«Sono felice e onorato di essere qui stamattina. Ognuno di noi vi spiegherà perché siamo qui. Questo tour è stata una mia idea» esordisce
Ken Follett (autore de
I pilastri della terra, Mondadori) alla conferenza stampa del
Friendship Tour, che lo vede protagonista accanto a
Lee Child,
Jojo Moyes e
Kate Mosse.
«Ognuno di noi ha milioni di lettori in Europa, e io personalmente sono felice di averli e orgoglioso che persone in questi paesi mi leggano, tradotto o in lingua originale. Mi imbarazza molto, che il mio Paese rigetti il legame con gli altri paesi europei, dichiarando di non volerne più fare parte, dicendo che stiamo bene per conto nostro. Io non sto bene per conto mio, voglio far parte dello stesso paese dei miei lettori italiani, francesi, spagnoli. Sono qui per dire che io non li rifiuto, e anzi, voglio loro bene» prosegue, prima di cedere la parola a Jojo Moyes (autrice di
Io prima di te, Mondadori).
«Quando mi sono svegliata il 24 giugno 2016 e ho appreso l'esito del referendum, ho pianto. Come tanti altri, ero sorpresa, ma soprattutto, sin dalla nascita mi sono sempre sentita una cittadina europea. Ho passato la vita a viaggiare da un paese europeo all'altro, senza la sensazione di essere davvero straniera, e questo rischia di cambiare. Quello che voglio dire è che i politici non parlano per noi. C'è una massa compatta di popolazione che non desidera questo, che non è d'accordo, e questo ci sembra un modo efficace di utilizzare la nostra voce per dire che la politica potrà anche separarci strutturalmente dall'Europa, ma i nostri cuori e la nostra morale, oltre che le nostre radici culturali, resteranno saldamente legate ad essa.
«La mia generazione è cresciuta con il declino dell'impero britannico e il declino dell'importanza dell'Inghilterra, e ci siamo rivolti all'Europa come comunità alla quale sentivamo di appartenere e in cui ci sentivamo a casa. In cui vogliamo continuare a sentirci a casa» interviene Lee Child (autore di
Il mio nome è Jack Reacher, Longanesi).
«Non ho votato a favore della Brixit, e vorrei che tutti avessero votato nel mio stesso modo... ma del resto, è quello che mi auguro sempre! Quello che è importante che comprendiamo tutti, a livello personale, è che saremo sempre europei, e faremo sempre parte della stessa comunità.
Ho anche dei motivi prettamente personali: adoro Milano, trovo che sia una città meravigliosa di cui amo l'architettura, il cibo e, ovviamente, il caffè!»
«Le storie ci aiutano da sempre a colmare i vuoti, a costruire ponti. Alle storie non importa nulla delle differenze linguistiche: che voi leggiate un nostro libro in inglese o tradotto, è il processo di condivisione della storia ad unirci tutti. Ci rende tutti uguali» continua Kate Mosse (autrice di
La città dei labirinti senza fine, Newton Compton Editori).
«Mi sento profondamente inglese, ma mi sento anche europea, perché facciamo tutti parte della stessa famiglia. La nostra storia è la vostra storia, e se c'è una cosa che abbiamo imparato tutti dalla Storia è che i confini, i Paesi, vanno e vengono, ma le persone restano.
Siamo qui per dire che i giornali e i politici non parlano per noi, e per molte altre persone.
Grazie di averci permesso di venire qui oggi, e parlare per noi e per loro.»
Esiste quindi, pensando a questo scontento, la possibilità di un nuovo referendum?
«Forse abbiamo una possibilità» afferma Ken Follett, «Credo ci sia la possibilità di un nuovo referendum, anche se molto piccola. È quello che vorrei accadesse, perché penso che il risultato sarebbe diverso» continua.
Può però la politica agire davvero sulle persone? Se penso a noi italiani, in fondo, siamo ed eravamo europei a prescindere dalla nascita dell'Unione Europea: siamo europei perché siamo in Europa. È così anche per l'Inghilterra?
