giovedì 20 aprile 2017

Uno scarabeo per amico: intervista a M.G. Leonard

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un'ospite frizzante e divertente, pronta a conquistarvi con la sua simpatia e con il suo romanzo "Il ragazzo degli scarabei", edito De Agostini: M.G. Leonard!
La vita di Darkus fa decisamente schifo. Da quando suo padre è scomparso nel nulla, tutto è andato a rotoli. Darkus si è ritrovato solo, a vivere in una casa che non conosce con uno zio che non sa badare a lui. Come se non bastasse, i vicini sono due tizi a dir poco disgustosi che accumulano montagne di immondizia e di insetti nel cortile. Ed è proprio da lì – precisamente dai pantaloni del signor Humphrey – che Darkus vede spuntare uno scarabeo gigante, il più grande che abbia mai immaginato. Vorrebbe scappare a gambe levate, ma qualcosa lo trattiene: forse gli occhietti simpatici dell’insetto, o forse il desiderio di trovare un amico. Presto Darkus capisce che quella strana creatura è in grado di comunicare con lui, e decide di portarla a casa con sé. Ma un ragazzino può davvero fare amicizia con un insetto? E un insetto può aiutarlo a ritrovare
il padre scomparso? È possibile. Soprattutto se l’unica persona al mondo ad avere notizie del papà di Darkus è Lucretia Cutter, una perfida collezionista di gioielli a forma di scarabeo.

Un romanzo per ragazzi che insegna ad amare qualcosa di piccolo e spesso - possiamo dirlo - non in cima alle comuni preferenze: gli insetti.
Perchè è proprio uno scarabeo il piccolo, grande protagonista di questo romanzo che ha conquistato i lettori inglesi ed è sbarcato in Italia in inverno.
Abbiamo incontrato l'autrice a Tempo di libri, ed ecco cosa ci ha raccontato!

Posso iniziare dicendo che sono terrorizzata dagli insetti, e che quindi la mia prima domanda è. ma perchè proprio uno scarabeo?
Ero spaventata anch'io! Non avevo paura dei topi, per esempio, ma degli insetti, soprattutto dei minuscoli invertebrati... brrrr!
Posti come i giardini delle farfalle per me sono terrificanti: un'amica ha pensato che fosse una buona idea portarmici e mi sono trovata con il cappotto chiuso fino al mento, terrorizzata all'idea che una sola creatura volante mi si posasse addosso.
Capisco la tua posizione! È stata anche la mia per tutta la vita, così com'ero anche spavenatta dalle altezze e credevo che lo sarei stata per tutta la vita.
Ho poi iniziato a scrivere una storia in cui avevo deciso che il"cattivo" - per essere davvero spaventoso - sarebbe stato completamente coperto di insetti e avrebbe vissuto in un posto disgustoso, ma ho realizzato, vergognandomene molto, che avrei dovuto descriverli.
All'inizio pensavo ai ragni, ma ho scoperto che non sono insetti: sono aracnidi.
Lo stesso discorso valeva per i millepiedi: chissà che creature erano!
Ho realizzato di non sapere proprio nulla degli insetti, insomma, e di dovermi informare se non volevo riempire di errori il mio libro e farmi letteralmente ridere dietro da tutti.
Dovevo imparare il più possibile sugli insetti per poterli descrivere al meglio, e una delle creature che dovevo studiare erano gli scarabei.
Ho inserito "scarabeo" su Google - che è come faccio ogni mia ricerca - e ricordo che si è aperta la pagina di Wikipedia in cui ho letto la frase che avrebbe cambiato la mia vita. Diceva che il nome scientifico dello scarabeo è coleottero, ed è dotato di due paia di ali con le quali riesce a volare.
Lì per lì mi sono detta "ma non è vero, gli scarabei non volano! Si limitano a sgattaiolare in giro!", ma poi mi sono convinta che era la mia idea a essere sbagliata.
Non sapevo davvero nulla, nemmeno degli scarabei.
Due lauree, e non sapevo nemmeno cosa fosse uno scarabeo: mi sono sentita molto stupida!
Ho persino messo alla prova le mie amiche, e nemmeno loro sapevano che gli scrabei volassero.
Mi ha fatto riflettere sul fatto che, ehi, se nessuno ne sa nulla, magari non c'è una vera e propria letteratura con gli scarabei come protagonisti. Ed era così!
Ho pensato "ma è fantastico! Ho scoperto qualcosa che non è mai stato fatto! Devo scrivere questo libro!", ma c'erano due problemi: non sapevo niente sugli scarabei, e mi terrorizzavano.
Però devo ammettere che più studiavo e meno mi spaventavano: forse perchè quello che conosciamo ci fa meno paura.
Ho superato l'ultimo scoglio - toccare degli insetti - durante le riprese di un programma dal vivo in cui ero ospite per parlare del mio libro a un pubblico di dieci milioni di ragazzini: il copione prevedeva che toccassi degli insetti, e per farlo ho dovuto lavorare sodo e superare la mia fobia.
Sono riuscita a tenere in mano una tarantola per dieci secondi!
Ora amo gli scarabei al punto da averne alcuni come animali domestici, in un terrario: purtroppo due settimane fa uno di loro è morto. Non vivono molto a lungo, al massimo diciotto mesi ma in media solo tre/quattro.
Credo che proprio per questo il mio romanzo sia così efficace nel parlare ai ragazzi del rapporto con gli insetti: perchè rappresenta anche il mio percorso dalla paura alla conoscenza, e all'apprezzamento.

