Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La serie "Berlin" di Fabio Geda e Marco Magnone, edita Mondadori, è giunta al suo quarto capitolo con "I lupi del Brandeburgo", in libreria da fine Marzo.
Sono passati tre anni da quando un virus ha sterminato gli adulti di Berlino, lasciando ragazzi e bambini allo sbando, divisi in bande rivali. Tre anni di amicizie fraterne e tradimenti, di amori sbocciati e sfioriti, e soprattutto tre anni di lotte e scontri.
Tra le spire di ghiaccio e neve del dicembre 1978, alcune figure misteriose, con indosso inquietanti tute bianche, hanno rapito Nina. Per ritrovarla Jakob, Christa e i loro amici devono spingersi oltre i confini della città, verso il gelido Brandeburgo infestato dai lupi: come i predatori della foresta, qualcuno sta attaccando i ragazzi per tenerli lontani da un'isola dove sta succedendo l'impensabile.
Gli ululati venivano ora da destra, ora da sinistra, e ogni volta che loro cambiavano direzione nel tentativo di seminarli quelli esplodevano ancora più forti lì dove un secondo prima c'erano solo il buio e il respiro del bosco. Sembrava che i lupi stessero giocando con loro; che li stessero seguendo, ma che non avessero davvero intenzione di attaccarli. Forse erano in attesa del momento giusto per sbranarli.
Ho potuto fare qualche domanda agli autori, e proporvi quindi oggi un'intervista in cui si parla di ricerche, di musica, di... scopriamolo insieme!
1) "Berlin" vi riporta nella Germania degli anni Settanta: quante ricerche avete dovuto fare per essere sicuri di non fare errori?
Il momento della ricerca è un passaggio fondamentale per dare spessore a qualunque storia, che sia ambientata oggi, dietro casa, o in mondi lontani nello spazio e nel tempo. È l'unica strada per portare i lettori nella nostra isola che non c'è e coinvolgerli nel nostro immaginario. Noi abbiamo passato quasi tre anni, dal 2012 al 2015, a fare ricerche praticamente su tutto quello che riguarda l'ambientazione: abbiamo studiato gli anni Settanta in Europa, con la contrapposizione tra Germania Ovest e Germania Est, gli effetti su politica e costumi, società e cultura di massa. Soprattutto, siamo andati più volte a Berlino per respirare la sua atmosfera, immergerci nella sua cultura underground. Detto questo, la sicurezza di non fare errori non ce l'hai mai. Per ora i nostri lettori ci hanno dato solo segnali positivi: incrociamo le dita e vediamo come andrà con i prossimi libri!
2) Domanda per Fabio: com'è stato il passaggio dalla narrativa alla narrativa per ragazzi? Cosa è cambiato e cosa invece è rimasto uguale nel tuo processo di creazione e stesura dei romanzi?
Come amo ripetere - e come disse Buzzati - scrivere per ragazzi è come scrivere per adulti: solo più difficile. Più difficile perché per comunicare complessità e passione a un dodicenne o a un tredicenne è necessario, anzitutto, comprenderne il linguaggio emotivo e il senso della meraviglia, ritrovare il dodicenne e il tredicenne che sei stato e mescolarli a quelli di oggi, che attenzione: non sono esattamente com’eri tu. Poi, certo, certi passaggi sono sempre quelli: visualizzare la storia, strutturare l’arco narrativo, tenere desta l’attenzione del lettore permettendogli di fare previsioni su quello che capiterà… cose così.
3) Domanda per Marco: nella tua biografia possiamo leggere che prima scrivevi di viaggi. E in fondo "Berlin" ci fa letteralmente viaggiare nel tempo e nello spazio, portandoci indietro di qualche decade e a qualche centinaio di km di distanza.
Quanto della "tua" Berlino è finito nel libro, e com'è stato per te raccontare questa città in una veste così insolita?
C'è tantissimo della "mia" Berlino, e non sarebbe potuto essere altrimenti: per me "Berlin" è stata una grande occasione di raccontare una città che mi ha affascinato dalla prima volta che l'ho vista, con quel suo fascino oscuro, notturno, e quella sua bellezza fatta di contrasti, tra le cicatrici lasciate dalla storia e la voglia di futuro. La sfida è stata dar forma a questo immaginario - che deriva da quando ci ho vissuto, tra 2005 e 2007 - inserendolo in una storia ambientata nella Berlino degli anni Settanta, che invece non ho mai visto. Ne è venuta fuori quella che ci piace chiamare la nostra Gotham City europea.
