Il suo è uno degli esordi più attesi del 2019, ed è sugli scaffali da circa un mese.
Nel suo Se i pesci guardassero le stelle (DeAPlaneta), Luca Ammirati racconta i sogni, il desiderio di essere felice e il senso di precarietà che caratterizzano non solo Samuele, il trentenne protagonista del romanzo, ma un'intera generazione.
Un romanzo di formazione, ma anche una storia di ricerca: quella dell'amore, trovato per caso, e altrettanto per caso perso di vista, e quella del proprio posto nel mondo.
Che forse è più facile da trovare, se ci si lascia guidare dai propri sogni.
Abbiamo incontrato l'autore a Sanremo, ed ecco cosa ci ha raccontato di sè, del suo primo romanzo e della città che per tutti noi è quella del Festival della Canzone Itaiana, ma per lui è, semplicemente, "casa".
Quanto c'è di te nel tuo romanzo?
Moltissimo. Racconto i miei luoghi, quelli del mio vissuto e del mio quotidiano.
Su molti degli elementi autobiografici del romanzo ho più fatto leva per andare a costruire una trama definitiva che potesse interessare a più lettori, e non solo a me.
Ho avuto un pesce rosso, quando ero più giovane, anche se non era il "mio" Galileo.
Hai accennato a un tratto del tuo protagonista che mi incuriosisce, ovvero il suo guardare più verso l'alto invece che alla concretezza di ciò che ha di fronte.
Samuele è anche un precario, aspetto che accumuna tantissimi di noi - dico noi perchè la sua stessa età - e quindi ti chiedo: quanto questa precarietà nel lavoro influisce, secondo te, non solo nei suoi risvolti più negativi (insicurezze, paure) ma anche nel renderlo più sognatore e portato al fantasticare?
Una bellissima domanda, e molto pertinente. Sicuramente questa precarietà lavorativa ha portato la nostra generazione a doversi ingegnare e inventarsi letteralmente delle professioni
Di sicuro da un lato c'è la necessità di fare i conti con il reale, con il quotidiano, e dall'altro Samuele ha il bisogno di slanciarsi verso qualcos'altro, perchè come scrivo nel mio romanzo «dentro di noi c'è tutto un mondo, ma sopra di noi c'è l'infinito».
Si parla dei sogni di Samuele, ma concedimi una domanda molto poco letteraria: ti sei divertito a immaginare quali potrebbero essere i sogni di Galileo? E se sì, quali sono?
Caspita, questa non me l'aspettavo.
Galileo dall'essere la spalla di Samuele è diventato quasi la star del romanzo, quindi sarebbe bello potergli dare voce.
Galileo è un amico talmente buono e gentile che il suo più grande sogno è sicuramente che Samuele trovi la sua strada, anche perchè così smetterà di usarlo come confessionale.
Magari potrebbe desiderare una boccia più grande!
La mia famiglia possiede una casa in Liguria, a venti minuti di autobus da qui. Per me Sanremo esiste solo in estate, ed è molto diversa, per fare un esempio, dalla Sanremo glamour e spettacolare del Festival della Canzone Italiana.
La tua Sanremo, invece, com'è?
È diversa da quella che conoscono i più, e questo si riflette nel romanzo. I luoghi del libro sono quelli che vivo, e che frequento abitualmente. Samuele vive in un quartiere della Sanremo "vecchia", per poi scendere in bicicletta verso le strade del mare.
Raccontare la mia città in questa storia è stato divertente, oltre che emozionante.
Oltre a essere remponsabile della sala stampa del Festival di Sanremo, ti occupi di comunicazione, soprattutto digitale. Che ruolo ha la scrittura, in ogni sua forma, nella tua vita?
È un grande sogno. Ho provato per anni a cullarlo, provando a volte delle strade che si arrestavano improvvisamente, ma senza mai perdere l'entusiasmo e l'energia.
La scrittura per me è qualcosa che, se manca, è fonte di malessere. È necessaria.
Fortunatamente lo scrivere fa parte anche della mia vita professionale, seppur in altre forme.
Una curiosità: la tua canzone sanremese preferita?
Sono particolarmente affezionato all'edizione del 2017, la prima che mi ha visto responsabile della sala stampa del Festival, quindi ti dico Occidentali's Karma senza esitazione.
Se i pesci guardassero le stelle di Luca Ammirati (DeAPlaneta) è in libreria, al prezzo di copertina di 16€.
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