Non nasci amante degli insetti, ma nemmeno romanziera: eri una produttrice.
Cosa ti ha convinta a dare una svolta simile alla tua carriera?
Non è stata proprio una scelta, perchè io amavo il mio lavoro.
Non avevo però una scelta, in proposito, perchè ormai avevo raggiunto il livello più alto possibile come produttrice. Non potevo più essere promossa, quindi quella posizione era mia fino alla pensione: non è un pensiero stimolante, quello di non poter più crescere.
Quando ho scritto il romanzo non credevo di poter avere successo, soprattutto pensando al fatto che molti dei miei amici scrittori di fatto lavoravano in librerie o come camerieri per mantenersi, dato che con i libri non si diventa facilmente ricchi.
Poi mi è venuta questa idea, ed ero così eccitata mentre ci lavoravo, senza pensare a una possibile pubblicazione. Di sicuro non potevo immaginare un tale successo.
È stato porprio questo successo a portarmi al punto di dover scegliere: tenermi il lavoro sicuro, o buttarmi in questa nuova avventura sapendo di non poter tornare indietro.
Ho potuto prendermi un anno sabbatico, ma al mio ritorno mi sono licenziata, quindi adesso devo per forza riuscire a far funzionare questa cosa della scrittura, perchè ho rinunciato al posto di lavoro migliore che potessi avere: una bella pressione!
Non ho scritto "Il ragazzo degli scarabei" perchè insoddisfatta del mio lavoro o per arricchirmi, ma semplicemente perchè la storia di Darkus mi ha trovata: ora lavorerò sodo perchè tutto vada come deve andare!
Darkus e il suo amico scarabeo si trovano ad affrontare un problema davvero semplice e allo stesso tempo complicato: come comunichi con un animale?
Quanto è stato difficile per te costruire intere scene in cui Darkus dialoga con l'insetto, senza che ci sia un'effettiva risposta?
Per risponderti ti racconto un aneddoto dei miei tempi da produttrice.
In Inghilterra abbiamo avuto un grandissimo successo con una rappresentazione di "War Horse", tratto dal celebre romanzo di Michael Molpurgo - ne hanno anche tratto un film, dopo aver visto la nostra produzione!
Nel romanzo il lettore ha il punto di vista del cavallo, del quale quindi sente i pensieri: in una rappresentazione non riesci a rendere questa cosa, così come non puoi portare un cavallo vero sul palcoscenico. Che fare?
Alla fine abbiamo costruito un enorme cavallo, che richiedeva sei persone per essere manovrato, e la relazione tra il ragazzo e il cavallo si sviluppava tutta grazie all'immaginazione del pubblico: lo vedevi accarezzare il cavallo, che muoveva la testa, e da lì veniva colto l'amore tra i due.
Ho curato questa produzione epr quattro anni, studiando a fondo il linguaggio dei gesti e il potere dell'immaginazione del pubblico, e questo si vede nel mio romanzo: dai movimenti dello scarabeo si capisce ciò che cerca di comunicare a Darkus. È il lettore a cogliere questi gesti, e i bambini sono bravissimi in questo: quando vado nelle scuole lo scarabeo è sempre il personaggio più amato.
Agli adulti interessa Darkus, ma ai bambini piace l'insetto e ne colgono ogni atto gentile.
Alcuni dei comportamenti dello scarabeo mi hanno ricordato quelli dei cani, sai?
Il modo di abbracciare, per esempio.
Non ho cani, ma ho dei gatti: amo gli animali!
E anche in loro si riscontra questo comportamento, in effetti.
Credo che comunque l'unica differenza sia che siamo più portati a dimostrare affetto ai mammiferi piuttosto che agli invertebrati. O agli uccelli: io amo gli uccelli, ma se ne entra uno in casa impazzisco, perchè come faccio a farlo uscire?
Diciamo che tutto sta meglio nel suo giusto ambiente naturale!
L'autrice ci ha mostrato un video in cui il suo personale scarabeo si muove felice sulla copertina di "Beetle Queen", secondo volume della serie!
Parliamo della tua "cattiva", di Lucretia?
Un personaggio davvero peculiare, scienziata ma anche fashion stylist: com'è nata?
Ha un passato da scienziata, ma il suo business è nella moda.
Ho scelto queste due sfaccettature per il suo personaggio perchè Lucretia ha un grande piano, di cui saprete di più leggendo il secondo libro - centrato su di lei.
Lucretia nutre un profondo interesse scientifico, ma sa di aver bisogno di due cose per raggiungere i suoi scopi: soldi e potere.
In una società capitalista, capisce che il modo migliore per ottenerli è grazie a un business di copertura in un settore redditizio, come quello della moda.
Tutto quel glamour è una facciata.
Mi sono ispirata ad alcuni stilisti, come Alexander McQueen, il cui lavoro ha spesso tratto ispirazione da insetti e altri animali.
Come le sue Armadillo Shoes, acquistate da Lady Gaga?
Esatto, proprio loro! Hai capito di cosa sto parlando!
E poi in letteratura ci sono pochissime "cattive" alle quali è permesso aveve una personalità complessa. Ciò che rende Lucretia la "cattiva" non è la sua intelligenza, o il suo gusto per la moda: è la sua mancanza di empatia o di interesse per il prossimo. Persino per sua figlia.
È una dittatrice, conta solo ciò che brama e poco importa cosa si sacrifica per ottenerlo.
Quando era solo una scienziata era una semplice Lucy Johnson, prima che qualcosa scatenasse la sua rabbia - e sapete bene che non c'è nulla di più temibile di una donna arrabbiata!
Come mai una donna adulta, come antagonista, e non un altro bambino?
Perchè credo che nei miei libri succedano sostanzialmente due cose: i bambini, che hanno la mente aperta e imparano cosa sia il mondo attraverso ciò che li circonda, imparando anche a riconoscere ciò per cui valga la pena lottare, e gli adulti come Lucretia, che hanno già fatto le loro scelte. Poco importa se siano giuste o no.
Se nei prossimi cinquant'anni la situazione climatica degenererà o no dipenderà da ciò che faranno i ragazzi e i bambini di oggi: il futuro è nelle loro mani.

