mercoledì 14 settembre 2016

Chiacchierata con Julia Pierpont su "Tra le infinite cose", l'impossibile desiderio di un fratello maggiore e non solo!

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è una vera e propria chiacchiera.
Ho potuto intervistare a Mantova, in occasione di Festivaletteratura, Julia Pierpont, autrice di "Tra le infinite cose", edito Mondadori (brossurato a 19€):
Kay ha undici anni quando rientra a casa e il portiere del palazzo le consegna un pacco: «Per mamma» dice, prima che le porte dell'ascensore si chiudano. Ancora in corridoio, Kay si rigira la scatola tra le mani e fantastica che sia un regalo per il suo compleanno. Non c'è niente di male a dare una sbirciatina. Ma quando la apre, la scatola contiene solo carta, tanti fogli ammucchiati come biglietti della lotteria: "Cara Deborah, questa lettera riguarda Jack ... Ho cominciato ad andare a letto con tuo marito a giugno dell'anno scorso…", mail su mail, parole vergognose e seducenti. Kay chiude la scatola, entra in casa facendo finta di niente. Cosa c'entrano tutte quelle cose con la sua vita?
Un segreto bruciante per una ragazzina. Quando il fratello Simon, quindici anni, arriva a casa, Kay lo chiama in camera sua e gli consegna la scatola. Simon legge, un foglio dopo l'altro: grazie per ieri … quando hai premuto la mia mano sul tuo collo… legge fino a quando ne ha abbastanza. Schiaccia i fogli nella scatola, solleva il mento e grida: «Mamma!».
Crash! La vita della famiglia Shanley va in frantumi.
Con un incipit vertiginoso Julia Pierpont ci racconta quello che accade agli adulti – a Jack, un artista di grido, e a sua moglie Deb, che si è lasciata alle spalle una carriera di ballerina per dedicarsi ai figli e al matrimonio – quando scoprono di non conoscere affatto la persona che amano e capiscono che la loro vita non è per niente quella che avevano immaginato di vivere. E cosa accade ai ragazzi quando fronteggiano l'immensa libertà del mondo degli adulti che li esclude e li rende furiosi, e con quella libertà fanno i conti a modo loro, con le vite che nonostante tutto vanno avanti.

Il romanzo è consigliatissimo a chi ami le storie che parlano di famiglie, nel bene e nel male, e la chiacchierata con l'autrice è partita proprio da qui.

1) Voglio partire proprio da Kay e Simon, e devo fare una premessa: io ho un fratello minore, e leggere del rapporto tra i tuoi protagonisti più giovani e di come questo cambi dal momento della scoperta del segreto del padre, mi ha fatto davvero pensare al rapporto che ho io stessa con mio fratello.
Tu però sei figlia unica: è stato difficile per te riuscire a vedere il mondo della tua storia attraverso gli occhi di una coppia di fratelli?
Mi preoccupava il fatto di voler descrivere il loro rapporto e la sua evoluzione nel modo giusto, certo.
Proprio perchè sono figlia unica, sono sempre stata affascinata dai fratelli e dal loro rapporto.
Amo le storie che parlano di fratelli, e ne ho sempre voluto uno!
Una curiosità personale: desideravi un fratello minore o maggiore?
perchè io ho attraversato la fase in cui avrei voluto un fratello maggiore, e ovviamente accontentarmi sarebbe stato difficile...
Anch'io volevo un fratello maggiore! O anche una sorella.
Mi sarebbe andato bene anche un fratello minore, ma non una sorella più piccola.
Avevo delle preferenze.

2) Simon e Kay reagiscono in modo molto diverso alla scoperta dell'infedeltà paterna.
Al punto che al principio sembra quasi che all'adolescente Simon non importi più di tanto.
Per la piccola Kay, invece, è come se il suo modo sicuro e familiare andasse in pezzi.
Questo diverso modo di reagire dipende solo dalla loro età?
In gran parte, sì. Volevo che Deb e Jack avessero due figli e che avessero l'età di Simon e Kay proprio per rendere questa differenza.
Simon è il tipico adolescente che ostenta indifferenza credendo di non dover far trasparire le sue emozioni e che non sia "cool".
Da adolescente confondi spesso la maturità con l'indifferenza e il distacco.
Forse Simon ha anche più dimestichezza con il concetto di "divorzio": quasi tutti i suoi compagni e amici sono figli di divorziati, magari è per questo che a lui il tutto sembra molto meno tragico di quanto non sembri a Kay.
Oh, sì. C'è anche questo. Kay non ha sicuramente la sua stessa familiarità con separazioni, divorzi e cose di questo tipo.

3) Nel tuo romanzo non manca però un personaggio che non si fa scrupolo di mostrare le sue emozioni sempre e comunque, anch a costo di sembrare fuori controllo: Jack.
Dal suo lanciare le lettere che lo "incastrano" fuori dalla finestra alla sua reazione meschina alle conseguenze di un incidente da lui provocato, di sicuro appare come un uomo profondamente immaturo.
Mi ha dato quasi l'impressione di un uomo mai veramente cresciuto.
Questo è assolutamente vero, Jack è un eterno bambino da molti punti di vista.
Anche per Deb a volte è come trovarsi a gestire tre figli invece di due.
Paradossalmente Simon sembra più maturo del padre in più di un'occasione.
E questa è una delle cose che ho trovato più interessanti nel costruire questa storia.
Molte delle "soluzioni" che Jack trova ai suoi problemi consistono nell'allontanarne il pensiero e sperare che spariscano, e questo di sicuro non fa di lui un adulto responsabile.

