Inevitabile interrogarsi sulle proprie origini, quando non si sa nulla (o quasi) al riguardo.
Se si è adolescenti, poi, porsi domande su se stessi e sulla propria natura è ineluttabile.
Di certo lo è per Grace, Maya e Joaquin, protagonisti di Il filo che ci unisce di Robin Benway (DeAgostini). Se il nome dell'autrice vi suona familiare, non vi sbagliate: in Italia è uscito un suo lavoro precedente, Aspetta! (Rizzoli) dieci anni fa.
I tre sono fratelli biologici, anche se ancora non si conoscono: Grace e Maya sono state adottate da due famiglie che, nonostante i loro problemi, le hanno amate e cresciute con affetto e supporto, mentre Joaquin è rimbalzato da una famiglia affidataria all’altra, trovando solo ora una coppia di genitori adorabili che vorrebbero adottarlo.
A farli incontrare è la decisione di Grace di sapere di più sulle sue origini, quando resta incinta e si trova a dare in adozione la sua bambina: in quel momento capisce cosa deve aver passato sua madre, e vuole mettersi sulle sue tracce. Scoprire di avere una sorella e un fratello là fuori è una sorpresa, e i primi incontri dei tre sono molto teneri e impacciati, tra l’ansia di non piacersi e la gioia nello scoprire piccoli tratti in comune.
Le settimane che seguono il loro incontro comportano cambiamenti importanti per tutti e tre: Maya lascia la sua ragazza, Claire, e deve affrontare il fatto che l’alcolismo della madre non sia più qulcosa da tenere nascosto sperando che sparisca; Grace deve gestire il senso di paura e di vuoto che le è rimasto dopo aver dato via la sua bambina, alla quale continua a pensare, e allo stesso tempo trova nel divertentissimo Rafe un nuovo, insperato amico; Joaquin deve decidere se vuole che i suoi genitori affidatari lo diventino a tutti gli effetti con l’adozione, e capire se è pronto a lasciarsi andare e accettare il fatto che stavolta potrebbe davvero avere trovato la sua famiglia.
Il filo che ci unisce è una lettura stimolante fin dal primo capitolo, ed una volta iniziato il romanzo, lo si legge tutto d’un fiato. Ottima tensione narrativa, che porta il lettore a scoprire cosa sia successo alla madre dei tre ragazzi, e cosa ne sarà di Grace, Maya e Joaquin ora che si sono ritrovati.
Grace deciderà di far parte della vita di sua figlia, oppure no? Joaquin si farà adottare? Maya riuscirà a trovare le parole giusto per salvare la sua relazione con la madre?
Seguire, a capitoli alterni, i movimenti dei tre fratelli è un ulteriore stimolo a leggere senza interruzioni, una tecnica che Robin Benway padroneggia alla perfezione.
Attorno ai tre giovani protagonisti c’è un cast non indifferente di genitori affidatari e adottivi, sorelle, amici. Da tenere d'occhio Rafe, personaggio secondario che acquista sempre più importanza mano a mano che il suo rapporto con Grace evolve e si rafforza. Lo stesso accade per i genitori di Maya (che devono affrontare il divorzio e l’alcolismo della madre).
I personaggi creati dall'autrice risultano vincenti, credibili perchè imperfetti e non stereotipati, ed è facile identificarsi in uno o più di loro, nelle loro paure e nei loro errori.
Sebbene sia un romanzo decisamente americano (al centro, un sistema di adozioni e affidi diverso dal nostro, e si vede) è allo stesso tempo universale: al centro tre fratelli e le emozioni dell’adolescenza, la ricerca della propria identità e del proprio posto del mondo.
Quello che abbiamo cercato tutti, e che forse molti di noi cercando ancora.
Il filo che ci unisce di Robin Benway (DeAgostini) sarà in libreria il 30 Ottobre.
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