Una curiosità: hai avuto voce in capitolo per quanto riguarda l'aspetto grafico dei tuoi libri - copertine ed illustrazioni all'interno?
Ho il privilegio di poter approvare ogni cosa, e poter dire cosa ne penso, ma non avevo mai sentito parlare di Júlia Sarda - che ha illustrato il primo volume della serie oltre a realizzare le due copertine.
All'inizio avevo proposto tre illustratori che apprezzavo, ma erano impegnati per almeno due anni.
Mi hanno proposto Júlia Sarda, e il suo portfolio era così incredibile da lasciarmi a bocca aperta. Mi ha conquistata subito con la sua edizione spagnola di "Alice nel paese delle meraviglie", e ha fatto un lavoro splendido. Purtroppo ora è troppo famosa, quindi per ils econdo voume ha realizzato solo la copertina, mentre i disegni all'interno sono opera di un altro illustratore che però ne ha mantenuto lo stile dando solo un suo tocco personale.
Ho già potuto vedere la copertina del terzo volume della trilogia, che sarà verde, e l'adoro!
Nel tuo romanzo ogni scarabeo ha un potere speciale, ma qual è il vero potere di ogni personaggio?
Quello di Darkus è il talento nell'osservazione: non formula giudizi affrettati ed è una persona che non si butta a capofitto nelle situazioni. Riflette su ciò che vede, e nel mondo reale più rifletti sulle cose, meglio comprendi la realtà che ti circonda.
Virginia, al contrario, tende a non pensare troppo - ed è il personaggio che mi assomiglia di più.
Si butta capofitto nelle situazioni e le piace concludere in fretta ciò che inizia.
Bertolt è invece molto riflessivo e tranquillo, gli piace meditare prima di agire, anche se poi scopriamo questa sua passione segreta per le esplosioni.
Ha una mente scientifica, ingegneristica e matematica, al contrario di Darkus che è più il tipo di persona che analizza i comportamenti altrui.

