venerdì 7 agosto 2015

"All'inferno non c'è glamour" di Lucy Sykes e Jo Piazza

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "All'inferno non c'è glamour" di Lucy Sykes e Jo Piazza, edito da Piemme (rilegato a 18,50€):
Imogen Tate, stiletto vertiginoso e un alone di fascino che la avvolge come un tailleur di Chanel, può dire di avercela fatta: pupilla di Anna Wintour, è riuscita a posare la sua borsa Hermès sull’ambita scrivania di direttrice di Glossy, scintillante magazine che le mani laccate di tutta New York sfogliano avidamente ogni settimana. Insomma, il mondo della moda la adora e non può fare a meno di lei. Almeno finché Im non va via per un anno sabbatico. Al ritorno, infatti, sulla sua scrivania trova un altro paio di tacchi a spillo: quelli di Eve Morton, la sua ex assistente. Che adesso, dopo un master nella Silicon Valley, è tornata nella redazione di Glossy a prendere il posto di comandante in capo, con in mano un’arma letale. La tecnologia. Eve è multicanale, “multisociale”, twitta, whatsappa, posta su Instagram e Facebook… 
Come se non bastasse, ha licenziato metà dello staff e assunto ragazzine magrissime che vanno avanti a tofu e quinoa e lavorano 24/7. 
Ma può un tweet sostituire la carta patinata? La classe non passa per Internet o, perlomeno, non solo: e quando una serie di catastrofi minaccia di mandare all’aria Glossy per sempre, Imogen e Eve dovranno unire le forze…

Il tema centrale del romanzo è un argomento di grandissima attualità: il destino delle riviste cartacee è davvero segnato, e soccomberanno al digitale?
O il lavoro editoriale ben fatto ha un appeal irrinunciabile che sopravviverà all'evoluzione tecnologica?

Le due protagoniste del romanzo incarnano i due estremi: Imogen è ferma agli anni Novanta, sostanzialmente, mentre Eve vive sui social senza però riuscire a comprendere che il punto non è solo condividere, ma anche COSA condividere.
Davvero sostituire giornalisti e fotografi con un'orda di ragazzi che crea contenuti a poco prezzo a scapito della qualità è una mossa furba?

Questo romanzo è molto divertente, ma a mio parere fondato su una clamorosa circostanza improbabile che rende molto debole uno dei due personaggi principali.
Imogen è TROPPO arretrata.
Non è credibile che oggi Imogen non sappia praticamente NULLA di informatica e social network, soprattutto non con il lavoro che fa.
E' forzatissimo il fatto che dopo un'assenza di sei mesi per malattia sembri una specie di ritardata tecnologica, perché di fatto lo era già prima.
Per il resto, nulla da dire: ha classe, ha stile, ha buone maniere e un occhio incredibile, però non mi è piaciuta quest'inutile esagerazione che a mio avviso la rende caricaturale e impossibile da prendere sul serio.

Eve, dal canto suo, è invece fin troppo realistica: rappresenta infatti tutto ciò che odio della tecnologia e dei social network, e di chi li usa come lei: la condivisione continua di ogni singola cosa, i selfie in pose ridicole, gli hashtag demenziali, e la spinta ossessiva all'ottenere traffico e visualizzazioni.
Senza preoccuparsi però se ciò che offre meriti effettivamente di essere visto.
Trasforma l'ufficio in una specie di campo di concentramento tecnologico, dove i "creatori di contenuti" sono costretti al lavoro continuo, che inevitabilmente diventa sempre più scadente.
Saper usare Twitter non fa sì che tu abbia qualcosa di intelligente e interessante da dire: avere Instagram non ti rende un fotografo; usare Tumblr non ti rende un giornalista abile.
E' questo che sfugge ad Eve, e che la fa precipitare in una spirale che rischia di affossare per sempre "Glossy", sia come rivista che come app.
Pur gestendo un blog e usando ogni giorni molti dei social citati nel romanzo, mi sono trovata dalla parte di Imogen dall'inizio alla fine.

