Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata alla mia tappa del blogtour di "Il segno della croce" di Glenn Cooper, edito Nord (rilegato a 19,90€):
Intorno a loro, si apre l’infinito deserto di ghiaccio e vento dell’Antartide. Dopo ore di faticoso cammino, il gruppo di uomini raggiunge il punto segnato sulla mappa. E lo individuano: l’ingresso di una caverna scavata decenni prima da chi li ha preceduti in quel continente disabitato. Quando entrano, in religioso silenzio, si trovano davanti un museo ideato per conservare reperti che il mondo crede perduti per sempre. Ma quegli uomini sono arrivati lì per due oggetti soltanto. E adesso li stringono tra le mani. Ne manca ancora uno, poi l’alba di una nuova era sorgerà sul mondo.
In un piccolo paese dell’Abruzzo, un giovane sacerdote si alza dal letto. Il dolore è lancinante. La fasciatura intorno ai polsi è intrisa di sangue. Con cautela, il prete scioglie le bende. Le sue suppliche non sono state esaudite, le piaghe sono ancora aperte. Il sacerdote chiude gli occhi e inizia a pregare. Prega che gli sia risparmiata quella sofferenza. Che gli sia data la forza di superare quella prova. E che nessuno venga mai a conoscenza del suo segreto.
Una ricerca iniziata quasi 2000 anni fa e giunta solo oggi a compimento. Un’ossessione sopravvissuta alla guerra che segnerà il destino di tutti noi. Una storia la cui parola «fine» sarà scritta col sangue…
Questo romanzo è un invito. Un invito a vivere un’avventura appassionante, ricca di mistero e svolte inaspettate. Ma anche un invito a esplorare l’indistinta linea di confine che separa Storia, religione e scienza, un territorio ambiguo e affascinante che Glenn Cooper ci ha fatto conoscere – e amare – fin dai tempi del suo fortunatissimo esordio narrativo, "La Biblioteca dei Morti".
Ho avuto l'opportunità di intervistare l'autore in occasione dell'uscita del nuovo romanzo, e quindi eccomi qui a proporvi le risposte di Glenn Cooper alle mie domande sul nuovo libro, ma non solo!
1) Leggendo i tuoi romanzi - anche quest'ultimo, "Il segno della croce" - si ha la sensazione di essere trasportati avanti e indietro nel tempo, senza sapere dove ci si troverà una volta girata l'ultima pagina. È difficile gestire questo aspetto dei tuoi libri, e soprattutto come ottieni il giusto equilibrio tra la componente storica e quella contemporanea, che spesso ha lo stesso ritmo trascinante di un thriller?
Da un certo punto di vista sono quasi “inciampato” in questa struttura narrativa mentre lavoravo a “I custodi della biblioteca”. Non avevo mai letto romanzi con questa struttura e i flashback storici non facevano parte di nessuna delle sceneggiature che avevo scritto. Nella prima bozza di “La biblioteca dei morti” avevo raggruppato tutti i capitoli ambientati nel passato più o meno a metà romanzo, ma non funzionava: mi sembrava di tenere il lettore lontano dalla storyline contemporanea troppo a lungo. La soluzione è stata quella di alternare presente e passato per mantenere entrambe le storyline accattivanti. Non è un modello facile da gestire, ma undici romanzi dopo posso dire di aver imparato come bilanciare le due componenti e come arricchire il thriller contemporaneo con elementi del passato storico.
2) Questa volta ci porti in Antartide, e ho apprezzato quanto questo luogo fosse misterioso e, soprattutto, vasto. Hai avuto modo di scoprire qualche leggenda o aneddoto interessante su questa particolare regione del mondo mentre facevi ricerche per la stesura del romanzo?
