venerdì 27 gennaio 2017

"Oggi siamo vivi" di Emmanuelle Pirotte: scopriamo il romanzo insieme all'autrice!

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
In occasione della Giornata della Memoria oggi vi propongo una lettura a tema.
Un romanzo che mi ha rapita sin dalle prime pagine, e del quale non vedevo l'ora di parlare.
"Oggi siamo vivi" di Emmanuelle Pirotte, edito Nord (rilegato a 16,40€) è già in libreria:
Dicembre 1944. I tedeschi stanno arrivando. Il prete di Stoumont, nelle Ardenne, ha un'unica preoccupazione: mettere in salvo Renée, un’orfana ebrea nascosta nella canonica. E, d’un tratto, il miracolo: una jeep con a bordo due soldati americani si ferma davanti alla chiesa e lui, di slancio, affida a loro la piccola.
Tuttavia quei due soldati hanno solo le divise americane. In realtà si chiamano Hans e Mathias e sono spie naziste. Arrivati in una radura, Hans prende la pistola e spinge la bambina in avanti, in mezzo alla neve. Renée sa che sta per morire, eppure non ha paura. Il suo sguardo va oltre Hans e si appunta su Mathias. 
È uno sguardo profondo, coraggioso. Lo sguardo di chi ha visto tutto e non teme più nulla. Mathias alza la pistola. E spara. Però è Hans a morire nella neve, con un lampo d’incredulità negli occhi.
Davanti a Mathias e Renée c’è solo la guerra, una guerra in cui ormai è impossibile per loro distinguere amici e nemici. E i due cammineranno insieme dentro quella guerra, verso una salvezza che sembra di giorno in giorno più inafferrabile. Incontreranno persone generose e feroci, amorevoli e crudeli. Ma, soprattutto, scopriranno che il loro legame – il legame tra un soldato del Reich e una bambina ebrea – è l’unica cosa che può dar loro la speranza di rimanere vivi...
Ci sono momenti nella vita in cui siamo costretti a confrontarci con l'inevitabile. Momenti in cui tutto sembra ormai deciso. Eppure il romanzo di Emmanuelle Pirotte ci ricorda che non è mai troppo tardi per cambiare il nostro destino. Anche nell'ora più buia, basta un'unica, coraggiosa scelta per varcare il confine che separa la vita dalla morte, il bene dal male, l’aguzzino dall'eroe. Basta uno sguardo per sciogliere la neve che portiamo nel cuore. Basta un istante per ritrovare la pace.

Incontrare l'autrice di un romanzo che ti ha emozionato è sempre un'esperienza coinvolgente, ed Emmanuelle Pirotte ha una personalità travolgente dalla quale è impossibile non essere conquistati sin dalla sua stretta di mano.
Nella splendida cornice dell'Hotel Manin a Milano abbiamo parlato di Renée, Mathias e di come sono nati questi personaggi, dell'importanza della memoria e delle sue letture.

Negli ultimi anni abbiamo potuto leggere moltissimi romanzi ambientati durante la guerra o nell'immediato dopoguerra che hanno come protagonisti dei bambini.
Da dov'è nata la scelta di creare una protagonista come Renée, e cosa ti ha ispirata?
Effettivamente Renée avrebbe potuto essere anche un po' più grande di così, ma era necessario che fosse giovane perchè quello che mi interessava era raccontare la storia di uno dei bambini nascosti.
Mi poneva una sfida perchè si trovava in un momento davvero particolare dello sviluppo e della crescita: non era più una bambina piccola e la preadolescenza era all'orizzonte.
Molti romanzi hanno al centro un bambino, e credo sia per motivi simili a questo.
Nel mio caso la novità era data dalla presenza di Mathias, un ufficiale delle SS che si trova a fuggire insieme a lei, e dalla differente modalità in cui tratto il tema della Shoah.

