Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Nerea Riesco torna in libreria il 6 Luglio con "Il silenzio dell'alchimista", edito Garzanti (rilegato a 19,60€) e oggi sul blog vi propongo qualche estratto dal romanzo:
A Cambridge è venerdì. I corridoi dell’università sono deserti e il silenzio avvolge ogni cosa in un’atmosfera irreale. Il professor Leonard Green, luminare della cattedra di matematica, giace nel suo studio brutalmente assassinato. Sul corpo le stesse ferite della moglie, morta otto mesi prima in circostanze altrettanto misteriose. Per Daniela, figlia diciassettenne di Leonard, la storia si ripete. E il dolore è sempre più grande. Un dolore che soltanto la verità può attenuare. Per trovarla ha in mano solo una strana formula, l’unica eredità del padre professore: un messaggio cifrato, pieno di numeri che non è in grado di interpretare. Quando uno studente di Leonard, Richard Chanfray, la avvicina e le fa sapere che anche lei è in grave pericolo, Daniela non può far altro che fidarsi di lui. Forse quel ragazzo custodisce la chiave per scoprire a cosa stava lavorando suo padre. Forse potrà aiutarla a decifrare quella formula che non riesce a togliersi dalla testa e che sembra ricongiungersi a un segreto oscuro perso nelle nebbie di un passato molto lontano. Un segreto che sta minacciando l’incolumità di un gruppo di persone disposte a tutto per difendersi e per difendere il mistero di una tradizione secolare che dalle arti degli antichi alchimisti arriva fino alle più avanzate scoperte scientifiche. Un segreto che potrebbe riscrivere la storia dell’umanità. E allora una lotta senza esclusione di colpi attende Richard e Daniela, chiamati a risolvere l’enigma lasciato da Leonard prima che finisca nelle mani sbagliate.
Dopo il successo internazionale de "La ragazza e l’inquisitore", che ha venduto migliaia di copie in tutto il mondo conquistando pubblico e critica, Nerea Riesco ritorna con un’avventura mozzafiato dove solo sfidando il tempo si può rimediare agli errori del passato e cambiare il corso del futuro. Perché i segreti non sono eterni, se abbiamo il coraggio di andare oltre l’apparenza e guardare là dove nessuno ha mai osato spingersi.
Ero molto curiosa di scoprire il nuovo lavoro di Nerea Riesco, perchè è una delle eccellenze di cui, sicuramente, non si parla abbastanza.
"Il silenzio dell'alchimista" mi ha rapita sin dalle prime pagine, ed è proprio da qui che voglio partire, dalla descrizione dell'assassina del professor Leonard Green:
Nel profondo del suo cuore si pentì di non aver sospettato di lei: una donna così non poteva interessarsi a un noioso professore come lui. La sua strana bellezza aveva il potere di stravolgere i sensi. Non sembrava appartenere alla razza umana, come se il materiale di cui era costituita non avesse niente a che fare con la volgare sostanza organica che formava il resto dei comuni mortali. Aveva la pelle bianchissima, come l’alabastro, ma il suo corpo era tutt’altro che freddo al tatto, anzi, emetteva un calore vibrante a cui era difficile sfuggire. Si riusciva persino a distinguere, negli angoli più reonditi della sua anatomia, il percorso verdastro delle vene e il colorito roseo delle parti più intime. Sembrava che le tappe ingrate dello sviluppo umano fossero state benevole con lei, che la sua pelle non avesse sofferto la tirannia dell’acne adolescenziale, dei peli ribelli da estirpare a colpi di ceretta o di laser, degli effluvi corporei da nascondere con oli e profumi. Ma il dettaglio più sorprendente del suo corpo non era la pelle perfettamente liscia da neonato, bensì quella chioma rosso sangue che le scendeva come una colata di lava ipnotica sulle spalle d’avorio. Quella donna era comparsa nella sua vita all’improvviso, come per magia.
Un altro passaggio che mi è piaciuto è stato questo, in cui ci viene dato il backgroud dell'ispettore Abberline, incaricato di fare luce sulla morte sinistra del professor Green:
Edward Abberline somigliava al suo lontano parente non solo nell’atteggiamento da segugio circospetto, fondamentale per svolgere al meglio la professione, ma anche e soprattutto nel fisico. Era di corporatura robusta, con i capelli rossicci, piccoli occhi azzurri e palpebre cadenti sui lati che gli conferivano un’aria perennemente triste. Sarebbe bastato che le basette gli crescessero abbastanza da unirsi alla barba per sembrare la reincarnazione del suo sfortunato trisnonno, passato alla storia per non essere riuscito a smascherare l’assassino seriale più famoso del pianeta.
