Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Berlin. L'isola degli dei" di Fabio Geda e Marco Magnone, edito Mondadori (rilegato a 16€):
«Chi l'avrebbe mai detto che in questo mondo l'Isola che non c'è sarebbero stati gli adulti ad abitarla. E che alla fine i bimbi sperduti sarebbero partiti alla sua conquista.»
Era Ottobre 2015, e questo piccolo spazio virtuale ospitava le mie impressioni sui libri che leggevo solo da pochi mesi quando ho ricevuto un pacchetto davvero speciale da Mondadori: conteneva una copia in anteprima del primo volume di "Berlin", una serie per ragazzi che mi avrebbe fatto compagnia per tre anni, anche se ancora non potevo saperlo.
Non potevo sapere che avrei passato tre anni al di là del muro di Berlino alla fine degli anni Settanta, in un mondo in cui un virus misterioso uccide solo chi è giunto alla fine della pubertà.
Un po' ucronia, un po' omaggio a capolavori come "Il signore delle mosche" di William Gonding, "Berlin" è una serie speciale, e ci siamo. È il momento del gran finale.
È impossibile parlare del sesto volume senza fare spoiler dei cinque precedenti, quindi qualora foste rimasti indietro chiudete immediatamente questa recensione e correte in libreria a mettervi in pari: ne vale la pena, ve lo assicuro.
E ora veniamo a noi!
Ho avuto un debole per Wolfrun fin dalla sua apparizione, amandone le diverse sfaccettature e il costante contrasto tra la sua natura buona sepolta sotto al risentimento e il suo desiderio di essere emotivamente impenetrabile. Spesso ha confuso la crudeltà con la forza, spesso si è resa insopportabile e ai limiti dell'imperdonabile, salvo poi riconquistare punti grazie al suo legame con Anneke, ma il suo è uno dei personaggi meglio tratteggiati della serie e quando ha capito cosa volesse davvero ha compiuto una svolta importante.
Ora è insieme ai ragazzi di Gropius, e con lei anche Timo (un altro dei miei preferiti), anche se il clima resta tesissimo: la paura, il senso di impotenza, le perdite che hanno accompagnato ognuno di loro (sin dalla morte di Sven alla fine del primo volume, passando per la perdita di uno dei tostissimi gemelli o per quella del migliore amico di Jakob, quest'utima uno dei momenti più tristi dell'intera serie) li hanno provati tutti quanti, nessuno escluso.
A cambiare le carte in tavola, e a portare tutti verso il finale in parte imprevedibile della serie, è la ricomparsa di una persona legata a Jakob e che proprio non dovrebbe essere a Berlino... o viva.
Vi lascio scoprire di chi si tratta, ma vi basti sapere che scoprire grazie a questo personaggio come sia stato fuggire da Berlino e cosa ci sia al di là del muro vi sorprenderà.
Molte domande trovano risposta, finalmente, e anche se il finale è aperto (possiamo forse sperare in un ritorno dei nostri protagonisti preferiti, magari in futuro?), è sicuramente quello giusto per una serie che ha conquistato i lettori più giovani grazie ai misteri da risolvere e ai continui colpi di scena.
Quando si raggiunge l'ultimo capitolo di una serie è inevitabile una riflessione sul suo sviluppo, e devo dire che, nonostante non abbia amato ogni volume allo stesso modo (ho il mio preferito, come accade con tutte le serie, e per la precisione si tratta di "Berlin. I fuochi di Tegel"), è stata una delle serie di cui ho sempre atteso con ansia l'uscita del capitolo successivo.
Una delle serie di cui ho letto il romanzo appena disponibile, e nel giro di un paio d'ore al massimo.
È stata anche una delle serie che mi ha fatta soffrire di più, perchè mi sono affezionata moltissimo ai suoi protagonisti e molti di loro non ce l'hanno fatta, ahimè.
Un ringraziamento va anche a Fabio Geda e a Marco Magnone, perchè ho avuto la possibilità di incontrarli da lettrice, di intervistarli da blogger e di lavorare con loro proprio per questa serie, alla quale sarò sempre affezionatissima: sono due autori fuori dal comune, dotati di grandissimo talento e che, ne sono sicura, hanno ancora molte storie da raccontare!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
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