4) Anche Deb, a modo suo, si comporta così.
È chiaro molto presto come la donna fosse già a conoscenza dell'infedeltà del marito (che era molto meno furbo e discreto di quanto credesse...), e nonostante questo non ha mai agito al riguardo.
Si preoccupa molto di più dei suoi figli, e di come reagiranno alla scoperta, di quanto non si sia preoccupata del suo matrimonio.
Credo che in parte sia dovuto al fatto che, da madre, vuole insegnare ai suoi figli che il mondo è un posto migliore di quanto non sia in realtà.
Nella realtà il mondo è confusionario, e una volta che l'amara verità viene allo scoperto Deb può solo sperare di riuscire a guidare i suoi figli attraverso quella confusione.
5) Proviamo per un secondo a immaginare che Deb e Jack non abbiano avuto figli: cosa sarebbe diverso?
Per Deb i figli sono tutto, le riempiono la vita: faccio fatica a immaginarla senza.
Forse non avrebbe lasciato la danza.
E devo aggiungere che i figli sono un fortissimo collante in un matrimonio: per Deb sarebbe stato molto più facile voltare le spalle al marito, se non avesse avuto Kay e Simon.

6) Parliamo del tema principale del romanzo: l'infedeltà coniugale.
Passano gli anni, eppure romanzi, racconti, film e serie tv non smettono di portare l'adulterio sotto i riflettori, e con grande successo presso il pubblico.
Perchè credi che questo argomento ci affascini e ci stimoli ancora così tanto?
Innanzitutto perchè l'infedeltà è diffusissima: siamo tutti o stati infedeli o a stretto contatto con qualcuno che lo è stato, quindi è qualcosa con la quale abbiamo familiarità.
Per me, è un argomento affascinante perchè un marito o una moglie che tradiscono non feriscono solo il coniuge: le loro azioni si ripercuotono sull'intero nucleo familiare.
Forse a essere affascinanti, se ci penso, sono le famiglie, e l'infedeltà è una di quelle cose capaci di stravolgerle. Credo sia questo.

7) Uno degli aspetti più singolari del tuo libro è la struttura: per molti versi il finale arriva a metà libro, e l'inizio è anch'esso a modo suo una fine. La fine del segreto di jack, e dell'immagine che di lui hanno i suoi figli.
Come si gestisce la stesura di un romanzo così strutturato?
Lo ammetto, era mia intenzione lasciare il lettore a bocca aperta, almeno per un attimo.
È stata una scelta consapevole, e se da un lato può sembrare discutibile posizionare il finale a metà, dall'altro non è un vero e proprio spoiler visto che nulla di ciò che viene detto è inimmaginabile.
Anche parlare del fatto che i genitori morirannno prima dei figli, se ci pensiamo è la natura delle cose e come dovrebbero essere. Anzi, a essere innaturale e proprio per questo più doloroso è la morte di un figlio avvenuta prima di quella dei genitori.
Ho anche capito che, in questo modo, una volta raggiunta la vera "fine" del romanzo, il lettore sarebbe stato un filo più dispiaciuto perchè, sapendo cosa sarebbe successo poi, sarebbero subentrait quel briciolo di frustrazione e dispiacere che dimostrano quanto davvero una storia possa coinvolgere.
Questa struttura ha influenzato il tuo modo di scrivere?
Ho scritto la parte centrale in separata sede, sapendo che sarebbe poi stata inserita in mezzo ma trovandolo preferibile vista la differenza di stile.
Ho poi "seguito" i miei personaggi a uno a uno, nonostante i loro capitoli siano alternati: ho scritto tutta la parte di Jack, per esempio, e poi l'ho spezzata. Lo stesso con gli altri.
Potresti dire di avere una routine di scrittura, o tutto dipende da ciò a cui stai lavorando e da quando?
Dipende, ma posso dirti che, quando stavo lavorando alacremente a questo romanzo, andavo in biblioteca.
Mi ci accampavo letteralmente, arrivando presto e passando lì tutto il giorno: alternavo la scrittura a piccole pause per sgranchirmi, ma senza lasciare il mio spazio.
Non me ne andavo fino a quando non sentivo di aver concluso qualcosa: non necessariamente un grosso numero di pagine al giorno, ma abbastanza da farmi dire "ok, per oggi può andare".

8) Cosa suggeriresti a un aspirante scrittore?
Di non smettere. Non smettere di scrivere e non smettere di provarci, perchè è questo a frenare la maggior parte degli scrittori. Non smettete di crederci, di impegnarvi e di migliorarvi con la pratica.

E per scoprire insieme lo speciale WWW Wednesday di Julia Pierpont, seguitemi qui!

Io ringrazio moltissimo Mondadori per la possibilità di incontrarla, e spero che l'intervista vi piaccia.
Vi rimando nuovamente alla recensione del romanzo, che vi consiglio caldamente ;)

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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