Quando l’ispettore capo Frederick Abberline si era reso conto che i mesi passavano e non riusciva a chiudere il caso dello Squartatore, aveva deciso che da quel momento in poi avrebbe fatto il possibile per cancellare dalla mente dei suoi contemporanei quel devastante fallimento professionale. Doveva farsi sentire, risolvere un caso abbastanza eclatante da far dimenticare la vicenda dell’assassino di Whitechapel. L’opportunità si era presentata quando si era scoperto che in Cleveland Street esisteva un bordello per omosessuali. Erano tutti scandalizzati: c’era un tugurio in pieno centro di Londra in cui gli uomini potevano avere rapporti indecenti tra loro. E, come se non bastasse, il locale aveva persino acquisito un certo prestigio turistico. Onesti padri di famiglia si mettevano in viaggio per Londra dai posti più disparati con la scusa di concludere affari improbabili all’unico scopo di rotolarsi con delicati fanciulli su cuscini di velluto e coperte di raso alla modica cifra di venti scellini. Dopo l’atto peccaminoso, evidentemente proibito dalla legge di Dio, si lasciavano inebriare dal piacere di inalare il fumo di oppio da una pipa che un omone nero con il turbante, i calzoni di seta, il petto nudo e i muscoli unti d’olio si incaricava di riempire con una certa frequenza. L’ispettore capo Frederick Abberline aveva scoperto ben presto che illustri membri della società londinese facevano parte della clientela abituale del bordello per omosessuali, e non aveva accettato ingerenze da parte del governo nel corso delle sue indagini. I giornali avevano dato in pasto all’opinione pubblica i nomi dei clienti più famosi: lord Arthur Somerset, il conte di Euston, lo scrittore Oscar Wilde e, di nuovo, il principe Albert Victor, a cui evidentemente non bastavano le donne che frequentava nelle sue frequenti visite a Whitechapel. Stando così le cose, si era giunti alla conclusione che l’omosessualità fosse un vizio aristocratico facilmente contagioso, che finiva per infangare i giovani delle classi operaie.
L’ispettore capo Frederick Abberline era riuscito a far chiu- dere il bordello e si era imposto come eroe del popolo, difensore della famiglia cristiana e dell’integrità morale. Si era ritirato a vita privata poco dopo con più di ottanta decorazioni, ma nonostante tutto continuava a essere ricordato come l’uomo che non era riuscito ad arrestare Jack lo Squartatore. E, quasi che il destino volesse rimediare a una sorta di imperdonabile ingiustizia, il discendente di quell’ispettore sembrava aver preso il testimone nella missione di dare lustro al nome della famiglia dedicandosi anima e corpo a smascherare delinquenti.
Un altro passo molto bello è questo, che descrive il rapporto tra Saint-Germain e Nicolas, e porta il lettore a scoprire - proseguendo nella lettura - perchè Liz sia così decisa a volersi vendicare nei confronti di Saint Germain:
Condividevano la passione per le scienze e per l’arte, potevano trascorrere ore e ore a parlare di alchimia, musica, filosofia, letteratura. Adorava il suono del suo violino o del suo piano che riecheggiava tra le pareti di casa, gli piaceva sapere di aver trovato una persona che gli somigliava persino più di sé stesso. Ma Saint-Germain non era riuscito a smettere di fare domande. Secondo Nicolas, il modo migliore per tormentare l’anima era continuare a porsi domande che non hanno risposta. Lui voleva a tutti i costi trovare il senso della vita ma, come gli diceva Nicolas, la vita non aveva senso. La vita andava semplicemente vissuta attimo per attimo, senza pensare all’attimo prima o all’attimo dopo, perché in realtà non esistevano più o non esistevano ancora.
«Ieri è solo un ricordo. Domani non è mai come pensiamo che sarà», insisteva Nicolas.
Eppure Saint-Germain non ne voleva sapere e si aggirava per casa come un’anima in pena, con l’aria delusa, aspettando un segno che non arrivava mai.
Infine, non poteva mancare un estratto su Daniela, la figlia del professor Green.
Personaggio in cui mi sono ritrovata moltissimo:
La stanza di Daniela Green conservava ancora un aspetto infantile, sebbene la sua proprietaria avesse compiuto diciassette anni cinque mesi prima. Ma evidentemente lei non se ne curava. Era decisissima a evitare le mode dittatoriali che di solito si impossessavano dei suoi coetanei, trasformandoli in cloni privi di personalità. Si rifiutava di tirar fuori la lingua nella foto come Miley Cyrus e di proclamare via Twitter quanto fosse innamorata, o di pubblicare video su YouTube descrivendo nel dettaglio di che colore, come e perché si dipingeva le unghie dei piedi.
Daniela avrebbe voluto nascere in un’epoca precedente, in cui leggere romanzi d’amore, suonare il piano per ore e sognare di volare a cavallo di un drago non fossero considerate sdolcinatezze da ragazzine. Si sentiva al sicuro depositando i sogni nel suo letto a baldacchino e cullandoli sotto la trapunta che la nonna le aveva cucito a mano usando scampoli colorati suppergiù nel pleistocene. Le piaceva l’odore della sua toeletta in legno di quercia, lo specchio antico con i cassettini in cui nascondeva i suoi beni più preziosi, tra cui un braccialetto di pelle comprato in un negozietto hippie a Camden Town, un paio di orecchini fatti da lei con delle piume d’anatra e un buffo elefantino di peluche con le ali e la proboscide colorata che le avevano regalato da piccola e che riusciva a mettere in dubbio qualsiasi teoria dell’evoluzione delle specie.
Se qualcuno si fosse preso la briga di conoscerla sul serio, avrebbe scoperto che dietro quella maschera di orgoglio, dietro l’espressione severa e i silenzi ostinati, si nascondeva una persona timida che sognava di trasformarsi nella Bella Addormentata, non per la promessa del bacio d’amore di un ipotetico principe azzurro, ma per poter passare cent’anni nel sonno, lontana da tutto quel fracasso, in attesa di risvegliarsi in un mondo in cui gli eventi irreversibili non fossero più tali.
Questo romanzo mi è piaciuto moltissimo, e spero davvero che lo scoprirete e gli darete una chance di ammaliarvi e farvi compagnia quest'estate ;)
Se volete saperne di più, ci sono tantissimo contenuti sul libro pronti per essere scoperti:
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
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