mercoledì 27 marzo 2019

Intervista a Valentina Schifilliti su "L'ora del te", la scrittura e The Rotten Salad

Per i suoi 102000 follower su Instagram è @larotten, ma in libreria ci arriva co il suo nome e cognome:Valentina Schifilliti, autrice di L'ora del te. Le (dis)avventure di Alice in Fashionland (Giunti) ha una personalità travolgente e una prosa che conquista.
L'abbiamo incontrata a Milano, nella sede di Giunti, ed ecco cosa ci ha raccontato!


Partiamo dal sottotitolo del tuo romanzo: da dove viene l'affinità con il personaggio di Alice nel paese delle Meraviglie?
Non sono scelte che si fanno a tavolino, ma nascono d'istinto. Confesso che per la protagonista mi sono ispirata alla mia amica Alice Basso, che è una delle poche persone che conosco a essersi mantenuta pura e coerente nel mondo social - mi piaceva che il personaggio avesse il suo nome - ma non saprei dire quando ho iniziato a pensare anche al romanzo di Carroll: in un certo senso, è come se fosse stato sempre lì. Ho letto e riletto il libro da bambina e anche crescendo, ho amato il cartone Disney anche se lo trovo un po' inquietante. Sicuramente mi ritrovo nella curiosità di Alice.

Hai un personaggio preferito, all'interno del tuo romanzo?
Quello di Margherita è l'unico personaggio che esiste davvero, mentre tutti gli altri sono frutto della mia fantasia. Lei nella realtà è una mia amica che, come Margherita, gestiva un bar. È il mio personaggio preferito di tutto il romanzo, ed è nella vita reale la prima persona che mi ha spinto a stare sui social nonostante il bello e il cattivo tempo.

Il  tuo libro segue molti stilemi tipici della narrativa di sentimenti, anche se con degli scarti abbastanza marcati. Che rapporto hai con la narrativa rosa?
Da lettrice, nessuno. Amo i gialli e dei thriller, ma mi piacciono anche i libri di Guido Catalano. In generale, mi piace mixare i generi, che poi è anche una caratteristica del mio stile, perché mi piace sempre sdrammatizzare e mescolare argomenti seri e meno seri.

Gestisci un profilo instagram, per cui lavori associando sempre parole e immagini, ma scrivendo un romanzo hai dovuto lasciare da parte le immagini. Il tuo rapporto con la scrittura è cambiato molto passando dai post al romanzo? 
No, ho scritto i capitoli del romanzo esattamente come scrivo di solito i post da mettere in rete: a mano, su una Moleskine. Io non sono una pura nativa digitale e resto legata alle agende, ai fogli e alle penne. Ho scritto i capitoli a mano trasferendoli a poco a poco sul computer. Con la penna riesco a seguire i pensieri meglio che attraverso la tastiera.
Quando hai aperto il tuo profilo Instagram era già il 2013. Com'era la tua vita prima di approdare in rete?
Lavoravo in comunità per tossicodipendenti e detenuti in misura alternativa al carcere, però sapevamo che gli ultimi arrivati tra noi sarebbero stati presto rimandati a casa. Instagram stava prendendo piede in quel periodo e avevo iniziato a seguire diversi profili. Una sera, a cena con amici, mi sono ritrovata a commentare le foto di alcune fashion blogger, finché qualcuno mi ha suggerito di aprire una pagina in cui prendere in giro quel mondo. Così ho cominciato a postare parodie delle foto di moda, a seguire le Fashion Week, cosa che poi mi è servita per scrivere una parte del libro. Non avete idea di quanto poco sappia di moda la gente che frequenta le sfilate...
A un certo punto volevo chiudere il profilo, poi ho cercato di migrare con calma verso altri argomenti: come avevo iniziato smitizzando il mondo della moda, poi mi sono divertita a parlare delle tisane, dei bibitoni, delle varie mode pseudoscientifiche.
L'importante era parlare di argomenti che mi piacessero. E poi le dinamiche del web sono strane: anche se hai trent'anni e pensi di essere una persona sana e razionale, capita che ti chiedi perché un tuo post abbia meno like di un altro.

E il personaggio della influencer che descrivi così bene nel romanzo?
È un mix di persone che ho conosciuto in questi anni, sono tutte in lotta una con l'altra contando i rispettivi follower.
È un mondo in cui si possono fare anche incontri autentici?
Assolutamente sì. Pochi, ma io ho amiche a cui sono legata fin dall'inizio. Cerco la compagnia di persone a cui, come me, in realtà non importi molto di quel mondo. Non mi preoccupo più di tanto dei follower, perché parto dal presupposto che loro sanno chi sono io, ma io non so chi sono loro, per  cui non può mancarmi qualcuno che non conosco.
Se Instagram ti venisse a mancare continueresti a scrivere di te?
Sì, certo. Del resto sto scrivendo un altro libro, che avevo iniziato prima che Giunti mi chiedesse di scrivere questo, che perla delle mie esperienze in comunità.

C'è un contrasto tra il mondo effimero della rete e il fatto che Alice voglia fare la sarta, prima ancora che la stilista, perché le piace cucire fisicamente i suoi vestiti. Da dove è venuta l'idea di questo contrasto? L'abbandono del mondo concreto, materiale, anche creativo, in favore dell'effimero non è in fondo un problema che interessa le ultime generazioni?
Alice riesce a compiere il suo percorso proprio perché parte da una base materiale: è molto legata alla nonna sarta e al suo mondo di affetti. Lei stessa si percepisce come una mosca bianca rispetto alle influencer con cui entra in contatto: è proprio la materialità a renderla speciale e diversa.
Alice ha qualcosa di me e molto di diverse persone che conosco, che sono riuscite a vivere le loro esperienze in rete con delle difficoltà, ma senza perdere mai di vista se stessi e senza farsi schiavi del numero dei follower. Alice è il lato buono delle influencer.

Eppure anche Alice a un certo punto si perde dietro alle lusinghe della rete.
A te è capitato di trovarti in quella situazione?
A me è capitato di trovarmi a corto di argomenti o di foto da postare, perché non riuscivo più a mettere quello che sapevo che la gente si aspettava da me. Evitavo di mostrare me stessa, finché ho capito cosa volessi fare veramente. Bisogna anche dire che quando ho aperto il mio profilo avevo già ventisette anni, non ero più una ragazzina.
Cosa consigli per non smarrirsi nel mondo dei social?
Dipende molto dal punto da cui parti tu, da quanto tu cerchi di piacere agli altri anche nella vita offline. La ricerca del consenso può diventare un'ossessione anche fuori dalla rete. Io mi sento una persona completa: ho la mia vita, la famiglia, il lavoro, le amicizie e non cerco completamenti in rete

Come ti senti col tuo libro in mano?
Dopo due anni passati a scriverlo, correggerlo, editarlo, è una soddisfazione e una rivincita, pensando per esempio ai professori per i quali non dovevo nemmeno frequentare il liceo... Il pensiero di aver pubblicato un libro senza dover andare a bussare alle porte degli editori basta per dire che il web non è poi tutto il male. Senza Instagram non sarebbe stato possibile.
La mia sensazione comunque è che la gente si stia stancando di seguire un certo tipo di influencer, che adesso sia più alla ricerca di cose concrete. Per esempio consigli utili, pratici, da usare nella vita di ogni giorno.


L'ora del te. Le (dis)avventue di Alice in Fashionland di Valentina Schifilliti (Giunti) è in libreria, al prezzo di copertina di 14,90€.

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