martedì 4 ottobre 2016

"Dieci e lode" di Sveva Casati Modignani (e un tè con l'autrice)

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Dieci e lode" di Sveva Casati Modignani, edito da Sperling & Kupfer (rilegato a 19,90€):
Passiamo tanto tempo a inseguire sogni che ci sfuggono di mano, una felicità che non si lascia catturare. E poi capita che il meglio della vita si sveli in un attimo, magari nella magia di un incontro inatteso. Come quello tra Lorenzo e Fiamma, sorpresi da un amore che nemmeno loro, forse, credevano più possibile. Lorenzo Perego, uomo di grande fascino e cultura, insegna geografia economica in una scuola professionale di Milano. Avrebbe potuto scegliere un istituto più prestigioso, ma l'insegnamento è la sua passione e aiutare i ragazzi di talento in una realtà difficile e spesso desolante è una sfida che lo entusiasma e lo arricchisce. Non ha una famiglia tutta sua, ma, come ama ripetere, i suoi studenti sono come figli. Fiamma Morino ha poco più di quarant'anni, è madre di due bambine che adora, frutto di un matrimonio sbagliato, e direttore editoriale di una piccola e florida casa editrice che lei stessa ha fondato insieme al suo più grande amico, purtroppo venuto a mancare. Ora che la casa editrice sta per subire un drastico cambiamento di gestione, che Fiamma non condivide, è disposta a tutto pur di difenderla e di continuare a garantire la cura e l'amore con cui da sempre si dedica ai suoi autori. Lorenzo e Fiamma: il professore e la donna dei libri. Attraverso la loro esperienza, vediamo uno spaccato dell'Italia di oggi, quella della crisi della scuola e dell'economia, ma anche quella fatta di persone intraprendenti, pronte a rimboccarsi le maniche e decise a non arrendersi. Ripercorrendo le vite di entrambi, che il destino intreccerà servendosi proprio di un libro, scopriamo un amore capace di ripagarli di tante esperienze difficili e guarire le loro ferite. Finché anche Lorenzo e Fiamma potranno sfiorare con dita leggere la felicità che meritano.
Metti un pomeriggio da Open, una tazza di tè, tante blogger chiacchierone e Sveva Casati Modignani.
Metti un romanzo, "Dieci e lode", che parla di insegnamento ed editoria nell'Italia di oggi, ovviamente senza trascurare una splendida storia d'amore.
Impossibile non appassionarsi a Lorenzo e Fiamma, soprattutto quando a raccontarti il loro amore è proprio l'autrice.

Di Sveva Casati Modignani avevo avuto modo di leggere "La vigna di Angelica", e mi era piaciuto molto. Ho iniziato a leggere "Dieci e lode" reduce da una chiacchierata stimolante con l'autrice sulla scuola, la scrittura e l'amore, e mi ha catturata fin dalle prime pagine.
Non voglio dirvi altro della storia perchè la trama è esaustiva e perchè farei inevitabilmente spoiler, ma questo non mi impedisce di parlare dei tanti aspetti del libro che mi hanno colpita.

In particolar modo, a conquistarmi è stato il personaggio di Lorenzo, quello che l'autrice stessa non esita a definire il suo «personaggio maschile meglio riuscito».
Lorenzo è l'insegnante che tutti vorremmo incontrare nel nostro cammino scolastico: brillante, appassionato, pieno di idee e capace di stilomare fantasia e desiderio di imparare anche negli allievi più reticenti. Come Andrea Donnarumma, che mi è subito entrato nel cuore (all'inizio vi sembrerà insopportabile, ma resistete e scoprirete perchè io credo di essermene innamorata).
La vita privata di Lorenzo non è stata costellata solo di momenti di luce, ma non è stata neanche piena di dolore: è un uomo equilibrato e pieno di entusiasmo, capace di reinventare se stesso ogni giorno pur di offrire ai suoi allievi una possibilità di ambire a qualcosa di più.
Non è facile vivere in una periferia disagiata, in famiglie disastrate e frequentando una scuola che non sembra offrire molti sbocchi, ma Lorenzo c'è e sa come fare la differenza.
Davvero uno splendido personaggio, promosso a pieni voti.
E poi c'è Fiamma, quarant'anni, che ha realizzato quello che è anche il mio "grande" sogno: fondare una sua casa editrice.
Lo ha fatto con Alberto Dugnani diciotto anni fa, quando lui era un editore capace e lei una ragazza di 22 anni piena di voglia di imparare.
Dopo l'incidente che ha strappato Alberto a lei e alla madre Bianca troppo presto, le due donne hanno portato avanti il suo progetto, e la casa editrice Il Meleto è la sua grande fonte di gioia.
Fino a quando Bianca non decide di venderla a un grosso gruppo editoriale, tagliandola fuori dalla sua decisione e disorientandola.
Leggere questo romanzo proprio ora, in un momento di grandi acquisizioni e cessioni nel nostro panorama editioriale, rende impossibile non percepire nelle parole di Fiamma le preoccupazioni e le paure che in molti stanno provando sulla loro pelle.

