Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Le bugie hanno la pancia tonda" di Meghann Foye, edito da HarperCollins Italia (rilegato a 14,90€):
Come chiunque altro lavori nei media a New York, l'editor Liz Buckley tira avanti a cupcake, caffeina e cocktail. Ma a trentun'anni può dirsi soddisfatta del suo lavoro a Paddy Cakes, un'esclusiva rivista patinata che si rivolge a genitori moderni e ultracompetitivi, disposti a spendere migliaia di dollari per il passeggino del loro prezioso pargolo. Se c'è una cosa di cui però è stanca è di fare un milione di straordinari per occuparsi del lavoro lasciato indietro dalle colleghe con figli. Così, quando un banale malore da stress in ufficio viene scambiato per nausea mattutina, Liz decide di stare al gioco e annuncia di essere incinta. Un piano folle? Probabile, ma sente di meritarsi un permesso di maternità, un po' di tempo per sé, per sistemare tutti gli aspetti ancora imperfetti delle sua vita. E così, di giorno nasconde una pancia finta sotto eleganti vestiti prémaman e di notte scorrazza per la città tra karaoke trascinanti e cenette alcoliche. Ma per quanto tempo può durare la finzione? Man mano che la data del "parto" si avvicina, per Liz diventa sempre più difficile mantenere il segreto, tanto più adesso che sembra profilarsi all'orizzonte Quello Giusto. Di certo non avrebbe mai immaginato che una pancia potesse suscitare tanti sentimenti e riflessioni sulla vita, il successo, la famiglia e la natura del vero amore.
Questa è una lettura di Settembre ed io ero così indietro da non aver ancora preparato la recensione.
Ottobre mi ha sommersa, Novembre mi ha travolta e finalmente eccoci qui con un libro divertente ma che lascia anche spazio a qualche riflessione su un tema attualissimo. Quindi eccola qui!
E se le vostre colleghe andassero in maternità una dopo l'altra, lasciandovi sepolte sotto una marea di lavoro (il vostro, e il loro)?
Se il vostro responsabile fosse un vero strazio, se non vi sentiste valorizzate, se...
E se diceste a tutti di essere incinta, e ve lo prendeste voi il congedo di maternità, per una volta?
In realtà Liz non l'aveva programmato, ma un giorno complice la nausea i colleghi la credono incinta, e da lì la decisione: questa volta tocca a lei.
La donna si organizza con un finto calendario da "mamma in attesa", è preparatissima sull'argomento a causa del suo lavoro e soprattutto si procura persino delle finte pance da installare sotto ai vestiti.
Vi divertiva da matti Robin Williams in "Mrs. Doubtfire"?
Ecco, la vestizione di Liz è molto, molto simile...
In tutto queso, ovviamente, due problemi: quetso bambino, poi, come verrà fatto sparire?
E soprattutto, che fare con il ragazzo molto carino che decide proprio ora di chiederle di vedersi per un drink?
Ci sono guai all'orizzonte, per Liz, questo è sicuro!
Punto di forza del romanzo non è solo lo spirito goliardico che lo attraversa (perchè tra finti malesseri, colleghi che cambiano completamente atteggiamento e problemi a conciliare finta gravidanza e vita privata non manc il materiale per situazioni divertenti), ma è soprattutto il modo in cui l'autrice riesce ad andare a toccare una questione davvero critica: quella della maternità.
Se è vero che una donna ha pienamente diritto al congedo di maternità, che ne è allora di chi resta in ufficio?
Quante volte il carico di lavoro ricade senza troppe esitazioni sulle spalle di chi, per sua scelta o per scelta di Madre Natura, figli non ne fa?
Questo senza che la persona abbia voce in capitolo e senza che le venga corrisposto qualcosa in più, naturalmente.
Non succede sempre, ma molto spesso, ed è questo che ha davvero stancato Liz. Il fatto che la maternità delle altre per lei significhi lavoro in più non retribuito e che venga poi rimproverata aspramente perchè non riesce a starci dietro.
Lei è contenta per le colleghe e per le loro scelte di vita, solo che queste scelte si ripercuotono sempre soltanto sulla sua vita privata e lavorativa. E non è giusto.
È un romanzo divertente ma che propone un'importante riflessione su come andrebbe gestita a livello aziendale la maternità, e la prosa fluida e scorrevole dell'autrice lo rendono una lettura davvero godibile.
Ma chiediamo alla traduttrice del romanzo, Roberta Marasco, come sia stato lavorare a questo titolo!
Ha gentilmente accettato di rispondere a tre domande, e quindi ecco la nostra mini-intervista:
Come si affronta il lavoro di traduzione di un romanzo? Lo si legge una prima volta per farsi un'idea prima di affrontarlo, si prendono appunti, ci si impone una divisione in parti... Racconta!
Io di solito leggo prima tutto il romanzo, con calma. Poi torno a leggerlo per individuare le scelte lessicali più ricorrenti, il registro, le particolarità dello stile dell’autore, ma anche le parole che mi creano qualche difficoltà, i tecnicismi, i modi di dire che non conosco e più in generale i dubbi e le ricerche da fare. A quel punto creo un file a parte in cui aggiungo la traduzione di quei termini o almeno alcuni elementi di riferimento per decidere la parola italiana da usare. Poi passo alla traduzione vera e propria, senza preoccuparmi troppo dei refusi, di solito, in questa fase. Infine rileggo, correggo, e torno a rileggere (se il tempo me lo permette).
Cosa ti resta, una volta finito il tuo lavoro? Qual è il tuo primo pensiero? E soprattutto, quali sono secondo te i "rischi del mestiere" per un traduttore?
Il mio primo pensiero appena terminata una traduzione è che avrei bisogno di più tempo, il secondo è che tanto vale smettere di leggerla perché andrei avanti a cambiarla in eterno. Il terzo pensiero, il più importante, è: “Meno male che poi arriva l’editor”. Confido molto nel lavoro successivo al mio, soprattutto quando conosco e ho già lavorato con quella persona e so che c’è sintonia, come in questo caso. Ho la tranquillità di sapere che se mi è sfuggita qualche frase poco chiara o che non funziona come dovrebbe, l’editor se ne accorgerà e mi proporrà una soluzione migliore.
Circa i rischi del mestiere non saprei, a parte finire sempre per fare ore assurde per consegnare in tempo! Forse un inconveniente del nostro mestiere è che quando leggi un romanzo una parte di te si chiede costantemente come fosse l’originale.
A chi consiglieresti "Le bugie hanno la pancia tonda" di Meghann Foye, e perchè?
A te, per esempio, cos'è piaciuto in particolare di questo romanzo?
"Le bugie hanno la pancia tonda" è una commedia divertente, con osservazioni molto argute sulla maternità e sul modo in cui viene vissuta (e sfruttata) oggi, in tutte le sue contraddizioni, fra trovate di marketing e riviste di settore. È il regalo perfetto per un’amica che ha appena scoperto di essere in dolce attesa, secondo me. Sempre se ha voglia di sorriderci un po’ su.
Grazie a Roberta Marasco per la disponibilità, e consiglio questa lettura alle donne in dolce attesa (una risata fa solo bene!) ma anche a chi fosse circondata da colleghe con la pancia tonda, per provare a sorridere della situazione. Nonchè alle amanti del genere chick-lit, perchè questo romanzo vi divertirà!
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
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