martedì 22 marzo 2016

"Berlin - L'alba di Alexanderplatz" di Fabio Geda e Marco Magnone [BlogTour]

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata alla mia tappa del blogtour di “Berlin - L’alba di Alexanderplatz” di Fabio Geda e Marco Magnone, edito da Mondadori (rilegato a 15€):
Quando la città era ancora la città, ogni mattina le persone si svegliavano a Berlino Ovest e a Berlino Est, divise dal lungo, inesorabile Muro. Quando la città era ancora la città, Timo e Jakob e Christa non potevano immaginare che un giorno sarebbero stati costretti ad aprire gli occhi in un mondo senza più adulti, tra i quartieri di una Berlino irriconoscibile e pericolosa. Una città in cui per sopravvivere si sono divisi in gruppi: Gropiusstadt, Havel, Reichstag, Tegel, Zoo. Nonostante le lotte e le rivalità, però, tutti loro hanno qualcosa in comune: il virus che alla fine dell'adolescenza se li porterà via, come se crescere fosse una condanna. E il virus non è l'unico pericolo. C'è una creatura misteriosa che si aggira per le strade, sbrana e uccide animali e ragazzi, e poi scompare, quasi fosse invisibile. Soltanto alleandosi è possibile scoprire chi è e difendersi. Ma nella Berlino che non è più Berlino, è meglio affrontare la minaccia da soli o allearsi con il nemico?

Potete leggere la mia recensione del primo volume della serie qui, ed ora parliamo un po' del secondo capitolo delle avventure della mia gang preferita.

Berlino è ancora divisa in gruppi, e mentre i ragazzi di Tegel pianificano la conquista della città quartiere dopo quartiere, un nuovo pericolo minaccia la tranquillità di tutti loro: un predatore si aggira per i quartieri, seminando morte ovunque vada.
Stavolta non basta fare una trappola, e non basta affrontarla tutti insieme: c'è bisogno di più persone, e di armi più efficaci.
Come già accadeva nel volume precedente, alla narrazione presente è alternato un continuo flashback sul passato pre-epidemia dei ragazzi, che ci permette di conoscerli meglio e di comprerne natura ed azioni.
Mi è piaciuto conoscere meglio Timo, ad esempio, o scoprire un inaspettato talento in Britta.
Per mia grande gioia, Jakob si sta prendendo una cotta per Christa (evviva!), e sebbene in questo voluem gli autori si siano davvero accaniti contro questi poveri ragazzini, facendogliene capitare di tutti i colori, io sono ancora più entusiasta per questa serie e per tutto ciò che anora dobbiamo scoprire.
Consigliatissimo se avete amato il primo, davvero: io giò aspetto il terzo, e mancano sei mesi XD
Ma ora veniamo a noi, perché per questo blogtour ognuno di noi ha avuto la possibilità di entrare nel mondo di “Berlin”, creando il proprio gruppo, disegnandone il simbolo e molto, molto altro!
Pronti a seguirmi?

Il mio gruppo avrebbe come simbolo un’ala, perché nulla esprime meglio del volo il concetto di libertà. In tedesco "ala" si dice "Flügel", quindi accanto alle ragazze dell'Havel piazzerei le mie, con soprannome "die Flügeln" (il plurale di "ala").
Ho provato a disegnarla, ma abbiate pietà di me: il disegno non è assolutamente il mio forte!
Immagino qualcosa di molto simile a questo, come rifugio per le mie ali:
Nel bosco, ovviamente meno rifinito, e sugli alberi perchè gran parte dei pericoli (animali feroci in primis) sarebbero bloccati a terra.
Avete presente la foresta di Sherwood in "Robin Hood"?
Ecco, esattamente così!

Ogni membro del gruppo dovrebbe sempre, e sottolineo sempre, avere con sé l’indispensabile per far fronte a ogni imprevisto.
Dalla garza per una medicazione d’emergenza a una borraccia piena d’acqua, da una coperta leggera a un coltello multiuso, dal cappello per ripararsi dal sole a un telo impermeabile per ripararsi dalla pioggia, ecco alcune delle cose che porterei con me:
Il giallo è il telo impermeabile, nella retina nera ci sono
una favolosa coperta da campeggio e un cappellino, e ci metterei
anche un cambio di vestiti.
Mi procurerei subito una mappa della città. 
La cosa più difficile sarebbe sicuramente il distacco dalla mia casa d'origine, quella popolata di ricordi e di piccoli oggetti pieni di significato.
Qualcosa vorrei portarlo con me nella mia nuova dimora sospesa, come ad esempio una foto della mia famiglia per non dimenticarne i volti, il mio orsetto di peluche che mi è accanto da quando ho memoria, un libro sui nodi (sembra un'idiozia, ma parliamo di vivere sospesi...) per ricordarmi l'infanzia passata in barca a vela con i miei genitori, una copia del mio romanzo preferito di sempre e una coperta calda che mi fa compagnia ogni inverno:
Difficile dire cosa mi mancherebbe di più del mondo di prima: sicuramente l'acqua calda, o l'elettricità per quanto riguarda la vita pratica di ogni giorno. La mia famiglia e la possibilità di fare progetti per il futuro. La musica, perchè è una costante di ogni mia giornata e sarebbe davvero dura abituarmi a non sentirla più.
Invece è facile dire cosa non mi mancherebbe: il traffico, la televisione, l'ansia per il futuro.
Solo questo, credo. Non sono tante le cose che non mi piacciono ;)

E voi, che mi dite?
Provate a giocare con la fantasia e a "trasferirvi" nella Berlino ucronica di Christa, Nora, Britta, Jakob e Timo?
Seguite il blogtour in tutte le sue tappe, per scoprire i nostri gruppi e trarre ispirazione ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

6 commenti:

  1. Non vedo ASSOLUTAMENTE l'ora di leggere questo libro!
    <3

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  2. Mi piace molto il disegno del ala, e come simbolo l'hai associato perfettamente alla casa sul albero.

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  3. Ma bellissimo!! Ero già incuriosita da morire all'uscita del primo volume e il tuo gruppo mi piace davvero tanto, posso prenderne parte?? Ho sempre voluto una casetta sull'albero e anche se non sono molto brava con la "sopravvivenza" ce la metterò tutta!!!

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  4. Bellissimo il simbolo e il suo "significato" *-*
    Geniale la casetta sull'albero come rifugio!

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  5. adoro i romanzi post apocalittici o dove qualcuno viene sterminato! curioso io!

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  6. Oddio voglio la casetta sull'albero!! Ho sempre sognato di avere un rifugio così bello in mezzo al bosco!! Quando ero piccola, nel giardino di casa avevamo un Ciliegio mastodontico e ricordo che mio padre ci aveva installato in mezzo ai rami una sorta di pedana, dove potevo sedermi e giocare perché era molto robusta e io credevo di essere in una casetta in mezzo al bosco! Ma in realtà era solo una pedana!! :-( Che belli i sogni dei bambini!!

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