La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "La donna del bosco" di Hannah Kent, edito Piemme (rilegato a 19,50€):
Le stesse fate che possono essere buone, malvage, leggere o fatali a seconda del loro capriccio. Ma Nóra è decisa a salvare il suo nipotino: insieme a Mary, la ragazza che la aiuta a occuparsi di Micheál, l'unica a non provare repulsione per quella strana creatura, cercherà in tutti i modi di curarlo, confrontandosi con le inumane credenze popolari e i pregiudizi feroci della religione, e infine approdando a Nance, la donna del bosco. L'unica a essere in contatto con le creature che possono aver fatto del male a Micheál, sostituendolo con il "mostro" che è diventato adesso
In un romanzo potente e pieno di atmosfera, Hannah Kent racconta lo scontro tra ragione e superstizione, ricreando, senza giudizi, un mondo che vive di leggi proprie, pericolosamente dominato dall'irrazionalità, dove le fate e gli elfi sono, per gli uomini, imperscrutabili compagni di viaggio.
Stavolta Hannah Kent ci porta nell'Irlanda di inizio Ottocento, dove la comunità contadina si divide tra una fede totale nella religione cristiana e la paura di creature fatate alle quale vengono imputati disastri e tragedie, nonostante la strenua lotta della Chiesa per cancellare tali superstizioni.
Ed è proprio da una morte improvvisa che partiamo in quello che si rivelerà essere anche per voi un viaggio affascinante e denso di mistero in un mondo che non esiste più ma che non smette di incuriosire.
Martin, il marito di Nora Leahy, si è avviato verso i campi come ogni giorno, per poi accasciarsi al suolo privo di vita proprio nel momento in cui giungeva a quel particolare bivio della strada noto come il bivio dei suicidi.
I due si occupavano del nipote Micheál, un bambino di quattro anni magrolino e malaticcio, rimasto orfano dopo che la loro figlia, Johanna, è morta: proprio per proteggere il bimbo dagli sguardi indiscreti e dai pettegolezzi, Nora decide di farlo ospitare dai vicini.
Il piccolo richiede molte cure, data l'oscura natura del male che lo affligge, e Nora non sa come farà a occuparsi dei cambi, del bestiamo e anche di Micheál: per questo assume Mary per darle una mano, una ragazza in cerca di qualche soldo in più per iutare la su famiglia e che, però non è così pratic di bambini nelle condizioni del nipote di Nora.
Nè il medico nè il parroco sembrano in grado di offrire una soluzione, mentre le voci in paese dicono che il bambino sia un changeling, un sostituto del vero Micheàl lasciato nel suo lettino dalle fate, e convincono Nora a rivolgersi a Nance Roche, una specie di fattucchiera - oltre che levatrice del paese - per far sì che chiunque abbia preso il bimbo accetti di scambiarlo nuovamente.
Quello di Hannah Kent è un romanzo in cui a precendere decisioni e affrontare sfide importanti sono sempre, ed esclusivamente, le donne: Mary, Nora e Nance sono protagoniste assolute di una storia in cui fede e superstizione si scontrano a più riprese, senza offrire nessuna certezza ma lasciando, invece, dubbi sempre più grandi.
Non è una storia felice ma perchè, per chi viveva nelle campagne in totale povertà, erano più i giorni di dolore di quelli di gioia: la Chiesa era distante e non consapevole delle sofferenze dei suoi fedeli, e la fede era più un obbligo dovuto alla paura di un inferno astratto ma spaventoso, piuttosto che un rifugio.
Impostato in un'epoca enigmaticamente atmosferica ricca di conflitti, dolori e povertà, dominati dalla Chiesa Cattolica lontana, un ordine non sincronizzato con le semplici vite di queste persone, le loro esigenze, le loro lotte quotidiane. Ci sono momenti occasionali di luce, momenti di un senso comune di scopo, ma questo non è un racconto leggero o felice.
Hannah Kent ancora una volta ci presenta un romanzo curato e ricco di dettagli che tradiscono una ricerca molto approfondita, a cominciare dalla presenza di espressioni dell'epoca che rendono più autentico ogni dialogo: vi sembrerà di camminare per i boschi, immersi nell'odore di muschio, di umido e di legno, così come vi sembrerà di sentire il richiamo delle fate e delle loro magiche feste o il profumo dell'erba dopo un temporale.
La splendida prosa che avevamo avuto modo di apprezzare in "Ho lasciato entrare la tempesta" rende il nuovo lavoro di qust'autrice assolutamente imperdibile, e Hannah Kent si conferma una scrittrice da tenere d'occhio.
Consigliatissimo a chi avesse amato "Ho lasciato entrare la tempesta", ma non solo: Hannah Kent va scoperta, quindi immergetevi nel mondo di credenze, rituali e paure irrazionali della campagna irlandese di inizio Ottocento e preparatevi a non riuscire a staccarvi dal libro prima di averlo finito ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
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