4) Un mondo dove diventare adulti significa morire è, anche se può sembrare un controsenso, un mondo in cui si cresce molto in fretta.
È stato difficile rendere questo contrasto tra l'età anagrafica dei personaggi e quella che invece è la loro maturazione accelerata dovuta alle sfide che devono affrontare ogni giorno?
Viviamo purtroppo in un mondo in cui ancora spesso molti bambini e ragazzi sono costretti a maturare in fretta. Pensiamo a Enaiatollah Akbari, il protagonista di "Nel mare ci sono i coccodrilli". Pensiamo alla storia di Malala. Pensiamo a quella di Iqbal. O anche solo a certe famiglia fragili che vivono nelle nostre periferie. Abbiamo disegnato i nostri personaggi con un occhio rivolto a quelle storie. Lo scenario postapocalittico di Berlin è da leggere in controluce per vederci l’oggi, per riconoscere il riflesso della nostra vita di ogni giorno.
5) Domanda delicata: una serie come "Berlin" prevede, per forza di cose, che non tutti i personaggi arrivino incolumi alla fine dell'ultimo volume.
Come affrontate il momento in cui dovete decidere chi ce la fa e chi ci abbandona, e avete già un'idea di come andrà a finire per i ragazzi di Gropius e le ragazze dell’Havel?
Partiamo dalla seconda domanda: sì, a questo punto abbiamo le idee abbastanza chiare su come andrà a finire la storia. Lo sapete vero che i libri saranno sei e non sette, come avevamo detto all’inizio? Questo perché ci siamo accorti che la storia stava spingendo verso la fine e non volevamo rischiare di perdere il ritmo tenuto finora. Quindi, visto che I lupi del Brandeburgo è il quarto episodio, ne mancano solo due. E questo significa che sappiamo (quasi) esattamente cosa capiterà. Per quanto riguarda la morte dei personaggi, invece, be’, in parte è un questione di coerenza: se tu scrittore decidi le regole del mondo, allora poi quelle regole devi seguirle. È il caso di Sven nei Fuochi di Tegel: per lui era giunta l’ora, punto. Per quanto riguarda gli altri, dipende. Alle volte è la storia stessa che spinge verso una certa direzione. E tu scrittore devi essere essere coraggioso e accettare le sorprese della vita: tanto nella finzione quanto nella realtà.
6) Nella serie non mancano i riferimenti alla musica: oltre ai brani che avete già citato in passato, quali potremmo aggiungere alla playlist della serie?
Berlino negli anni Settanta è stato uno straordinario laboratorio musicale underground. Diversi artisti stranieri in quel periodo l'hanno scelta per cercare nuovi stimoli, penso a icone del rock come David Bowie, Lou Reed, Iggy Pop. Ma la sua carica di energia è andata oltre: ha messo le basi per la nascita, a inizio anni Ottanta, del fenomeno della techno e ispirato, dopo la caduta del Muro, gli U2 per il loro "Achtung Baby".
7) Non avete mai mancato di affiancare ai libri una serie di splendide iniziative e progetti volti a coinvolgere i lettori più giovani: gli incontri nelle scuole, le Berliniadi, e molto altro.
Vi va di raccontarci quali sono stati i momenti più emozionanti o che vi sono rimasti impressi?
Le Berliniadi al Festivaletteratura di Mantova sono state un momento di assoluta gloria: divertimento, gioco, narrazione. Tutto ciò che amiamo! Ma in generale è l’incontro quotidiano con i nostri lettori che ci lascia a bocca aperta. La sospensione dell’incredulità di un lettore tredicenne è totale e la passione con cui segue gli avvenimenti si riflette sull’intensità del nostro lavoro: faremmo qualunque cosa per onorare la fiducia che ripone in noi.
Ringrazio moltissimo gli autori e la casa editrice per la possibilità di questa chiacchierata, e già non vedo l'ora di scoprire cosa ci attende nel quinto volume!
Ve lo dico, questa serie dà dipendenza ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Nessun commento:
Posta un commento