È un paese che non visitato personalmente, innanzitutto! È un dato accertato che il Terzo Reich fosse interessato all’Antartide da un punto di vista strategico. Hitler inviò spedizioni al polo Nord e in Antartide prima e durante la guerra. La storia della spedizione di cui ho scritto è basata su quella della spedizione Hartman, descritta da Howard Buechner. Sostenne di essere stato contattato dopo la guerra da un soldato tedesco di stanza sui sottomarini, che gli raccontò di una missione volta al recupero di importanti manufatti tra i quali la Lancia Sacra. Non tutti ritengono vera la storia, ma era perfetta per il mio romanzo.
3) Siamo nel 2016, e a volte pensando a quanto velocemente scienza e tecnologia si sviluppino ed evolvano ci si sente quasi mancare il fiato. Poi torniamo a casa e ci perdiamo tra le pagine di romanzi che parlano del Sacro Graal, o simili. Perchè credi che il romanzo storico riscuota ancora un così grande successo, e cosa credi che affascini i lettori in questo tipo di libri?
Almeno a livello inconscio credo che tutti riconosciamo di poggiare su quanto realizzato dai nostri antenati: il mondo moderno non è sospeso nel nulla. Sono attratto dalle storie ambientate in Europa proprio perchè la vostra storia è molto più stratificata e affonda in un passato ben più lontano del nostro. Non puoi passeggiare per strada, visitare una chiesa o fermarti in una biblioteca senza attraversare un pezzetto di storia, camminando accanto ai fantasmi del passato. I romanzi storici prendono queste sensazioni e danno loro vita, rendendole più vivide. Penso che moltissimi lettori apprezzino l’interconnettività tra passato e presente.
4) Hai scritto sia serie che romanzi autoconclusivi: è più difficile gestire le prime o i secondi?
Ogni genere presenta le sue sfide. Una serie deve essere in grado di sostenersi e deve reggere libro dopo libro, quindi la storyline principale deve necessariamente essere di una certa grandezza; nonostante questo, è entusiasmante iniziare a lavorare al primo volume di una serie e comprendere quali siano gli eroi e quali i “cattivi”, quali siano il contesto e le motivazioni di entrambe le parti. Un romanzo autoconclusivo parte da una pagina completamente bianca, che da un lato è rinfrancante ma dall’altro significa dover pensare a un nuovo eroe ogni singola volta. In “Il Segno Della Croce” ho deciso di sperimentare qualcosa di nuovo - una serie di romanzi autoconclusivi con al centro lo stesso protagonista, Cal Donovan. Credo di ottenere così il meglio dei due mondi. Al momento sono a metà della stesura del romanzo successivo, e posso dire che Cal Donovan mi piace. Ovviamente non sono il primo autore a redigere una serie di romanzi autoconclusivi, anzi: è una pratica diffusa e testata dovere.
5) La mia ultima domanda riguarda quella che probabilmente è la sfida più difficile che l'Europa sta affrontando al momento: la questione dei rifugiati, in fuga dalla Siria, dalla Libia e non solo. Data la tua esperienza ravvicinata con il problema (Glenn Cooper ha lavorato come medico al campo per rifugiati "Khao-I-Dang" in Thailandia, ndr), posso chiederti la tua opinione al riguardo?
Trovo molto triste che, in questo momento, i rifugiati vengano ridotti ai “cattivi” della situazione. Da americano, ho assistito a ondate successive di immigrazione che hanno ogni volta rinnovato lo spirito nazionale e infuso d’energia e vigore culturale il paese. È innegabile che ogni volta ci sia anche stata la paura della mescolanza raziale e dell’aumento della criminalità, e sì, ogni volta c’era qualche mela marcia nel mezzo, ma la maggior parte degli immigrati voleva ciò che vogliamo tutti: un luogo migliore e più sicuro dove crescere la propria famiglia e lavorare. Durante il diciannovesimo e all’inizio del ventesimo secolo una parte considerevole della popolazione americana era contraria all’arrivo di immigrati irlandesi, italiani, ebrei, russi, polacchi, tedeschi, olandesi, scandinavi e cinesi. Sempre nel ventesimo secolo sono arrivate ondate di immigrazione dalla Grecia, dal Portogallo, dal Sudamerica e dall’Africa. Senza l’immigrazione, però, l’America non sarebbe il grande melting pot che è oggi. Sarebbe un paese meno interessante, più omogeneo. Quindi spero che riguardo all’ondata corrente di immigraizone dalla Siria e dalla Libia potremo avere la capacità di guardare il tutto in prospettiva e riconoscere che nel lungo periodo gli effetti positivi dell’immigrazione sorpassano di gran lunga quelli negativi. La paura e l’odio non sono mai una cosa positiva, e non sono una soluzione.
