venerdì 8 febbraio 2019

Intervista ad Akilah Azra Kohen, su "Phi" e la scrittura che imita la vita

Can Manay, protagonista di Phi di Akilah Azra Kohen (Mondadori), è uno psicologo con molte ombre nel passato. Grazie alla sua filosofia di vita e ai suoi insegnamenti, ha ormai la popolarità di un guru ed è una potente e capricciosa star mediatica.
Un giorno, mentre visita una proprietà da acquistare in un quartiere defilato della città, scorge tra le foglie una ragazza, una ballerina, che con una grazia e un'armonia uniche si esercita nel giardino di casa.  Per Can è una vera e propria rivelazione: davanti a sé c'è l'incarnazione della perfezione estetica, di ogni ideale di bellezza, il PHI.
L'uomo non può far altro che ricorrere a tutti i suoi mezzi e la sua ricchezza per conquistarla...
Ma c'è qualcosa di più spietato dell'amore per una sola persona?


Inizia così la travolgente storia di Can e Duru, del suo fidanzato Deniz e di Özge, una giornalista che scoprirà scottanti segreti sul conto di Can.
Quattro personaggi intramontabili perché ci somigliano da vicino, ciascuno con i suoi traguardi da raggiungere e le sue ossessioni.
Una storia di passione, speranza, tradimento, come la vita vera, che condurrà il lettore a muovere i primi passi verso un percorso di consapevolezza.
Come i personaggi di PHI, infatti, «ciascuno, nella vita, ha una cosa che gli riesce molto bene.
Una soltanto. Ce la portiamo dentro sin dalla nascita» e il nostro compito è riconoscerla; in una parola, scoprire chi siamo davvero.

Questa la trama del romanzo più atteso dell'anno, e abbiamo incontrato Akilah Azra Kohen a Milano, dove ci ha raccontato qualcosa in più sulla trilogia che l'ha resa celebre, la scrittura e il suo rapporto con la musica.

È interessante il conflitto interiore di Can che, quasi ossessionato dal principio della perfetta proporzione cerca di ricrearla attorno a sè in ogni forma possibile (dalla sua casa al suo lavoro), vede in se stesso e nel suo corpo l'unica forma di imperfezione che non può correggere.
Funziona perchè è un carattere reale.
Tutti i dilemmi di Can sono reali, ed è questo a catturare l'attenzione.
Tutti i personaggi del romanzo sono ispirati a persone reali.
In Can c'è conflittualità, c'è ambivalenza. Soffre di due disturbi della personalità, quello narcisistico e quello borderline della personalità. Proprio il disturbo narcisistico, si sa che deriva dal non sentirsi all'altezza: non si vedono superiori al prossimo, ma al contrario si comportano come se lo fossero perchè si sentono mancanti in molti aspetti della loro vita.
Quello che auspico è che il lettore colga il dilemma interiore di Can, e voglia discuterne.

Quando parla di essersi ispirata a persone reali, intende conoscenti, amici, pazienti...?
Sono tutti una combinazione di tratti e problematiche incontrate nella mia vita.
Can, nello specifico, è la combinazione di due persone reali, esistenti.
Più che i personaggi, in questa trilogia sono rilevanti i fatti che si verificano e le emozioni che suscitano.
Per questo, è un romanzo che prevede una lettura su due livelli: nel primo il lettore individua i personaggi e gli eventi, nel secondo inizia a cogliere le informazioni nascoste tra le righe.
Questo livello in Phi è appena accennato, e questo perchè non ho steso la mia trilogia nel modo canonico. La prima cosa che ho scritto è stata l'ultima pagina del terzo libro!
Una volta scritto il terzo libro, ho realizzato che era fin troppo denso di informazioni e contenuti, e ho pensato di fare un passo indietro. Di scrivere un preambolo, insomma. Così ho scritto il secondo libro, per poi trovarmi ad aver bisogno di una parte introduttiva sui personaggi: quella parte è diventata Phi.
È anche il motivo per cui in Phi è più presente anche la sessualità dei personaggi: per conoscere davvero una persona, basta guardare al modo in cui fa l'amore.

Akilah Azra Kohen a Milano
È facile per il lettore ritrovare tratti di se stesso nei tuoi personaggi, e nelle loro emozioni.
Era uno dei tuoi intenti anche quello di fonrire al lettore una sorta di "guida" attraverso le proprie emozioni?
Quando scrivo, imito la vita: nella vita non esiste un solo protagonista.
È un nostro bisogno di semplificazione, a imporci di identificare dei personaggi principali e secondari.
Viviamo in una società che ci fa dimenticare i veri valori, e che invece promuove come tali cose che valori non sono. Per questo nei miei romanzi ho fatto esattamente questo: fornire ai lettori una serie di strumenti e informazioi utili, da usare nella vita quotidiana.
Per orientarsi al meglio nel proprio percorso, oltre che seguire quello dei protagonisti dei libri che, a questo punto, passano in secondo piano.
Questo perchè quello che conta di più al mondo è essere consapevoli di se stessi e del mondo che ci circonda, e quando lo si è davvero, allora si diventa luce.
In quel momento, riesci a vedere negli altri te stesso, e tutte le informazioni, i pensieri, i sentimenti diventano un tutt'uno, qualcosa di collettivo.
È la consapevolezza a dare forma all'universo.

Guardando all'immagine della Turchia che ci arriva dai media, è difficile immaginare l'accoglienza ricevuta dalla sua trilogia e dalla sua visione della vita.
Lo capisco, perchè quello che arriva qui della Turchia non corrisponde alla realtà. Non del tutto.
C'è la politica, e c'è il popolo turco. Io sono interlocutrice del popolo, non della politica.
Sappiamo chi comanda davvero in Turchia, e chi sia invece una semplice marionetta.
Il fatto di aver venduto due milioni di copie nel mio paese dipende dalla natura trasversale dei miei lettori: mi hanno letta esponenti di ogni classe sociale, di qualsiasi partito, di diverse età.
Non perchè io scriva opere meravigliose, ma perchè sono ricche di informazioni utili nella vita quotidiana e sono quindi al servizio dei lettori, e della loro vita.
Per dare un esempio della trasversalità della mia scrittura, il romanzo che ho pubblicato dopo la trilogia, Eden, parla di fisica quantistica e di un pianeta diverso dal nostro che dona, appunto, il titolo al libro. Ebbene, questo romanzo è stato letto persino nei villaggi più remoti della Turchia, nonostante un argomento apparentemente elitario.
Questo perchè ho scelto di porre nel romanzo molte indicazioni sulle mie fonti, e dato la possibilità ai lettori di informarsi per conto loro, di fare ricerca: per me, questo significa "piantare il seme".
La conoscenza è l'unica cosa che può cambiare l'essre umano, se sappiamo come trasmetterla: non si può convincere una persona, ma si può darle le informazioni e permetterle di convincersi o meno.

Un'ultima curiosità su un aspetto di Phi che non è ancora emerso: la musica.
È molto presente nel romanzo - troviamo una ballerina, o Can che, nella sua ricerca di perfezione, si rivolge anche alla musica - : è così anche nella sua vita privata?
Se sembra molto presente in queto libro, dico fin da ora che nel prossimo ce n'è molta di più.
Fornisco anche consigli ai lettori in questo ambito, spingendoli ad ascoltare musica diversa.
Penso la musica, ma possiamo estenderlo all'arte nel suo complesso, sia dare forma a un concetto.
Mi è molto preziosa, perchè per me rappresenta il luogo in cui conosco Dio.


Phi di Akilah Azra Kohen (Mondadori) è in libreria, al prezzo di copertina di 19€.

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