giovedì 8 giugno 2017

A pranzo con Francesco Gungui,
per scoprire "Tutto il tempo che vuoi"

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi vi racconto un libro, e un pranzo. In fondo quella di libri e cibo resta una delle accoppiate perfette, giusto?
Ed è stato proprio davanti a un menu veg a chilometro zero che abbiamo potuto scoprire "Tutto il tempo che vuoi", il nuovo romanzo di Francesco Gungui, edito Giunti (rilegato a 14,90€):
Un mutuo per un bilocale in centro, un lavoro da editor in un grande gruppo editoriale, una fidanzata di lungo corso, il progetto di un figlio. Per Franz, 36 anni, la vita, almeno sulla carta, sembrerebbe avviata sui binari giusti. Fino a che tutto crolla all'improvviso: il suo capo gli dà il benservito per aver rifiutato un romanzo erotico che sta scalando le classifiche per la concorrenza, mentre a casa Lucia lo aspetta in lacrime. Di punto in bianco Franz è costretto a inventarsi un piano B e ripartire dal via. 
Unica àncora di salvezza: la passione per la cucina. Da ghostwriter a ghostchef, da giovane uomo in carriera ad affittacamere, fino all'incontro con Camilla, madre divorziata di un ragazzino preadolescente, e ancora scottata dalla sua ultima relazione. Ma proprio quando le cose sembrano sul punto di raddrizzarsi, un altro colpo di scena rischia di far saltare completamente i piani di Franz...
Ecco cosa ci siamo raccontati nella bellissima cornice di "Un posto a Milano", ristorante a chilometro zero (o quasi) in via Cuccagna 2 a Milano!

Partiamo dal tuo nuovo protagonista, Franz. Indubbiamente ti assomiglia, ma di preciso quanto c'è di vero nella sua storia, e quanto di inventato?
C'è moltissimo di vero!
Tutto ciò che riguarda il suo lavoro, per esempio: io stesso sono un editor, e ho lavorato in Mondadori. Un occhio attento riconosce la sede di Segrate, e chissà, forse anche qualche ruolo...
Ho preso molto dalla mia esperienza personale.
La casa di Franz nel libro è vera: è proprio la mia! E poi la passione per la cucina, che è anche una passione personale: amo cucinare, e cucino proprio come Franz. Condivido con Franz il fatto di apprezzare il buon cibo e il buon vino, in questo sono assolutamente io.
Inoltre, per due anni ho fatto l'aiuto-cuoco e, quando ho pubblicato il mio primo libro, si trattava di un ricettario.
Ma ho attinto anche dalle storie personali di amici e persone a me vicine: ho un'amica ed ex-coinquilina che, come il coinquilino di Franz, ha deciso di mollare tutto, lasciando un lavoro sicuro, trasferirsi a Londra e aprire una focacceria.
C'è qualcosa di me anche nell'amico sposato di Franz, anche se spero che la mia storia personale abbia un epilogo diverso.

Piccola parentesi sulla cucina: cosa ne pensi del fenomeno show-cooking? Moda passeggera?
A me diverte molto: guardavo Masterchef ed Hell's Kitchen, all'inizio, trovandoli spassosi.
Certo, poi anche lì si è creato questo meccanismo per cui lo chef dev'essere crudele, i concorrenti devono avere la storia personale complicata, ecc.ecc.
Da appassionato di cucina, comunque, devo dire che se mi fai guardare qualcuno che spadella mi intrattiene davvero.
Ricollegandoci al tuo romanzo e alla scelta di Franz, ma con un occhio all'attualità, possiamo dire che quello del "piano B" legato alla cucina sia un fenomeno molto diffuso.
È vero, è una scelta diffusa. È una scelta calibrata sui valori elaborati nel corso della vita.
Quando a 35 anni decidi di cambiare vita vuol dire che ti sei guardato dentro, hai riflettuto sulla tua storia e ti sei detto "e adesso? Come vogliamo che prosegua questa storia?"
Il fatto che spesso tutto ciò porti a orientarsi verso la cucina deriva anche dal fatto che sia un settore in cui si può ancora fare molto.
Voglio però fare un appunto: io non credo nei "piani B", nel senso che non credo nei sogni nel cassetto. Il cassetto è un posto dove accumulare le bollette da pagare, le chiavi: non è il posto in cui convervare un sogno!
"Piano B" è come dire "piano di riserva", e invece secondo me si tratta di nuovi desideri, nuove competenze da acquisire, nuovi obbiettivi da raggiungere.
È la possibilità di fermarsi e studiare una strada alternativa a quella già percorsa.
La mia vita è sttaa un continuo piano B: volevo frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, ma non mi hanno ammesso. Quindi ho frequentato il corso di Arti Applicate al Castello Sforzesco.
Nel frattempo sono andato via di casa e ho iniziato a lavorare in un bar.
Mi sono iscritto all'università, mi sono laureato e ancora non avevo le idee chiare su cosa volessi davvero fare: nel frattempo avevo scritto un libro di cucina e lo avevo pubblicato.
Non guadagnavo abbastanza da mantenermi, e quindi ho iniziato a lavorare per il mio editore. Prima ho consegnato libri, e poi ho iniziato a lavorare come editor.
C'è stato un momento in cui pensavo di trasferirmi a Londra per fare il cuoco, ma ho conosciuto la donna che poi sarebbe diventata mia moglie e quindi eccomi qui; sono rimasto e lavoro come editor, oltre che come scrittore.
Il titolo del mio romanzo, "Tutto il tempo che vuoi", per me significa anche questo: avere il tempo per coltivare più opzioni, per prendere più strade e per fare più di una cosa, perchè sono davvero tantissime, le cose belle che si possono fare.