È stata davvero una splendida opportunità quella di partecipare a questo blogtour dedicato a uno degli autori che stimo maggiormente, e le sorprese non sono finite!
Abbiamo infatti una copia cartacea autografata del romanzo in cerca di una nuova casa, e come fare per provare ad adottarla?
1) Diventare lettore fisso dei blog partecipanti; oltre al mio, ecco gli altri partecipanti:
http://bookespedia.blogspot.it/
http://libricheamore.blogspot.it/
http://sognandotralerighe.blogspot.it
http://leggendoromancebooksblog.blogspot.it
http://viaggiatricepigra.blogspot.it
2) Commentare tutte le tappe del blogtour, lasciando un indirizzo mail per essere contattati in caso di necessità
3) Condividere sui social a vostra scelta (Facebook, Twitter, ...)
4) Mettere "Mi piace" alla pagina Facebook di Nord e a quella italiana di Glenn Cooper
Compilate il modulo qui sotto, e ci siete!
a Rafflecopter giveaway
Per non perdere nemmeno una tappa, fa fede il nostro calendario:
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3
Ero curiosissima di leggere l'intervista. La trovo davvero interessante e sono molto curiosa di capire come saranno questa serie di romanzi autoconclusivi. Cooper lo adoro in tutte le sue salse e sono davvero ma davvero curiosa (lo so mi sono ripetuta) di scoprirlo anche in questa nuova veste.
RispondiEliminaIl suo stile di alternare passato e presente mi aveva affascinato fin dal primo romanzo letto, in effetti non è facile riuscire a seguire due filoni di storia contemporaneamente ma ammetto che nei libri di Cooper la cosa non mi ha mai pesato!
Bella intervista, attendo la lettura di questo libro
RispondiEliminaMail:e.cherri@alice.it
Bella intervista, attendo la lettura di questo libro
RispondiEliminaMail:e.cherri@alice.it
Molto bella questa intervista!! :)
RispondiEliminaPartecipo al blogtour *-* Email: marco.smeraldi8@gmail.com
Lettore fisso e FB: Marco Smeraldi
Post condiviso: https://www.facebook.com/smeraldi.marco/posts/1038245436287537
Complimenti per l'intervista che ha toccato anche delle tematiche purtroppo reali!!
RispondiEliminaHo condiviso su Twitter https://twitter.com/bebatag/status/796422290003132418
email bebatag@gmail.com
con Cooper c'è sempre da imparare! bella l'intervista, mi è piaciuta molto! ;)
RispondiEliminaLuigi Dinardo
luigi8421@yahoo.it
Ho trovato questa intervista molto interessante anche per gli argomenti importanti trattati.
RispondiEliminalauradomy@hotmail.it
Ho trovato questa intervista molto interessante anche per gli argomenti importanti trattati.
RispondiEliminalauradomy@hotmail.it
Quella di scrivere una serie di autoconclusivi è una "strategia" che ultimamente mi piace - mi hanno regalato un libro senza sapere che facesse parte di una serie e pur avendo qualche riferimento ad avvenimenti precedenti, il tutto era comprensibile. Credo sia un modo per far avvicinare anche lettori nuovi senza che questi abbiamo il timore di essersi persi una marea di cose e che quindi non rinuncino in partenza.
RispondiEliminaBella intervista, specialmente per quanto riguarda la risposta di Cooper sulla tematica umanitaria attuale.