella di Camilla Läckberg.
È bello anche per l'autore poter sviluppare un personaggio, farlo crescere, invecchiare.
Inoltre siamo molto attenti all'attualità, alla quale sarà legato ogni nostro romanzo: non si può prescindere dal tempo che passa, se si vuole restare legati a precisi eventi e momenti storici.
Nuvole barocche di Antonio Paolacci e Paola Ronco (Piemme) è in libreria, al prezzo di copertina di 17,90€.
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