Sia nel momento in cui affronta il mondo della scuola, sia nel momento in cui si addentra nei meccanismi che regolano la realtà editoriale, Sveva Casati Modignani si dimostra molto attenta al presente a ciò che succede proprio ora, fuori dalle nostre case, e questo rende il romanzo profondamente vero.
Se guardate con attenzione attorno a voi, di sicuro vi accorgerete di consocere un Lorenzo, e probabilmente anche una Fiamma, e questo è sicuramente uno dei punti di forza del romanzo: raccontare la storia di personaggi ben sfaccettati, che potremmo incontrare al bar domattina mentre aspettiamo di bere al volo il solito caffè.
È un romanzo che si legge con piacere, soprattutto accompagnato da una tazza di tè, e così è stata anche la nostra chiacchierata con l'autrice.
Vorrei riportarvene una parte, perchè trovo che partendo da quella che, di fatto, è anche una splendida storia d'amore, siano emersi spunti molto interessanti che vanno al di là del mero romanticismo.

Lei per un po’ di tempo ha scritto in coppia con suo marito, poi ha continuato a scrivere da sola. Com’è avvenuto questo passaggio? Cos’è cambiato nel suo modo di scrivere?
Le dirò che in una configurazione a due, dove uno è una donna, chi lavora è la donna, e questo accade sempre. Con mio marito in realtà ne abbiamo scritti solo tre, perché poi lui si è ammalato: la sua malattia è durata a lungo, finché dodici anni fa se n’è andato.
Fin dall’inizio io scrivevo i libri, lui criticava molto, ma positivamente, e questo mi era di grande aiuto. Insieme abbiamo scritto Anna dagli occhi verdi, Il barone e Saulina, quando già lui iniziava a non stare bene. A partire da Le stelle cadenti ho lavorato da sola, e ho sempre continuato così. All’inizio, quando ci chiedevano qualcosa, mio marito rispondeva “Mia moglie scrive dall’inizio, io dalla fine e c’incontriamo a metà strada”. Però esisteva una leggenda, che ho scoperto solo quando mio marito è morto, per cui fosse lui a scrivere, anche se io pubblico senza di lui da decenni … Anche tra Fruttero e Lucentini, del resto,  era il secondo a scrivere, mentre il primo correggeva.
Come ha iniziato a scrivere? Cosa l’ha spinta a scrivere i primi libri?
Volevo scrivere fin da bambina, e per la verità lo facevo, anche se non mi andava mai bene quello che scrivevo. Però era lì che volevo arrivare, e una quarantina d’anni fa mi sono decisa a provare: così è nato il primo romanzo.