«È un'ottima domanda. Non credo dipenda solo dalla politica, ma anche dai giornali, e dall'intero sistema di informazione» replica Kate Mosse, prendendo la parola.
«Quando le persone si sentono messe da parte, o non ascoltate, cercano qualcuno da incolpare. Molti si sentono europei nel cuore, e molti altri sentono che quanto di meglio c'è in Europa vada ad altri, e non a loro, e che quindi sia un'Inghilterra separata ciò di cui hanno bisogno.
Io e Ken Follett scriviamo romanzi storici, ed è qualcosa che vediamo ripetersi in ogni epoca: quando ci sono difficoltà, chi governa fagocita le masse contro un nemico esterno.
È questo che sta accadendo in Inghilterra adesso.»
Domanda provocatoria: il problema dei politici è che non leggono libri, e forse neanche i giornali?
«Il mondo sarebbe un posto migliore, se i politici leggessero più libri» interviene Jojo Moyes.
«La prima cosa che impari dalla lettura di un libro è metterti nei panni di qualcun altro: ti insegna l'empatia, valore di cui sembra esserci carenza al momento. Un altro problema è che molti di loro non solo non leggono, ma lo dichiarano con orgoglio.»
«La mia esperienza è che le brave persone - sia nel senso morale del termine, sia pensando alle loro capacità - leggono» conferma Lee Child.
«Obama è un lettore forte, anzi, fortissimo. Ogni anno stila una lista delle sue letture, ed è sempre ricca di proposte interessanti. Bill Clinton è un lettore forte, ed anche un appassionato di thriller. L'anno scorso a New York era il moderatore al lancio del mio libro, ed era preparatissimo ed entusiasta. Una delle grandi differenze tra persone come Obama e Clinton, e persone come Trump e Bush, è sicuramente data dal fatto che i primi siano lettori, e i secondi no.»
Come andrà a finire, secondo voi?
«Stai chiedendo a dei narratori di immaginare come andrà a finire» risponde Ken Follett.
«Ecco uno dei possibili scenari: il Regno Unito potrebbe dividersi. La Scozia e l'Irlanda del Nord potrebbero lasciarlo, e restare in Europa. Nel prossimo futuro, anche la Cataloga potrebbe decidere di lasciare la Spagna. E cosa potrebbe accadere in Italia? Potrebbe avvenire una scissione del Nord dal Sud? È questo, il futuro del continente? Un cuore di stati liberali ricchi, e una periferia di stati poveri e populisti? È solo una storia, adesso, ma chissà...»
Come può, secondo voi, la cultura mettere un freno alla deriva alla chiusura che, come abbiamo visto, sembra emergere in diversi stati europei, non solo in Inghilterra?
«Ciò che i libri, le opere teatrali e i film possono fare è creare un ponte quando si creano situazioni che vedono due fazioni contrapporsi, incapaci di ascoltare l'altra.
Quando le persone aprono un libro leggono storie e ne vengono influenzati, anche nel momento in cui non vogliono ascoltare nessuno. È questa la ragione per cui siamo qui: le persone non ascoltano più, ma gli scrittori possono ancora raccontare loro delle storie e farci sentire.
Dipende da noi, continuare a raccontare la verità anche attraverso quelle che sono opere d'invenzione, e riuscire a farci sentire» propone Kate Mosse, sottolineando l'importante ruolo della cultura ma anche dei prodotti d'intrattenimento.
Viene da qui la scelta del tema dell'amicizia, e del nome Friendship Tour?
«Abbiamo avuto tutti la sensazione che l'amicizia fosse (e sia) l'antidoto migliore al sentimento di rottura che anima la Brexit. È una manovra che vuole dividerci, distanziarci, e quello che voglia enfatizzare è che, se sono stati fatti errori a livello politico, le persone possono ancora alzarsi e dire che siamo ancora amici, e ci sentiamo ancora europei a prescindere da ciò che dicono i governi o le manovre politiche» conclude Lee Child.
Grazie a Newton Compton Editori per la possibilità di partecipare, e agli autori per la loro disponibilità nel rispondere a tutte le domande loro rivolte.