Imogen ci arriva, piano piano e al suo ritmo, e soprattutto senza perdere il suo stile e la sua competenza.
Scatta e condivide foto che hanno un significato, è auto-ironica quando sbaglia, e non perde mai il suo aplomb. Non in pubblico, almeno.
Tant'è che, quando sarà il momento decisivo, quello di rimboccarsi le maniche e assicurare un futuro vero a "Glossy", avrà un'alleata impensabile.
Imogen è esattamente la donna che vorrei essere tra dieci anni, e (nonostante le esagerazioni) è il motivo per cui leggere questo romanzo.
Ok, anche ridere di Eve e della sua idea di modernità che, detto fra noi, è un incubo di cattivo gusto.
La copertina originale <3
Peccato per il titolo italiano e la copertina che richiama "Il diavolo veste Prada", perché il romanzo non c'entra nulla con quello di Lauren Weisberger ed è una triste operazione di marketing che, anzi, priva il libro del messaggio importante che porta con sé.
Ha il pregio di presentare un argomento di grandissima attualità in un contesto ironico, frizzante, divertente e rilassato.
La storia è piena di umorismo ma anche di spunti di riflessione su questioni di un certo peso, come ad esempio il cyber bullismo e come gestirlo; la lotta tra modernità a tutti i costi e conservazione di una routine standardizzata; l'evoluzione tecnologica nei suoi pregi e difetti; il conflitto generazionale sul luogo di lavoro.
E' una commedia, ma che porta con sé quel qualcosa in più.
Quindi ignorate il tristissimo forcone sulla copertina, e leggetelo <3
Ridete dell'ingenuità di Imogen, della maleducazione e prepotenza di Eve, fatevi intenerire dalla dolcezza del figlio minore di Eve e desiderate un supporter tecnologico come Rashid.
Portatelo in vacanza, in metropolitana dirette al lavoro e a letto per farvi compagnia mentre vostro marito vi russa accanto.
Non vi deluderà.

Grazie ancora a Piemme per la possibilità di leggerlo, e se gli darete una possibilità fatemi sapere se vi è piaciuto.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

7 commenti:

  1. Questo lo leggerei! Soprattutto dopo la precisazione che non è come Il diavolo veste Prada!

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    1. Sì, mi è piaciuto davvero! Mi ha fatta sorridere, e l'ho trovato molto attuale oltre che distensivo XD

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  2. A veder la copertina non lo avrei degnato di uno sguardo (e hai ragione: ricorda tantissimo "Il diavolo veste Prada").....ma dalla trama e come lo racconti, può essere (per me) una lettura di stacco ;)

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    1. E' perfetto come libro-relax, questo sì!
      E poi Imogen mi è piaciuta perché da un alto è questa donna superglamour tutta carriera e vestita d'alta moda, ma dall'altro è anche una mamma affettuosa e una moglie innamorata e questo me l'ha fatta apprezzare un sacco <3

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  3. La tematica è attualissima, quindi questo mi fa mettere il libro in wishlist... Lo stratagemma dell'ignoranza tecnologica lo trovo anch'io eccessivo anche se potrei farti nomi di alcuni giornalisti che conosco che ci sono arrivati da poco (forse!)... Baci

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    1. Ahahah mi hai fatto venire in mente l'intervista a una donna pubblicata pochi giorni fa in cui dice dai non sapere nulla di "digitale" o "satellitare" perché lei "si occupa di cultura".
      Primo, la tv digitale ce l'ha anche lei, come tutti. Di sicuro ha uno smartphone, probabilmente anche un tablet, quindi non diciamo idiozie.
      Secondo, la tv di fatto può e dev'essere parte integrante della cultura popolare, e a tenerle separate poi ci troviamo con perle come "Forum", "Uomini e donne" e "Temptation Island". Dillo a Piero Angela, che la tv non è cultura: vedi che risate si fa XD

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  4. Già aggiunto in wishlist :D Spero di comprarlo al più presto :)

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