Quando scrive le sue storie si basa su un canovaccio? Inizia avendo già le idee molto chiare, o no?
Quando inizio materialmente a scrivere l’atto è bellissimo, perché ho già tutta la storia in testa, ho fatto il lavoro di ricerca e individuato i protagonisti, mentre i personaggi di contorno possono nascere dopo, mentre scrivo. Impiego circa sei mesi a scrivere,  ma la ricerca preliminare che faccio mi rimane tutta in testa, non prendo appunti e non scrivo scalette.
Nei suoi libri la descrizione dei personaggi è però sempre molto viva e realistica, anche se lei ha appena detto che non costruisce nulla prima.
Inizio a scrivere quando li ho già ben chiari nella mia testa: se non li conosco prima, come faccio a scriverne la storia? Io ho una mente visiva: so come si muovono, conosco le loro caratteristiche, mi coinvolgono. Sono loro che si fanno raccontare, e a un certo punto prendono il sopravvento. Quando mi capita di fermarmi e di non riuscire ad andare avanti, torno a rileggere quello che ho scritto e mi rendo conto di aver attribuito a un personaggio qualcosa che non andava bene, di avergli fatto fare qualcosa di sbagliato e di dover cambiare strada.
Quant’è difficile lasciare andare i suoi personaggi dopo la parola fine?
Gli addii sono sempre tristi, e per molti giorni io sono in depressione, ma poi, a un certo punto, mi dico che quella storia è chiusa, e che devo andare a incontrare altri personaggi.
Adesso, per esempio, sono già partita con un’altra idea: questa volta vorrei affrontare il mondo operaio e dei sindacati. Sono andata a Gabicce, l’agosto scorso, e ho incontrato Maurizio Landini, che è un personaggio notevole. È bruttino, ma dopo cinque minuti che lo ascolti ne rimani affascinata. È di una onestà, semplicità e schiettezza travolgenti. Succedono cose incredibili, nel mondo dei  sindacati, e io voglio creare il personaggio di un sindacalista.
Devo parlarne anche con Cofferati. L’era moderna è finita e adesso la tecnologia cambia tutto il mondo del lavoro, che è in rivoluzione continua. E vi sembra che io possa ignorare un tema così affascinante? Non conosco quasi niente di queste cose, ma m’informo e cerco di tradurle in maniera accessibile, così che tutti possano capire quel poco che ho capito io.
Parlando di tecnologia, il suo modo di scrivere è cambiato fisicamente nel corso degli anni? Oggi scrive al computer?
No, uso ancora la macchina da scrivere.
Come si fa a restare sempre capaci di trovare lo spunto per storie nuove in così tanti anni, a reinventarsi ogni volta riuscendo sia a non annoiare il lettore, sia a non annoiare se stessi?
È una bella domanda, per la quale però non ho una risposta. Io mi guardo intorno, vedo il mondo in cui ci muoviamo. Un anno fa, quando ho iniziato a lavorare a questo romanzo, sentivo parlare dei problemi della scuola – ho due nipoti che vanno a scuola e questi problemi me li servono su un piatto d’argento -  e ho pensato che valesse la pena raccontare un po’ questo mondo. Tutto nasce da quello che vedo, dalla realtà.
Io vado al supermercato col mio carrello, salgo sui mezzi pubblici, prendo un taxi quando voglio scialare, vivo nel contesto della mia città. Preferisco stare con i giovani che con le mie amiche carampane, con cui mi annoio… Ascolto i problemi che tirano fuori i ragazzi, e poi sono curiosa: quando sento qualcosa che mi stimola, provo a scavare un po’, e se la cosa mi sembra davvero interessante approfondisco la ricerca e ci costruisco intorno una storia.
Non ha mai pensato di cambiare genere, di scrivere qualcosa di completamente diverso?
Io non ho mai pensato di scrivere seguendo un “genere”: io scrivo delle storie. Credo che chi scrive abbia in mente delle cose che gli piacciono, e a me piacciono le storie della gente. Non saprei costruire un giallo, ma mi piace andare a scavare nel vissuto di ogni protagonista, perché il solo modo che ho per amare un personaggio è sapere davvero chi è, da dove viene, che tipo di educazione ha ricevuto, che famiglia ha avuto, che esperienze ha vissuto.
Io sono curiosa di storie che riguardano gli individui che mi stanno intorno.

Come ci si sente a essere una scrittrice tanto affermata in un paese che legge così poco?
Più che una scrittrice affermata, ho la presunzione di credere di essere un’autrice amata.
In un paese che non legge, provo spesso la gioia di sentirmi dire “Sveva, io non leggevo, poi un giorno ho letto un suo libro e adesso non solo leggo lei, ma ho scoperto anche altri autori.”
Mi capita spesso e ne sono orgogliosa. Un’altra frase ricorrente è “Guardi, ho letto il suo libro in un momento in cui ero disperata e lei mi ha dato tanta serenità.”
Questa è una gioia immensa per chi scrive.
Che cosa legge lei, invece?
Leggo un sacco di novità, perché sono curiosa di conoscere cosa esce, poi ci sono alcuni autori che amo in modo particolare: Camilleri, Vitali, che è un mio caro amico, anche uno strano tipo, e autori che ogni tanto vado a rileggere. Credo di aver riletto Il gattopardo almeno otto volte negli ultimi quarant’anni. Ogni tanto torno alla Recherche, a Balzac e tra i russi amo Cechov, che ogni volta mi fa scoprire qualcosa di nuovo nelle sue novelle.

Spero che vi sia piaciuto scoprire qualcosa di più sull'autrice e sul "dietro le quinte" dei sui romanzi!
Consiglio la lettura del romanzo non solo a chi seguisse già con entusiasmo il lavoro dell'autrice, ma soprattutto a chi dovesse ancora scoprirla: con questo (ma anche con "La vigna di Angelica") andate davvero sul sicuro, oltre al fatto che ovviamente vi innamorerete di Lorenzo ;)
Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

2 commenti:

  1. Ciao Ely, ecco un libro di cui non avevo ancora sentito parlare, ed evito di dire che lo metto in wl tanto ormai è automatico XD
    E mi ha fatto molto piacere conoscere un po' di più questa autrice che ammetto di non seguire molto, quindi grazie <3

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