Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi condivido con voi la mini-intervista che ho avuto la possibilità di fare a Tito Faraci per l'uscita del suo romanzo "La vita in generale" edito da Feltrinelli nella collana "I Narratori".
Vi ho recensito il romanzo e portati con me in Santeria a Milano, con un live tweeting dalla bellissima presentazione fatta insieme a Giorgio Ciccarelli (ex-Afterhours, e per il cui disco da solista Tito Faraci ha scritto delle canzoni che abbiamo potuto ascoltare dal vivo in anteprima).
Ma ora la parola a lui, perché io ho tante curiosità!
Arrivi da un mondo per molti versi completamente diverso, quello della sceneggiature di fumetti.
E' un cambiamento radicale, o meno di quanto sembri?
E' sicuramente diverso, soprattutto perché quando sceneggi un fumetto sei abituato a scrivere tantissimo: ogni personaggio e ogni scena vanno descritti nei minimi dettagli per permettere al disegnatore di dare vita alla tua storia, e tutte queste pagine di testo il lettore non le vedrà mai.
Nel momento in cui mi sono trovato a scrivere un romanzo, da un lato ho realizzato che ogni cosa che scrivevo sarebbe stata invece vista dal lettore.
Dall'altro ho potuto scrivere "meno": non ho inserito le descrizioni lunghissime o molto dettagliate, e ho preferito lasciare che fosse la fantasia del lettore a fare il resto.
Una cosa che ho potuto apprezzare fin da subito del tuo romanzo è che i dialoghi sono molto scorrevoli, veloci, dei veri botta e risposta che trasmettono un senso di realismo e credibilità.
Non sono dialoghi "letterari", sono vere conversazioni che potremmo sentire nella vita di ogni giorno (o quasi).
In questo venire dal mondo del fumetto ti è stato d'aiuto?
Sicuramente sì, perché quando sceneggi un fumetto sei vincolato dalla vignetta e impari a dosare le parole, ad usare solo quelle strettamente necessarie ma in modo che la tua storia non perda di efficacia.
Stavolta non avevo un vincolo di questo tipo, ma credo che comunque l'influenza del fumetto si senta, soprattutto per la forma estremamente "colloquiale" dei dialoghi.
Passando ai temi trattati del romanzo, credo che uno dei più importanti sia quello dell'amicizia, e in particolare dell'amicizia tradita.
Senza voler fare spoiler, diciamo solo che questa è la causa della rovina di Mario Castelli: il tradimento di un amico.
Ora, so di non essere l'unica e che te l'avranno chiesto tutti, però non è un po' troppo esagerato il livello di fiducia che Mario ha concesso al suo amico?
Mi è risultato difficile credere che gli avesse dato così tanta libertà d'azione.
Resteresti sorpresa, ma per quanto riguarda questa parte della storia mi sono potuto avvalere della consulenza di un avvocato di settore, e parlando con lui ho avuto la conferma di quanto in effetti non fosse così assurdo.
E in fondo succede anche nella vita di tutti i giorni, quando si verifica un tradimento: una delle domande è sempre "Ma come ha potuto non accorgersene?", e la risposta spesso è che il tradimento è qualcosa di terribile e di cui non vogliamo accorgerci.
Anche quando sappiamo che c'è, che è lì, a volte preferiamo non vederlo, sperando che sparisca.
Il tradimento da parte di un amico, poi, è la forma di tradimento peggiore ed è questo a distruggere Mario.
Questa è una mia curiosità personale.
Mario è un senzatetto, e ha una vera e propria combriccola di compagni, con i loro soprannomi e le loro differenti personalità.
A volte sveli qualche retroscena, puntando su di loro i riflettori per qualche pagina e permettendoci di conoscerli meglio, ma di alcuni alla fine del romanzo di fatto non sappiamo nulla.
Tu, per te stesso, hai pensato una storia per ognuno di loro, o solo per quelli di cui ne hai effettivamente condivisa una con noi lettori?
Per non appesantire il romanzo, e per non inserire troppe divagazioni da quella che invece era la vicenda principale che volevo raccontare, non ho in effetti inserito una storia per ognuno dei compagni di Mario. Però ognuno di loro ha una sua storia, che mi sono divertito a creare e che mi è servita per poterli presentare al meglio anche quando potevo solo dirne poche parole.
Sono storie che in fondo ho scritto per me stesso, che conosco solo io, però sì, ci sono.
Non posso non farti una domanda sul cattivo, perché Repetti mi è piaciuto moltissimo.
Ho trovato molto singolare, e a volte divertente, la sua ossessione per le inquadrature e per la sceneggiatura della sua vita, il suo pensarsi sempre come se fosse davanti a una telecamera.
A volte ripete addirittura delle azioni se il modo in cui le ha compiute non soddisfa le sue aspettative (o quelle del pubblico invisibile dall'altra parte dello schermo).
Come sceneggiatore, c'è dell'autoironia in questo?
Repetti è essenzialmente una persona che non ha una vita soddisfacente e cerca disperatamente di sceneggiarne una migliore, ma a prescindere da questo sì, c'è dell'autoironia.
Gli sceneggiatori sceneggiano di continuo, riflettendo su inquadrature e tagli e correzioni in ogni momento della loro vita e questo è un elemento che mi ha divertito inserire nel personaggio di Repetti.
Infine, senza fare spoiler, voglio farti una domanda sul finale, che presenta una sorpresa proprio nelle ultime righe.
Posso chiederti perché proprio questa scelta, e se in un certo senso era un desiderio di chiudere il cerchio?
Detto sinceramente, io volevo un lieto fine.
Un finale in cui tutti hanno il loro epilogo, che permettesse al lettore di chiudere il libro e sentirsi sereno.
Se pensiamo al cinema, volevo un finale come quello di "Quattro matrimoni e un funerale", dove alla fine vediamo come sono andate a finire le storie dei diversi personaggi, anche se ovviamente la mia storia è molto diversa.
Io ringrazio moltissimo Tito Faraci, che è stato gentilissimo sia al telefono che quando l'ho incontrato di persona, e Valeria Pagani che mi ha permesso di intervistarlo.
Vi rimando alla mia recensione del libro, e spero di aver soddisfatto qualche curiosità che potevate avere sul romanzo che io vi consiglio come lettura estiva in quanto positivo, coinvolgente e pieno di spunti interessanti.
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Intervista molto interessante che fa venire ancora di più la voglia di leggere il libro!!! Mi piace soprattutto che i dialoghi siano botta e risposta, ma anche che ci sia un lieto fine!
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