martedì 14 gennaio 2020

Quel che affidiamo al vento, di Laura Imai Messina

Due anni dopo Non oso dire la gioia, un nuovo incantevole romanzo di di Laura Imai Messina è in libreria, pronto a trasportare i lettori in un angolo del Giappone che sa di dolore e di sollievo, di addii e di nuovi inizi. Si tratta di Quel che affidiamo al vento (Piemme).


Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell'aldilà.
Ed è questa cabina telefonica, dalla sua scoperta casuale al viaggio per raggiungerla, che la storia di Yui ha inizio.
La donna che i lettori incontrano tra le pagine di Quel che affidiamo al vento è una donna che la perdita e il dolore hanno cambiato, indebolito e spento: lo tsunami che si è abbattuto sul Giappone l'11 marzo 2011 le ha portato via la madre e la figli piccola, che credeva al sicuro in uno dei rifugi.
Un crudele scherzo del destino ha fatto sì che alcuni rifugi fossero costruiti troppo in basso, e diventassero prigioni per coloro che vi avevano cercato riparo, ed è qualcosa che Yui non riesce ad accettare. Da quel momento la sua vita è priva di uno scopo, e colma solo di rimpianti, di ciò che non potrà mai esserci.
Scoprire dell'esistenza del telefono di Bell Gardia la porta ad affrontare il viaggio per raggiungere quel giardino che sembra dare sollievo a così tante persone, veri e propri pellegrini che a quella cornetta affrontano ultimi addii, chiacchiere, confidenze e confessioni.
Solo che lei proprio non ci riesce, a parlare in quella cornetta. Per questo, quando annunciano che su quella zona sta per abbattersi un uragano di immane violenza, Yui accorre, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. E per salvare, almeno in parte, anche se stessa.

Sono tante le emozioni che Laura Imai Messina racconta attraverso le pagine di Quel che affidiamo al vento, e quella che arriva più forte e dirompente al lettore è la sindrome del sopravvissuto, che consiste anche in un profondo e radicato senso di colpa («perchè io sono viva, e loro no?»).
Yui non riesce a trovare una giustificazione razionale per la morte di sua figlia, così piccola  einnocente, con una vita intera da vivere, e la verità è che una giustificazione è impossibile da trovare. Non esiste.
Quello che si può trovare, però, e che i lettori scopriranno insieme a lei pagina dopo pagina, è la forza di alzare la testa e tornare a vivere quella vita che, dolore incluso, resta sempre un regalo prezioso.
E la forza di dire addio, ognuno a modo suo. Anche parlando in una cornetta scollegata, in una vecchia cabina telefonica in mezzo a un giardino, affidando al vento le proprie parole.


Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina (Edizioni Piemme) è in libreria, al prezzo di copertina di 17,50€.

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