Parliamo un po' delle tue letture: quanti altri autori di libri per ragazzi leggi, per documentarti o per svago, e quanto spazio lasci ad altri generi letterari?
Da bambina ho letto moltissimo, ed ero abituata ad andare per autore.
Questo è cambiato quando sono cresciuta, e ho perso per un po' il contatto con la letteratura per l'infanzia. Prendi per esempio Harry potter: non ne avevo nemmeno sentito parlare fino all'uscita del terzo libro (è l'anno in cui la serie diventa celebre grazie alla trasposizione cinematografica, ndr), poi ovviamente ho divorato la serie intera.
Le storie che mi influenzano ancora quando scrivo sono quelle lette tra gli 8 e i 12 anni: poco importa che io abbia letto la trilogia Millennium o "L'amore bugiardo", di quei libri pur avendoli apprezzati faccio fatica a ricordare i nomi dei personaggi.
Leggo moltissima literary fiction, strascico dei miei studi, ma se penso a ciò che ho letto e ha influenzato lo sviluppo della mia personalità risalgo per forza a ciò che ho letto a 10 anni.
Per questo voglio scrivere libri per bambini: amo l'idea di poter influenzare positivamente qualcuno, e gli adulti ormai hanno una personalità sviluppata e un'opinione sulle cose che difficilmente riesci a cambiare.
Forse se volessi guadagnare di più scriverei per adulti, ma volendo trasmettere un messaggio - come ad esempio l'importanza degli insetti - il mio pubblico ideale sono bambini e ragazzi.
Sull'importanza degli insetti sono serissima, e il bello è che da un lato noi nemmeno ci rendiamo conto di quanto ne abbiamo bisogno, dall'altro loro non hanno assolutamente bisogno di noi.
Anzi, noi distruggiamo i loro habitat naturali senza pensarci due volte.
Se ci pensi, c'è chi viaggia fino in Africa per riuscire a vedere gli elefanti prima della loro estinzione: se uno scarabeo fosse grande quanto un elefante, sarebbe un animale molto più rilevante.
Quello che spero è che ogni bambino possa poi andare in giardino, scoprire uno scarabeo, prenderlo in mano e dire «Lo so cosa sei! Sei uno scarabeo, hai due paia di ali, voli!» e realizzare di aver imparato qualcosa divertendosi.
Leggo moltissimi libri per ragazzi ancora adesso, soprattutto quelli degli autori che sono anche amici oltre che colleghi, e ho alcuni "autori del cuore" come David Almond e Philip Pullman.

Ultima domanda: se tu fossi uno scarabeo, quale ti piacerebbe poter essere?
Sicuramente un Rainbow Scarab Beetle, che è la specie a cui appartengono i miei. È la specie che vive più a lungo, e ha una corazza iridescente dalle sfumature di colore incredibile.
Hanno anche gusti particolari: ai miei piace la gelatina di fragole!

Grazie, grazie, grazie a De Agostini e a M.G. Leonard per questa piacevolissima chiacchierata!
Avete già letto il romanzo? Vi è piaciuto?

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

1 commento:

  1. Non conoscevo questo titolo, devo dire che anche la mia prima impressione è stata tipo: 'Ughhh... perché proprio gli insetti?', ma la risposta dell'autrice è stata convincente! :)

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