Il mio personaggio preferito è sicuramente quello di Mathias, la spia nazista.
Quella della spia è una figura classica in letteratura, quasi un topos letterario (soprattutto se parliamo di thriller e gialli), e come tale è ben codificata. Ma nel tuo caso c'è stato anche un lavoro splendido su quello che è Mathias come persona, come uomo.
Quanto lavoro ti ha richiesto entrare così a fondo nella mente di una persona come lui, che era e rimane un assassino, e a rendere il fatto che non sia tanto lui a salvare Renée quanto la bambina a salvare lui e se stessa?
Quello di Mathias è il personaggio che mi ha richiesto più lavoro!
Anzi, "ci": ho lavorato insieme a mio marito a quattro mani alla sceneggiatura di questa storia per quasi quattro anni, e in quest'arco di tempo Mathias ha assunto varie forme.
Emerge come personaggio completo un pezzetto alla volta: mi piace pensare all'immagine di una scultura nel marmo, che emergono dalla massa rocciosa mano a mano che si va a "togliere" con i propri attrezzi.
Se pensiamo alla cucina, è sicuramente un personaggio millefoglie, composto da numerosi strati sottili sovrapposti.
Non è stato un personaggio facile da delineare, perchè lui è una spia solo nel momento in cui aderisce all'operazione narrata nl libro, non fa parte di questa sfera borghese che entra nelle fila delle spie già all'inizio della guerra.
Mi fa molto piacere che tu abbia visto in lui sia una componente umana che un archetipo letterario, perchè è stato proprio il desiderio di avere contemporaneamente sia la spia che l'uomo a farmi lavorare sodo al personaggio di Mathias.
Nasce sceneggiatrice, e ora è al suo debutto come romanziera. Quali sono le difficoltà affrontate e le belle scoperte fatte nel momento in cui ha cambiato forma di scrittura?
Sono state più le belle scoperte delle difficoltà. La difficoltà maggiore è stata quella di avere fiducia nei miei mezzi, perchè io amo molto la letteratura e avevo "messo l'asticella" un po' troppo in alto.
Nel momento in cui non riesci a credere in te stessa e avere fiducia in ciò che fai finisci per renderti fragile, quindi mi sono detta "adesso hai iniziato a fare questa cosa e vai fino in fondo, se non andrà bene pazienza: nessuno lo saprà mai a parte tuo marito!"
Scrivere questo romanzo è stata pura felicità. Ho potuto allontanarmi dagli obblighi e dalle costrizioni della sceneggiatura, che non prevede per esempio una descrizione psicologica del personaggio.
Tutto è espresso attraverso l'azione. Il film da questo punto di vista è esistenzialista, esiste ciò che agisce. Il romanzo invece è molto diverso, e come autore puoi fare ciò che vuoi.
Puoi entrare nella testa del tuo personaggio, e puoi giocare con i tempi saltando avanti e indietro con maggiore disinvoltura.
Un salto all'indietro di dieci anni equivale a un colpo di bacchetta magica.
Tra le belle scoperte che ho fatto, tra l'altro, c'è anche il fatto che uno scrittore è più rispettato di uno sceneggiatore: non lo immaginavo, e mi ha sorpresa.

Perchè secondo lei è ancora così importante raccontare quanto accaduto negli anni Quaranta?
Può aiutarci anche ad affrontare altri temi come, ad esempio, il grave problema delle guerre civili in Medio-Oriente, le persecuzioni religiose ancora in corso nel mondo e il fenomeno drammatico dell'immigrazione?
Parlare di questo evento, anche se non più attuale, ci consente di gettare uno sguardo sul passato.
Non tanto di imparare dalla Storia (sono convinta che l'uomo dalla Storia non impari nulla e che continui a ripetere gli stessi errori) quanto di riuscire ad analizzare con maggiore lucidità quanto accade nel presente, avendone una visione più sottile e più attenta.
La finzione narrativa e il passato insieme possono sicuramente aiutare ad aprire le menti dei più giovani, e a renderli più tolleranti.  

Sceneggiatrice, romanziera... ma anche lettrice!
Quali sono l'ultimo libro che ha letto, quello in lettura e il prossimo che affronterà?
Mi piace molto alternare i lavori dei grandi autori ad opere contemporanee.
L'ultimo romanzo che ho letto è "La Vengeance des mères: Les journaux de Margaret Kelly et de Molly Mcgill" di Jim Fergus (inedito in Italia, ndr).
Sto leggendo "Il Regno" di Emmanuel Carrère, e quello che ho intenzione di leggere è "Memorie da una casa di morti" di Fëdor Dostoevskij.
Non so quali titoli siano disponibili in italiano!
È stato davvero un onore poter incontrare quest'autrice di grandissimo talento, e sono sicura che nel suo futuro ci siano altri romanzi strepitosi.
Spero che l'intervista vi abbia incuriositi riguardo al romanzo, che torno a consigliarvi per passare qualche ora in compagnia di personaggi speciali come Mathias e Renée.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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