Ho letto la tua trilogia "Inferno-Purgatorio-Paradiso" e il tuo "Con te ho imparato a volare" (per ragazzi ed editi Fabbri Editori, ndr) e sono curiosa: cosa cambia in fase di scrittura quando si affronta un progetto seriale rispetto a un romanzo autoconclusivo, e cosa c'è dietro al passaggio dalla letteratura per ragazzi alla narrativa?
Rispondo prima alla seconda parte della domanda, dicendoti che era un passaggio fisiologico e necessario. Ho scritto dieci romanzi rivolti a un pubblico giovane, alcuni realistici e alcuni di fantascienza, raccontando quel periodo della vita da tutti i punti di vista.
Mi sono divertito tantissimo, e penso che lo rifarò in futuro, ma nel frattempo sono cresciuto e le storie che si sono accumulate nella mia testa avevano protagonisti non più adolescenti ma adulti.
Quando mi sono trovato per le mani Franz, era un personaggio che avrei potuto essere io se avessi preso una strada diversa, e da lì ho raccontato la sua storia.
Comunque in "Tutto il tempo che vuoi" c'è un preadolescente, Martino, che è un po' un testimone del mio passato e racconta ai lettori il mio passato e da dove vengo come scrittore.
Per quanto riguarda le differenze di approccio e di scrittura, inizio col dire che il libro auconclusivo è il vero romanzo, mentre la serie si avvicina alla narrazione tipica di della televisione e serve a raggiungere l'obbiettivo di creare un mondo allargato.
Stavolta volevo raccontare una storia che avesse un inizio e la sua conclusione e, anzi, lo dico da ora: non scriverò mai un seguito. Voglio che sia il lettore ad immaginarlo.
Dal punto di vista della scrittura non credo cambi molto, o almeno per me è così.
Ricollegandomi alla mia esperienza con la cucina, trovo che sia stata un'ottima scuola per me: sia la cucina che la scrittura hanno bisogno di tecnica, esperienza e creatività.
Non solo cucina, ma anche musica: nel romanzo viene citata una canzone, "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana.
Quella canzone è il marchio generazionale: Franz ha la mia età, e si ritrova a 36 anni in una sorta di nuova, breve adolescenza, quella canzone rappresenta un'ancora emotiva al suo passato e che trasferisce a Martino, il vero adolescente della storia.
E poi io sono un superfan dei Nirvana, al punto che da giovane suonavo la chitarra e cantavo in un gruppo grunge.

Hai citato Martino: da dove nasce questo personaggio?
Avendo alle spalle dieci romanzi per ragazzi e adolescenti, un personaggio è "scappato" fuori da quei libri ed è entrato in questo. È un testimone del mio passato.
Mi piaceva la figura di questo figlio di genitori separati perchè mi permetteva di affrontare anche questo tema, e volevo che ci fosse la schiettezza dei bambini e dei preadolescenti perchè da adulto a comportarti così sembri un sociopatico. Volevo la verità che porta il suo personaggio nella storia, oltre alla sua sofferenza: anche lui, come Franz, è in un momento della sua vita in cui si sta mettendo in discussione. Martino ha un ruolo speciale, quello di "lifecoach" di Franz, anche se in modo particolare.
Parliamo di titolo e copertina: perchè "Tutto il tempo che vuoi" e perchè le tazzine?
All'inizio il romanzo si chiamava in modo diverso, "Tutta un'altra vita", perchè pensavo che fosse un'espressione ca mbia completamente di significato a seconda di come viene pronunciata.
Può esprimere stupore per un risultato positivo o rimpianto per ciò che non è stato.
Il mio protagonista guarda alla sua vita in entrambi i modi, nel romanzo, e mi sembrava che questa espressione lo raccontasse nel modo giusto.
Poi ho preferito "Tutto il tempo che vuoi", suggerito dalla mia editor, perchè ci tenevo che passasse questa idea.
Hai tutto il tempo che vuoi, è un tempo che c'è davvero... quindi agisci.
Hai tutto il tempo che vuoi per raggiungere i tuoi obbiettivi.
Per quanto riguarda la copertina, ne abbiamo viste tantissime.
Sono arrivate queste tre tazzine, e all'inizio non ne sono rimasto conquistato.
Poi ci ho visto il tempo, il caffè, tre personaggi che stavano su unico piattino, il fondo rosso che trasmetteva emozione. Ci ho visto il mio romanzo, e per fortuna ho avuto pareri positivi.

Ultima domanda: scrittore, editor... ma anche lettore. Che lettore sei?
Un lettore esigente, o meglio, puntiglioso.
Ho lo sguardo da editor, quindi sono come un cuoco che va al ristorante.
Mi trovo a pensare che qui avrei sviluppato di più la storia, che qui avrei scritto una frase in modo diverso, e via dicendo.
Il mio autore preferito senza dubbio è Nick Hornby, però: se esistesse un suo peluche lo acquisterei.
I suoi romanzi che ho preferito sono stati "About a boy" e "Come diventare buoni".
Condivido quella che è la sua capacità di mischiare ironia, divertimento e dolore.
Grazie a Giunti e a Francesco Gungui per la bellissima opportunità di incontrarsi davanti a un pranzo e di scoprire insieme "Tutto il tempo che vuoi", romanzo che vi consiglio con il cuore in mano perchè mi ha presa al punto da leggerlo in una notte - e non solo perchè dovevo finirlo in tempo per l'incontro ;)

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

1 commento:

  1. Che fortunato incontro questo qui, del libro ne sto sentendo parlare in diversi blog e mi attira tantissimo: lo infilerò in valigia per le vacanze, un pranzo poi deve essere un modo alternativo di conoscere un autore.

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